{22} Miku Hatsune

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Miku's POV
Dopo aver lasciato lo spazio bianco, la mia vista divenne completamente nera.
L'unica cosa che potevo vedere era la mia vita passarmi davanti, i miei ricordi si fecero sempre più limpidi.
La mia era una triste vita che preferivo non ricordare...

~

Mamma? Dove sei, mamma?
<Mamma!!> continuavo a gridare mentre correvo per le strade della città ormai distrutta.
<Mamma, dove sei?!> urlai disperata.
Non mi sentivo più le gambe, non avevo mai corso così tanto in vita mia.
Piccole pietre e vetri avevano graffiato i miei piedi nudi mentre correvo, mi faceva male da morire.
Ma nonostante ciò non smettevo di correre, avevo paura di farlo.
Ad un certo punto caddi a terra in preda alle lacrime, le mie ginocchia atterrarono sul ruvido e bollente asfalto danneggiato.
Non potevo più sopportarlo, tutto ciò era davvero troppo per una bambina di soli 6 anni.
<Mamma!!> piansi sonoramente.
Tra le lacrime e i singhiozzi, mi guardai intorno.
Non c'era nessuno.
Solo macerie.
Sono sola...
L'unico suono udibile era il mio pianto disperato, accompagnato dal ronzio delle mosche.
Sono per caso l'unica sopravvissuta?
Non è giusto... Io voglio mia mamma!
Mi sforzai di smettere di piangere.
In un momento come questo mamma mi avrebbe detto di non andare in panico...
Non devo andare in panico.
Non devo andare in panico.
Mi alzai da terra e ricominciai a camminare.
Forse mamma è ancora viva... Si, deve essere così!
Mi avvicinai a quella che una volta era una casa e cominciai a scavare tra le macerie, usando il massimo della forza che il mio fisico mi permetteva.
Riuscii miracolosamente a spostarne alcune, rivelando quello che sembrava essere Willy, il giardiniere del paese trasferitosi da poco da molto lontano.
Ogni volta che mi capitava d'incontrarlo, lui mi faceva tanti regali, come caramelle alla fragola o dei bei fiori profumati.
E ora era lì, con i vestiti insanguinati, che giaceva con una gamba girata e gli occhi senza vita.
Sussultai indietreggiando, caddi all'indietro.
U-un cadavere...!
Mi portai una mano alla bocca e, in preda alla nausea, mi accasciai di nuovo a terra.
I miei codini castani potevano toccare il terreno.
Non devo andare in panico...
Vomitai.
Senza accorgermene, stavo ancora lacrimando.
Mi alzai ancora una volta, ma senza sapere dove altro andare.
Ho bisogno di stare calma, solo in questo modo posso sopravvivere.
Cosa mi fa rilassare di solito...?
In quel momento mi risuonò in testa la melodia che mia madre mi cantava per farmi calmare nei momenti più tesi, come nei temporali notturni (ho paura dei tuoni) o nei giorni in cui degli strani uomini venivano nel nostro paesino... E distruggevano senza una ragione.
Quel momento racchiudeva entrambe le ragioni: degli strani uomini hanno distrutto la nostra città senza un'apparente ragione con degli aggeggi simili ai tuoni, perché fanno lo stesso rumore ed incutono terrore.
Allora canticchiai la melodia, sedendomi a terra.
Mi sentivo già più rilassata, era come avere mia madre proprio accanto a me.
In uno scenario distrutto, una bambina sola cantava una dolce melodia: poteva essere l'inizio di una delle favole che mi raccontava mia nonna.
Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto vivere in una favola, ma non credevo che sarebbe stato così terrificante.
Ad un certo punto, notai che oltre al mio canto e al ronzio delle mosche era udibile un altro suono: passi.
Mi guardai intorno, per scorgere una figura alta non troppo lontano da me, che si avvicinava.
La mia ansia cominciò a crescere.
Chi è quella persona?!
Ero piccola e indifesa, incapace di fare qualsiasi cosa.
Perciò mi limitai ad indietreggiare cantando sempre più forte la melodia anti-panico.
Ormai l'uomo era molto vicino, non avevo più abbastanza spazio per indietreggiare.
La melodia dolce che stavo cantando si era trasformata, il suo ritmo diventò sempre più veloce, come i battiti del mio cuore.
Ormai la stavo anche cantando a gran voce, non più in un sussurro.
L'uomo in giacca blu si fermò davanti a me, immobile.
Ma che sta facendo?
Non avevo più abbastanza fiato per reggere la velocità della melodia, quindi mi fermai in un profondo sospiro.
L'uomo applaudì lievemente.
<Hai davvero una bella voce, piccolina> mi sorrise.
<Grazie...> mormorai.
Egli mi appoggiò una mano sulla testa e l'accarezzò.
<Dov'è tua madre?> chiese guardandosi intorno.
<Non lo so...> dissi sconsolata, abbassando leggermente la testa.
<Quindi sei sola, eh?>
Annuii.
L'uomo in giacca blu mi tese la mano.
<Vieni con me, posso darti un posto dove stare> disse dolcemente.
Fui ammaliata da quel suo tono dolce e dal suo sguardo benevolo.
Esitante, afferrai la sua mano.
Cominciò a camminare, per accompagnarmi chissà dove.
<Puoi dirmi il tuo nome?> disse dopo un po'.
<Mi chiamo Miku, Hatsune Miku> mi presentai, mostrandomi sicura di me.
<Oh, ma che bel nome> commentò.
Egli si fermò e si inginocchiò davanti a me, così da avere la stessa altezza.
<Il mio nome è Adam Kotov, signorina Hatsune> disse prima di baciarmi la mano, facendomi sentire come una principessa che aveva appena incontrato il suo principe al ballo.
Adam tornò in piedi e, sempre tenendomi la mano, proseguì il suo cammino.
Ripetei il suo nome nella mia testa mentre nei miei pensieri albergava solo la sua immagine, un alto uomo dai capelli biondo sporco di cui è visibile solo un lungo e modellato ciuffo, mentre il resto è coperto da un appariscente cilindro viola.
Come dimenticarsi dei suoi baffi arricciati alle punte o dei suoi occhi verde smeraldo.
Stavo fantasticando su quello che sarebbe successo dopo, nel posto in cui mi stava portando.
Probabilmente mi avrebbe portata in un castello di cristallo, dove sarei stata accolta da migliaia di cameriere che mi avrebbero donato una corona di diamanti e un elegante vestito.
Lì sarebbe iniziata la mia favola.
Già, le mie aspettative erano così tanto alte... Ed era pure giusto, ero così piccola e fragile al tempo, avevo bisogno di qualcosa su cui fondare delle speranze, seppur infantili ed eccessivamente fantasiose.
Se solo non mi fossi fidata di lui... Ma che potevo farci, Adam era apparso come una scintilla di luce in pieno buio, non potevo che fidarmi. Era la mia unica speranza.
Il posto dove mi condusse fu un circo, un circo che stava già facendo i preparativi per andare via.
<Signor Adam... Dove siamo?> chiesi guardandomi intorno.
Lo sguardo mi cadde sui contorsionisti, intenti ad esercitarsi.
Mi facevano impressione, ma non riuscivo a staccare lo sguardo da loro, meravigliata.
Che agilità...
<Siamo nel mio circo, il "Dreamy Circus"> rispose Adam raddrizzando il suo cilindro.
Avanzammo sempre di più attraverso il campo, circondato da tende dove alcuni personaggi di scena si esercitavano e da altri che invece le stavano smontando, le tende.
Wow... Un grande treno a ruote!
Fissai incantata la lunga carovana decorata con disegni di fiori e animali di vario genere.
Di certo non era ciò che mi aspettavo, ma credevo che comunque avrei vissuto alla grande.
Mi sarei fatta una nuova famiglia, dove al momento c'era solo Adam, col ruolo di fratellone e papà.
Ma ero certa che si sarebbe allargata sempre di più, con tutta quella gente era inevitabile trovare un altro fratellone o magari una sorellona.
Cominciai a fantasticare sulla mia nuova ed enorme famiglia felice.
Adam mi condusse all'interno di una porta della carovana tenendomi per mano.
All'interno si trovava una donna dai lunghi capelli biondi, leggermente mossi.
Che bella donna...
Al lato opposto della stanza invece si trovavano due uomini, uno calvo e l'altro con una folta chioma di capelli neri e ricci.
Dietro di loro sembrava che si stesse nascondendo un ragazzo adolescente.
<Ooh, Adam... Sei tornato dalla tua passeggiata... Chi è lei?> chiese la donna.
<Ragazzi, lei è Miku> annunciò Adam fieramente.
Appoggiò una mano sulla mia testa.
<Questa piccolina ha davvero una bella voce, verrà a far parte del circo. Ci mancavano dei cantanti...> aggiunse.
<Ottima trovata, Adam. Ma sei proprio sicuro che una bimba così piccola possa gestire il suo ruolo? Sai, non vogliamo perdere di qualità> disse l'uomo molto peloso, che nella mia mente soprannominai "Zio Gorilla".
<Davvero ti preoccupi di quello, Victor? Di certo non permetteremo ad una mocciosa di rovinare la nostra reputazione. Se non sarà capace di gestire il suo ruolo la forzeremo a farlo, oppure possiamo sempre abbandonarla da qualche parte...> disse la donna.
Perché la bella signora parla in questo modo...? È scortese!
<State certi che non ci rovinerà la reputazione, al massimo può migliorarcela! È davvero un piccolo talento... Avanti, Miku. Dai loro una dimostrazione...> disse Adam.
Non ricordavo a memoria altre canzoni oltre a quella anti-panico della mamma, quindi cantai quella, che riuscì anche a farmi smettere di sentirmi in soggezione dallo sguardo gelido della donna bionda e scortese e dall'apparenza minacciosa dell'uomo calvo.
Appena concluso, Adam applaudì lievemente con un sorrisetto sulle labbra.
<Beh, è certamente brava> ammise la donna, senza però cambiare espressione.
Il suo sguardo rimaneva disgustato, verso qualunque cosa guardasse.
Mentre cantavo, di tanto in tanto arricciava il naso, come se invece di guardare una bambina cantare stesse guardando uno scarafaggio che si rotola nella sporcizia.
<Questa sì che ci porterà fortuna!> esclamò Zio Gorilla, o per meglio dire... Victor.
L'uomo calvo annuì con sguardo d'approvazione verso Adam.
<Sei brava...> mormorò il ragazzo cercando di emergere da sopra le spalle massicce di Zio Gorilla e dell'uomo calvo.
Zio Gorilla lo gettò a terra prendendolo dalla testa.
<Stai al tuo posto, almeno nei tuoi ultimi momenti qui!> lo rimproverò Victor.
<Harold, per piacere... Porta il ragazzino fuori da qui> disse Adam, senza smettere di mantenere un tono gentile.
L'uomo calvo, o per meglio dire... Harold, portò via il ragazzo tenendolo per il colletto.
<Jessie, perché non porti Miku nella sua nuova cameretta?> chiese Adam sorridente.
Jessie sbuffò, dopodiché mi afferrò bruscamente per la manica e mi trascinò fuori.
Questa qua non ha proprio le buone maniere... Sua mamma non le ha insegnato proprio niente!
Questo vuol dire che darò io l'iniziativa...
<È davvero un piacere conoscerti!> dissi sorridente.
Jessie mi lanciò un'occhiata sprezzante, per poi continuare a guardare dritto.
<Sei molto carina!> ritentai di addolcirla.
<Non ho bisogno di te per saperlo> brontolò.
Mi lasciai scappare un piccolo sospiro.
Che antipatica...
Dopo aver camminato un po', Jessie si fermò davanti a una porta della carovana e l'aprì, carente di delicatezza.
<Siamo arrivati, da oggi dormi qui> disse prima di gettarmici dentro e chiudere la porta.
È tutto così buio...
Non riuscivo nemmeno a vedere i palmi delle mie mani.
<Hey... Sei tu?> chiese una voce maschile.
Sobbalzai dallo spavento.
<Chi sei?!>
<Tu... Sei Miku, giusto? Io sono il ragazzo che hanno portato via prima... Mi chiamo Jeremy> disse.
<È un piacere conoscerti...> mormorai, mentre cercavamo le nostre mani nel buio.
<Perché ti hanno trattato in quel modo prima?> chiesi dopo la stretta di mano.
<In realtà trattano tutti così...> sussurrò Jeremy.
Il suo tono di voce era molto debole, sembrava essere esausto.
<Avresti dovuto avvisare Adam, lui è una brava persona. Probabilmente non è a conoscenza di ciò che fanno i suoi colleghi...>
<Ti sbagli, Adam in realtà è il più sadico. Sa perfettamente come vengono trattati i ragazzi come me, e spesso e volentieri assiste alle punizioni>
Rimasi incredula, cercai di collegare l'aggettivo "sadico" ad Adam e il suo dolce tono di voce, ma si dimostrò impossibile per me.
<Non posso crederci...> mormorai.
<Ti conviene farlo, o continuerà ad ingannarti. È questo quello che lui fa, ti mostra la sua benevolenza verso te mentre ti accompagna verso il dolore> sibilò Jeremy con una punta di odio nella sua voce.
<Allora dobbiamo scappare!> esclamai.
<È inutile... Non c'è modo di uscire a meno che non siano loro a cacciarti>
<Allora ci faremo cacciare!>
<Miku, smettila. Purtroppo devi accettare il tuo destino... Non cacceranno così facilmente un talento come te, se cerchi di farti cacciare facendo qualcosa di sbagliato al massimo potresti ottenere delle punizioni>
Jeremy interruppe il suo discorso per tossire.
<E con punizioni... Intendo torture> aggiunse.
Sospirai, ormai vuota di speranza.
Calò il silenzio, che di tanto in tanto veniva interrotto dai colpi di tosse di Jeremy.
<Miku...> mormorò all'improvviso.
<Cosa c'è?>
<Ti prego... Promettimi che non finirai come me, che farai del tuo meglio per mandare avanti il circo...>
<Che intendi dire?> chiesi preoccupata.
<Oggi la mia vita sarà segnata, verrò cacciato via. Non so cosa mi succederà dopo, ma mi hanno detto che avrò un "trattamento speciale"> disse, lo sentivo avvicinarsi a me.
Cosa gli succederà...?
<Quindi... Promettimi che farai il possibile per non fare la mia fine> singhiozzò.
Appena lo sentii singhiozzare, gli saltai in collo.
<Hey! Non piangere, andrà tutto bene!> dissi mentre gli accarezzavo la schiena con una mano e i capelli con l'altra.
<Vorrei tanto crederti, ma non ci riesco... La mia capacità di sperare si è dissolta man mano che passavo il tempo qui... Ed è proprio per questo che ti sto chiedendo di promettermelo, non devi assolutamente diventare come me...>
Continuai a cercare di confortarlo.
Entrambi sobbalzammo sentendo le voci di Jessie e Victor farsi sempre più vicine.
<Sono arrivati...> mormorai.
Jeremy mi strinse a sé usando tutta la sua forza.
<Ora promettilo, Miku... Non voglio che qualcun altro abbia la mia stessa sorte> sussurrò.
Mi sentivo molto triste per lui, pensare che una persona così gentile debba andare incontro a questo destino... Mi sconfortava.
<Lo prometto!> esclamai mentre lo stringevo forte e i miei occhi diventavano lacrimosi.
Victor aprì con un calcio la porta, facendo entrare l'accecante luce del sole.
Mi coprii gli occhi, ormai abituati all'oscurità.
Victor si fece avanti per afferrare Jeremy per un braccio e trascinarlo via.
Mi scoprii gli occhi per poterlo guardare meglio alla luce.
Riuscii a vedere bene i suoi capelli, rossi e scompigliati, accompagnati dai suoi occhi azzurri pieni di tristezza.
<Addio, fratellone Jeremy!> urlai subito prima che Jessie chiudesse la porta sbattendola violentemente.
Sarebbe stato un ottimo fratellone...
Mi sarei per sempre ricordata di Jeremy, un ragazzo sfortunato e dall'animo buono, caduto nelle grinfie di persone maligne.
Passai tutto il tempo fino al mattino seguente in quella piccola cella, intrappolata nel buio e in preda alle lacrime.

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