Capitolo 1

2.7K 72 4
                                    

Otto mesi, tre settimane e due ore.

Da otto mesi, tre settimane e due ore sono sola con un fottuto bambino nel grembo.

Quella notte mi tormenta i pensieri ogni giorno.

Le sue parole rudi, fredde, insofferenti.

Da allora vivo con il mio migliore amico, Ian.

Ho incubi di continuo, non riesco ad evitare di pensare al dolore che mi porto dentro da troppo tempo.

Il dolore di un tradimento impossibile da cancellare, come il frutto dell'amore che c'era fra di noi.

Un bambino, questo non si può cancellare.

Ian mi aveva persino chiesto se volevo abortire, ma la verità è che volevo sentirmi parte di quell'amore ancora per un po'.

Ormai è arrivato il momento di lasciarlo andare, manca poco alla data preveduta dal ginecologo e dire che non sono pronta è poco.

Non sono pronta ad essere di nuovo sola, non sono pronta a dover vivere un'esistenza senza il mio grande amore e senza il suo frutto.

Sì, ho deciso che lo darò in adozione il giorno dopo la sua nascita. So che probabilmente è sbagliato, so che non è la scelta giusta, ma forse starò meglio.

Il fatto è che non ce la faccio a smettere di pensare che suo padre non c'è, e mai ci sarà.

Non vivrò mai più un risveglio tra le sue braccia, un bacio dolce prima di addormentarmi, la sua mano stretta alla mia nelle strade di Portland.

Sarò sola nel letto la mattina e non ci sarà mai nessuno che, come lui, potrà baciarmi dolcemente o stringermi la mano per le strade.

Nulla sarà come prima, e io ne sono consapevole. Troppo consapevole.

Amo il mio bambino, lo amo davvero ma non posso sopportare il dolore di vederlo svegliarsi accanto a me da solo, senza un padre.

Lo darò in adozione e certamente la famiglia che lo accoglierà sarà la migliore di sempre. Sarà capace di dargli entrambi i genitori, che gli donino amore e affetto anche da parte mia.

Ne sono sicura.

E ora sono distesa sul divano, accanto al mio migliore amico Ian, che guardo un film comico.

Rido, pensando al fatto che per nove mesi non ho guardato altro che film comici.

«A che pensi? L'ho capito che non ridi per il film, eh» dice Ian spegnendo il film e voltando lo sguardo verso di me.

I suoi capelli corvini brillano sotto la leggera luce del lampadario e i suoi occhi ghiaciali guizzano sulla mia figura, mentre le sue labbra si incurvano in un sorriso.

«Penso a lui» mi accarezzo dolcemente la pancia e sorrido.

«Sei... Sicura di volerlo dare in adozione? Cioè... So che sei in una situazione...»

«Ian l'abbiamo fatto già troppe volte questo discorso... Io voglio che mio figlio possa crescere con entrambi i genitori, ho odiato dover crescere senza mio padre e non voglio fargli fare la stessa fine» rispondo interrompendolo.

«Light, io sono sicuro che se-»

Un dolore fortissimo al ventre mi fa piegare in due e Ian si allarma subito, appoggiandomi una mano sulla schiena.

Mi sento subito bagnata e nella mia mente sofferente balena subito la spiegazione: il bambino sta per nascere.

«Ian! Ian, portami in ospedale. Ho rotto le acque» riesco a dire.

DNA #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora