Twentyone

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«Steve!» Sam gli andò incontro scioccato, facendolo alzare dalla sedia della sala d'aspetto, e abbracciandolo come un amico di lunga data. Rogers e Peter erano seduti in quella snervante stanza da circa un'ora e mezza, in silenzio, con le mani pulite ma gli occhi ancora sporchi di quel sangue, di quella paura e di quel senso di colpa che avrebbe impiegato troppo tempo ad andarsene.
«Amico, ho saputo cosa è successo, mi dispiace.» disse, mettendolo difronte a se e massaggiandogli le spalle. Wanda gli si mise accanto e gli strinse la mano, con gli occhi lucidi e l'espressione di chi sa capirti. Scott aveva raccontato a Steve del grave lutto che aveva avuto la ragazza non molto tempo prima, quando suo fratello Pietro venne coinvolto in una sparatoria in un locale. La fatalità, il destino, perché in quel posto il ragazzo c'era andato solamente per accompagnare con l'auto un suo amico.
«Andrà tutto bene Steve, vedrai, è in ottime mani.» annuì ancora la mora, lasciando parlare Scott che scosse la testa e si sforzò a non essere il solito imbranato: «In sala operatoria c'è il dottor Banner, Odinson e la Romanoff ad assisterlo, sono certo che uscirà da lì a passo di danza.» tutti sorrisero, e anche Steve riuscì ad abbandonarsi a quella stupida ed ingenua frase.
«È tutta colpa mia ragazzi, non avrei dovuto sottovalutare così la sua malattia.» mugugnò stanco. Tutti lo guardarono affranti, Sam aprì bocca ma restò con il fiato tranciato pensando che dire sempre le stesse e ovvie frasi di consolazione non avrebbero aiutato l'amico.
«Smettila, te l'ho già detto.»
Il gruppo di specializzandi abbassò lo sguardo verso il ragazzo rimasto seduto con la testa bassa, che fino a quel momento non era stato notato da nessuno.
«Lui chi è?» chiese a bassa voce Sam, accigliandosi.
Steve si avvicinò a lui, chinandosi alla sua altezza quasi fosse un bambino, stringendogli gli avambracci con inerzia, e cercando il suo sguardo disperatamente con le labbra serrate.
«Smettila Peter.»
«Smettila tu di addossarti la mia colpa.» lo guardò di sfuggita, ma virò immediatamente la testa di lato per evitare di piangere. Rogers si avvicinò di più a lui, spingendolo verso di se, mentre il giovane si aggrappava alle sue braccia, continuando a mantenere lo sguardo altrove a denti stretti lottando con se stesso per evitare di singhiozzare.
«Guardami Peter, per favore, guardami.» lo scosse ancora, e in quel momento Peter chinò la testa verso di lui con gli occhi bassi e gonfi di lacrime, per un senso di colpa lancinante che scorreva lungo tutto il petto. Vedendo quello sguardo pieno di colpa e rimorso, Steve non poté far a meno di imitarlo, trattenutosi fin troppo tempo.
Rogers si inginocchiò e strinse violentemente Peter in un abbraccio disperato, come se si conoscessero da tutta la vita. Il minore iniziò a piangere sulla sua spalla, aggrappandosi alla maglietta ospedaliera pulita di Steve.
«Non merita tutto questo, Bucky non se lo merita.» mugugnò con il viso premuto su di lui, ancora, travolto da quel senso di colpa troppo grande per qualsiasi essere umano. Non conosceva affatto Bucky, era solamente uno sconosciuto a cui un ragazzino orfano aveva fatto pena, ma in quell'uomo, in quella coppia di ragazzi, Peter aveva trovato una famiglia, due genitori, qualcuno che si preoccupasse di lui. Degli amici, dei confidenti, delle persone capaci di comprenderlo come se fossero stati con lui da sempre.
«No, non lo merita, non lo merita affatto.» le uniche parole che riuscì a dire Steve furono quel mugugno disperato, ma i singhiozzi erano ancora controllati, e solamente poche lacrime gli bagnarono il viso.
In quel momento non c'era nessun altro, nessun legame, nessun tipo di rapporto o conoscenza, erano solamente due persone dilaniate dalla stessa disperazione.
Dal corridoio arrivarono la dottoressa Romanoff, il professor Stark e T'Challa, facendo scattare sull'attenti Steve, che in un batter d'occhio si asciugò le lacrime e si ricompose. Tutti rimasero con il fiato sospeso in balìa del silenzio.
«Rogers.» il biondo fece un passo avanti in direzione di Natasha, serio e silenzioso.
«L'intervento è andato bene, il professor Banner ha fermato l'emorragia, e il dottor Odinson lo ha aiutato a ricucire la ferita senza intaccare in altri vasi sanguigni. Io e T'Challa li abbiamo assistiti, e come sempre, hanno svolto al meglio il loro lavoro.»
Sam sbuffò, trattenendo un inappropriato commento riguardante il figlio di papà già con il libero accesso alla sala operatoria, ma mantenne appunto contegno per amore di Steve.
«Come sta ora?» domandò Steve, stringendo i pugni.
«Stabile, si risveglierà a breve, anche se l'anestesista dovrà monitorarlo per la massiccia dose di anestetico, se gli antibiotici faranno effetto si riprenderà senza problemi.»
Steve deglutì, mordendosi l'interno della guancia;
«Quando potrò vederlo?»
«Vederlo? Sul serio Rogers, dopo quello che è accaduto?» Stark si accigliò sarcasticamente, irritato. Il biondo fece per aprire bocca, giustificandosi, ma il tono severo e infuriato del professore lo fece zittire:
«Le abbiamo offerto la possibilità di riabilitare Barnes su di un piatto d'argento, abbiamo affidato la nostra completa fiducia nelle sue mani, e lei manda tutto a puttane facendo finire il paziente sotto un cazzo di treno!»
«Mi dispiace, so che non avrei dovuto distarmi, ma ormai è successo, e piangersi addosso non migliorerà la situazione!» sbraitò nervosamente. Era la rabbia che parlava, quel divieto, non poter più vedere Bucky era qualcosa di inaccettabile, Steve avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per rivederlo.
«Me ne strafotto delle sue giustificazioni! Se qualche parente ci facesse causa l'ospedale andrebbe a in bancarotta! E tutto questo per colpa di un moccioso che non riesce a stare attento ad un malato!»
«Adesso basta.» T'Challa si mise fra i due con fermezza, severo con espressione di ghiaccio.
«Come si permette di...»
«Professor Stark, con tutto il dovuto rispetto e la massima educazione, ritengo che Rogers debba avere la possibilità di constatare le condizioni del proprio paziente, dopotutto deve avere la certezza che stia bene. Personalmente, se fosse accaduto a me vorrei vedere con i miei occhi le sue condizioni.»
«Sta cercando di farmi cambiare idea?» ringhiò Tony, fulminando il ragazzo con gli occhi.
«Esattamente, non bisogna peggiorare questa situazione già abbastanza delicata, a maggior ragione per il rapporto di Barnes nei confronti di Rogers. Nel nostro lavoro bisogna avere per prima cosa un briciolo di umanità.»
Stark sorrise amaramente, dicendo con tono superiore: «Non mi importa se vanno a letto insieme, qui siamo in ambito lavorativo.»
«Mio padre la vedrebbe in maniera diversa, professore.»
Stark si zittì di colpo. Serio, guardò fugacemente la collega dai capelli rossi, il gruppo di specializzandi ed infine T'Challa. Strinse i denti e sbuffò:
«Mi consulterò con suo padre, il biondino potrà vedere Barnes non appena sarà cosciente e stabile, non vorrei sottoporlo ad altri stress.» guardò il suo cerca persone che iniziò a suonare, e, annuendo in un gesto di rispetto, andò via, seguito poco dopo da Natasha che lasciò lo sguardo su di Steve, inghiottito dal silenzio.

Remember me ||Stucky AU|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora