Capitolo 9

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«Tu ne sai qualcosa?»

Ho appena raccontato a Ian tutto quello che è successo, e anche lui è rimasto sorpreso.

Non si aspettava nulla del genere, pensava che fosse realmente cambiato.

Alla mia domanda, Ian scuote la testa.

Poi il suo viso s'illumina.

«Come hai detto che l'ha chiamato?» chiede.

«Kyle» rispondo e lui annuisce.

«Ah, sì. Andava a scuola con noi, era nella nostra stessa classe e non si sono mai sopportati molto... Un giorno li hanno trovati a picchiarsi nel corridoio, ma Harry non ha mai voluto spiegarmi il motivo... Questo è tutto quello che so»

Annuisco.

Anche io avevo sentito parlare di questa lite che aveva avuto Harry, ma non sapevo con chi.

«Grazie Ian, e scusa se sono venuta qui ma è stato l'unico posto a cui ho pensato quando ho deciso di amdarmene» dico e lui sorride, allargando le braccia e stringendomi in un abbraccio.

«Questa casa è sempre stata in parte tua, puoi venire quando vuoi» sorride.

«Grazie, ti voglio bene»

«Ti voglio bene anche io»

Restiamo abbracciati per un po' e poi suonano alla porta.

«Vado io» dice Ian e io annuisco, rannicchiandomi sul divano.

Sento la porta aprirsi e un passo affannato superare l'entrata.

«Harry!» urla il mio migliore amico e io alzo lo sguardo, incrociando un paio di occhi verdi furibondi.

«Light, mi puoi spiegare cos'è questo?» chiede agitato passandosi una mano tra i capelli e mi mostra il bigliettino scritto da me pochi minuti fa.

«Non c'è niente da spiegare, è quello che c'è scritto» dico cercando di sembrare fredda.

«Avanti, non ti sarai mica offesa per quella stupidaggine di ieri sera?»

Rido amaramente.

«Stupidaggine? Sono morta di paura per quella "stupidaggine" e quando ti chiedo spiegazioni non mi rispondi, non posso sopportarlo okay?» urlo quasi.

«Porto Luke via di qui. Non merita di sentirvi discutere» dice Ian e io lo ringrazio con lo sguardo.

«Allora, sia chiaro che io non ti dirò nulla. La storia di Kyle è acqua passata, a nessuno importa più di questa storia» dice evitando il mio sguardo.

Sta mentendo.

«Stai mentendo, Harry. Sai che ti conosco meglio di chiunque altro, riesco a percepire che mi stai mentendo. Dimmi la verità»

«Senti, Light. Non posso dirti nulla, okay? Ad ogni modo non è importante, non darà più fastidio né a me né a te. Qual'è il problema?»

Odio il suo modo di prendere le cose alla leggera, perchè quello che è successo ieri sera non va affatto preso alla leggera.

«Il problema è che voglio che tu sia sincero con me, Harry. Per me la sincerità è molto importante, soprattutto perchè abbiamo un figlio e i segreti devono smettere di esistere fra di noi, okay?»

Sto seriamente per mettermi a piangere dalla disperazione, e non sarebbe un bellissimo spettacolo.

«Io non sto avendo segreti, sto solamente omettendo parti del mio passato che considero inutili da raccontare. E ora basta, torniamo a casa e facciamo finta che nulla di tutto quello che è successo ieri sia mai accaduto»

«No, Harry. Ho bisogno di tempo» ribadisco e lui sospira.

«Light» mi chiama e io scuoto la testa.

«Vattene, Harry. Ti prego»

Sospira sconfitto e tira un calcio al tavolino.

Poi esce e io crollo sul divano, lasciando libero sfogo alle lacrime.

Ho sbagliato.

Credevo che fosse realmente cambiato, lo speravo e invece non è così.

Ora sono sola, di nuovo.

E fa più male di prima. Mi ero quasi abituata a svegliarmi con lui al mio fianco, a poter contare su di lui in ogni momento.

Ma ora dovrò ri-abituarmi ad essere sola.

La porta si apre e Ian fa la sua entrata con Luke fra le braccia in lacrime.

Lo prendo in braccio e lo allatto, mentre Ian mi lancia uno sguardo compassionevole.

«Harry è andato via da molto?» chiede e io scuoto la testa, asciugandomi le guance bagnate con la mano libera.

«Non... Non avete risolto, non è vero?» scuoto la testa anche a questa domanda e Ian mi fa posare Luke e mi abbraccia.

«Cosa ho fatto di male, Ian? Perchè tutti mi trattano come se fossi spazzatura?» singhiozzo.

«Non sei spazzatura, Light. Sei la creauta più magnifica del mondo intero, e se lui ti rende così devi solo dimenticarlo»

So che ha ragione, ma non voglio che abbia ragione.

«No, no, no. Non posso, non posso»

Non posso dimenticarlo, non ce la faccio.

*Flashback*

Mi sento uno straccio.

Sto camminando per le strade di Portland da più di un'ora senza una meta, probabilmente mi sono anche persa.

Mi fa male tutto, a partire dai piedi che fra poco probabilmente non saranno più in grado di sostenermi.

Ho il trucco totalmente sciolto, i capelli spettinati e sono un pezzo di ghiaccio.

Mi stringo nella mia felpa e avanzo con passo instabile, mentre sento che i miei piedi fanno troppo male per continuare a camminare.

«Ehi, tutto bene?» un ragazzo riccio piuttosto alto mi rivolge la sua attenzione, mostrandomi un leggero sorriso di circostanza.

«Sì, sono solo un po' stanca e credo di essermi persa» sospiro passandomi una mano sul volto.

«Dove sei diretta? Conosco Portland meglio delle mie tasche, se hai bisogno puoi chiedere» dice e io scuoto la testa.

«Non so nemmeno io l'indirizzo di casa mia, mi sono trasferita da poco»

«Capisco... Punti di riferimento?»

«È poco lontana dall'università, è l'unica cosa che ho notato»

Annuisce e mi fa segno di seguirlo.

«Comunque, mi chiamo Harry» dice dandomi le spalle e continuando a camminare.

«Light» mormoro.

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