Stavolta non ci fu un ufficio in cui discutere, al contrario, non appena Steve arrivò al centro venne accolto sulla soglia d'entrata dalla dottoressa Romanoff, il professor Stark e Rumlow.
Tutti sembravano molto agitati, a parte Brock, che appariva quasi svogliato e irritato. Rogers sistemò i capelli chiari e si presentò ai suoi superiori con portamento dritto ed educato.
«Non ci ha messo molto ad arrivare.» constatò Stark.
«Rogers, l'abbiamo chiamata per farle sapere che, dopo un'attenta ed accurata discussione, siamo giunti alla conclusine che lei debba continuare a lavorare qui, e prestare il suo servizio ai pazienti.» Natasha parlò frettolosamente, evitando di gesticolare.
Steve tirò un sospiro di sollievo, rilassando le spalle, ma domandando prontamente: «E James?»
Stark tolse le parole di bocca alla rossa, intervenendo con superiorità: «Dati gli straordinari miglioramenti di Barnes, e il suo egregio trattamento nei suoi confronti, riteniamo che lei sia l'unico capace di poterlo gestire.»
Un'enorme sorriso comparve sul volto di Steve, che a fatica riuscì a trattenere il suo fremito di felicità. Tutte le emozioni che poco prima gli avevano recato ansia erano state spazzate via come polvere.
D'untratto, una lampadina si accese nella mente di Rogers, che, senza esitare, decise di azzardare una richiesta molto particolare.
«Riguardo la faccenda delle uscite, vorrei avere il vostro consenso per continuare a portare James all'aperto» Stark annuì ovviamente «ed includere anche delle vere e proprie dimissioni periodiche.»
«Cosa?» sbottò Natasha, sorpresa.
«Avere la possibilità di portare con me Barnes, in particolare in luoghi familiari, che potrebbero riportargli alla mente qualche altro ricordo, o semplicemente per offrirgli dei brevi momenti di serenità. Avete sempre sottolineato quanto sia importante il benessere del paziente, ma restare chiusi in una stanza ventiquattr'ore al giorno non è un trattamento molto piacevole.»
«Quindi le ci sta chiedendo di lasciare che Barnes vada "in vacanza" con lei facendo delle gite costruttive per la memoria? Dovremmo farlo con tutti i pazienti altrimenti.» rispose a tono la Romanoff, incrociando le braccia.
«Ho letto la cartella di James, e a quanto pare non ha tutori legali, nessun parente. Se lo avessi sotto la mia custodia, sono certo che il suo stato mentale migliorerebbe di netto.»
«Come fa' ad esserne certo?»
Steve sorrise forzatamente, aggrottando la fronte: «Perchè lui mi conosce, ed ha bisogno di me.»
Tutti rimasero in silenzio, ad eccezione di Stark che, spiritosamente, alzò le mani e scrollò la tesa:
«D'accordo, porta James dove vuoi tu, basta che ritorni sano e salvo entro il copri fuoco, sono un padre molto geloso!» la donna dai capelli rossi lo guardò sorpresa, sorridendo sotto i baffi maliziosamente, mentre Rumlow apparve contrariato e disgustato.
«Grazie, è in buone mani.» disse Steve annuendo, elettrizzato, permettendosi di dirigersi nella stanza di Bucky senza il loro consenso di congedo. Stark scherzò salutandolo come fosse un soldato, e Natasha sospirò ritornando alla sua montagna di lavoro. Rumlow non disse una parola, restando in silenzio ad osservare Rogers allontanarsi, sorridendo soddisfatto immaginando cosa sarebbe accaduto quando i due ragazzi si sarebbero rincontrati.
Steve si sistemò come se stesse andando ad un appuntamento, aprendo la porta della camera cento sette e guardando Bucky dannatamente vicino a lui, di spalle seduto sul letto con i piedi a penzoloni.
Si avvicinò a lui sorridendo, e con voce dolce disse: «Buck sono tornato, ed ho una fantastica notizia da darti.»
Bucky non si voltò a guardarlo, restò nella stessa identica posizione, fissando la parete bianca con le labbra appena socchiuse per lasciar entrare un filo d'aria.
«Possiamo uscire di qui, ti porterò a casa, andremo a visitare il ponte di Brooklyn e a mangiare il gelato al parco.» gli si mise difronte piegando la schiena alla sua altezza, sorridendogli entusiasta.
Aggrottò la fronte notando la freddezza del moro, allungando una mano e scostandogli i capelli dal volto: «È tutto okay Buck, sta tranquillo.»
I suoi occhi verdi seguirono la mano di Steve, aggressivi e gelidi. Il suo muscoloso braccio fece uno scatto veloce e violente, afferrando il polso del biondo e stringendolo dolorosamente.
Steve gemette, cercando di opporre resistenza senza renderlo più aggressivo.
«Lasciami andare Buck.»
Era come se non sentisse nulla, come se parlasse un'altra lingua. Una perfetta e spietata macchina da guerra senza nessuna emozione.
«Bucky.» quel nome peggiorò soltanto la situazione, trasformando il proprietario di quel nome in un mostro.
Scattò in piedi, piegando il braccio di Steve verso l'esterno e spingendolo per terra, facendolo cadere rumorosamente sul pavimento. Rogers venne colto di sorpresa, non si sarebbe mai aspettato un attacco simile, ma soprattutto, una forza così da parte del corpo stanco di Bucky.
Senza dargli il tempo di rimettersi in piedi, con un movimento molto più veloce e agile, James gli si gettò addosso, costringendolo a stare sottomesso.
In qualsiasi altro caso normale, se il capitano Steven Rogers fosse stato attaccato in quel modo non ci avrebbe pensato due volte a fare nero il suo aguzzino, riducendolo ad un ammasso deturpato di carne.
Ma quello era Bucky, tutto ciò che gli era rimasto, tutto ciò che amava. Un disperato collegamento alla sua vecchia vita, al suo periodo felice. Non avrebbe mai potuto fargli del male, indipendentemente dalla sua condizione di salute.
Non avrebbe mai potuto combattere contro di lui.
I polpacci di James si strinsero con più inerzia alle gambe di Steve, tenendole ferme, e gettando tutto il suo peso contro il busto del minore. Le braccia di Steve gli servirono come scudo per coprirsi il viso, ma dopo non troppi pugni violenti di James, cedettero sul pavimento in preda ad un pulsare insopportabile di dolore.
Strizzò gli occhi per attutire i colpi sul volto, cercando invano di contrastare il peso di Bucky.
Stanco, tramortito e dolorante, Steve alzò lievemente le mani fino a poggiarle con delicatezza sui fianchi tesi di Barnes, accarezzandolo ingenuamente.
Le nocche di Bucky continuarono a colpire il volto ferito di Steve, che gemette piano, persuaso da un dolore fulmineo che coinvolse tutta la fronte ed il naso. Un taglio sottile gli squarciò la guancia, facendo colare del sangue color cremisi lungo il suo viso, sporcando persino i pugni di Bucky.
«Sei il mio nemico!» sbraitò furioso, suggestionato dalle parole di Rumlow.
Non ricordava il nome di quell'uomo, e non aveva nemmeno capito perché fosse lì. Continuava a chiedere di Steve, a raccontare di lui con tenerezza, finché lo sconosciuto non lo interruppe con fare serio, dicendogli che Steve era solo un medico, uno di quelli che gli aveva fatto del male per tutto quel tempo. Lui, come tutti gli altri, aveva privato Bucky di qualsiasi cosa, lo aveva rinchiuso lui lì dentro.
Non fu difficile manipolare il precario stato mentale di Bucky, che con quelle parole ferme e chiare, si convinse del nuovo ruolo di Steve.
Doveva ucciderlo, doveva vendicare la sua vita fatta di dolore, doveva mandarlo via.
Mentre quella frase veniva pronunciata a ripetizione, Steve sorrise, aprendo ancora di più la ferita sanguinolenta sul suo viso.
«Allora fammi fuori» la raffica di pugni si placò quando sentì quella voce dannatamente familiare «perché io sarò con te fino alla fine.»
L'espressione di Bucky fu un totale misto di perdizione e shock, che lo convinse, però, a terminare la sua missione.
Iniziò a piangere, tremando e accucciandosi al petto di Steve, con la schiena ricurva ed i capelli lunghi che coprivano i loro volti uno contro l'atro.
Il respiro di Bucky era corto e deturpato dai singhiozzi, e le lacrime avevano inumidito le sue guance, le sue labbra e la pelle di Steve.
«Stevie.» lo balbettò a fatica con gli occhi chiusi e la fronte poggiata su quella del biondo.
Le mani di James erano poggiate sul petto ampio dello specializzando, e le sue gambe avevano smesso di immobilizzarlo.
Steve prese il suo viso fra le mani, sentendo una scossa di dolore partirgli lungo i polsi.
«Sh, è tutto okay Buck, è tutto okay.»
«Perdonami.» il pianto di Bucky era estremamente simile a quello di un bambino, ingenuo e sincero.
Rimasero in balìa della loro disperazione, sul gelido pavimento, Steve succube del peso di Bucky chinato sul suo petto.
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Remember me ||Stucky AU|| ✔
Fanfiction||Stucky au|| Steve Rogers è un giovane ragazzo di Brooklyn brillante ed ostinato. Ha appena finito gli studi al college, ed è in cerca di un lavoro temporaneo in attesa di mettere ben in tavola le proprie carte per il futuro. La sua preparazione sc...