Cap. 18- Sconvolgente Verità

54 6 9
                                    

L' anziana signora fece entrare in casa Mary dietro di sé. L'appartamento si presentava piccolo e buio e non vi era nessuno ad aspettarla.

-Lì c'è la vasca da bagno, fai come se fossi a casa tua- la donna indicò una porta bianca a sinistra.

-La ringrazio, signora...- Mary non sapeva come chiamarla.

-Ah, pardon- si scusò lei -Non mi sono nemmeno presentata. Il mio nome è Vivianne Rogers e il tuo, signorina?-

-Mi chiamo Mary-

-Bene, Mary, benvenuta. Quando avrai finito di lavarti chiamami che curiamo il tuo ginocchio-

La ragazzina, nonostante fosse un po' dubbiosa all'inizio, trovò la signora Rogers alquanto gentile ed ospitale così decise di accettare il suo invito ed andò a farsi il bagno.

Non appena ebbe finito, uscì dalla stanza da bagno con un asciugamano addosso e si diresse verso la camera da letto, da cui la signora la stava chiamando. Vivianne tirò fuori dall'armadio un vestitino azzurro e lo porse a Mary, dicendole di provarlo. Anche se le stava un pochino largo, la ragazzina ringraziò profondamente la signora Rogers e si sedette sul letto accanto a lei per farsi medicare la ferita. La donna dai capelli bianchi la disinfettò e la fasciò con una benda bianca, poi andò a prendere un asciugamano e si offrì di sistemare i capelli bagnati di Mary.

Vivianne iniziò a strofinarli con il panno, per poi pettinarli con una spazzola mentre chiacchierava con la ragazzina.

-Quanti anni hai, tesoro?- domandò la signora con voce materna.

-Quindici- rispose Mary -Io...La ringrazio tantissimo per avermi permesso di venire a casa sua-

-Di niente, figliola. Ma dimmi, cosa facevi in quella vecchia casa abbandonata?-

'Cosa? Mi aveva visto?' pensò la ragazzina.

-Ecco...Io...Stavo cercando una cosa importante! L'ho dimenticata lì- rispose in maniera poco naturale.

-Ma se lì non ci vive più nessuno lì da almeno 15 anni!- ribattè la signora Rogers.

-Lei sa qualcosa di quella casa o di chi ci viveva?- Mary voleva farsi raccontare qualcosa in più sui suoi genitori, così decise di domandarglielo. Vivianne annuì ed iniziò:

-Erano due sposini, Angela e George Brown. Erano felici, all'apparenza, ma in giro si diceva che lui la picchiasse perché era frustrato dai tanti debiti. Dopo qualche tempo lei rimase incinta e il loro rapporto migliorò, ma la verità è che il marito di Angela aspettava che la moglie partorisse un figlio maschio solo per crescerlo e farlo lavorare il più presto possibile, così dà ripagare i debiti. La moglie, però, lo aveva intuito; sapeva che se per caso fosse nata una femmina, sicuramente lui si sarebbe sbarazzato di lei, così decise di scappare. Ma non si allontanò di molto poiché il suo pancione era molto grosso. Angela venne a stare da me, perché ero amica di sua madre. La aiutai nel parto e le offrii una casa in cui riposare i giorni seguenti. Il marito, però, la trovò e venne a riprendersi il figlio ma...-

-Il figlio?- domandò Mary incredula.

-Certo, Angela aveva due figli: un maschio ed una femmina!-

Mary era esterrefatta ma la signora proseguì il racconto senza farci caso, passando la spazzola sui capelli biondi della ragazzina.

-Dicevamo... George venne a prendersi il bambino poiché una volta cresciuto lo avrebbe fatto lavorare mentre lasciò la bambina ad Angela, senza farle del male fortunatamente, ed intimò ad entrambe di non farsi mai più vedere, poi se ne andò. Alcuni dicono che sia fuggito subito da Londra e si sia ritirato in campagna ma non è certo. Sta di fatto che sparì...-

Mary non proferiva parola.

-...Angela invece rimase a vivere con me per qualche giorno ancora poi decise di andarsene per sempre. Era malata e non sapeva quanto tempo le sarebbe restato da vivere, così portò la figlia all'orfanotrofio da cui proveniva suo fratello adottivo e non si fece mai più vedere da me. Non so se sia morta o sia riuscita a trovare un medico che la guarisse, in ogni caso né lei né George tornarono mai alla loro vecchia casa, che venne messa in vendita ma che nessuno mai acquistò, rimanendo così disabitata.

Mary si rese davvero conto per la prima volta che Angela Brown era senza ombra di dubbio sua madre ma la cosa che la sorprendeva ancora di più era il fatto che lei avesse un fratello, gemello oltretutto. In un lampo le tornarono alla mente le frasi misteriose che sua madre aveva scritto nella lettera e finalmente riuscì a capirne il senso.

'metà del mio cuore e della mia anima'

'figlia mia, tu non sei sola!'

'rivolgo questa lettera a te e anche al tassello mancante della mia anima, ovvero alla tua metà'

Il cuore di sua madre era scisso e occupato da due facce della stessa medaglia. I suoi due figli.

-Signora Rogers, potrei gentilmente sapere il nome di quei due bambini?-

-Certo. Si chiamavano Marybell e Oliver-

Quando sentì pronunciare quei nomi il cuore di Mary saltò un battito.

-Tu devi essere quella Mary, dico bene?- le chiese poi la signora.

-C-come fa a saperlo?- le domandò la ragazzina scioccata.

-Sei uguale ad Angela, figliola, poi hai l'età che avrebbe Marybell ora e inoltre...l'ho vista-

-Visto cosa?-

-La voglia. Entrambi i figli di Angela avevano una voglia sulla nuca, ne sono certa, li ho fatti nascere io!-

-Una voglia?-

-Questa macchiolina che hai dietro il collo, l'ho vista mentre ti asciugavo i capelli- disse la donna poggiando un dito sulla nuca di Mary.

-Davvero ho una voglia in quel punto?- chiese lei, allora la signora la portò davanti allo specchio, le scostò i capelli e la fece voltare di schiena. A quel punto Mary girò la testa quanto poteva e scorse la voglia, solitamente coperta dai capelli.

Poi si ricordò, ne aveva già vista una molto simile quel giorno, sulla nuca del suo amico Oliver mentre era sdraiato sull'erba. Oliver, Oliver, Oliver...OLIVER?

Che fosse proprio lui suo fratello gemello?

Capelli dorati, occhi celesti, le stesse forme delicate del viso, entrambi orfani, i genitori scomparsi. Tutte queste idee balzarono nella testa di Mary in pochissimi secondi, sentì la fronte pulsarle, le immagini si sovrapponevano l'un l'altra ed andavano a colmare gli interrogativi. Il padre trasferitosi in campagna, la madre apparentemente morta, il legame speciale che sentiva con lui.

Il legame... che non fosse amore quello che provava per quel ragazzino?

Eppure ne era sicura, era sicura di esserne innamorata però...però come faceva ad accettare il fatto che erano fratelli? Glielo doveva dire, glielo doveva dire prima che i suoi sentimenti fossero ricambiati del tutto, doveva interrompere quella relazione incestuosa.

-Tutto bene?- le chiese la signora vedendo che Mary si teneva una mano sulla fronte.

-Sì, io...cioè no, non mi sento molto...- non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la ragazzina cadde sul letto e si addormentò.

- non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la ragazzina cadde sul letto e si addormentò

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Shards -i cocci dell'anima-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora