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"BUONGIORNO BEFANAAA" Chi è che sta parlando italiano a Los Angeles, ma soprattutto nella mia camera?

Apro gli occhi.

E chi poteva essere se non Taylor?

Sa che in Italia in questo giorno si festeggia l'epifania quindi mi ha rovesciato sopra una busta piena di dolcetti e cose buonissime.

Per rispettare le mie origini, le vacanze natalizie le faccio come in Italia, anche perché a quest'ora dovrei essere ancora lì se non fosse stato per mio fratello, quindi domani tornerò a scuola e sono troppo triste.

Tay si mette in piedi sul mio letto e mi dice "Allora, programma di oggi: ora mangiamo, dopo usciamo, parlerò con Beth e mi aiuterai perché la amo e l'ho pensata tutta la notte, poi torneremo a casa, metterai in una borsa le cose che ti servono per stare da me e poi domani verrò a prenderti per andare a scuola"

"Aspetta aspetta, che hai detto?" dico facendo una faccia maliziosa.

"Che ora mangiamo e do.."

"NO." - Lo interrompo- "Dopo."

"Che metterai le tue cose in una b.."

Non gli faccio finire di parlare e lo colpisco con un cuscino facendolo cadere sul mio letto.

"La ami bastardo, lo sapevo. Non riuscirai mai a mentirmi." rido e gli scompiglio i capelli.

Sono troppo felice che l'abbia finalmente ammesso.

Scendiamo per mangiare e noto che mio cugino ha un sorriso stampato in faccia.

"Mi ha appena detto che gli manco" si giustifica.

Vedete, come loro due ce ne sono pochi. Si amano da matti, ma è come se non fosse mai il momento giusto di mettersi insieme, ed effettuvamente tutti ci chiediamo quando arriverà.

Finalmente dopo aver finito di mangiare ed esserci preparati, è arrivato il momento di uscire.

Ci incontriamo con Bethany di fronte a H&M.
L'uscita sta proseguendo in modo tranquillo, anche troppo per i miei gusti, perciò decido di trovare una scusa ed allontanarmi da quei due, lasciandoli soli.

"Oh ma c'è un gelataio. Corro a prendermi un cono, voi aspettatemi su quella panchina." Dico, indicando l'unica panchina dove sarebbero riusciti a stare in disparte da tutti.

Cerco di tardare quanto più è possibile perciò decido di girare un po' intorno a quei negozietti, cercando di non farmi vedere da loro nel mio tentativo di mini-fuga.

Proseguo dritta su un marciapiede fino a quando non mi ritrovo stesa a terra. Ma che sta succedendo?

Riapro gli occhi e vedo che un ragazzo, dapprima steso su di me, continua a scusarsi insistentemente, porgendomi la mano per rialzarmi.

"No, grazie, ce la faccio da sola" rispondo fredda.

Fredda, fredda come i suoi fantastici occhi azzurri.

"Scusami ancora. Comunque mi chiamo Nash. Non ti ho mai vista da queste parti, ci vieni spesso?"

Dio, ma quanto parla questo ragazzo?

"Cleo. Comunque si, sono di Los Angeles anche se per le vacanze di Natale sono andata in Italia da mia madre."

Ma perché ho preso a parlare con questo sconosciuto?

"Ora vado." Lo liquido.

"Va bene, ciao Cloe" mi dice

"Mi chiamo Cleo." Urlo in lontananza.

My Dear, Lovely Life.|| Cameron Dallas.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora