Dieci

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Era già metà mattinata e Giulia era coricata su un lettino in spiaggia, il cui tettuccio le faceva ombra sul viso permettendole di rilassarsi completamente. Il rumore delle onde faceva il suo dovere, cullandola in un dolce stato di dormiveglia. Aveva in programma di riposarsi fino all'ora di pranzo.
Fu in quel momento che si sentì chiamare da qualcuno, ma era un richiamo molto lontano rispetto al luogo in cui si trovava la sua mente in quel momento. Dopo aver sentito ripetere il proprio nome diverse volte, riuscì ad aprire gli occhi e si mise seduta lamentandosi.

- Vuoi venire a giocare? - sentì dire dalla stessa voce, che si rese conto appartenere a Daniele quando il ragazzo le si presentò davanti.

Lei lo guardò male. - Hai rovinato il mio tranquillissimo pisolino per chiedermi di venire a giocare? - domandò scocciata la ragazza. Sentì delle risate dietro di sè e, quando si girò, capì che a ridere era la sua amica Emily con un libro fra le mani. Riservò anche a lei un'occhiataccia. - A cosa poi? - chiese di nuovo al ragazzo.

- Calcio! - esclamò lui con entusiasmo.

Giulia spalancò gli occhi. - Tu sei fuori. - ribattè, per poi ristendersi e mettersi comoda sul suo lettino.

- Siamo uno in meno... - insistè Daniele.

- Cerca qualcun altro. - fece lei tranquillamente, con le mani giunte sotto la guancia e gli occhi chiusi.

- Ma tu sei più forte... - provò ancora il ragazzo, fermamente deciso a farla giocare con lui.

A quel punto, la ragazza aprì gli occhi. - Ma cosa ne sai? - gli domandò corrugando la fronte.

Daniele si accucciò per essere alla sua altezza. - Boh, vieni a giocare e basta. - la prese per un polso.

- No... - diceva Giulia in tono lamentoso e strascicando la "o". - Non mi convincerai ad alzarmi da qui. - rise.

Dopo ancora qualche minuto così e il sonno che ormai aveva abbandonato il suo corpo, Giulia si alzò e fece uno sforzo enorme per non riempirlo di insulti. Un'altra cosa che la fece infine decidere di prendere parte al gioco fu la frase con cui Daniele le annunciò che le squadre erano miste e che a giocare c'erano anche altre ragazze. Lui non capì il repentino cambiamento di atteggiamento a causa di quel fatto, ma Giulia aveva sentito un accenno di gelosia che l'aveva obbligata ad accettare anche lei la proposta. Si stava anche per pentire del proprio atteggiamento, forse un tantino esgaerato. Sperava che lui non l'avesse carpito.

- Vieni anche tu? - domandò poi ad Emily, per non lasciarla sola. - C'è anche Álvaro che gioca. - aggiunse poi.

I tre si avviarono verso il centro della spiaggia, dove era stato allestito un piccolo campo da calcetto sulla sabbia.
Emily prese una sdraio su cui appoggiarsi per non doversi sedere sulla sabbia, mentre Daniele e Giulia entravano in campo in mezzo alle urla e agli incitamenti del solito animatore allegro. I due ragazzi erano in squadra assieme mentre Álvaro era contro. Quest'ultimo sorrise ad Emily salutandola anche con la mano poco prima del fischio d'inizio.
Era una partita tranquilla anche se Giulia si lamentava spesso della sabbia lungo il corpo, cosa che odiava.
Le due squadre erano ferme sul pareggio, quando Álvaro segnò un gol tirando di prima su un passaggio dalla sinistra di un ragazzo della sua squadra. La ragazza che avevano messo in porta per la squadra di Giulia e Daniele non aveva potuto fare nulla. Lo spagnolo sorrise e mandò un bacio in direzione di Emily, la quale allargò visibilmente il proprio sorriso e sentì il proprio cuore iniziare a battere forte. Poco dopo lo stesso Álvaro cadde a terra, sgambettato da un giocatore avversario e la ragazza si sentì male, salvo poi sollevearsi quando lo vide rimettersi in piedi e farle segno con la mano che andava tutto bene.
Il pareggio non tardò ad arrivare e a segnare fu proprio Daniele, concretizzando una veloce ripartenza in cui erano in due contro un solo uomo dell'altra squadra. Giulia gli si avvicinò a braccia alzate per battergli il cinque con entrambe le mani, ma lui, invece, la afferrò per il bacino e la abbracciò sollevandola. Istintivamente, la ragazza gli mise le braccia attorno al collo.

- Non è molto regolare che voi due che siete professionisti giochiate, lo sai? - gli domandò ironicamente all'orecchio ridendo, per non farsi sentire dall'altra gente che magari non sapeva chi fossero. Nella maggior parte dei casi non erano nemmeno italiani, ma non si poteva mai dire o sapere.

Daniele rise di rimando e la mise giù, mentre l'animatore fischiava la fine della partitella di calcio in spiaggia e si metteva ad annunciare al microfono le attività delle prossime ore e i vari luoghi in cui si sarebbero svolte. I due, tenendosi per mano, si avvicinarono ad Emily, che si trovava già insieme ad Álvaro vicino alla sdraio su cui si era precedentemente seduta la ragazza ad osservare il match.
Daniele scherzò con lo spagnolo sulle varie azioni del match, poi si rivolse a Giulia.

- Te la sei cavata! - le disse mettendole una mano sulla spalla.

Lei sorrise. - Intendi dire che c'era chi era peggio di me. - ribattè.

Daniele sembrò pensarci. - Esattamente. - rise.

- Ah ecco! - esclamò la ragazza, facendo la finta offesa. - Questa me la segno. - aggiunse.

- Rimandate a dopo, adesso andiamo a mangiare. - si intromise Álvaro, evidentemente affamato.

I quattro si avviarono al buffet accanto alla piscina lontano solo qualche metro e si sedettero insieme.

Vorrei essere capace di odiarti - Daniele RuganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora