Chapter 9

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Entro nel negozio e dei campanelli annunciano la nostra presenza, aspiro l'aria dolce di cose antiche e vado davanti al bancone seguita da Ania.
Il signore davanti a me è chino su un oggetto con in mano una pinza.

"Signor Marcus!" era il signore che mi aveva paragonato a sua nipote il mio primo giorno di permanenza a New York.

Alza la testa e mi guarda sorridendomi "Niece"
si scusa in fretta delle sue parole ma io gli sorrido rassicurante.

"Sarebbe un onore essere la sua nipotina" faccio un inchino strappandogli un sorriso e gli presento Ania, le parlo di come ci siamo conosciuti e lui inaspettatamente gli parla della mia somiglianza con la nipote defunta, la mia amica ha gli occhi lucidi quando ce ne andiamo dopo un'ora. Abbiamo entrambe promesso di andarlo a trovare spesso e lui ci ha promesso in cambio di farci conoscere la sua mogliettina adorata, così l'aveva chiamata.
Prima di uscire mi aveva fermato dicendo "non nasconderti come lei, avete negli occhi la stessa luce e nel cuore le stesse paure, riconosco il dolore, perché l'ho già conosciuto" ero rimassa scossa dalle sue parole conoscendone il significato nascosto e gli avevo stretto la mano sperando che quel gesto potesse dire quello che non riuscivo ad esprimere.

Parliamo di lui fino a quando arriviamo davanti la nostra scuola e ci avviamo in segreteria per firmare alcune carte, questo posto è immenso e la mia bussola impazzisce comunicandomi che si, mi perderò spesso.
Non hanno cartine anche qui?

"Dobbiamo comprare un vestitino!"

"No no no e ancora no"

"So che non hai un vestitino" mi guarda di sottecchi

"E non voglio averlo!" non indosserò mai una cosa del genere.

"Scendiamo a patti allora, tu mi accompagni a fare compere per stasera, cerchiamo anche qualcosa per te, posso anche permetterti di prendere qualcosa che non sia un vestitino e io..ti racconto di Zac e ti preparo un pranzo vero!"

Valuto mentalmente, solo per farla stare sulle spine e mi congratulo con me stessa "allora c'è qualcosa con Zac"
Guardo la sua occhiata speranzosa e le sorrido "okay, va bene" fa un urletto entusiasta e so che mi sono cacciata in un enorme guaio.

Enorme era un eufenismo, siamo al terzo negozio e non ho ancora trovato nulla che mi piace, mi siedo su un divanetto poggiato in un angolo del negozio e ripeto la routine.
io mi siedo
Ania mi porta degli abiti
li provo
lei giudica
io sono inorridita

Torna con meno abiti del previsto e mi fa un cenno verso i camerini spiegandomi i relativi abbigliamenti, entro e provo un vestitino decisamente troppo scollato, lo scarto a prescindere
arriva il turno di una gonna nera, con uno spacco sul lato e constato che si, mi piace, prendo poi dal mucchio di abiti una top color senape, molto scuro quasi tendente all'arancione e faccio un giro su me stessa, chiedo a Ania di prendermi delle scarpe basse e poco dopo riesco a completare l'abbinamento.

Esco fuori dal camerino e faccio un giro su me stessa mentre la mia amica urla soddisfatta.

"sei perfetta!" la ringrazio

"susu paghiamo e corriamo a casa dobbiamo permetterci di fare tutto con estrema calma"

Dopo un bel pranzo ristoratore mostro ad Ania il mio lavoro incompleto beandomi del suo sguardo sognante, decido di dedicargli due ore mentre la mia amica fa un riposino e quando suona la sveglia il mio lavoro è completo, sono stanca ma soddisfatta.
Riposo un pò e quando vengo svegliata è l'ora dei preparativi, ci facciamo una doccia (separate, eh!)
lei mi prende come sua cavia e decide di acconciarmi i capelli in onde morbidi e naturali, poi non riesco a vedere più nulla perché mi vieta categoricamente di guardarmi allo specchio.
Quando entrambe siamo pronte decidiamo di guardarci allo specchio.
La mia amica è spettacolare, ha scelto un vestitino aderente color verde militare e i suoi capelli sono ricci, anche il suo trucco è perfetto e la sua carnagione scura completa il look.
Io ho un trucco molto leggero, un pò di mascara e di rossetto che rende le mie labbra più gonfie e l'abito sembra dare più colore alla mia pelle bianca.

Decido di aggiungere un mio tocco, per smorzare quel look che non sentivo appartenermi, vado a prendere i miei piercing e li metto.

Penso stia per svenire a quel gesto e mi tempesta di domande sul quando io li abbia fatti, se avessi sentito dolore, ecc.

Non ho chiesto nulla riguardo come saremmo arrivate alla festa, affidandomi ad Ania e capisco di aver sbagliato quando vedo la macchina di Dean parcheggiare davanti casa mia e la sua figura aleggiare davanti al citofono che ora suona.
Deglutisco a fatica e vado a rispondere.

"Si?"

"Alys" dice in modo secco e conciso

"No sono io Alyssa" calco sulle due ultime lettere "Io ho chiesto tu chi sei"

"Sai chi sono"

"Che rompipalle" apro e trattengo il fiato fino a quando non me lo trovo in casa, l'ambiente sembra esser stato privato dell'aria

"sei tu a trattenere il respiro"
Ecco il mio cervello.

Dean incrocia i suoi occhi nei miei e il mio volto si apre in un mezzo sorriso di strafottenza. Non mi lascio abbindolare.
Saliamo in macchina e noto che mi lancia delle occhiate dallo specchietto e io fingo di non accorgermene solo perchè non saprei come replicare.

Arriviamo in un parcheggio immenso a ridosso di una casa altrettanto immensa. Oddio ma è una villa gigantesta, 3 piani, scherziamo?!
Dean si congeda e rimango sola con la mia amica un attimo prima della tempesta.

"Devi ancora raccontarmi di Zac" le ricordo mentre siamo ancora nel parcheggio

"Non la tiro per le lunghe perchè non è davvero nulla, sono innamorata di lui da quando all'eta di 8 anni mi ha regalato un fiore che aveva raccolto da terra, credevo sparisse con l'età ma si è solo intensificato." Prende un attimo di pausa e la guardo

"È amico di mio fratello dalla culla, e si comporta come lui con le donne..quindi so di non avere speranza" abbassa lo sguardo e sospira

"Andiamo a divertirci" la prendo per mano e mi dirigo all'interno della villa alla ricerca di qualcosa di alcolico, ma trovo di meglio. Un bar..un bar? In una casa?

Ci sediamo davanti al bancone e ordiniamo due cocktail iniziando a divertirci. Dopo un pò mi scuso con la mia amica dirigendomi in bagno, ed è qui che una volta uscita qualcuno mi prende incastrandomi al muro.

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