Cinque

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Giulia prese in mano le ciabatte e appoggiò il piede destro sulla sabbia, iniziando a camminare in direzione della zona in cui ci sarebbe dovuta essere la sua amica. Non ricordava bene dove fosse, poiché era solo il primo giorno. Vagò per un po' in mezzo a sdraio e lettini, per poi riconscere il costume bianco di Emily, la quale era coricata a leggere un libro.
Quando la sentì arrivare si abbassò gli occhiali e posò il libro accanto a sè, poi si sedette per parlarle.

- Tutto 'sto tempo per prendere un tubetto di crema? - le domandò sorpresa Emily una volta che l'altra le fu vicina.

Giulia sbuffò. - Lascia stare... - rispose lei, lasciandosi cadere sul lettino di fronte.

L'amica storse il labbro inferiore e assunse un'espressione dubbiosa. - In che senso? - chiese allora, appoggiando la testa sulle mani e i gomiti sulle ginocchia.

- Un animatore mi ha obbligata a giocare a beach volley. - disse con un fastidio che Emily riconobbe per finto.

Non capiva. - E non volevi? - domandò confusa allora.

- Mi sono anche divertita, a dire il vero... - ammise poi, arrossendo leggermente.

- Mi stai nascondendo qualcosa. - fece l'amica, raddrizzando la schiena e scrutandola con uno sguardo pensieroso. - Con chi giocavi? - continuò poi.

Giulia esitò, l'amica aveva centrato il punto. - Il ragazzo biondo dell'altra sera. - rispose. - Sono stata costretta perché il suo amico idiota non aveva più voglia di giocare. - spiegò.

L'altra assunse una faccia che era tutta un programma. - Come se ti avesse dato fastidio... - insinuò ironica e maliziosa.

- Infatti non volevo giocare. - ribattè l'amica. Giulia non era una ragazza ch mostrava facilmente apprezzamenti e sentimenti, sebbene innocui. Tendeva a nascondere e a negare, sempre.

- Si vede dalla tua faccia che ti è piaciuto. - le disse poi Emily, mettendosi a ridere.

- Ho detto che non volevo giocare, non che alla fine non mi sia divertita. - spiegò Giulia, una volta capito che la scena del fastidio non reggeva.

- Ah ecco. - rise l'amica. - Hai scoperto come si chiama quello che piace a te? - le domandò poi, in tutta tranquillità mentre l'altra spalancava gli occhi.

- Non mi piace! - esclamò, incrociando le braccia. - Comunque il ragazzo che ci ha aperto alla porta si chiama Daniele. - rispose poi.

- Anche il nome è bello, è perfetto! - affermò riflettendo.

- Perfetto per cosa? - chiese Giulia, aprendo ancora di più gli occhi, se possibile.

- Per te. - rispose con fare ovvio.

- Certo. - ribattè ironica l'altra, portando su la gambe e coricandosi sul lettino. Poi sistemò l'inclinatura di essa e si mise comodamente e a prendere il sole.

Le due amiche non si guardavano più negli occhi, entrambe si rilassavano chiudendo a tratti gli occhi e godendo del rumore che le onde del mare provocavano riversandosi sul bagnasciuga.

- Prima ho visto Álvaro passare qua davanti. - disse Emily ad un certo punto. - Ecco perché era da solo. - aggiunse con fare pensieroso.

- Magari cercava te. - rise Giulia, cogliendo l'occasione di togliere lei e Daniele dal centro della conversazione.

L'altra sospirò, sapendo che con l'amica non c'era niente da fare quando partiva con le insinuazioni. Negli anni aveva imparato a conoscerla e sapeva che quando Giulia insunava qualcosa su altre persone, era per togliere l'attenzione da sè stessa.
Emily riappoggiò la testa all'indietro dopo averla guardata male per alcuni istanti, senza dire nulla.

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Daniele camminava veloce qualche metro davanti ad Álvaro nella hall dell'albergo del villaggio che stavano attraversando per raggiungere la sala delle cene. Sbuffava con l'amico al seguito, già sapendo che la stanza sarebbe stata gremita di gente e che sarebbe stato impossibile trovare posto a sedere. Maledisse mentalmente il suo amico, il quale non era riuscito a trovare lo shampoo e le cose per la doccia nel casino che aveva fatto della sua valigia dopo solo due giorni.

- Dai! - lo esortò, guardandosi alle spalle e vedendo che l'attaccante spagnolo stava fissando lo schermo del cellulare.

Lui bloccò lo schermo e accellerò il passo verso Daniele.
Entrarono nella sala e, come previsto dal ragazzo biondo, nessun tavolo sembrava libero apparte qualche posto qua e là.

- A questo punto chiediamo di sederci al tavolo qualcuno che abbia due posti liberi... - propose in imbarazzo Álvaro per il fatto che fosse sua la colpa del ritardo.

Daniele, sul momento, magari si faceva prendere dal nervosismo e rispondeva in maniera tesa e distaccata, ma poi la parte buona del suo carattere aveva la meglio. Era una persona gentile con chiunque e forse leggermente timida, ma nel limite in cui la sua timidezza non intralciasse la generosità. Fu per questo che alla fine sorrise ad Álvaro e lo rassicurò con una pacca sulla spalla sinistra. - Sì dai, facciamo così! - fece allora.

I due ragazzi iniziarono a camminare per la stanza, ma ogni tavolo era completamente pieno o i posti liberi non erano più di uno.
Videro solo le due ragazze che ormai avevano incrociato diverse volte nel villaggio sedute da sole in un tavolo rettangolare da quattro coperti.
Álvaro e Daniele si guardarono.

- Chiedi tu? - chiese lo spagnolo all'amico.

- Ti lascio l'onore... - ribattè Daniele, facendo un passo indietro e alzando le mani nel gesto di lasciare spazio a lui.

- Non ci tengo. - disse Álvaro, tornando accanto all'altro.

- Oggi mi hai lasciato solo e ho dovuto giocare con lei in mezzo all'imbarazzo, per non parlare di quando mi hai buttato in piscina. - fece il suo amico. - Adesso tocca a te. - gli diede una leggera spinta ridendo.

L'altro fece per ribattere ma si arrese, iniziando a camminare in direzione del tavolo delle ragazze con Daniele che lo seguiva qualche passo dietro.

- Ciao! - salutò Álvaro le due ragazze, le quali subito si girarono verso di loro. - Possiamo sederci con voi? Ci sono tutti tavoli pieni... - chiese, nervoso, ma facendosi coraggio.

- Certo! - rispose subito una delle due, quella che non aveva giocato a beach volley quel giorno con Daniele e di cui non conosceva il nome.

L'altra, che Álvaro aveva scoperto dall'amico chiamarsi Giulia, sorrise annuendo.

I due ragazzi si sedettero accanto a loro e le ringraziarono.

- Scusateci, è sempre colpa sua... - fece Daniele, riferendosi all'amico con cui era in vacanza.

- Non importa... - rise la ragazza che aveva risposto ad Álvaro prima.

Anche quest'ultimo rise. - Grazie... - fece, chiedendo indirettamente il suo nome.

- Emily. - sorrise lei.

Vorrei essere capace di odiarti - Daniele RuganiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora