Mary si svegliò la mattina seguente in un letto che non era il suo, dalla finestra entrava il bagliore della luce del sole e si sentivano dei cinguettii in lontananza. L'altra metà del letto matrimoniale era disfatta ma non c'era nessuno. La ragazzina si alzò ed andò in cucina, dove vide la signora Rogers in camicia da notte che preparava il thè.
-Buongiorno, come stai?-
-Che è successo?- chiese lei strofinandosi gli occhi.
-Ti sei addormentata di sasso e sembrava proprio che non volessi svegliarti ieri sera, allora ti ho lasciato riposare- spiegò la donna quando, all'improvviso la pancia di Mary brontolò.
-Hai fame, eh? Ieri sera non hai nemmeno cenato!-
-Cena...La cena! L'orfanotrofio! Avevo intenzione di tornare dopo essermi lavata e asciugata ma... mi sono addormentata! Oh no, chissà come si saranno preoccupati! Devo tornare immediatamente-
La pancia di Mary brontolò ancora.
-Ok, però forse è meglio se prima mangio qualcosa-
Appena finita la colazione Mary ringraziò nuovamente la signora Rogers e le promise che sarebbe tornata a farle visita. Si era rimessa il suo vestito, che nel frattempo si era asciugato, si era cambiata la fasciatura ed era uscita. Fortunatamente quella mattina la pioggia era cessata e non si vedevano nuvole all'orizzonte. La ragazzina stava correndo più che poteva verso l'orfanotrofio quando si ricordò della ragione per cui era venuta fin lì: la lettera. Si ricordò che la sera prima l'aveva cercata nella casa abbandonata ma non l'aveva trovata, si ricordò anche di quello che le aveva raccontato Vivianne Rogers, si ricordò della verità su di lei e su Oliver. Scacciò via dalla testa quei pensieri e ricominciò a correre. Appena arrivò davanti al cancello dell'orfanotrofio si sentì terribilmente in imbarazzo, cosa avrebbe detto ai suoi amici in pensiero per lei? Cento 'Scusatemi' non sarebbero bastati a sistemare tutta la preoccupazione che gli aveva procurato. Appena finì di pensare ciò, la porta dell'orfanotrofio si spalancò, Rebecca uscì e le corse incontro. Aprì il cancello di ferro e le saltò al collo.
-Mary! Ma dov'eri finita?- esclamò con le lacrime agli occhi.
-Dopo ti spiegherò tutto- le rispose la ragazzina stringendola in un abbraccio.
-Siamo stati tutti così in pensiero per te... Abbiamo avuto tanta paura-
-Mi dispiace, mi dispiace davvero-
Entrambe singhiozzavano.
Dal portone dell'orfanotrofio uscirono anche Will, Mag, Muriel ed alcuni bambini più piccoli.
Magdalene e sua madre la abbracciarono e rimandarono a dopo le spiegazioni; quando tutte e tre si staccarono e Mary fu finalmente libera, si trovò faccia a faccia con Will. Nessuno dei due disse una parola, finché Will non la abbracciò.
-Mi dispiace, mi dispiace tantissimo, è stata colpa mia!- le diceva mentre le lacrime gli rigavano il volto.
-Ero tremendamente in pensiero... se ti fosse successo qualcosa... per colpa mia... non me lo sarei mai perdonato- continuava a ripetere il ragazzo mentre stringeva forte Mary a sé.
Anche Edwin e Anita uscirono dall'orfanotrofio. Edwin si avvicinò per primo e si scusò moltissime volte, poi andò a sistemarsi di fianco a Rebecca, che gli sorrise.
Anita, invece, arrivò più lentamente al cospetto della ragazzina ma, quando le fu davanti, iniziò a scusarsi:
-Stanotte, non ho chiuso occhio... Se non ti avessi provocato non saresti uscita con quella pioggia per cercare la lettera di tua madre... Se ti fosse capitato qualcosa per colpa mia i sensi di colpa mi avrebbero uccisa...-
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Shards -i cocci dell'anima-
General FictionLondra, 1890. Una notte, durante una tempesta di neve, una donna misteriosa porta una bambina in fasce in un piccolo orfanotroio insieme ad una lettera e poi scompare. Quella stessa bambina, 15 anni più tardi, viene a conoscenza dell'esistenza della...