Clarissa

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Appena scesi dall'imbarcazione barcollai e mi venne un forte mal di testa. Inizialmente non capii che stava accadendo,però mi resi conto di percepire una grande forza; di sentirmi potente e invincibile,con un energia inarrestabile. Era l'approccio con Delfi,troppo umano il mio corpo per reggere tutta quella magia.
"Come raggiungiamo il sito?" La voce di mio fratello mi permise di tornare alla realtà.
"Facciamo un giro nel paese e chiediamo se c'è un taxi disposto a portarci lassù" disse Annabeth determinata.
Mi girai verso Calipso e notai la sua tristezza;si fissava le mani,come se potessero fornirle una risposta e mormorava qualcosa in greco,per poi scuotere delusa la testa. Capii subito che le stava accadendo e le posai una mano sulla spalla. Per una maga non è facile vivere senza I propri poteri,ti devi abituare a uno stile di vita completamente diverso e,sicuramente,più difficile e...reale. Lei si voltò e mi guardò sorpresa,sorridendo dolcemente e compiaciuta del mio gesto. Non sono necessarie le parole per dimostrare supporto ad una persona,a volte basta farle capire che le stiamo vicino.

Sul lungo mare risuonava la musica che usciva dai locali ed era affollato di giovani che ballavano e bevevano. Dovevamo farci strada a spallate,mentre guardavamo invidiosi quei ragazzi che si divertivano. Anche io avrei voluto avere la loro spensieratezza,la possibilità di vivere per il presente,senza pensare al futuro. Il tutto era comico per me,in quanto semidea e maga divinatrice;quasi,non riuscivo neanche ad immaginarmi a condurre una normale esistenza.
"Che succede se bevo un po' di tequila"Ridacchiò Leo
"Che inizi ad avere più visioni di quante già ne abbiamo" rispose Percy divertito
"Taxiii" Calipso accompagnò quest'urlo con un rumoroso fischio e dopo un istante un taxi era fermo accanto al marciapiede.
"Può portarci alle rovine di Delfi?" Chiese Annabeth
"Che avete bevuto ragazzi?" Il tassista ci scrutò da dietro gli enormi occhiali da vista.
"Niente signore,dobbiamo andare a passare un week-end dalla mia zia." Dissi facendomi largo tra i miei compagni. Il signore greco ci fece cenno di entrare nel pulmino e ci accomodammo sui sedili.
"Che attrice" bisbigliò Leo
Ridacchiai compiaciuto e gli feci un occhiolino. Presto lasciammo quel vivace borgo e ci trovammo in mezzo alle brulle colline del Peloponneso. La strada era pessima,buche e curve, alla fine del viaggio saremo stati tutti perfettamente shakerati . Sentivo bisbigliare dalla fila davanti di sedili,dove vi erano seduti Annabeth,Percy e Calipso,ma non riuscivo a capire che dicevano. Leo si era appisolato e io mi chiesi quanto ancora potesse durare il viaggio.
La strada non era illuminata,perciò era tutto buio e non riuscivo a vedere un fico secco,strizzai gli occhi e mi appiccai al finestrino,scorsi delle figure che dovevano essere delle casette. Raccolsi i capelli in una coda di cavallo e estrassi il pugnale;giravo la lama alla luce della luna,senza preoccuparmi dell'autista. Notai quanto fosse pessimo il mio aspetto,avevo davvero bisogno di una doccia. Avevo una strana sensazione,un brutto presentimento. Ogni tanto mi sentivo andare giù e udivo  mille voci parlare insieme,come se cadessi in trance. Mi passavano davanti milioni di immagini,ma non riuscivo a vederle o...a capirle. Osservai le mie mani e mi chiesi se sarei riuscita a vedere che cosa stava accadendo al Campo. Cercai di concentrarmi e di vedere nella mia mente un luogo del Campo che mi era rimasto particolarmente impresso...niente,c'era qualcosa che mi distraeva. Riprovai,questa volta mi sembrava quasi di stare sul laghetto delle canoe,di vedere i ragazzi e di sentire il rumore dell'acqua. Era come se quel qualcosa volesse impedire di figurare il ricordo,ma rimasi concentrata.
Persi i sensi.
Mi trovavo sul lago delle canoe,vicino ad un paio di ragazze,loro continuavano imperterrite il loro discorso,senza badare a me;sembravano nervose. Camminai titubante,incontrando diverse persone che non si accorgevano neanche di me. Sospettai che fossi invisibile ai loro occhi. Erano in armatura da guerra e giravano con circospezione. Man mano che mi addentravo nel campo notai che tutti erano indaffarati: i figli di Efesto stavano sfornando armi a tutta birra,i Satiri stavano radunando le varie creature della foresta e aiutavano i semidei ad armarsi,i figli di Atena stavano discutendo sopra una mappa e la capanna di Ermes stava preparando delle trappole. Scorsi Connor,cazzo mi ero quasi dimenticata fosse bello. Mi avvicinai a lui,che era impegnato a scavare una buca. I muscoli delle braccia che pulsavano e il corpo teso,come se si aspettasse un imminente attacco. Mi chinai vicino a lui e cercai di ispirare il suo profumo;quanto avrei voluto baciarlo. Certo,ero contenta che stesse bene,però volevo che mi vedesse,che sapesse quanto lo amo. Posai una mano tremante sulla sua spalla,certa che non se ne sarebbe accorto. Lui continuava a eseguire imperterrito il suo compito,ma a un certo punto si fermò improvvisamente. Si posò la mano sulla spalla,come se percepisse qualcosa. Si girò nella mia direzione e io tremai,era qualcosa di straordinario,solo con uno sguardo riesce a farmi toccare il paradiso. Inarcò un sopracciglio e avvicinò il viso a me.
"C'è qualcuno?" Sentivo il suo respiro sul collo.
"C-Connor?" Borbottai
Alzò le spalle e continuò il suo lavoro. Poggiai il viso sulla sua spalla e gli diedi un bacio sulla guancia. Lui si voltò di nuovo e incrociammo gli sguardi,ci guardammo intensamente per un periodo di tempo che parve infinito.
"Connor,sono Clarissa"gli carezzai la guancia
"Clarissa?" Chiese confuso
"Si,sono io" Sorrisi trattenendo le lacrime.
"Amore mio"tentò di baciarmi però mi dissolsi e mi risvegliai nel taxi. Avevo un forte mal di testa ed ero completamente sudata;inizialmente non ricordai cosa accadde,ma poi mi tornò tutto in mente. I ragazzi in armatura, i satiri,le fucine,le trappole e Connor. Diedi un calcio al sedile per la frustrazione,proprio quando ero a un tantino così da lui,puff sparisco nel nulla. Cercai di cacciare questo pensiero egoista e mi concentrai sul Campo. Si stavano sicuramente aspettando un attacco e probabilmente non avrebbero avuto speranze,a giudicare dalla quantità di automi.
"A che pensi?" Sbadigliò Leo
"Dopo vi spiego tutto" dissi
"Cosa ti ho fatto?!" Percy si girò dal suo sedile davanti al mio
"Perché?" Inarcai il sopracciglio confusa
"Mi hai preso a calci!" Esclamò Percy
"Vi devo dire una cosa" abbassai la voce
"Cosa?" Chiese Annabeth voltandosi di scatto
"Non posso dirlo qui" Bisbigliai
Improvvisamente il taxi frenò e sbattei il ginocchio nel sedile davanti. Si sentì un forte tonfo e Calipso imprecò,probabilmente aveva sbattuto da qualche parte. Poi successe tutto troppo velocemente; l'autista si avventò su Percy,Annabeth estrasse il coltello e Leo prese fuoco. Non esitai a scaraventarmi sulla bestia e dopo una manciata di secondi rimase soltanto un mucchietto di polvere.
"Come hai fatto?" Mi domandò Annabeth meravigliata
"A fare cosa?" Chiesi confusa
"Hai polverizzato quella cosa solo toccandola" spiegò Percy guardandomi in modo strano,come se avesse paura di me.
"Io non mi ricordo..." Mi tornò il mal di testa e le ginocchia tremavano. La vista si annebbiò e credetti di andare a fuoco.
"Tutto bene?" Leo si avvicinò preoccupato
"Basta" mormorai. Sentivo le voci,come migliaia di persone che bisbigliavano contemporaneamente. Sentivo la testa che esplodeva,sembrava che venisse aperta come un cocomero. I ragazzi stavano parlando,ma non riuscivo a capire che cosa dicessero,nonostante fossero accanto a me. Vedevo doppio e appannato,poi tutto si placò. Mandai giù dell'ambrosia e mi ripristinai quasi subito.
"Cosa?..."mi sorreggevo la testa con le mani,come se avessi paura di perderla.
"Eri bianca come un cencio e sudata. Dicevi di smetterla,di farla finita e non riuscivamo a farti riprendere. Per un momento..."Annabeth si interruppe e scostò lo sguardo,sembrava che stesse misurando le parole. "Abbiamo temuto il peggio" concluse Percy guardandomi a fondo. Non mi resi neanche conto di essere scesa dal taxi e di trovarmi seduta a terra,sull'erba. Mi guardai intorno e vidi le luci delle case in lontananza,scorsi il mare e solo guardarlo mi bastò a ridarmi forza.
"Siamo nel sito,dobbiamo solo varcare l'ingresso"sospirò Annabeth
"Non è stato un buon segno quell'attacco" disse Calipso
"Già" tesi le mani a Percy,che mi aiutò a rimettermi in piedi.
"Andiamo?" Domandò Leo
"Si,andiamo" mi voltai per guardare con aria nostalgica il mare,come se fosse l'ultima possibilità di vederlo.

Scavalcammo il cancello d'entrata e ci trovammo davanti a una baracchina deserta,ci sono due sentieri:uno che porta al museo e l'altro che sale. Percy faceva strada e i nostri passi riecheggiavano nel silenzio della notte. É emozionante sapere di percorrere una strada che viene usata da millenni,su cui hanno camminato milioni di persone. Sentivo l'energia e il potere,la quantità di magia nell'aria aumentava sempre di più.
"Siamo nell'agorà" Annabeth sfiorò  una delle colonne che ci circondavano.
"Delfi è l'ombelico del mondo. Dove i due uccelli liberato dal signore dei cieli si sono incontrati" spiegò
"Questa è la culla della civiltà"annunciò
"E noi dobbiamo proteggerla...ad ogni costo" il suo sguardo si indurì,i muscoli erano tesi e la voce determinata. Dopo poco iniziai a respirare con fatica e mi sentivo più debole,senza nessuna ragione. Poi,si scatenò l'inferno.
Una cosa strisciante si avvicinò a noi,era gigantesca,talmente grande che non si vedeva neanche la fine. Aveva grandi occhi crudeli e,i fumi che esalava,non permettevano a nessuno di stargli vicino. Indietreggiavano,terrorizzati da quella cosa. La biforcuta lingua usciva e rientrava e si avvicinava tranquillamente,come se mangiare dei ragazzi fosse di routine. Solo quando lo guardai da vicino capii con chi o con che cosa avevamo a che fare.
Pitone.
Si,proprio quel Pitone.
Era tornato.

Spazio autrice: Ciao! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che la storia continui a intrigarvi. Prossimo capitolo a 20 mi piace! Mi raccomando,fatemi sapere cosa ne pensate.

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