One

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Steven Grant Rogers, alto, biondo, occhi azzurri, avvenente, insomma, il tipico ventenne con il mondo in mano e tutta la vita davanti agli occhi.
Uscito dal college con i massimi voti nel corso di infermieristica, dopo un'estate passata al campo d'arruolamento dell'esercito americano, Steve aveva un disperato bisogno di cercare lavoro.
La decisione di prendere parte nell'esercito della propria nazione era una vocazione che lo aveva sempre spinto ad andare avanti, e, finalmente, dopo gli studi, era riuscito a realizzare questo suo piccolo sogno.
Il Rogers che tutti ricordavano alle scuole superiori si era ormai trasformato in un uomo sano e forte;
Alto, con ampie spalle muscolose, un petto solido e forte, e due bicipiti che avrebbero fatto invidia a chiunque.
Niente da ridire sul fatto che intorno a lui ronzavano ragazze di qualsiasi tipo, soprattutto dopo la storia dell'esercito, difatti il soldato Rogers era stato nominato capitano. Questo, grazie alla sua preparazione eccellente in campo medico.
Ma era giunto il momento di voltare pagina, cercare un lavoro, una casa, crearsi una famiglia magari. Quello era il suo primo obbiettivo, ma la carriera aveva senza dubbio la precedenza.
Sorvolando queste certezze cariche di ottimismo, la situazione attuale di Steve non era delle migliori.
Il suo appartamento in affitto era diventato più costoso di quanto ricordasse, e mantenere le bollette, il vestiario, e le spese quotidiane non era molto facile.
Così, dopo un'accurata riflessione su come trovare in fretta un lavoro, prendendo in considerazione anche l'idea di chiedere aiuta ad un'agenzia, Steve aveva deciso di sfruttare una volta per tutte ciò che aveva appreso in campo medico.
Non aveva una laurea, e iscriversi ad un'università di medicina era la sua prossima tappa, ma un diploma specializzato in infermieristica poteva andare anche bene.
Così, dopo essersi rimboccato le maniche, e girovagato per quasi una settimana in vari centri ospedalieri di medio e alto livello disposti ad assumerlo, finalmente la fortuna sembrava essersi schierata dalla sua parte.
Come un segno del destino, accadde qualcosa che anche Steve stesso fece fatica a credere: il centro specializzato in malati di alzheimer di New York lo aveva accettato per un periodo di tempo indeterminato.
Proprio in quel reparto, proprio nel campo della sua specializzazione; Rogers aveva deciso di prendere gli studi proprio in quel preciso settore medico, perché, quando lui era solamente un adolescente, sua madre Sarah aveva lottato per un lungo periodo contro quella terribile malattia.
Steve l'aveva assistita ogni giorno, incessantemente, dati i due lavori che il padre aveva per mandare avanti la famiglia.
Sarah Rogers era morta di polmonite dopo un calvario di quasi un anno.
Aveva perso peso, riducendosi ad uno scheletro, il suo sistema immunitario si era deteriorato, ed il primo sbalzo di temperatura aveva firmato la sua condanna a morte.
Quello fu senza dubbio il periodo più difficile della vita di Steve. La madre era morta, non ricordandosi nemmeno di lui, la scuola era un vero inferno, con i bulli che continuavano ad affibbiargli nomignoli sulla sua presunta omosessualità, suo padre non c'era mai, in casa era sempre più difficile tirare avanti con i pochi soldi a disposizione, e forse, la cosa più difficile, quello che Steve credeva il suo amico, il suo compagno, il suo amore, lo aveva abbandonato per sempre, senza lasciare traccia.
Ma alla fine ne era uscito fuori, il sole era tornato a risplendere. Quando mise piede al college, non aveva dubbi che avrebbe preso parte alla lotta contro quella terribile malattia, era più determinato che mai ad evitare che altre persone facessero la fine di sua madre.
Quando ricevette la telefonata di conferma da parte dell'ospedale, scattò in piedi, incredulo, ed iniziò a ridere da solo come un completo imbecille.
La prima persona a cui lo comunicò fu la sua compagna, Peggy;
L'aveva conosciuta durante il suo addestramento, e sin da subito era scattato qualcosa tra i due. Steve gli aveva raccontato tutto della sua vita, escludendo però uno dei particolari più importanti: Bucky.
Perché da quando il suo corpo caldo era scomparso dalle lenzuola, Steve lo aveva riposto in un angolo buio del suo cuore. Era stato doloroso, troppo; il profumo di Barnes era così pensate e forte su quelle dannate coperte, che anche lavandole ogni giorno, usando detersivi e prodotti diversi, rimaneva comunque.
La donna, una giovane e bella mora dai capelli mossi, formosa e forte, aveva festeggiato per telefono assieme a Steve.
Non avevano una vera e propria relazione, diciamo che pomiciavano ogni tanto quando gli animi si surriscaldavano, e che si lasciavano andare trasportati dall'istino.
Peggy amava Steve, ma lui non poteva confermare lo stesso.
E così, con l'ansia sotto pelle, il camice ospedaliero in borsa, e la targhetta con il suo nome e la sua fotografia appuntata al petto, Steve varcò la porta scorrevole del meraviglioso ospedale.
Era il migliore di tutta la città, interamente attrezzato per i malati di alzheimer, offrendo loro i migliori trattamenti e i migliori confort. Tutto sembrava all'avanguardia, perfetto e felice, ma fino a quanto un malato può sentirsi a casa in un ospedale?
Steve deglutì, ammirando un'ultima volta l'immensa reception del piano terra, e studiando ogni veloce e coordinato movimento di medici e inservienti, che svolgevano il loro lavoro con una perfetta sincronizzazione, come se avessero imparato a memoria il loro ruolo.
Una ragazza dai capelli rossi si avvicinò a lui, con sguardo serio e convinzione nei modi. Con un camice bianco e le scarpe basse che picchiettavano comunque sul pavimento lucido, l'estranea si presentò a Steve, porgendogli una mano, mentre nell'altra stringeva al petto una cartella clinica dalla copertina gialla.
«Lei deve essere Steven Rogers, io sono la dottoressa Natasha Romanoff, coordinatrice del reparto under 30. È un piacere averla con noi, ho sentito parlare molto della sua preparazione, seppure non specializzata.»
La rossa aveva una voce profonda e seria, ma si vedeva che stava facendo uno sforzo immondo a mantenere un sorriso cordiale.
Rogers ricambiò il saluto, annuendo con tono educato: «È un onore essere stato accettato in un centro che possiede una fama tanto grande, non vedo l'ora di iniziare a lavorare.»
Come se lo avesse interrotto di colpo, Natasha voltò le spalle e aumentò il passo, lasciando ovvio il fatto che Steve avrebbe dovuto seguirla.
«Bene, allora non perdiamo tempo.» sorpreso, Steve aumentò il passo per affiancarla, osservandola maldestramente.
«Questo centro specializzato in malati di alzheimer è stato fondato nel 2003, tutto per garantire il benessere che i nostri pazienti necessitano. Perché la priorità sono i pazienti, Rogers, non lo dimentichi mai.»
Entrambi camminavano a passo veloce, fra il corridoi bianchi della struttura, che brulicavano di gente immersa nel proprio lavoro.
«Il primario del reparto di chirurgia è il professor Banner, assieme al dottor Stark. Entrambi hanno, come dirle, il massimo controllo di tutto. Capisce?»
Steve annuì, cerando di essere serio, anche se i suoi nervi erano quasi a fior di pelle.
«Nel reparto di terapia intensiva invece lavorano il dottor Odinson e il dottor Laufeyson...»
«Meglio non disturbare quei due, non hanno proprio un bel rapporto!» dall'altro fianco di Natasha si unì al loro tour esplorativo un uomo dai capelli biondi, alto e con modi vivaci.
Romanoff sospirò, scrollando la testa; «Lui è il dottor Barton, lavora nel mio reparto.»
L'uomo prese la mano dei Steve e iniziò a salutarlo con entusiasmo: «È un vero piacere conscelra, ho letto il suo curriculum, e la parte dell'esercito ha conquistato me ed i miei colleghi!»
«Grazie...»
«Clint, perdonami, ma stavo spiegando alla nostra nuova matricola...» Natasha fu interrotta dal medico scattante:
«La prof stava spiegando la storia di questa catapecchia? Beh, l'ospedale è stato fondato da Nicolas Fury assieme a Maria Hill, ma tutti lo chiamiamo Nick...»
«Ti diverti tanto, non è vero?»
«In effetti...»
La rossa si rivolse nuovamente a Steve, un po' imbarazzato: «Perdoni me ed il dottor Barton per la superficialità, adesso cercherò di essere seria...»
«Oh, non si preoccupi, anch'io ho gli stessi problemi con la mia ragazza.» Steve sorrise, sperando di aver fatto la mossa giusta.
Natasha arrossì di colpo, e Clint iniziò a ridere, dicendo: «No, noi non stiamo insieme, anche se molti ce lo dicono!»
Il cerca persone di Barton suonò: «Scusa, devo andare. Comunque, chiamami Clint, e lei Nat! Ci vediamo in giro, capitano!» e poi corse via come se avesse un mostro alle calcagna.
Natasha sospirò, ancora seccata.
«Sei stato assegnato all'equipe del reparto giovanile, il più appropriato per il tuo gruppo di tirocinanti. Il tuo gruppo matricole è lo 01, assieme a Wanda Maximoff, Sam Wilson, Scott Lang e T'challa...oh, seguimi, li conoscerai tra poco.» Romanoff camminò velocemente due stanze più avanti, e poi fece entrare Steve in una camera dalla porta bianca.

Remember me ||Stucky AU|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora