{24} Luka Megurine

163 21 3
                                    

Luka's POV
Lentamente i miei ricordi cominciarono a farsi sempre più chiari e limpidi.
Anche se... Nonostante io abbia dimenticato molto della mia vita, non ho mai dimenticato ciò che sono veramente.

~

Sin da piccolo, ho sempre vissuto da solo con mia mamma.
Sin da piccolo... Ho sempre indossato degli abiti femminili, per volere di mia madre.
<Ohh... Tesoro! Questo vestitino ti sta proprio bene!!> esclamò mia madre, dopo avermi infilato addosso un vestito rosa.
Lo avevo appena scartato, era il regalo per il mio 6° compleanno, ovviamente era da parte di mia madre, la mia unica parente.
A quell'età non mi facevo troppe domande, non ero ancora in grado di capire la differenza tra un uomo e una donna, però credevo di essere una donna.
Avevo una logica tutta mia, diciamo...
Sono le ragazze a indossare i vestiti rosa!
In più, mia madre nutriva le mie convinzioni, dato che mi ha sempre chiamato al femminile e pure il mio nome è un nome da ragazza.
<Potresti indossarlo il tuo primo giorno alle elementari, faresti un figurone!> esclamò.
<Evviva!> esultai, decisamente contento.
Ma non lo ero per il "figurone", ma per lo studio.
Ero un bambino curioso, non vedevo l'ora di allargare i miei orizzonti conoscendo nuove persone e partecipando a delle lezioni!
<Piccola mia... Sei felice di iniziare la scuola?> chiese affettuosamente mia madre, tenendomi in braccio.
<Si! Non vedo l'ora di imparare tante cose nuove!>
<E delle amichette? Non le vuoi?>
<Mmh... Si, suppongo...>
Mia madre sorrise con approvazione.
<Bene, figlia mia. Sarà meglio per te, altrimenti ti ritroverai da sola...> mormorò con tono malinconico e sguardo pensieroso, mentre giocava con i miei lunghi capelli neri.

~

Presi tra le mani una fotografia, ritraeva me e mia madre nel giorno del mio 10° compleanno, quindi pochi mesi prima.
In quella foto, i miei capelli erano legati in due trecce, indossavo una gonna blu e una camicetta bianca. Mia madre era molto truccata, i capelli mossi le ricadevano sulle spalle.
Che cosa sono?
Fu la prima volta in cui mi venne il dubbio, proprio quel giorno a scuola avevamo studiato l'apparato riproduttore.
Per gli altri bambini era una cosa ovvia il fatto che i ragazzi, a differenza delle ragazze, abbiano qualcosa in mezzo alle gambe.
Per me non lo era, lo avevo appena scoperto.
In preda al panico, presi il libro di scienze e andai a pagina 50, apparato riproduttore.
Rilessi più e più volte la pagina, sperando di aver capito male.
Non è possibile... Sono sicura di essere una ragazza!
Non volevo crederci, ma la verità era scritta nero su bianco.
Volevo credere che quella pagina fosse un errore, un inganno...
Ma non era la pagina ad esserlo, lo ero io.
Ero decisamente confuso, quasi terrorizzato. Era tutta una bugia.
Ma allora... Perché ho un...?
Io ero una bugia.

~

Era il primo giorno del mio ultimo anno di liceo.
Mi alzai molto presto per avere abbastanza tempo per prepararmi, anche se ormai ero abituato a prepararmi come una ragazza.
Sapevo che ci voleva davvero tanto tempo, o almeno questo valeva per me.
Per prima cosa, feci colazione con latte e cereali.
<Luka, tesoro... Dimmi una cosa, quest'anno ti deciderai a farti qualche amica in più? O magari trovare un fidanzatino?> chiese mia madre, con la classica faccia da ficcanaso.
<No, mamma. Ho intenzione di studiare, e basta. Forse potrei stringere delle amicizie in più, ma sul fidanzatino non contarci> risposi, senza distogliere lo sguardo dai miei cereali.
<Studiare...studiare... E ancora studiare! Piccola mia, dovresti pensare anche a divertirti!> esclamò.
Sospirai senza dare alcuna risposta.
<Sai cosa ho notato?> disse improvvisamente, mentre ero intenta a infilare la tazza nel lavandino.
<Cosa?>
<La tua voce... È troppo maschile! Beh, di certo non ti prenderebbero subito per un ragazzo, ma penso che comunque dovrebbe essere un po' più acuta> disse.
Non avrai intenzione di cambiare anche quella? No, non puoi farlo.
È impossibile, fortunatamente.
Se mi fossi presentato al mondo come un ragazzo, credo che tutti mi avrebbero preso in giro per la mia voce.
È troppo femminile per un ragazzo, ma abbastanza maschile per una ragazza! Insomma, la mia voce sarà sempre sbagliata a prescindere.
La ignorai ancora una volta, per poi dirigermi al piano di sopra.
<Non dimenticare di metterti le imbottiture!> urlò mentre salivo le scale.
Non solo mi vuole ragazza, mi vuole pure formosa!
Entrai in camera e cominciai a svestirmi, per poi indossare l'uniforme scolastica.
Nessuno si era mai accorto del mio vero sesso, evidentemente riesco bene nel ruolo della ragazza.
Non m'importava più di tanto, era solo scomodo.
L'unica cosa che mi è sempre importata è stata solo studiare.
Era il mio unico scopo nella vita.
Parlando di amicizie... Ne avevo qualcuna, ma erano davvero poche e le vedevo raramente.
Ma a me non importava.
Ero finalmente pronto, o per meglio dire... "Pronta".
Mi guardai allo specchio, fissai i miei capelli neri, esageratamente lunghi.
Fissai la mia immagine con più attenzione, avevo delle impeccabili sopracciglia, avevo messo del mascara e un po' di fondotinta.
Non l'ho di certo scelto io, è mia madre che non fa che ripetermi altro:
<Devi curare di più la tua femminilità!>
E io obbedivo, perché tanto non mi importava.
Non staccai lo sguardo dallo specchio.
Guardai me stesso, mentre indossavo un'uniforme che non sarebbe dovuta essere mia.
Questa non è la mia immagine, questo non sono io...
Mi appoggiai allo specchio, faccia a faccia con la persona riflessa in esso.
Ci fissavamo dritti negli occhi, a minima distanza.
Chi sono io?
Che cosa sono?
<Luka!! Farai tardi a scuola!> le urla di mia madre dal piano di sotto interruppero i miei pensieri.
Presi la cartella e uscii di casa, dopo aver salutato mia madre.
Camminai fino a scuola, che fortunatamente era vicina.
Dato che ormai "ero grande", mamma mi aveva spiegato un paio di cose, come il motivo per cui non avevo un padre.
Mentre in altre cose ho trovato da sola la spiegazione, dopotutto sono abbastanza intelligente per permettermelo.
Mia madre desiderava da molto tempo partorire.
Lo avrebbe fatto a tutti costi, le sarebbe davvero piaciuto essere madre.
Però, non aveva nessun uomo con cui avere dei figli.
Perciò, optò per l'inseminazione artificiale.
Fu così che nacqui io.
C'era solo un problema, e quello ero io.
Esatto, sono riuscito ad essere un sogno che si avvera e un problema allo stesso tempo.
Mia madre avrebbe voluto una femmina, non un maschio.
Lei di certo non si tirò giù, basta dare al bambino un nome da ragazza e vestirlo da ragazza ed è fatta!
Io sono sbagliato, sono indesiderato.
È per questo che non mi sono mai opposto a mia madre, non è bello infrangere i sogni altrui.
Mamma sembra avere avuto una vita triste, in solitudine.
Vorrei appunto illuminarla un po' dandole ciò che ha sempre desiderato, una figlia.
Invece... della mia scomodità non mi importa.
La considero una punizione per essere nato.
Ho sbagliato a nascere, l'avrebbe dovuto fare qualcun'altro al posto mio.

|•VOCALOID•| &quot;La Realtà Dietro Lo Schermo&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora