Thirtyfour

884 100 23
                                    

Bucky non parlava spesso, anzi, a dire il vero si limitava solamente a sospirare pesantemente quando la tristezza lo assaliva più insistentemente

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Bucky non parlava spesso, anzi, a dire il vero si limitava solamente a sospirare pesantemente quando la tristezza lo assaliva più insistentemente. L'uomo con lunghi capelli neri andava giornalmente a far visita al malato. Non lo ammetteva mai, troppo orgoglioso per far sapere a tutti che voleva bene a quel povero ragazzo, ma doveva trovare obbligatoriamente un piccolo momento al di fuori del suo lavoro per far compagnia a Bucky. Solitamente lo vedeva di mattina, quando Peter era a scuola, gli portava di nascosto una fetta di pizza ancora calda rubata dalla mensa grazie alle sue movenze feline che riuscivano ad incantare le cuoche di mezza età. A Bucky piaceva, lo faceva sorridere, soprattutto quando il medico parlava amichevolmente del fratellastro biondo e sbadato. Molti amici si presentavano alla porta di Bucky, non perché si sentissero in dovere di fargli visita per quell'enorme lutto, ma perché semplicemente il paziente si era fatto volere bene. Dal pronto soccorso al reparto di traumatologia ognuno di loro lasciava una parola di conforto ed un sorriso a Barnes. Rachel era stata dimessa, aveva ripreso a frequentare la scuola, e vedeva Logan nei fine settimana, dove i due facevano maratone intere di serie TV e film. Erik e Charles avevano quasi raggiunto il loro obbiettivo di ritornare a casa, e gli alunni del professore Xavier erano impazienti di vederlo gironzolare per l'istituto su due ruote.
L'equipe di tirocinanti era stata promossa ad un grado superiore grazie alla domandina di richiesta di Natasha al professor Stark. Il gruppo passava spesso dal ragazzo, persino T'Challa, che era diventato più socievole e amichevole del solito; aveva iniziato a frequentare l'infermiera che Sam aveva chiamato Tempesta, e grazie ad un piano messo in atto assieme a Bucky, tutti avevano combinato un appuntamento a Wanda e Visione. Le cose stavano cambiando, tutti stavano andando avanti con la propria vita, anche se il ricordo di Steve era ancora vivo, ed il lutto non ancora metabolizzato del tutto. Erano passati pochi mesi dal suo funerale, ma Bucky era sempre più silenzioso.
La stanza era illuminata fastidiosamente dai neon, e il tempo fuori dalla finestra era grigio e nuvoloso, già buio. Loki era seduto ai piedi del suo letto, a giocherellare con il tappo di una penna che aveva nella tasca del camice.
«Lo...» il moro lo chiamò, attirando la sua attenzione, ma purtroppo non ricordando per nulla il suo nome, anche se quest'ultimo glielo avevano ripetuto un migliaio di volte.
«Loki.» lo corresse sarcastico lui alzando il mento.
«Mi faresti un favore?»
Loki si accigliò confuso e scrollò il capo: «Dimmi tutto.»
«Oggi Steve non mi ha portato in cortile, ho un ricordo da scrivere sul quaderno.» ecco, quello era uno di quei momenti in cui la malattia di Bucky non gli faceva rendere conto della realtà dei fatti, convincendolo che Steve non fosse ancora tornato dalla sua missione, e che non fosse morto. Loki sospirò, solleticandosi la gola. Si mise in piedi e avvolse il moro senza braccio in un giaccone invernale poggiato sulla sedia vicino al letto, massaggiandogli una spalla: «D'accordo, ma tu non dirlo a nessuno, non vorrai mica che il tuo ragazzo si ingelosisca.»
I movimenti di Bucky erano molto migliorati, la sua andatura era più equilibrata, e dato che la ferita era quasi del tutto cicatrizzata, il professor Banner aveva messo in considerazione l'idea di una protesi per migliorare la sua vita quotidiana e dargli un aspetto estetico migliore. Fu il sorriso e l'ostinazione di Peter a convincere il paziente a provare. Il ragazzino era sempre pronto ad aiutarlo, ormai era ritornato a vivere a casa di sua zia, ma tutti i pomeriggi non mancava ad un appuntamento di Bucky, che si illuminava non appena lo vedeva varcare la soglia della stanza. Certi giorni aveva gli abiti zuppi per la pioggia, altri invece era festoso e in gran forma. Nei suoi occhi si leggeva la malinconia della mancanza di Steve, ma quando era con Bucky si tratteneva, perché la sua priorità era rendere felice quell'uomo che lo voleva bene come un figlio. Così la protesi di Bucky era in costruzione, e sotto richiesta di Peter avevano anche aggiunto la capacità mobile della mano.
Di nascosto ed in fretta, Laufeyson portò il paziente in quel piccolo spiazzale all'aperto, con il grande albero privo di foglie e mosso dal vento. Un lampione illuminava la piccola stradina di cemento che delimitava il giardino, ma Bucky andò a sedersi lontano, proprio dove era d'abitudine fare quando andava con Steve.
Le nuvole scure e grandi erano state portate via dal vento, e alcune stelle avevano fatto a pugni per brillare sullo sfondo nero, come se non aspettassero altro che Bucky fosse lì per vederle.
Loki si sedette a gambe accavallate accanto a lui e aprì il piccolo quaderno, poggiando la penna sul foglio in attesa che Bucky iniziasse a parlare.
«Oggi ha nevicato, di mattina presto. Sono andato sotto casa di Steve con il pigiama sotto il giubbotto, e la sciarpa rosa di mia madre al collo.» James sorrise fra se e se, mentre il medico accanto a lui scriveva velocemente.
«Stevie mi ha guardato e ha detto che quel colore mi donava tantissimo, e come potevo dargli torto? Con il rosa sono una favola, una meravigliosa principessa dello zucchero filato. Ho proposto a Steve di marinare la scuola quel giorno, e senza farselo ripetere due volte siamo andati insieme al parco vicino la gelateria, a fare una guerra di palle di neve e a buttarci sul prato che era una distesa di fango grigio.»
Bucky alzò la testa, e riprese a parlare guardando il cielo, sostenendo il peso del busto con il braccio.
«Di pomeriggio, però, Steve è stato male. Aveva la tosse ed era pallido come un fantasma. Ho avuto paura, sono stato un vero idiota, come mi è saltato in mente di portalo fuori con quel freddo? Se sarebbe morto per causa mia non me lo sarei mai perdonato. Sua madre lo ha messo a letto, io sono rimasto con lui finché non ha riaperto gli occhi, quando ormai fuori era buio. Mi ha sorriso, anche se ero uno straccio e la mia sciarpa era tutta sporca, lui mi ha detto che ero bellissimo.»
Deglutì, il suo cuore iniziò a battere forte, ma i suoi occhi non si distolsero dal cielo. Vedeva le stelle, infinite luci nel cielo impossibili da contare. Disperatamente cercò Steve, con l'idea che di certo non avrebbe faticato a trovarlo, dato che doveva essere la stella più luminosa di tutte.
Purtroppo nessuna di esse era all'altezza dei Steve, così Bucky sospirò, e suggerì al medico di ritornare in stanza. Lo avrebbe cercato la sera seguente.
Quella promessa non venne mantenuta, purtroppo Bucky non uscì più dalla sua stanza, non cercò più Steve. Il suo alzheimer si era tramutato in una forma molto più spaventosa e malvagia. Ricordava discretamente le persone che lo andavano a trovare, adorava ricevere le visite di Peter dato che ormai lo vedeva come fosse suo figlio, e amava ancora da impazzire Steve.
Ma era quello a fargli del male.
Il suo cervello non sarebbe mai guarito da quella consapevolezza, e forse era un bene non avere un peggioramento in quell'ambito, ma Bucky credeva fermamente che Steve sarebbe tornato, che non fosse morto, che il tempo si fosse fermato a quel pomeriggio.
Peter glielo proponeva spesso, di uscire dalla sua camera e magari di fare un giro fuori ogni tanto, soprattutto in quel periodo dove le giornate si stavano riscaldando. Ma Bucky scuoteva la testa ostinato, sorridendo con dolcezza al ragazzo, e mormorando:
«Non posso, devo aspettare Steve. Se me ne vado potrei dimenticarlo, e io gli ho promesso che mi sarei ricordato di lui.»
Chissà se un giorno sarebbe riuscito ancora a ricordare come cambiava di colpo il suo sguardo quando guarda Steve, ormai sottoterra ed impossibile da rincontrare. Bucky aveva gli occhi intrisi di quella voglia disperata di chi voleva lui sopra ogni cosa. Nessuno lo avrebbe guardato mai più come faceva Steve. In tanti altri modi magari si, ma non più come Steve.

Remember me ||Stucky AU|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora