Capitolo 33

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"Io non..non credo di esser pronto a una relazione" la sua rivelazione è quasi un sussurro, per un attimo mi chiedo se lo abbia realmente detto o è solo frutto di qualche mio pensiero nascosto ma il suo sguardo si posa insistente sul mio volto e prendo un respiro.

"Okay" mi guarda confuso

"Okay? Tutto qui?" alzo un sopracciglio mentre mi sporgo a prendere una sigaretta dal tavolino, l'alcool gira velocemente nel mio corpo e il bisogno di calmarmi e distrarmi è forte

"Si Dean, okay. Cosa ti aspettavi?" i suoi occhi sono ora posati sulle mie labbra dove risiede la sigaretta e mi viene in mente il battibecco che avemmo una volta, il suo "deve esserci qualcos'altro tra quelle labbra" mentre mi toglieva la sigaretta da bocca e si avvicinava lentamente.
Sbuffo una nuvola di fumo sulla sua faccia e si riscuote guardandomi.

"Cosa ti aspettavi che dicessi? Volevi una scenata? Ti ho già dato troppo materiale" dico indicando la bottiglia dal liquido ambrato mezza vuota.

"Lo hai fatto per me?" mi chiede.
Nego con la testa mentre sbuffo un'altra nuvoletta "L'ho fatto per me"

Il suo sguardo si incupisce ma non controbbatte, non credo di sapere cosa aspettarmi e se sperare in qualcosa, la mia mente è troppo ingombra e annebbiata al momento per mettere in atto una qualunque idea.

"Posso prendere una sigaretta?" gli lancio il pacchetto che prende prontamente e si accende anche lui una sigaretta, lasciando calmare i grovigli delle nostre menti, il silenzio colma la stanza cosi come quel fumo incolore.

Sento gli occhi chiudersi e delle braccia stringermi, mi sento troppo stanca per controbbattere e prima di cadere in un sonno profondo sento Dean pronunciare uno "scusa"

Il suo volto mi scruta dall'alto del suo metro e 90, i diversi tatuaggi spiccano da ogni dove e mi ritrovo a pensare che sono sempre stati troppi per interessarmi realmente del significato di tutti.
I suoi occhi erano rossi e reggeva in mano la canna quasi giunta al termine, mi rigiro nel letto e punto i miei occhi nei suoi

"Luke, devo andare a casa" alzo il busto dal letto e vedo il suo sorriso illuminargli il volto, mi raggiunge nel letto dopo aver spento la canna e mi avvicina a lui.

"Sei sempre così bella, bambolina" divento rossa come sempre quando mi fa un complimento e mi copro le guance con i lunghi capelli, mi prende e mi porta su di lui.

"Mi eccita così tanto questa tua aria da santarellina" mi bacia portando le mani a stringermi le natiche aiutandomi a far strusciare il mio sesso sul suo, poi tutto cambia, le sue mani sembrano farsi più grandi e il suo alito ottenere un sentore di alcool, mi fa cadere a terra e mi sovrasta urlandomi addosso parole che non capisco presa com'ero dallo spavento, il palmo della sua mano arriva in contatto con la mia guancia e un bruciore si irradia per tutto il corpo.

Sento qualcosa scuotermi e chiamare il mio nome e sbarro gli occhi.

"Bambina ci sono qui io, tranquilla era solo un incubo" inspiro l'odore fresco della pelle di Dean e mi aggrappo a lui stringendomi al suo busto, la guancia sembra andarmi in fiamme e nel mio cervello immagini di violenza fisica si alternano, sovrapponendosi.
Decido di alzarmi per prendermi un bicchiere d'acqua, un dolore sordo pulsa nella mia testa e la bocca impastata mi fa venir voglia di rigettare ciò che ho bevuto.
Cerco di alzarmi e vedendomi in difficoltà Dean mi passa le stampelle.

"Vuoi che ti aiuti?" scuoto la testa e mi dirigo in cucina per prendere un bicchiere, le mani mi tremano e mi costringo ad appoggiarmi al tavolo in marmo, il moro dietro di me nota i miei movimenti e si sporge per riempirmi il bicchiere di acqua e passarmelo.

"Siediti, ci penso io" faccio come dice incapace si ribattere e cerco di tranquillizzare il mio cuore che batte all'impazzata.
Sento il suo sguardo che segue ogni mio movimento e lo guardo a mia volta inarcando una sopracciglia.

"Vuoi parlarmene?" prendo un respiro e mi passo le mani tra i capelli.

"Ho sentito che chiamavi il suo nome"

"Il nome di chi?" si siede vicino a me e beve dal bicchiere che si è riempito

"Luke" annuisco e inizio a raccontare essendo inutile mentire o nascondere quello che mi preme sul cuore e nella mente.

"Ho sognato una delle nostre giornate, solo che il ricordo era deformato"

"Che succedeva?" stringo i pugni e lo guardo

"Non credo sia una buona idea dirti quello che facevamo" inarca le sopracciglia e dice un semplice "oh" alla quale io annuisco

"Hai urlato <<Luke no, fermati>>"

"Mi stava picchiando, ecco perchè ti ho detto che il ricordo era deformato, almeno in questa situazione, non successe come ho riportato nel sogno" annuisce e mi prende una mano accarezzandomi dolcemente le nocche.

"Come mai sei restato a dormire?" dico accorgendomi dell'orario, le cinque del mattino, si gratta dietro la nuca e mi guarda stringendomi nelle spalle.

"Non avevo voglia di tornare a casa, volevo..starti vicino" mi metto a ridere coprendomi la bocca con il dorso della mano

"Gli amici non dormono insieme, signorino"

"Ma noi siamo amici speciali, no?" gli dò una spinta con la mano buona e ribatto

"Di speciale qui in mezzo ci sono solo io" mi getto i capelli dietro la nuca in un evidente gesto teatrale che lo fa piegare dalle risate

"Ma sentitela!" si fa improvvisamente serio e mi guarda

"Tu non..non ricordi nulla? si sta riferendo al motivo dell'incidente e non so perchè il mio cervello associa a quell'episodio, il ricordo dell'ombra che mi fissava, nego nuovamente con il capo e lui annuisce deluso.

"Ma.." inizio con il dire pentendomene subito dopo, non so se ciò che ho visto era stato semplicemente frutto della mia immaginazione.

"Ma?" mi sprona a parlare vedendo il mio blocco.
Scuoto la mano e sorrido rassicurandolo "Oh no nulla, ho parlato senza sapere il motivo" mi guarda stranito ma non prolifera più capendo probabilmente il mio stato d'animo contorto in questo momento.

I giorni passarono in fretta, come se il tempo volesse sfuggire impaurito, il mio rientro a scuola fù abbastanza normale, persino Diana venne a domandare di me.
Ania mi sta attaccata da molto e mi sta pregando per parlare con suo fratello mentre Zac è a casa con la febbre scampando così le mie raccomandazioni da papà infuriato.
I professori si sono rivelati tutti molto disponibili a darmi una mano, ho quasi recuperato tutte le spiegazioni perse nei giorni e fortunatamente non c'è stata nessuna verifica essendo i primi giorni di settembre.

Dean mi sta guardando seduto al banco davanti al mio e io faccio finta di non essermene accorta, dopo quel giorno si è silenziosamente distaccato e iocho accettato senza fare alcun tipo di domande, impegnata com'ero dalle mille domande che scorrevano a ripetizione nella mia testa.
Un bigliettino compare sul mio banco e poggio subito una mano sopra sperando che la professoressa non abbia notato nulla.

"È venuto a casa mia ieri sera, sembra che abbia ottenuto l'ottenuto l'effetto sperato, no? Non ti parla nemmeno" sento Dean mormorare un "che cazzo hai fatto?" rivolto a Diana probabilmente e io rispondo posando il bigliettino sul suo banco.

Ho annotato un semplice "Non sono affari miei" e al contrario di ciò che ho detto sento la rabbia irradiarsi nel mio corpo ma non muovo nemmeno un muscolo cercando di ostentare calma.

Al suono della campanella sono la prima ad uscire, cercando un luogo lontano da occhi indiscreti per prendere un poco d'aria, il mio nome viene pronunciato ripetutamente ma riesco comunque a fuggire da quella miriade di voci e pensieri che mi annebbiavano la vista.

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