Anni dopo...
Kaito's P.O.V.
Appena uscito fuori venni assalito da una folata di vento, rabbrividii.
Questi cambi improvvisi di temperatura non fanno per niente bene, lo studio era tanto caldo!
Era sera, stavo tornando a casa da lavoro. Camminavo a passo svelto, non solo per cercare di sfuggire subito al freddo, avevo anche fretta di tornare a casa.
Quello era un giorno speciale, avrebbe potuto determinare un grande miglioramento della mia vita!
Ero così eccitato ed entusiasta, mi sentivo come un bambino nella vigilia di Natale ansioso di aprire i regali.
Tenevo una mano in tasca, per assicurarmi che la scatolina all'interno non cadesse.
Il mio studio era solo a qualche isolato da casa, perciò non avrei dovuto metterci tanto.
La mia vita aveva preso una piega davvero soddisfacente negli ultimi anni.
Non solo avevo trovato Meiko, in un posto dove non avrei mai immaginato di trovare l'amore, ma avevo anche esaudito il mio unico desiderio: diventare uno psicologo.
Il piacere di analizzare sempre nuovi soggetti, la soddisfazione di vederli poi sorridere grazie a me e di ricevere caldi ringraziamenti per il mio aiuto... Potevo provarlo ogni giorno.
Potere salvare anche solo uno dei miei pazienti è una grande soddisfazione.
Finalmente ero arrivato, cominciai a salire le scale di corsa tenendo le chiavi di casa in mano.
<Meimei! Sono a casa!> esclamai appena fui dentro.
In tutta la casa si era espanso un odore molto forte, supposi si trattasse di qualcosa che Meiko stava cucinando. Respiravo volentieri quell'aria, quel profumo.
Meiko rispose con un allegro "bentornato", sembrava provenire dalla cucina.
La casa era abbastanza piccola, perciò non c'era bisogno di urlare per comunicare da stanze diverse.
<Ho bisogno di parlarti...> dissi sfilandomi la giacca e la sciarpa di dosso. Mentre le sistemavo sull'attaccapanni, Meiko era già dietro di me.
<Dimmi tutto, Kaikai> disse dolcemente dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia. Lei profumava di spezie.
Avevo aspettato da tanto quel momento, ma ora avevo quasi paura di farlo avverare.
E se non andasse come spero?
Non avevo preparato nessun discorso, avevo pensato che essere spontanei sarebbe stata la cosa migliore. Però non avevo idea di cosa dire.
In realtà ne avevo tante di cose da dirle, ma erano così tante che non sapevo da dove iniziare.
Il mio amore non si poteva riassumere in poche parole. Avrei voluto dirle tutto ciò che lei mi fa sentire, cosa mi ha donato spiritualmente... Anche se ci avessi messo tutta la giornata, volevo che lei sapesse quanto lei fosse veramente speciale per me.
Non mi resi conto di starci mettendo troppo ad iniziare il mio discorso, e Meiko mi stava guardando con sguardo interrogativo.
Quello era il tipo di faccia che faceva subito prima di chiedere "qualcosa non va?".
Prima che lei lo potesse chiedere, iniziai a parlare. Avevo trovato il punto da cui cominciare, subito dopo mi lasciai guidare dalla spontaneità.
<Meiko, noi stiamo insieme già da qualche anno e abbiamo anche iniziato a convivere da poco... Quindi di certo non sarebbe una novità se ti dicessi che ti amo> mi fermai per pensare, spostando lo sguardo nell'angolo in alto a destra della stanza <Ma ci sono delle cose che non ho ancora detto, dei meriti che non ti ho ancora dato... E questo mi dispiace, perché meriti davvero tutta la mia gratitudine>
Perché sono così nervoso?
Abbassai lo sguardo ai piedi di Meiko, cercando di trovare delle parole per continuare. Trovavo così difficile esprimermi in quel momento.
Avanti, Kaito. Ora tira fuori tutti i tuoi sentimenti, lasciati guidare da essi per trovare le parole.
È questo che consigli ai pazienti quando hanno difficoltà a esporre i propri disagi, no?
Presi respiro e continuai.
<Ricordo ancora che razza di persona ero prima che ci trovassimo nelle mani di Mr. Yamaha... Senza forma, colore, odore o delle caratteristiche proprie: una persona vuota e insipida. Se ci penso adesso credo che un pezzo di gomma modellabile non fosse tanto diverso dal vecchio me, assumevo il comportamento che più mi avvantaggiava al momento. Ma io non esistevo. Nella mia tela non esistevano i miei colori, esistevano solo i colori di altre persone che rendevano la mia tela meno bianca> mi fermai di colpo, notando che i miei occhi si stavano facendo umidi <Ehm... Forse mi sono lasciato trasportare. Perdonami, passo subito al prossimo punto...> dissi mentre mi asciugavo gli occhi imbarazzato.
Da quando sono così emotivo?
<Tu...> sospirai frustrato di avere così tante difficoltà a parlare <Tu hai riempito il mio vuoto, Meiko. Non solo hai dato colore alla mia tela, mi hai anche insegnato a tenere il pennello e a colorarla da solo, con i miei colori...!> feci una pausa per ridere di me stesso, un po' preoccupato di starla confondendo <Devo smetterla con queste metafore strane, vero?>
Meiko sorrise.
<No, adoro quando lo fai>
Per un attimo mi persi in quella foresta autunnale che erano i suoi occhi, ma venni riportato alla realtà dalla sua espressione che mi chiedeva di finire il mio discorso.
L'avrò sicuramente confusa tornando a casa e a cominciare a parlare in questo modo tutto ad un tratto, vero?
<Il motivo principale per cui avevo deciso di sotterrare la mia vera personalità, era il fatto che gli altri si trovassero a disagio con me. Ma tu...> era come se nella mia mente ci fosse solo nebbia, tanto quanto era difficile andare avanti a parlare <Tu mi hai accettato senza che io dovessi fingermi qualcun altro. Pensavo che saresti scappata dopo avermi conosciuto a fondo, però non l'hai fatto...> i miei occhi si stavano inumidendo ancora una volta, ma stavolta lasciai che qualche piccola lacrima scendesse così da mostrare apertamente ciò che sentivo. Dava più sentimento al mio discorso, ed era proprio quello che volevo <E nonostante ciò, io ho sempre così tanta paura che tu te ne vada... Se dovessi farlo, non so davvero a cosa si ridurrebbe la mia vita... Ormai non posso più vivere senza di te!> a tutti quei sentimenti si aggiunse l'imbarazzo di aprirmi in quel modo alla mia amata. Ero abbastanza chiuso caratterialmente, perciò quello fu per me abbastanza particolare <Ed è per questo che voglio che ci sia qualcosa di ancora più concreto dei soli sentimenti ad unirci, penso che mi darebbe più sicurezza...> dissi, asciugandomi le lacrime con una manica.
Ora che ci penso le lacrime rovinano l'estetica, non me lo posso permettere: questo momento deve essere perfetto!
Portai la mano alla tasca e ne tirai fuori una scatolina di colore blu notte, che mi affrettai ad aprire, rivelando un luccicante anello argento pieno di brillanti pietre.
Lo mostrai a Meiko, sentivo le mie guance bruciare dall'emozione.
<Voglio che metti questo anello al dito e che diventi mia moglie> dissi con decisione, guardandola fisso negli occhi.
Sembra quasi un ordine...
Immaginai di avere uno sguardo penetrante, e subito dopo mi chiesi se fosse inappropriato.
<Oh no... Sono sembrato troppo aggressivo? Volevo dire...> mi schiarii la voce, imbarazzato <Meiko, vuoi diventare mia moglie?> dissi più dolcemente.
Meiko, senza dire una parola, mi saltò in collo per abbracciarmi.
É così morbida...
Mentre le accarezzavo la schiena, lei, con la voce un po' più acuta del solito a causa dell'eccitazione, disse: <Non aspettavo altro>
Tutti i sentimenti che avevo provato fino ad allora erano stati vinti da uno solo, gioia.
La gioia fu intensa tanto quanto tutti quei sentimenti messi insieme. Ci nuotavo in quella gioia, e tanto ci ero immerso che quando Meiko si lanciò sulle mie labbra fui colto dalla sorpresa, riportandomi alla realtà.
Quel bacio fu dolce, delicato, gentile, poi appassionato e quasi aggressivo. Semplicemente intenso.
<In questi anni tu mi hai dato molto, ma io non ti ho donato niente...> mormorai, col mento appoggiato alla sua spalla <Sono sempre così freddo, vero? Mi dispiace, prometto che in qualità di marito farò di meglio!>
Meiko si ritrasse, un sorriso sulle sue labbra.
<Tu non mi hai dato niente? Kaito, non dire sciocchezze!> rise <Ricordi quando sotto il cielo stellato di Kyoto, tu mi facesti una promessa? Beh, l'hai mantenuta>
Come dimenticare quel giorno?
Sono sicuro che quello sia stato il mio giorno migliore sotto le vesti di Idol...
Ricordando quella notte, un lieve sorriso crebbe istintivamente sulle mie labbra.
<Io te ne sono grata. E se pensi ancora di non aver fatto niente per me...> continuò, lo sguardo fisso nei miei occhi <Allora chi credi mi abbia aiutata a smettere di bere?>Già, nel capitolo 29 ho mentito. Non sono capace di mantenere una promessa del genere, sorry. Oh beh, meglio tardi che mai, no?
STAI LEGGENDO
|•VOCALOID•| "La Realtà Dietro Lo Schermo"
FanfictionRyo Yamaha è un uomo con molte capacità. Ha un ottima conoscenza della tecnologia e dei suoi simili, e in passato se la cavava anche in materia musicale. Ryo ha un progetto, ha intenzione di inventare qualcosa che darà una svolta al mondo della tecn...