Capitolo 35

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Qualcosa nella mia mente inizia a muoversi verticosamente come se i tasselli di un puzzle stessero finalmente prendendo il posto che gli spettava e dandomi modo così di capire cosa fosse successo, cosa stava succedendo.
Un muro si ruppe e tutto ciò che proteggeva si riversò all'esterno e io vidi chiaro, era per lui che quel giorno la mia mente andò a puttane, ed è sempre a causa sua se ora sono stesa sul pavimento in un baratro oscuro, fin quando tutto si spegne lasciandomi completamente priva di sensi.

Dean's pov
Le sue parole riecheggiavano ancora tra le pareti della mia mente stanca, insinuandosi sotto pelle e lasciando che un dolore si espandesse all'altezza del mio cuore.
Ero un completo idiota, passare dei giorni lontano da lei mi era sembrata una cosa fottutamente perfetta da fare, perchè non volevo illuderla, ma a quanto pare l'unica persona che si stava illudendo ero io.
Affondare ripetutamente in Diana non mi aveva lasciato quella sensazione che avevo provato quando le labbra di Alyssa erano venute a contatto con le mie e probabilmente nulla lo avrebbe fatto.

Quella ragazza era smania per il mio membro, che al solo pensiero delle sue labbra o del suo corpicino avvolto solo in un asciugamano si risvegliava facendomi imprecare per il dolore, risi per la situazione sembrano un tredicenne alle prese con la prima esperienza.
Mi alzo in un impeto di neccessità e mi dirigo alla macchina, il mio primo pensiero è quello di ritornare a casa per darmi del sollievo, ma la voce di Alyssa mi aggredì nuovamente e sterzai bruscamente pronto a raggiungere la sua abitazione.
Parcheggio lungo la strada e mi avvicino al suo cancello ma man mano che cammino qualcosa in me inizia a smuoversi, un'ansia infondata che cerco di placare senza successo perché alla sola vista del cancello socchiuso schizza alle stelle come se fosse un radar impazzito.

Forse è stata solo sbadata, stà calmo, sembri una femminuccia.

Busso aspettando pazientemente il suo arrivo e dopo qualche secondo di attesa mi chiedo se lei ci sia o meno.
Riprovo lasciando il dito premuto sul campanello più del dovuto, procurando così un suono che anche mia nonna sarebbe stata in grado di sentire ma anche questa volta i minuti passavano e la mia ansia cresceva.
Faccio un giro della casa e noto la sua macchina dall'apertura socchiusa del garage.

Altra stranezza, perchè avrebbe dovuto lasciare il garage senza preoccuparsi di chiuderlo? Sopratutto dopo che Ania mi aveva raccontato dell'amore sconfinato che questa ragazza provava per la sua auto.

Guardo in tutte le finestre sulla parte anteriore e non notando nessun movimento, avendo anche pensato all'opzione che fosse così arrabbiata con me da evitarmi, mi dirigo sulla parte posteriore. La finestra leggermente rialzata non mi permette di vedere molto, ma quello che riesco a scorgere attraverso gli spiragli mi bastò per entrare completamente in una fase di panico.
Ritorno alla porta battendo i pugni sulla porta, chiamando il suo nome e suonando il campanello contemporaneamente, cercando di far le percepire qualche rumore, sperando che sia solo svenuta.
Passano minuti interminabili prima che guardando dalla finestra che affiancava la porta notai il suo corpicino raggomitolato che guardava nella mia direzione, qualcosa si strinse nel mio petto quando notai il suo sguardo terrorizzato.

Nessuno dei due ha cambiato posizione, i nostri occhi legati da un filo invisibile non mi permettono di guardare altrove, il mondo sembra essersi improvvisamente fermato e dopo quelle che sembrano ore, essendo in realtà pochi minuti si alza delicatamente, come se fosse un vaso di porcellana e si dirige verso la porta.

I miei occhi sono stregati dai suoi movimenti leggeri che riescono a farmi accantonare per un attimo il terrore provato poco prima.
La porta finalmente si apre rivelando la sua figura, il terrore nei suoi occhi è ancora presente, brilla come una lucciola nell'oscurità.

"Bambina.." mi avvicino e dopo un'attimo di confusione iniziale si lascia abbracciare, la prendo in braccio come una sposina e lascio che poggi il suo capo sotto il mio collo.
Mi meraviglio che non cacci nessuna lacrima, tutto quel terrore dietro i suoi occhi sembra così terribile da farmi quasi crollare al posto suo, come se meritasse le lacrime che lei non vuole dare.

La porto in camera sua e la distendo sulle morbide lenzuola e per un secondi mi faccio distrarre dall'enorne affresco sulla parete retrostante al letto.

"Lo hai fatto tu?" dico indicandolo, guarda la direzione del mio dito e annuisce piano senza proferire nessuna parola

"Aspettami" le sussurro prima di precipitarmi giù per le scale, afferrare la ceneriera e il pacchetto di sigarette che giaceva in un angolo del divano e salgo le scale in fretta.
La trovo nella stessa posizione, mentre guarda le stelle dietro di lei, quando mi sente rientrare guarda il pacchetto che le tengo alzato e annuisce.
Si accende una sigaretta e sbuffa piano chiudendo gli occhi.

"Vuoi dirmi cosa è successo, bambina?" apre gli occhi raggiungendo il mio corpo seduto sul bordo del letto e prende la mia mano lasciandoci sopra un bacio fugace,le accarezzo la guancia stranita da quel gesto mentre tiene la sigaretta tra le labbra carnose.

"Ho capito cosa mi è successo quel giorno" non dovette necessariamente dirmi di quale giorno parlava perchè la mia mente collegò subito: il giorno dell'incidente.

"E.." cerco di proseguire ma vengo fermato

"È tornato, mio padre" un respiro viene bloccato nei miei polmoni e la guardo capendo ora il terrore che stava nascondendo

"Era fuori, poco fà, per questo credo di essere svenuta. E vuoi sapere la cosa migliore? Sai perchè non posso vedere mia madre che il mio cervello và in corto circuito?" annuisco e lei spinge la sigaretta nella ceneriera con forza spegnendo quel carbone ardente.

"Perchè lei sa che lui è qui, stava uscendo da casa di mia madre quel giorno" un ghigno attraversa il suo volto e per la prima volta vedo realmente cosa si nasconde dietro la sua maschera, il dolore distorce il suo viso facendola scattare in una risata isterica.

"Bambina.." di colpo abbassa le spalle sotto un peso invisibile e io non perdo più altro tempo, il mio cuore sta sanguinando dietro ogni sua smorfia o scatto e ho bisogno di sentirla vicina, la attiro a me e la faccio sedere su di me cullandola impercettibilmente e lasciando che il suo respiro caldo e sconnesso si infranga sulla sommità del mio corpo.

"Perchè sei qui?" domanda con la voce bassa e le passo le dita tra i capelli pensando alla risposta, perchè sono qui? perchè è qui che voglio essere, che devo essere, è qui che il mio cervello si sente appagato, tra le sue braccia.

"Perchè è qui che voglio essere" dico dando voce ai miei pensieri "È qui che voglio essere oggi, domani, fino a quando lo vorrai" si stacca giusto il minimo per potermi guardare in faccia e vengo immediatamente catturato dal rosso delle sue labbra.

"Voglio baciarti" le dico in un sussurro, le nostre labbra vicine e i nostri sguardi intrecciati.

"Fallo" le scruto il volto per avere una conferma ma lei è piú veloce e intreccia le mani dietro il mio collo facendo schiantare le nostre labbra, non mi nega l'accesso quando picchietto la lingua sui suoi denti e al danzare delle nostre lingue qualcosa scoppia in me come numerosi fuochi d'artificio, come un vulcano in eruzione mi sentivo forte e imbattibile.
Ma appena toccai il cielo con un dito, immediatamente mi ritrovai stordito quando ricaddi sull'asfalto mentre scostava le sue labbra, che ora premevano vicino il mio orecchio.

"Ora scapperai?" mi sussurrò piano e mi persi per un secondo per la situazione, aveva le gambe ai lati dei miei fianchi, il suo seno coperto da tutti quei strati schiacciava sul mio petto, le mani che solleticavano il collo e le sue labbra che rilasciavano aria facendomi rabbrividire.

"Non scappo più, bambina, mai più"

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