Capitolo 30

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Non riuscivo più a collegare il mio cervello, mi sembrava di voler tirare un filo troppo forte per le mie fragili braccia, un rumore secco mi riporta alla realtà, vedo la testa del dottor Dimitri far capolino nella stanza e miracolosamente qualcosa si smuove in tempo riuscendomi a far elaborare una nuova idea.

"Voglio uscire, dottore" la sua espressione si muta e un cipiglio fa spazio sul suo volto.

"Alyssa.." cerca di iniziare qualcosa che ha tutta l'aria di essere una negazione o un'ammonimento e alzo la mano per fermarlo prima di iniziare, devo spiegare la mia posizione e lui essendo un medico non potrà fare altro che concordare con le mie scelte.

"Devo, qui dentro mi sembra di impazzire, ho bisogno della sicurezza di casa mia, del mio quotidiano per potermi riambientare e riequilibrare mentalmente, ho bisogno di tutro ciò per poter condividere nuovamente la mia mente con un mondo che ora non sembra appartenermi chiusa qui dentro." mi guarda, ora più comprensivo e credo di poter sentire i suoi pensieri, il suo sguardo incerto mi porta a sferrare l'ultimo colpo a mia disposizione.

"Verrò tutti i giorni ad un orario prestabilito da noi per i consueti incontri di controllo" si passa una mano sul volto e alza gli occhi al cielo.

"Ti mando un'infermiera per aiutarti a prepararti e preparare le mie cose, poi ti aspetto nel mio ufficio per consolidare le ultime cose" batto le mani lentamente

"Vorrei abbracciarla ma mi sento come una paraplegica, mi limiterò a questo" gli mando un bacio volante e lui mi sorride scuotendo il volto, i capelli bianchi e brizzolati e gli occhi color del ghiaccio lo fanno sembrare un uomo delle nevi. L'infermiera mi aiuta a vestirmi e preparare le poche cose che ho portato con me, il mio sguardo corre continuamente sull'orario. Sono le 10, facendo un breve calcolo dovrei avere ancora qualche ora a mia disposizione per sfuggire dall'ospedale prima che lui arrivi, non voglio farmi trovare, vorrei avere almeno un pò di tempo di vantaggio per elaborare le idee.

Sento qualcosa che batte contro le pareti della mia testa, come una coltre
nube di pensieri, li scaccio e mi impongo di rimanere lucida, non posso farli vincere, devo restare lucida e agire, una lotra contro il tempo.
Rimango sola in camera, l'infermiera mi ha detto di aspettare la sua chiamata perchè il dottore era impegnato e ne approfitto per fare una chiamata.
Il bip del cellulare mi rende inquieta e la sua voce mi arriva dopo il terzo squillo.

"Bellezza, come stai oggi?" il mio cervello elabora ciò che ho bisogno di chiedergli e cerco di parlare senza sembrare una disperata.

"Jos, ho bisogno di un favore" la sua voce arriva seria e credo di aver fallito nel mio intento.

"È successo qualcosa?" cerco di rallegrarmi

"Nono, ho solo bisogno di un passaggio, ci credi? Mi hanno finalmente dimesso!"

"E Dean?" mi aspettavo questa domanda, il fatro che mi sia stato vicino per tutta la mia permanenza qui desta sospetti del perchè della mia chiamata.

"È a scuola e sai..ho davvero voglia di uscire da qui e non riesco ad aspettare" so che questo tono sbrigativo sia alquanto sospettoso ma non mi fa altre domande e gliene sono grata.

"Sono da te in 5 minuti, sei stata fortunata che oggi non avessi nessun tipo di impegni"

"Ottimo! Ti aspetto e oh..grazie mille Jos" l'infermiera arriva poco dopo e fortunatamente viene a prendermi con una sedia a rotelle, non saprei come riuscire a cordinare le stampelle con il piccolo borsone che mi pende dalla spalla.
Accordo i giorni e l'orario di visita con il dottore e prima di congedarmi lo abbraccio, è stato davvero premuroso in questi giorni, chiudendo un occhio anche quando mi scoprì a mangiare un panino di un fast food che Zac mi aveva portato, lui si che capiva la mia sofferenza nel mangiare brodino e pappetta tutti i giorni.

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