La stanza d'hotel che Steve aveva prenotato non era per nulla male; un bagno in camera non troppo piccolo, un armadio, un tavolo e come ultimo ma non meno importante, un letto matrimoniale risposto al centro. Rogers aveva esplicitamente richiesto una camera con due letti separati, ma quando aveva chiesto chiarezza alla reception per quell'errore, il personale si era giustificato dicendo di aver confuso i numeri delle camere, dovendo far accontentare i due clienti della loro suit matrimoniale. Almeno Bucky sarebbe stato contento per la storia della luna di miele, sempre che la ricordasse ancora.
Più frustrato e agitato di quanto non lo fosse già, Steve chiuse la porta in maniera brusca ma egregiamente controllata, togliendosi la giacca.
«Dovresti darti una calmata, capita che sbaglino, non è nulla di grave.» come al solito Bucky era totalmente estraniato dalla realtà, soffocato dalla malattia che lo isolava dal capire concretamente.
«Sono solo stanco, chiama il servizio in camera se hai fame, anche se non credo ci sia un buon menù.» mormorò il biondo dal bagno mentre si sciacquava il viso con l'acqua gelata.
James scrollò la testa disgustato, in modo sarcastico, e fermando la porta a chiave; «Non mi va di mangiare, e poi sarà meglio non essere disturbati.»
Ciò che aveva in mente era ben diverso di ciò che aveva pianificato Steve, che per lasciargli a disposizione il letto senza imbarazzo aveva già deciso di sistemarsi sul divanetto accanto all'armadio.
«Come vuoi tu, io vado a dormire...» Rogers avrebbe voluto continuare la frase, ma si immobilizzò a metà della stanza, quando trovò Bucky in piedi senza maglietta, ad osservarlo con provocazione.
Diventò paonazzo in viso, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi pettorali, distraendosi con le lenzuola lievemente spiegazzate ai piedi del letto.
Barnes si avvicinò a lui lentamente, sfiorandogli il viso con delicatezza e spingendo il suo corpo contro quello di Steve.
«Bucky, smettila.» avrebbe tanto voluto cedere, in quel momento, sentendo l'inguine bollente di Bucky conto di lui gli faceva perdere ogni tipo di controllo, astemio da quel corpo, da quella pelle e da quel respiro per troppo, davvero troppo tempo. Ma dentro di lui una parte ancora lucida gli urlava di fermarsi, di rispettare la condizione mentale di Bucky; quello che aveva addosso non era il ragazzo con cui aveva passato tutta la vita, era solo un fantasma con delle lagune nella memoria, che avrebbe presto dimenticato quell'atto o solo Dio sa cosa.
Si allontanò senza spingerlo con troppa forza, dandogli le spalle.
«Cosa cazzo ti prende? Se hai qualche problema basta dirlo, e smetterla di fare lo stronzo arrabbiato!» sbraitò offeso il moro, gesticolando.
Stanco, deluso e arrabbiato, Steve si voltò di scatto ed alzò la voce: «Mi prende che non sopporto più la tua cazzo di malattia!»
«Cosa?»
«Hai capito bene Bucky, tu sei fottutamente malato! -si avvicinò a lui abbastanza da poter cogliere i particolari dei suoi occhi cristallini- da anni ormai soffri di alzheimer! Hai perso ogni cosa, ci siamo persi! E non riesco a sopportare tutto questo perché so' che ti dimenticherai ancora di me!»
Bucky rimase in silenzio, visibilmente in stato di shock, mentre le parole pungenti di Rogers continuavano a piombargli addosso;
«Butterei mille dei miei giorni nel cesso per averne solamente uno con te! Un giorno che ricorderesti per sempre!»
Il moro aveva perso lo sguardo nel vuoto come era solito fare, increspando la fronte.
«Mi sono arruolato nell'esercito! Mia madre é morta! Tu te ne sei andato! E ho avuto una fidanzata!» l'ultima parte di quella frase fece incollare lo sguardo deluso e confuso di Bucky sul viso di Steve, quale i suoi occhi erano sul punto di piangere. Con la voce rauca e il viso deturpato da un singhiozzo trattenuto calmò il suo tono aggressivo: «Ho cercato di metterti da parte, di rifarmi una vita, ma quando di ho rincontrato ho capito che non voglio stare con nessuno che non abbia il tuo nome, il tuo colore degli occhi, i tuoi capelli, il tuo sorriso o le tue labbra. Non voglio stare con nessuno che non faccia le cose come le facevi tu, che non mi guardi come mi guardi tu, che non mi sorrida come fai tu. Non voglio stare con nessun altro che non sia tu!»
«Sono malato.» ripeté Bucky a voce bassa. Steve annuì, deglutendo rumorosamente.
«Da quanto tempo?» domandò scuotendo il capo.
«Da quasi nove anni.» rispose il biondo con un filo di voce, facendo un calcolo approssimativo della loro separazione.
«Hai ancora quel...quel quaderno in cui scrivi tanto?» chiese poi schiarendosi la voce e sedendosi ai piedi del letto. Stupito da quella richiesta, il biondo annuì ancora tirando fuori la piccola agenda nera che gli avevano riconsegnato prima che potesse ritornare da Bucky. Il maggiore frugò frettolosamente fra le tasche della sacca gettata in terra, porgendogli una matita dalla punta corta.
«Disegnati.» gli ordinò. Steve si accigliò in maniera confusa, prendendo intimorito la matita in mano.
«Fatti un autoritratto, e poi dammelo. Così, quando ti dimenticherò, guarderò il disegno e mi sforzerò di ricordare.»
«Una foto non sarebbe meglio?»
«No, assolutamente. Potrei gettarla via, tenere l'immagine di uno sconosciuto non mi servirebbe, invece un disegno mi spronerebbe a ragionare su chi possa essere l'autore.»
«Non hai bisogno di questo, io ci sarò sempre.»
«Ascoltami per una volta, fallo e basta.»
Ci fu silenzio prima che Steve iniziasse a buttar giù sul foglio qualche linea basilare che gli avrebbe permesso di ultimare la sua opera. Disegnava, come se intorno a loro il tempo si fosse fermato, e nel frattempo si logorava il cervello per l'impressionante lucidità del compagno nel dialogo e nell'assimilare la situazione.
Alla fine, dopo non molti minuti, porse fra le mani morbide di Barnes il foglietto con il disegno terminato.
L'immagine era chiara e senza margine di errore; Steve aveva perfettamente riprodotto il suo viso, rispettando la forma del taglio degli occhi, del naso, delle labbra, dei capelli e di tutti quei piccolissimi particolari che contraddistinguevano un individuo. Lo sguardo era rivolto verso l'alto, come se il disegno stesse guardando realmente la persona che lo teneva in mano. Era bello, sfumato in maniera perfetta.
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Remember me ||Stucky AU|| ✔
Fanfiction||Stucky au|| Steve Rogers è un giovane ragazzo di Brooklyn brillante ed ostinato. Ha appena finito gli studi al college, ed è in cerca di un lavoro temporaneo in attesa di mettere ben in tavola le proprie carte per il futuro. La sua preparazione sc...