La porta della stanza numero cento sette si aprì con enfasi, lasciando varcare la soglia ad una valanga di entusiasmo e felicità che trasudava da tutti i pori di Steve.
Il tirocinante spingeva allegramente il macchinario per misurare la pressione e la frequenza cardiaca, emettendo un fastidioso rumore causato dallo strisciare delle ruote contro il pavimento lucido.
«Buon giorno Buck!» desse, prendendogli un braccio con delicatezza e avvolgendolo nella fascia nera della macchina, che via via diventava più stretta e fastidiosa. Steve rimase visibilmente colpito dalla struttura fisica di Bucky. Senza dubbio era cresciuto, non poteva mica immaginarsi il ragazzo snello e muscoloso che andava a scuola con lui, ma vedere la massiccia muscolatura del moro lo stupì. Anche se aveva passato tutto quel tempo rinchiuso in una camera d'ospedale in chissà quale nuovo e vecchio letto, il fisico di Bucky si era mantenuto ben atletico. Forse era la fisioterapia, ma quella pelle pallida che fasciava armoniosamente ogni centimetro del suo corpo perfetto faceva tremare le gambe di Steve.
«Come mai sei così di buon umore? La prof ti ha dato una A?» domandò il maggiore con il pugno stretto, accigliandosi stanco.
Il ciuffo biondo di Steve si mosse da una parte all'altra: «No, ho in serbo per te una sorpresa.»
Bucky lo guardò con un'espressione buffa e confusa alla quale Steve non prestò attenzione, troppo impegnato ad annotare i risultati del controllo di routine.
«Ti hanno già portato la colazione?» domandò mettendo via tutti i fastidiosi cavi della macchina.
Bucky annuì, in maniera ingenua e quasi insicura. Quello lo ricordava, perché come ogni mercoledì, quando apriva gli occhi, una donna vestita di bianco gli serviva una fetta di pane con la marmellata alle prugne, in assoluto il suo piatto preferito, anche perché il menù dell'ospedale non offriva poi una cucina a cinque stelle.
«Hai ancora fame?» le domande di Steve erano strane per la vita ripetitiva e ordinaria di James, che sorpreso da quell'affermazione annuì sicuro con gli occhi sgarrati. Le porzioni dei pasti erano perfettamente pesate per mantenere un fabbisogno salutivo di tutti i pazienti, e ciò significava avere spesso lo stomaco vuoto. Era un bene che Bucky non ricordasse più cosa si provava ad abbuffarsi una volta ogni tanto.
«Pefetto!» Rogers si allontanò da lui e aprì le ante dell'armadio difronte al letto. Bucky seguì attentamente ogni suo movimento, fissandolo mentre era di spalle con quel suo camice verde che lo rendeva buffo.
Il biondo rovistò per alcuni secondi fra le lenzuola ben piegate riposte sugli scaffali, voltandosi finalmente verso Bucky con un mucchietto di abiti far le mani.
«Dovremmo rifare il guardaroba uno di questi giorni, Buck.»
Barnes lo fissò accigliandosi mentre si avvicinava nuovamente a lui.
«Cosa stai facendo?» finalmente fu' Bucky a porgli una domanda.
«Ti riporto in vita.» fu come un sussurro, estremamente vicino al viso del maggiore.
Steve aveva passato la notte in bianco a studiare un piano per portare Bucky fuori dalla sua stanza. La meta non era di certo un'isola tropicale con tanto di hotel di lusso, ma l'idea di fargli sgranchire le gambe nel giardino dell'ospedale era la scelta migliore di tutte.
Il problema era il trasporto della merce; come avrebbe fatto a portarlo fuori senza essere scoperto? Se qualcuno lo avesse visto avrebbe benissimo potuto comunicare tutto al professore Stark, e di certo la faccenda non sarebbe finita bene.
Ma Steve voleva rischiare tutto per tutto, senza paura. Aveva annullato l'appuntamento con Peggy con la prima menzogna che gli era ventura in mente riguardante il lavoro.
Aveva liquidato la sua ragazza per Bucky, e questo lo aveva fatto rendere conto di quanto il maggiore fosse importante per lui. Era la sua priorità, l'ossigeno che gli era stato privato per tutti questi anni.
Smise di cercare la perfezione quando capì di star meglio con l'imperfezione.
E come complici della scappatella in stile scuola superiore Steve era riuscito a convincere la sua bizzarra squadra di amici. In fondo, come potevano dire di no al capitano? L'uomo uccello, la strega bizzarra e il ladro di frullatori. Avevano l'obbligo morale di appoggiare il piano di Steve.
Steve sgualcì gli abiti neri che aveva trovato nell'armadio, rendendosi conto che si trattavano di un paio di vecchi jeans stracciati e di una t-shirt nera.
Guardò imbarazzato Bucky, squadrano il camice bianco che aveva addosso. Di certo non poteva uscire con quella sottospecie di camicia da notte, lo avrebbero scoperto immediatamente, e dall'espressione assente e silenziosa di Bucky si capiva che non aveva la più pallida idea di come indossare quei vestiti.
Rogers dovette trattenere il fiato e con esso anche il rossore del suo viso. La prima e l'ultima volta che aveva avuto a che fare con lo svestire o vestire James, i due avevano fatto l'amore, e l'idea di vederlo mezzo nudo dopo tutto quel tempo lo faceva tremare.
Si morse l'interno della guancia e sfilò da dietro il collo di Bucky il fiocco maldestramente legato che teneva insieme le due estremità del camice.
Quella specie di telo bianco scivolò senza troppi problemi via dalle spalle del moro, lasciando il suo petto nudo alla vista di Steve.
Il biondo deglutì, non potendo fare a meno di guardarlo; le sue spalle erano ampie e perfettamente armoniose, la sua muscolatura sporgeva quasi miaccisamente, e le vene delle sue braccia si erano fatte più scure, assumendo una lieve sfumatura di viola.
Steve arrotolò fra le mani la t-shirt, infilandogliela dal capo, scompigliandogli i capelli lunghi. Dolcemente lo aiutò ad alzare le braccia lentamente, come fosse un bambino, un groviglio di nervi e vulnerabilità.
Prese i bordi della maglietta e li abbassò lungo i suoi fianchi, sfiorando con le nocche le costole di Bucky. Entrambi rabbrividirono involontariamente, lasciandosi scappare un lieve sospiro.
Metà dell'opera era completata, adesso toccava ai jeans. Si respirava una tensione davvero opprimente in quella stanza, soprattutto quando Bucky si mise in piedi difronte a Steve. Nient'altro da aggiungere sul fatto che fosse in boxer, e che non fosse affatto uno spettacolo niente male.
Steve prese i jeans, poggiandoli in terra vicino ai piedi scalzi del maggiore. Si mise in ginocchio e, prima di chinarsi verso i suoi piedi, alzò il capo e, con le labbra semichiuse, guardò Bucky. Lo fece nella speranza che potesse ricordare quel gesto, di quando lo stava spogliando la sera prima di dirsi addio per sempre, di quando lo aveva guardato nello stesso identico modo. Ma evidentemente si era illuso troppo.
Frettolosamente, alzò i jeans fino ad arrivare al suo bacino, vedendosi costretto ad alzare la cerniera. Stava per avere un embolo, e di questo ne fu certo quando accidentalmente poggiò il pollice contro il cavallo dei pantaloni di Bucky.
Il maggiore scrollò la testa, persuaso dall'imbarazzo che gli aveva cambiato colorito. L'unica fortuna fu che Bucky avrebbe presto dimenticato quell'imbarazzante episodio.
Steve gli fece mettere un paio di ciabatte trovare sotto il letto e si rimise in piedi, scrollando le spalle.
«Bene, possiamo andare adesso. Seguimi e cerca di non farti notare.» ancora sentendosi a disagio, Rogers cercò di evitare il suo sguardo, percependo allo stesso tempo che Bucky stava annuendo.
Sorrise per rassicuralo ed elogiarlo, quando si rese conto che la chioma castana era diventata un groviglio scompigliato.
Si accigliò, cercando fra le tasche del suo camice qualcosa. Bucky lo fissò con la sua solita confusione che gli scombussolava la mente. Senza preavviso il minore si avvicinò vertiginosamente a lui, alzando le braccia sul suo volto e circondandogli il collo. James si irrigidì, mordendosi il labbro e fissando il viso concentrato di Steve a pochi centimetri di distanza dal suo, rivolto verso l'alto.
Gli prese i capelli, li fece scivolare fra le sue dita, e con precisione e delicatezza, li legò in un piccolo chignon morbido.
Si allontanò da lui sorridendo più tranquillo: «Così non dovrebbero darti fastidio, andiamo.»
Bucky lo seguì verso la soglia della porta, guardandolo con la meraviglia negli occhi e il suo leggero tocco ancora addosso.
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Remember me ||Stucky AU|| ✔
Fanfiction||Stucky au|| Steve Rogers è un giovane ragazzo di Brooklyn brillante ed ostinato. Ha appena finito gli studi al college, ed è in cerca di un lavoro temporaneo in attesa di mettere ben in tavola le proprie carte per il futuro. La sua preparazione sc...