Passare del tempo all'aperto, sgattaiolando di nascosto per i corridoio dell'ospedale, era ormai diventata un'abitudine, sia per Steve che per Bucky.
La storia delle scappatelle dei due andava avanti ormai da quasi due settimane, senza nessun sospetto. La strategia era molto semplice; uscire dalla stanza la mattina presto, quando i medici non erano ancora in circolazione e le uniche anime vive in corridoio erano quelle delle inservienti, così da poter passare del tempo all'aperto in totale tranquillità. E come complici entravano in scena il team del capitano.
Quella mattina il tempo era particolarmente caldo, insolito per una giornata di inizio primavera. Come di consuetudine Bucky indossò i jeans e la t-shirt, stavolta rigorosamente bianca, regalata da Steve per rinnovare il suo povero guardaroba, ed uscì con disinvoltura dalla sua camera.
C'erano stati giorni in cui Bucky non ricordava quelle uscite speciali, giorni in cui invece aspettava impazientemente la mattina successiva per andare a prendere un po' di sole, ma comunque andasse, Steve era pronto ad affrontare quella dura giornata, in un modo o nell'altro.
Wanda fece segno a Rogers che la strada era libera, così i due ripresero a camminare con sicurezza, nel tratto di pochi metri che li separava dalla porta d'uscita.
Bucky sorrise, Steve si girò per guardare il suo contagioso entusiasmo, e senza accorgersene, lo specializzando andò a sbattere contro qualcuno.
Alzò di poco gli occhi per vedere l'uomo alto difronte a lui che imprecò sottovoce, paralizzandosi di colpo.
Non andava affatto bene.
Il dottor Laufeyson si ricompose con superbia, osservando prima Steve, e poi Bucky, che lo salutò con la mano.
«Cosa abbiamo qui, capitano?» Loki si mise le mani sul bacino, e sorrise sarcasticamente. Steve strinse i pugni, stavolta, per il fatto che proprio lui era venuto a sapere del suo soprannome.
«Devo porte Barnes a fare un esame del sangue.» si giustificò con il tono che usava spesso durante l'addestramento.
Laufeyson sbottò una risata elegantemente gestita, scrollando la testa; «Chi vorresti prendere in giro? Da quando i pazienti si vestono in questo modo? Se proprio dovete consumare la vostra passione state attenti a non farvi scoprire.»
Steve arrossì, mostrando le spalle con la schiena dritta: «Non ci fraintenda, non facciamo nulla di quello che pensa lei.»
«Allora dove porta James? In cortile a prendere il sole mentre gli fa un ritratto in stile Titanic?» era sarcastico, ma quando Steve annuì intimorito, persino Loki dovette ricomporre il suo stupore.
Steve deglutì nel vano tentativo di mantenere la calma, tenuto sulle spine dal medico che esitò un breve momento di silenzio.
«Bene, allora andate ad ascoltare il soave canto dei cardellini sugli alberi, non voglio farvi perdere altro tempo» ammicò a Bucky avvicinandosi a lui «mi raccomando James, conquistalo nel modo in cui ti ha insegnato il buon principe Loki.»
Si allontanò da loro con una camminata sicura, alzando una mano e gesticolando: «Io non ho visto nulla, capitano.»
Steve lo guardò allontanarsi, sorridendo e riprendendo a respirare regolarmente, stringendo la mano di Bucky e portandolo velocemente alla meta.
Con il sole caldo che aumentava di una tonalità il colorito della pelle di James, Steve si sedette vicino a lui sul muretto in pietra, stavolta, non prendendo il quaderno dei ricordi.
Era così che lo chiamavano, soprattutto perché ogni giorno Rogers lo apriva e ci scriveva sopra il ricordo che Bucky aveva in mente. Certe volte scriveva fino a farsi male alle dita, altre ancora, poche righe o addirittura nulla.
Barnes lo guardò confuso quando, come era di routine, il biondo non prese il piccolo quaderno o non fece la solita domanda riguardante la loro giornata.
Steve si accorse della sua espressione perplessa, scrollando la testa e sorridendogli dolcemente: «Oggi non ho bisogno di sapere quello che abbiamo fatto, te lo dirò io Buck.»
Dalla tasca del suo camice prese un collana dalla catenina grigia, dove, al posto di un ciondolo, c'era una targhetta in metallo, come quelle dei soldati.
La mise fra le mani di James, e disse: «Sei il sergente James Bucky Barnes, e oggi sei entrato in classe con questo nuovo gioiellino argentato, così tutti avrebbero potuto riconoscerti.»
Bucky scrollò la testa, facendo passare la targhetta luccicante fra il pollice e l'indice.
«No, l'ho fatta perché inizio ad avere dei vuoti di memoria, e non riesco a ricordare il mio nome...così non lo dimentico.»
Rogers si ammutolì. Bucky aveva iniziato ad ammalarsi sin dai primi giorni del liceo, e ricollegare quell'oggetto spiritosamente portato dal compagno ad una sorta di medaglietta per cani era demoralizzante.
«Tu ricordi il tuo nome per intero? Ricordi la tua famiglia?»
James aggottò la fronte, confuso, al che Steve gli strinse le mani e stabilizò il suo tono di voce: «Ricordi chi sei?»
«No, ma io ti conosco. Tu sei il ragazzo del ponte, quello in cui ti ho baciato.»
Rogers sospirò, guardandosi intorno e iniziando a rovistare fra le sue tasche, in cerca di qualcosa che potesse salvare come minimo la situazione. Di colpo gli venne un'idea, come un fulmine a ciel sereno. Prese il fidato quaderno, una matita, e sfoderò le sue doti nel disegno.
Si allontanò di poco da Bucky e lo guardò attentamente per pochi secondi, come se lo stesse studiando.
«Sta fermo così.»
E con quella breve frase, la sua mano iniziò a danzare sul foglio, mentre Bucky lo ascoltò ingenuamente, guardandolo con espressione serena.
Alla fine, frettolosamente, Steve gli mostrò la sua opera terminata.
Quello era senza dubbio di Bucky, lo si capiva dal taglio degli occhi, dalla forma del viso, dalle labbra, e dalla barba incolta che aggiungeva profondità al soggetto.
Era incompleto come disegno, ma quel particolare era voluto. Perché Steve voleva focalizzare l'attenzione di Bucky sui particolari del suo viso, come se stesse guardando su uno specchio, e stavolta il riflesso non sarebbe mai cambiato.
«Questo sei tu. Questo è Bucky.»
Il moro sfiorò il foglio, intimorito. Con shock scrollò la testa e guardò bisognoso Steve.
«E com'era Bucky?» domandò ingenuamente aggrottando le sopracciglia.
Rogers sorrise, bagnandosi le labbra: «Oh, un tipo davvero particolare e affascinate. Aveva un ciuffo castano sempre ben pettinato in testa, anche se era un'impresa domare quei capelli ribelli. Gli piaceva la musica, gli piaceva il cinema, mangiare patatine, andare in bicicletta, e poi gli piaceva un ragazzo.»
«Chi era questo ragazzo?»
Steve abbassò lo sguardo con lo stesso sorriso intenerito: «Steve, un biondino magrolino e pallido, insomma, lo sfigato della scuola. Lui lo chiamava Stevie.»
«A me e Bucky piace lo stesso ragazzo allora.» il moro sembrò geloso, stringendo con più forza la targhetta con il suo nome.
«Già, proprio così. Ma una cosa in particolare piaceva a Bucky, il modo di disegnare che aveva Steve, e le sue spiegazioni sulla vita dei pittori famosi.»
«E qual era il pittore preferito di Bucky?»
Steve provò nostalgia, e la sua voce iniziò a vacillare.
«Van Gogh. Amava il giallo che usava nei suoi dipinti dei girasoli.»
«Perché?» in quel momento l'uomo che stava ponendo quelle domande non era Bucky, era solo un estraneo con l'alzheimer, un povero malato confuso.
«Perché quel giallo gli ricordava i capelli biondi di Steve.»
James sorrise sotto i baffi, scrollando le spalle: «Buffo, anche il mio colore preferito è il giallo.»
«Perché?» chiese Steve sorpreso.
«Perché tu sei il giallo, Stevie. Ogni cosa di te si illumina, quando entri in una stanza sembra che abbiano acceso la luce.»
In quel momento Steve ebbe un crollo, una marea di emozioni lo intrappolarono.
«Prederei io il tuo posto Buck, prenderei ogni tua sofferenza, ogni tua paura, pur di non spegnere i tuoi ricordi. Perché la vera luce sei tu, e se i tuoi ricordi si spegnessero, io rimarrei al buio.»
La sua voce era agitata, le sue mani tremavano, ma non fecero smuovere Bucky.
Con dolcezza e calma, si spinse in avanti, e, accarezzandogli il viso con la mano, baciò Steve con delicatezza, in una maniera quasi impercettibile.
Quell'unione di labbra durò pochi istanti, togliendo le parole rimaste al biondo. Stava per riprendere fiato, quando vide che un uomo alto dai capelli castani si avvicinò a loro.© i crediti del disegno vanno all'artista
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Remember me ||Stucky AU|| ✔
Fanfiction||Stucky au|| Steve Rogers è un giovane ragazzo di Brooklyn brillante ed ostinato. Ha appena finito gli studi al college, ed è in cerca di un lavoro temporaneo in attesa di mettere ben in tavola le proprie carte per il futuro. La sua preparazione sc...