{18} Mayu In Azione

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Mayu's POV
Uff... Mimi, stare da sole a casa è noioso... Non trovi?
Peggio che stare isolate nella terza fazione, almeno qualche volta papà veniva a parlare con me.
Oh, si. Hai ragione, anche Miku lo ha fatto qualche volta.
Si, Mimi. Lei non mi sta troppo antipatica, diciamo che la posso sopportare.
Le uniche persone che non posso davvero sopportare sono Gumi, Rin e Len!
Esatto, Mimi. Anche Len!!
Mi ha rifiutata, ha scelto di proteggere quella ragazza quando il destino diceva chiaramente che sarei dovuta essere io a stare al suo fianco!
Ha pure ignorato il mio saluto il giorno in cui è partito per Kyoto, quel giorno volevo piangere, Mimi...
Ed è per questo che mi piacerebbe tanto ucciderlo, magari insieme a Gumi.
Peccato che però io non abbia la possibilità di avvicinarmi troppo a lui, dal momento che sono stata isolata...
In più papà non mi permetterebbe di ucciderlo, gli darebbe molti problemi... Quindi non lo faccio!
Papà si fida di me, quindi non devo deluderlo.
Cosa dici, Mimi?
Oh, si. Tengo molto a papà!
Perché lui mi ama, forse è pure l'unico.
Cosa, Mimi?
Ohh, ti voglio bene anche io!
Tu e papà siete le persone più importanti della mia vita.
Beh, è stato bello chiacchierare con te, Mimi.
Andiamo a vedere le facce buffe delle persone della seconda fazione!
Lasciai il salotto per dirigermi verso l'ufficio di mio padre.
Varcai il secondo atrio della stanza e cominciai a fissare ogni singolo viso a partire dal primo.
Questo è davvero buffo...
Strizzai le guance della persona buffa, dopodiché scompigliai i suoi capelli biondi.
Infine, deformai la sua espressione con le dita facendogli fare una boccaccia.
Così è ancora più buffo!
Già, chissà com'è senza busto...
Mi allontanai da quella persona per proseguire in avanti.
Improvvisamente, sentii suonare il citofono.
Lasciai l'ufficio di mio padre e mi chiusi la porta alle spalle.
Chi potrebbe mai essere, Mimi?
Aprii lentamente la porta, rivelando un uomo dall'apparenza giovane, in giubbotto nero e molto più alto di me.
L'uomo fece scivolare una mano tra i suoi scurissimi capelli.
<Salve, signorina. Il mio nome è Katashi Harada, sono venuto per fare una piccola intervista a Mr. Yamaha...> disse con il suo vocione.
<Mr. Yamaha non è disponibile e non lo sarà per molti giorni, è fuori città>
<Oh, capisco... E lei sarebbe?>
Non mi conosce seriamente?!
Beh, è comprensibile... Non sono popolare quanto gli altri.
<Sono la figlia di Mr. Yamaha>
Hai ragione, Mimi. Ha più senso questa risposta, dal momento che mi trovo in casa di papà...
Questo tizio può anche continuare a nuotare nella sua ignoranza!
<Ohh... Bene, potrei intervistare lei al posto suo? È sempre bello conoscere una persona dal punto di vista di sua figlia!>
Che strano metodo, Mimi.
<Non ho mai sentito parlare di questo genere d'intervista...>
<Oh, certo... È comprensibile, appunto è da poco che viene usato. È molto interessante, posso entrare?>
Lo guardai insospettita mentre mi stringevo Mimi sul petto.
<Può accomodarsi in salotto...> dissi, fingendo un tono amorevole.
<La ringrazio> disse dirigendosi verso il salotto, dopo aver leggermente chinato la testa in segno di ringraziamento.
Entrai in cucina, cominciai a rovistare all'interno dei mobili.
Quest'uomo non me la racconta giusta...
<Gradisce qualcosa da mangiare?!> chiesi strillando.
<No, grazie> rispose dal salotto.
Finalmente trovai ciò che stavo cercando, la mia piccola ascia.
Che peccato... Avrei voluto essere io ad offrirgli il suo probabilmente ultimo pasto...
Nascosi la mia piccola ascia dietro la schiena.
Katashi era seduto su una poltrona, mi sedetti sul divano dopo aver fatto sedere Mimi sulla poltrona opposta a quella dove lui era seduto, tenendo sempre la mia mano destra dietro la schiena.
<Dunque... Mr. Harada, che cos'ha da chiedermi?>
<Vorrei chiederle qualcosa riguardo agli atteggiamenti di suo padre. Ad esempio, che tipo di persona è?>
<È un tipo piuttosto serio>
<Potrei avere qualche dettaglio in più?>
<No, signore> risposi scuotendo la testa.
<Allora mi potrebbe dire se ha notato degli strani comportamenti da parte di suo padre ultimamente?> chiese dopo un lungo silenzio in cui sembrava in difficoltà.
<Certo che no, che razza di domanda è questa?>
<Ha ragione, mi scusi. Le farò delle domande un po' più semplici...> abbassò la testa.
<Suo padre è attualmente in una relazione?> chiese.
<No>
<Ne è sicura?> insistette.
<Assolutamente>
<Non ha notato nessuno strano comportamento verso qualche idol?> inarcò le sopracciglia.
Quest'uomo non ha assolutamente idea di come recitare per bene...
<Harada, tu non sei chi dici di essere. Non è vero?>
Mi alzai dal divano.
<Cosa, signorina?> fece confuso.
I suoi occhi si spalancarono dalla sorpresa appena feci uscire allo scoperto la mia ascia.
Mi avvicinai a lui impugnandola.
<Parla, Harada. È palese che non sei un intervistatore. Chi sei e cosa vuoi?>
Mi arrampicai sulla sua poltrona, ero seduta sulle sue gambe mentre conducevo la mia ascia alla sua gola.
La sua mano cominciò a scivolare cautamente verso una tasca del suo giubbotto.
<Non provarci nemmeno!!> gridai prima di spingere la poltrona, facendola cadere all'indietro e causando una botta in testa ad Harada.
Incollerito, estrasse un coltello dalla sua tasca.
Il coltello sfiorò la mia frangetta.
Che fortuna... Mi sono spostata giusto in tempo, vero Mimi?
Mimi ci guardava seduta sulla poltrona opposta.
Mi alzai in piedi sopra di lui.
Tirai un calcio sulla mandibola dell'uomo, che di conseguenza sputò.
La sua schiena era ancora appoggiata allo schienale, le sue gambe si trovavano all'altezza della mia schiena.
Alzai l'ascia, mirai alla spalla.
Non volevo ucciderlo subito, prima dovevo sapere le sue intenzioni.
Egli spalancò gli occhi, mi tirò immediatamente una ginocchiata sulla schiena.
Mi fece perdere l'equilibro, caddi in avanti.
L'ascia si conficcò nel pavimento.
Tutto questo accadde con la stessa velocità dei treni di Tokyo.
Harada si alzò in piedi e fece per attaccarmi, gettandosi su di me col coltello che mirava al mio collo.
Rotolai di lato, il coltello si conficcò nel pavimento.
Mi alzai immediatamente in piedi e calciai lo stomaco di Harada, ancora a gattoni sul pavimento.
L'uomo emise dei lamenti, tenendosi lo stomaco.
Estrassi l'ascia dal pavimento e appoggiai un piede sulla schiena di Harada, ora sdraiato a pancia in giù.
Mi sedetti sulla sua schiena e lo presi per i capelli, alzai la sua testa per avere abbastanza spazio per puntare la mia ascia alla sua gola.
<E adesso parla, Harada>
Non rispose, respirava affannosamente.
Beh, significa che il gioco durerà più a lungo... Avevo bisogno di un po' d'intrattenimento.
Perquisii le sue tasche sperando di trovare qualcosa, dal momento che non voleva parlare sarebbero stati i suoi oggetti a farlo.
In una tasca interna trovai un cartellino.
<Un agente di polizia, eh?> lessi, prima di lanciare il cartellino dall'altra parte della stanza.
<E qualcosa mi dice che sei nuovo nel campo, vero Harada?>
Egli cercò di raggiungere il suo coltello con la mano tremante.
Lo notai immediatamente, così alzai l'ascia per farle incontrare la sua mano.
Harada urlò a squarciagola, la sua mano giaceva poco lontana dal coltello e dal resto del corpo.
Una chiazza di sangue cominciò ad espandersi sul pavimento.
Riportai l'ascia insanguinata alla sua gola.
<Smettila di fare finta di non avere la lingua, oppure se preferisci potrei fare in modo che tu non debba più far finta...>
Feci pressione sulla sua gola con la lama.
<Io... Sono stato incaricato da un ragazzo...> mormorò con la voce tremante.
<Oh, ma allora ce l'hai la lingua... Bene, ora dimmi di più> ordinai.
Lui continuò ad emettere dei lamenti, i suoi occhi era bagnati da lacrime a cui non permetteva di scendere.
Finiamo questa cosa in fretta...
Alzai ancora una volta l'ascia, che divise il suo avambraccio dal resto del suo corpo.
<RAZZA DI PSICOPATICA!!> gridò Harada tra lamenti e urla straziate.
<Parla per dire cose utili, piuttosto. Dunque, Harada? Che cosa vuoi da mio padre?>
La chiazza di sangue si espanse ancora di più, raggiungendo anche il coltello conficcato nel pavimento.
<Ti conviene rispondere, se non vuoi perdere anche una gamba> aggiunsi.
<Yamaha... Dovevo indagare in incognito... Sulla sua pedofilia...> confessò, con un filo di voce.
<Che cosa stai farneticando? Mio padre non è un pedofilo>
Mio padre è una brava persona, perché dovrebbe essere indagato per pedofilia?
<Un certo Sakamoto Akihiro... Sostiene che... Ough... Lo sia nei confronti di... Hatsune... Miku...>
Harada riusciva a malapena a parlare, la sua ora sarebbe arrivata presto.
<Mh, interessante. Continua, non vorrai morire proprio adesso?> lo incoraggiai.
<Quel ragazzo... È lui che ha denunciato la situazione... Preoccupato per la collega...> mormorò sofferente.
Non riusciva nemmeno ad articolare bene le parole.
<Sapresti dirmi dove si trova in questo momento?> chiesi.
<No...>
Girai leggermente la sua testa per incontrare i suoi occhi.
Lo scrutai a fondo, dal suo sguardo traspariva disperazione, terrore... Potrei andare avanti per sempre, era come se stessi leggendo ogni suo pensiero.
Lui sa qualcosa...
<Stai mentendo, dov'è Akihiro?>
<Io non lo so!> gridò.
Gli rivolsi uno sguardo d'approvazione, come per dire "Va bene, come vuoi tu".
Portai la mia ascia gocciolante di sangue al suo ginocchio, feci per tagliarlo.
<Ferma! Confesso!> urlò terrorizzato.
Mi fermai immediatamente.
<Ha un concerto qui a Tokyo tra un'ora nel quartiere qui vicino!> confessò, con lo stesso tono.
Finalmente delle lacrime scesero lungo le sue guance.
Le hai trattenute a lungo... Complimenti, Katashi.
<Grazie mille, caro Katashi> dissi, dopo essermi lasciata scappare una risata.
Afferrai Mimi e abbandonai Katashi Harada in salotto, chiudendomi la porta alle spalle.
Che uomo ridicolo. Non è vero, Mimi?
O forse sono più ridicoli coloro che hanno dato a lui l'incarico di indagare in incognito...
Seriamente, è un incapace!
Questo lavoro non faceva proprio per lui. Oh beh, ora deve aver risolto.
Risi di gusto, quanto può essere divertente una persona come Katashi?
Raccolsi una copia della chiave dell'ingresso dal pavimento sotto il lavandino del bagno, papà ha sempre tenuto una chiave di riserva in giro per la casa, essa cambia posizione ogni settimana.
Ed ora, Mimi... Andiamo a dare una lezione a questo certo Sakamoto...
Costui è una minaccia per mio padre.

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