Gakupo's POV
Aprii gli occhi.
Mi sembrò di trovarmi in un altro posto, neanche lontanamente simile allo spazio bianco.
Ero in un posto familiare, vivendo una situazione altrettanto familiare.~
Le nostre spade si incrociarono, dopodiché scivolarono via l'una dall'altra.
I nostri movimenti erano tutt'altro che veloci, fulminei direi.
Avevo consapevolezza in ogni mio singolo movimento, preciso e potente.
Miliardi di petali di fiori di ciliegio ci piovevano attorno, facendo da cornice al nostro combattimento.
Senza che me ne accorgessi minimamente, da un secondo all'altro mi sono ritrovato senza la mia arma in mano.
Ma cosa...?!
Mio padre mi fissò dritto negli occhi.
<Non è possibile... Come diamine hai fatto?> chiesi con tono sorpreso.
<In realtà non è una mossa così straordinaria, ti sei solo distratto> disse porgendomi la mia katana.
<Non è così, giuro sui miei occhi che per un attimo sei completamente scomparso! Non era una mossa come un'altra, devi insegnarmela> ribattei.
<Forse non mi hai visto perché mi trovavo leggermente alla tua sinistra e tu eri distratto. Presto perderai gli occhi, figliolo...> spiegò, infoderando la sua katana.
<Avresti anche potuto colpirmi, avevo un sacco di punti scoperti> mi rimproverò, intento a dirigersi verso la porta con le mani dietro la schiena.
<Come avrei potuto? Non ti vedevo!> protestai.
<Il samurai perfetto non ha bisogno della vista per colpire il bersaglio...> disse prima di entrare in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Il samurai perfetto...
Sbuffai, chi potrebbe mai fare una cosa del genere?
Papà si aspetta troppo da me, fin troppo.
Osservai il mio riflesso nella lama della katana, notai che i miei lunghi capelli neri erano cresciuti ancora di più.
Questo è il riflesso di un grande samurai, seppur non perfetto.
Infoderai la katana, subito dopo sentii un tonfo provenire dall'altra parte della porta.
La aprii, rivelando mia sorella che giaceva sul pavimento.
<Gakuko... Non hai ancora imparato a camminare sui geta?> Le tesi la mano, offrendole aiuto.
Ella la scansò, intenta a rialzarsi rischiò di scivolare di nuovo.
<Non è così! È stato solo un incidente...> borbottò.
Mia sorella stava seguendo un corso per diventare una geisha, ed era assolutamente negata.
Al tempo era solo una maiko.
Una maiko con un disperato bisogno di salire di livello, essendo indietro per la sua età.
Perciò non era cosa rara vederla in giro per la casa per esercitarsi e puntualmente combinare guai.
Squadrai da testa a piedi mia sorella, indossava un kimono bianco con dei petali rosa raffigurati sopra, dei calzini di un candido bianco accompagnati dagli altissimi geta a tripla zeppa, decisamente troppo per lei.
I suoi capelli neri erano legati in una disordinatissima acconciatura, da cui sbucavano parecchi ciuffetti.
E poi c'era il suo obi rosso...
<Gakuko...> iniziai, portandomi una mano in faccia.
<Cosa vuoi?>
<Ti sembra normale che mi sia accorto al posto tuo che non hai allacciato bene l'obi? È capovolto!> esclamai.
È senza speranza...
Gakuko abbassò lo sguardo verso l'obi, rendendosi conto dell'errore.
Sospirò irritata.
<Ma perché papà deve essere così antiquato e tradizionalista?! Sono stanca di essere costretta a fare questa roba...> sbuffò Gakuko.
<Non è papà, è il nostro villaggio che tiene molto a cuore le tradizioni. Dovresti farlo anche tu, sorellina>
<Non me ne fotte un cazzo! Non può scegliere per me, la vita è la mia! E nella mia vita non voglio vedere... Questa roba!> disse nervosa Gakuko, indicando il suo abbigliamento.
<Le ragazze non dovrebbero usare un linguaggio volgare, sorellina> le ricordai, con un tono che avrebbe usato nostro padre o qualunque altro uomo del villaggio.
Ho sempre adorato farla innervosire rinfacciandole le tradizioni o semplicemente la "giusta disciplina", che lei assolutamente non segue.
<Non m'interessa! Parlo come mi pare! E non chiamarmi "sorellina"!!> disse forte, prima di dirigersi verso la sua stanza.
Subito dopo essere entrata e aver chiuso la porta, sentii un altro tonfo seguito da un:
<Questi cazzo di geta!!>
Mi sfuggì una risatina.
<Che razza di imbranata...> dissi fra me e me.
Nonostante non avesse il carattere adatto per essere una geisha, aveva il fascino per esserlo.
Insomma... Un demone con l'aspetto da angelo.
Era davvero molto bella, tutta suo fratello.
Proprio per questo aveva ottenuto un paio di ammiratori nel villaggio, che quando puntualmente facevano visita e chiedevano di lei, io puntualmente li cacciavo.
Era arrivata l'ora di lasciare casa, dovevo incontrare una donna.
Perciò uscii di casa, e mi diressi verso il centro del villaggio.
Kaede mi stava aspettando davanti a una gioielleria, indossando un kimono molto elegante.
<Gakupo!> ella corse ad abbracciarmi.
<Ciao, Kaede!> ricambiai l'abbraccio.
Appena ci staccammo, la squadrai da capo a piedi.
<Sei davvero molto bella oggi...> dissi.
<Grazie...> ridacchiò lusingata.
Quella sera camminammo per tutto il villaggio, compresi i confini.
Le regalai gioielli e fiori, quindi lei, lusingata, decise di invitarmi a passare del tempo con lei a casa sua... Una serata come le altre.
Insomma... Ci siamo divertiti.
Me sopratutto.
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|•VOCALOID•| "La Realtà Dietro Lo Schermo"
FanfictionRyo Yamaha è un uomo con molte capacità. Ha un ottima conoscenza della tecnologia e dei suoi simili, e in passato se la cavava anche in materia musicale. Ryo ha un progetto, ha intenzione di inventare qualcosa che darà una svolta al mondo della tecn...