{32} Finale! 3/4

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Anni dopo...

Len's P.O.V.
Quel giorno il sole era insopportabile, mi sentivo come se avessi una stufa accesa sotto i vestiti.
Ma di tanto in tanto arrivavano dei colpi di vento, che portavano sollievo.
Chissà se Gumi ha finito...
Mi trovavo all'uscita dell'università in cui già studiavo da qualche anno. Me ne sarei già andato se non stessi aspettando Gumi. Ogni giorno ce ne andavamo insieme, e il posto dove ci dirigevamo era sempre diverso. Poteva essere casa mia o sua, oppure qualche locale da soli o con qualche amico. C'erano anche quei giorni in cui a metà percorso ognuno se ne andava per conto proprio.
Gumi studiava giurisprudenza, e molto spesso preferiva rimanere a casa da sola per studiare, data la difficoltà di certi test.
Io invece studiavo medicina, e sebbene fosse dura il mio tempo lo spendevo molto di più con dei miei amici invece che studiando.
Ma non avevo problemi, comunque. Non ero di certo ai livelli di Gumi, ma i miei voti erano abbastanza alti.
C'era un motivo preciso se avevo scelto quella facoltà: Rin.
Chissà quante persone fantastiche quanto lei perdevano la vita senza meritarselo, chissà quanti conoscenti di queste persone soffrivano nel vederle e a quante rimaneva una cicatrice sul cuore dopo una perdita.
Erano certamente tante.
Quello che volevo era abbassare quel numero.
Ad un certo punto sentii una mano sulla mia spalla, che mi portò a girarmi.
<Len!> Gumi agitò la mano destra, i capelli verdi legati in una coda.
<Hey!> feci <Com'è andato l'esame?>
<Mi mancavano solo 4 punti per raggiungere il massimo...> disse lei con aria più o meno soddisfatta.
<E non sei felice, geniaccia?> dissi, cogliendo quella punta di delusione nel suo tono <Dai, stasera ti offro qualcosa per festeggiare!> le strizzai una guancia
<Di questo passo spenderai tutti i soldi che hai!>
<Non è un problema per me> le feci cenno di seguirmi e mi misi in cammino.
Ci è capitato molte volte di essere fermati per strada da degli sconosciuti che dicevano di essere nostri fan. Ci chiedevano autografi e foto e noi accettavamo con piacere. Eventualmente ci veniva chiesto il motivo del nostro ritiro, ma noi abbiamo sempre risposto che non se ne dovrebbero preoccupare perché non è nulla di grave e semplicemente preferiamo non esporlo pubblicamente per questioni di privacy.
La gente reagiva in modo differente, c'era chi capiva e non insisteva, chi assumeva un'espressione delusa e infine chi insisteva sul sapere il motivo, ovviamente senza poi venire a saperlo.
Ormai non veniamo più fermati da nessuno, camminiamo per strada come fossimo chiunque e non veniamo più fissati troppo a lungo. Questo non mi dispiace, mi sono imbattuto in tipi alquanto inquietanti... E pure Gumi, e non voglio che venga approcciata da tipi inquietanti.
Sembra che tutti si siano dimenticati di noi, il nostro tempo da Idol è finito. Siamo tornati ad essere delle "persone normali".
Stavamo camminando e parlando del più e del meno, quando ad un certo punto Gumi si fermò di colpo.
<Len, ho una notiziona!> iniziò <Riguarda i miei genitori...>
Potevo vedere i suoi occhi brillare dalla felicità, qualche volta mi ricordavano mia sorella. Anche i suoi occhi avevano questo brillio, che vidi spegnersi solo quando morì.
Certamente la scintilla negli occhi di Gumi era diversa, non potrebbe mai eguagliare quella della mia sorellina. Non che il brillio negli occhi di mia sorella fosse più luminoso, ma era semplicemente diverso.
Associare mia sorella a Gumi mi spaventava, immagini di una Gumi sofferente come mia sorella quel giorno riempivano la mia mente ogni volta che ci pensavo. Probabilmente era perché avevo paura di perderla. Non sono stato capace di proteggere mia sorella, perciò avevo paura di non essere in grado di proteggere neanche lei. Non volevo che la luce negli occhi di Gumi si spegnesse proprio com'era successo a Rin.
Se riuscissi a passare tutta la vita con Gumi vorrei essere io a morire prima. Non sarei in grado di sopportare anche la sua morte. <Quest'anno saranno loro a venire per farmi visita!> annunciò Gumi entusiasta <E vogliono anche conoscere quel giovanotto che è stato tanto gentile da accompagnarmi alla stazione negli scorsi anni e di cui gli ho parlato tanto bene...>
<Woah... Questa sì che è una bella notizia...> mormorai, abbassando lo sguardo.
Gumi mi fissò per qualche secondo, come se stesse cercando di leggermi.
<Hey, non devi essere nervoso. Non mordono mica, ti adoreranno!> ridacchiò lei.
Ci aveva azzeccato, ero veramente preoccupato riguardo all'incontrare i suoi genitori.
<Dici?> feci.
<Ma certo!> esclamò Gumi sorridente <Comunque... Oggi ci vieni a casa della Senpai?>
<Beh, in realtà non ne sono sicuro...>
Pochi istanti dopo sentii il mio telefono vibrare in tasca, avevo ricevuto un messaggio.

Da: Lenka

Len, non tornare tardi oggi. Te lo chiedo per favore, ho già preparato il pranzo e non voglio che vada sprecato!

A metà messaggio, pensai:
Wow, sembra più gentile del solito... Ma che succede?

E allora continuai a leggere.

Se non muovi il culo puoi stare certo che stasera riceverai tante padellate in testa, chiaro?

Come pensi di passare l'esame se passi i pomeriggi a bighellonare con quei quattro coglioncelli? Oggi voglio vederti alla scrivania che studi, mi capisci?
Len, io ti ammazzo se non lo fai.

Ah no, è sempre lei... Mia sorella che si comporta come se fosse mia madre.
Infilai il cellulare in tasca e alzai la testa verso Gumi.
<Forse è meglio se passo per oggi>
<Mmh, va bene... Però domani devi esserci, non vorrai lasciarmi da sola con quegli individui dei tuoi amici?>
La timidezza di Gumi non è mai scomparsa. Ha bisogno di un po' tempo prima di potersi sentirsi a suo agio con qualcuno.
Le avevo presentato da poco dei miei amici che frequentavano le mie stesse lezioni, ed evidentemente ancora non era pronta a stare sola con loro.
<Ma ci saranno anche delle persone che conosci...>
<Tu non hai capito. Devi venire e basta!>
<E va bene...> mi fermai <Devo girare qui. Ci vediamo, piccola>
Ci salutammo con un bacio sulle labbra, poi le nostre strade si divisero. Infilai degli auricolari nelle orecchie e feci partire una canzone qualunque.
Appena uscito dal macchinario, ero deciso a trovare la mia famiglia e continuare la mia vita.

I primi giorni di libertà li dovetti passare a casa di Gumi, che fortunatamente aveva le chiavi di casa sua. Il giorno in cui Mr. Yamaha ci aveva catturati, lei aveva le chiavi addosso e Mr. Yamaha decise di conservarle.
Casa di Gumi non era mai stata aperta fino a quel momento, i suoi genitori le avevano lasciato tanti messaggi in segreteria e lettere. Si erano accorti che loro figlia era diventata una Idol solo quando era diventata abbastanza famosa da sentire continuamente la sua voce in radio, e avevano espresso il loro stupore in una lettera che, con loro dispiacere, ovviamente non ricevette risposta. Pensavano Gumi li avesse abbandonati.
Ma poi lei gli aveva spiegato la situazione, però in maniera un po' più normale e facile da comprendere. Non aveva assolutamente fatto riferimento a uno strano macchinario dove si trovava intrappolata, e che quella nei suoi video era una sua proiezione.
I giorni passati a casa di Gumi erano piacevoli, ma eravamo entrambi d'accordo che fosse un po' presto per convivere e che la situazione si stava facendo imbarazzante: sempre più spesso, io entravo nella sua camera nel momento sbagliato.
Perciò cercai di rintracciare la mia famiglia con più impegno finché non trovai Lenka, che ormai si era laureata e aveva un lavoro. Pensando a quanto sarebbe stata felice Rin nel sapere che nostra sorella maggiore si sia finalmente sistemata, ho sentito come una fitta al cuore.
Ho dato una spiegazione della mia scomparsa simile a quella di Gumi, ho raccontato una versione alternativa della fine di Rin... E sono stato accolto.
Ci è voluto un po' per ricostruire il nostro rapporto, ma dopo un po' le cose sono tornate come dovevano essere. E nel frattempo io ero andato a vivere con mia sorella, che prima viveva da sola e non le dispiaceva avermi con lei.
Era l'opzione migliore, nè io nè i miei potevano permettersi di pagarmi un affitto.
Il tempo passò senza che me ne accorgessi, ero già davanti alla porta di casa. Cominciai a frugare nella borsa alla ricerca delle chiavi.
<Sono a casa!> esclamai dopo essermi chiuso la porta alle spalle.
Potevo sentire la presenza di Lenka, ma evidentemente lei non mi aveva sentito entrare.
P

oggiai il mio zaino vicino all'entrata, proprio davanti a un piccolo mobile. Mi cadde lo sguardo su una fotografia esposta su di esso.
Questa raffigurava Rin.
Era così bella in quella foto, era stata scattata in una giornata di sole di chissà quanti anni fa. Tutta la luce in quell'immagine sembrava essere emanata da lei, non dal sole.
Spesso mi basta guardare quella fotografia quando penso che mi manca vederla sorridere.
<Ciao, Rin> mormorai, accennando ad un sorriso.
Mi diressi verso la cucina, chiamando Lenka.
Certe volte penso che Rin in realtà non mi abbia mai lasciato, dopotutto c'è una promessa che ci unisce!
Io riesco a sentirla, mi tiene compagnia quando sono solo e mi dà speranza quando mi sento scoraggiato.
Non pensavo che avrei potuto vivere una vita così felice anche senza di lei.

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