Uscire dalla stanza non fu poi così difficile, soprattutto perché il corridoio era praticamente deserto; Bucky seguiva a passo sereno Steve, che con discrezione e naturalezza impersonava la parte del bravo specializzando sommerso dal lavoro.
La parte difficile arrivò quando dovettero scendere al piano terra. Le scale erano fuori questione, rischiare di essere visti da qualcuno mentre sgattaiolavano con fretta sui gradini non era proprio un'ottima idea, perciò presero l'asecmsore, che gli irritò i timpani con un motivetto ripetitivo e fastidioso.
Ad aspettarli proprio davanti le porte c'era Sam, con fare irritato e severo. Non era per niente una buona idea vista dalla sua prospettiva, anzi, l'aveva definita una stronzata secolare, ma quando si ritrovò gli altri compagni contro, e le suppliche di Steve davanti, si vide costretto ad accettare, anche perché in parte voleva sul serio aiutare l'amico.
Camminava così velocemente che persino Steve dovette aumentare il passo, voltandosi spesso in direzione di Bucky, timoroso che il moro potesse stancarsi troppo.
Sudarono freddo quando il dottor Barton e la dottoressa Romanoff passarono velocemente al loro fianco, fortunatamente, ignorandoli del tutto, troppo concentrati a discutere ad alta voce come una vecchia coppia di sposini.
Sam aprì la porta adibita al personale che conduceva sul retro dell'ospedale, proprio in quel piccolo spazio all'aperto fra le siepi ben potate e gli alberi verdi.
Fece un segno con la testa al capitano e poi sussurrò: «Sta sempre attento al cellulare, io, Wanda e Scott sorvegliamo il piano terra e il padiglione di James.» Steve lo chiamò con un fischio quasi impercettibile, facendosi notare.
«Grazie Sam.» gli disse, mentre il ragazzo di colore ammiccò con serietà, scappando via come se qualcosa lo stesse inseguendo.
Bucky seguì d'istinto Steve, che stavolta camminava con più tranquillità e lentezza, lasciando così osservare al paziente l'ambiente che lo circondava.
Come un animale spaventato, come un recluso, Barnes alzò la testa e con calma e stupore si riempì gli occhi di colori, si lasciò solleticare la pelle dall'aria fresca, e ascoltò ad occhi chiusi ogni minimo rumore, dal cinguettio degli uccelli, alle macchine che sfrecciavano in lontananza.
Era tutto così strano per lui, qualcosa che avrebbe potuto anche spaventarlo. Dopo anni passati in quella stanza dalle pareti bianche, senza nessuno svago, senza nessun contatto esterno, finalmente sentiva il calore della vita.
Steve lo prese per mano e lo fece sedere su di un muretto di pietra sporco di muschio e piccole foglie secche cadute. Gli si affiancò, e poi ricominciò a fissarlo con totale perdizione, mentre Bucky annegava nell'aria.
Anche se di James non era rimasto più nulla di sano, anche se fosse ormai in simbiosi con la malattia, era l'unica parte ancora sana di Steve. Perché lo aiutava a respirare, ogni volta che lo guardava.
Il biondo lo interruppe, facendolo immediatamente voltare verso il suo viso: «Ti piace qui, Buck?»
Lui annuì con un sorriso radioso, stringendo i pugni. Steve ricambiò quel gesto e tirò fuori il piccolo quaderno che gli aveva dato Wanda;
«Buck puoi dirmi cosa abbiamo fatto oggi?» domandò con tono di incoraggiamento.
Il maggiore sorrise imbarazzato, abbassando gli occhi e arrossendo improvvisamente: «Oh, oggi ci siamo spinti un po' oltre il nostro solito pomiciare...»
Steve fece fatica a reggere in mano la penna per annotare ciò che stava dicendo, ricordandosi immediatamente di quell'episodio.
«Abbiamo bigiato la scuola e siamo andati a mangiare gli hot dog, poi abbiamo corso fino al vicolo dove le bande rapper si scontrano la sera, e per poco tu non collassavi per la tua asma.» sorrise divertito, ritornando a guardare Steve negli occhi.
«Ci siamo seduti per terra, con le spalle contro il muro, e abbiamo iniziato a baciarci. Erano baci diversi, pesanti, belli. Via via che ci univamo sempre di più, tu hai posato timidamente la mano appena sopra il mio inguine, e io per incoraggiarti e darti sicurezza, l'ho accompagnata lentamente più in basso.»
Steve scrisse ogni particolare, per poter memorizzare esattamente quel ricordo e riviverlo come la prima volta. Bucky fece silenzio in attesa che Rogers terminasse di scrivere.
«Insomma Stevie, mi hai fatto una sega.»
Steve si irrigidì, sgranando gli occhi; anche se gli era mancato il carattere esuberante di Bucky, aveva sempre le sue idee riguardante un certo linguaggio.
«Non è molto romantico se lo dici in questo modo...»
Bucky lo interruppe subito con entusiasmo: «Oh sì invece, è stata la cosa più romantica che abbiamo mai fatto, soprattutto quando ti ho stretto al petto e, mentre venivo, ho sentito il profumo dei tuoi capelli.»
Ci fu silenzio, solo gli uccelli cinguettavano intorno a loro. Steve lo fissò, immobile, totalmente incapace di reagire in qualche modo. Bucky si fece avanti con suo grande stupore, alzando il busto aiutandosi con le mani, e avvicinando il viso alla testa di Steve. Poggiò una mano sul suo capo e la fece scivolare fra i capelli biondi di Rogers, odorando il loro profumo.
Si abbassò di nuovo, poco distante dal suo orecchio, sussurrando con dolcezza: «Era proprio questo il profumo.»
Ancora, Bucky lo precedette, non dandogli nemmeno il tempo di parlare.
«Dopo hai preso il tuo album da disegno dallo zaino sporco e polveroso, e hai fatto un...» si fermò totalmente allibito, come se i suoi stessi ricordi lo avessero colto di sorpresa.
Balbettò confuso e spaventato: «T-tu disegni...giusto?»
Steve annuì, notando il suo evidente stato di shock. Voltò pagina e iniziò a calcare delle linee, sperando che quel gesto potesse calmarlo e riportargli alla mente qualche altro ricordo.
Anche se il foglio era piccolo, per fortuna trovò uno spazio bianco, comodo per accogliere il suo disegno.
Bucky lo guardò con stupore marcare le ultime linee di contorno.
Porse il quaderno a James e domandò: «È questo il disegno?»
Due volti erano stilizzati frettolosamente sul piccolo foglio, due ragazzi con gli occhi chiusi e un'espressione serena. Alcune sfumature basilari erano state aggiunte al volto del ragazzo di profilo, mentre quello in primo piano era più elaborato e i particolari aggiunti erano molteplici.Entrambi furono stupiti, soprattutto Steve, che non credeva potesse ricordare così bene quel vecchio bozzetto, o perlomeno saper disegnare così bene dopo tanto tempo di totale distacco da foglio e matita.
Bucky sorrise, entusiasta, indicando con il dito il foglio e stringendo nell'altra mano il blocco per gli appunti.
«Si! Siamo noi!»
Il tempo intorno a loro si era fermato, tutto era perfetto. E poi dovettero ritornare nella stanza di Bucky.© i crediti del disegno vanno ad artgrovesb (blog Tumblr)
STAI LEGGENDO
Remember me ||Stucky AU|| ✔
Fanfiction||Stucky au|| Steve Rogers è un giovane ragazzo di Brooklyn brillante ed ostinato. Ha appena finito gli studi al college, ed è in cerca di un lavoro temporaneo in attesa di mettere ben in tavola le proprie carte per il futuro. La sua preparazione sc...