Chapter 3

71 3 1
                                    

Giro in tondo cercando qualcuno, sono ormai le 10 di un giorno domenicale, dove sono finiti i bimbi accompagnati dai genitori stressati che cercano di fumare una sigaretta senza farsi scoprire?
Cammino fino a scorgere in lontananza delle giostrine, bingo!
Avanzo aumentando il passo, notando un signore che fuma guardando attentamente i bimbi che giocano sulle giostrine e mi avvicino cautamente

"Scusi, ha da accendere?" mi maledico mentalmente per la trentesima volta, odio dovermi avvicinare alle persone. Il signore si è ormai girato guardandomi.

"Certo" un sorriso sornione aleggia sulle sue labbra mentre mi passa l'accendino, accendo la sigaretta e glielo restituisco.

"Grazie" faccio per andarmene ma lo sento riparlare

"Vieni qui spesso, ragazzina?" calca sull'ultima parola con un tono quasi malizioso

"No, cercavo solo un'accendino" continua a fissarmi squadrandomi dalla testa ai piedi riuscendo a farmi perdere la calma

"Non riuscirai a vedere nulla, indosso di proposito abiti più grandi" gli faccio un occhiolino

"Perspicace la ragazza"

"Non hai un bimbo a cui badare?" dissi facendo un cenno verso le giostrine

"No, in realtà preferisco guardare i bimbi degl'altri" ride di gusto alla mia espressione disgustata

"Fà schifo" dico gettandogli la cicca della sigaretta ai piedi, mi giro per tornare alla panchina di prima, mi guardo intorno e sospiro, la gente comincia ad affolare il parco. La mia attenzione si focalizza su una coppia qualche panchina più in là, la ragazza è a cavalcioni sulle gambe di lui e lo bacia quasi come se volesse mangiarlo mentre lui sembra annoiato, i suoi movimenti sono lenti e ripetitivi. Sembrano la classica coppia giocatore di football-cheerleader, posso sentire la falsità da qui.
Sento un urlo e salto di poco sulla panchina spaventata dal rumore improvviso.

"Aaaah levalo levalo" non mi guardo nemmeno intorno, ho la netta sensazione che quelle urla derivino dalla cheerleader, riporto l'attenzione su di lei e vedo che ora è in piedi che saltella cercando di togliersi qualcosa di dosso, suppongo un insetto mentre il ragazzo lo guarda inespressivo e io rido a crepapelle.

Dopo essersi levata ciò che aveva addosso la ragazza mi guarda..mi sa che sono stata scoperta!
Vedo che mi indica e parla con il ragazzo che ora mi sta guardando, resto paralizzata dall'intensità e dal colore dei suoi occhi che mi trasmettono qualcosa anche da qui, mi alzo perchè non voglio discussioni e mi incammino verso l'uscita diretta verso casa.

"e quello cos'era? intensità, mi trasmettono qualcosa?"
"sapevo non avresti tardato ad arrivare"
"sono il tuo subconscio infatti"
"si però stà zitto che non ti sopporto"

Mentre passeggio verso casa scorgo un negozietto per turisti e decido di entrare decisa a comprare una cartina, pensandoci bene mi erò già dimenticata come arrivare a casa mia da quel parchetto.
Entro e mi aggiro per gli scaffali trovando ciò che cercavo, mi dirigo alla cassa e poggio il mio acquisto sulla mano tesa del cassiere mentre cerco i soldi.

"Sono 2 dollari"

"Ecco qui" dico pagando

"È sempre bello sapere che questa città attira turisti" ora che lo guardo è un signore sulla settantina, magro e con la pelle molto sottile, gli sorrido gentile, mi sono sempre piaciuti gli anziani, forse perchè adoravo i miei nonni.

"No in realtà abito qui, sono arrivata ieri pomeriggio, quindi ho deciso di fare un bel giro in sicurezza" dico alzando la cartina

"Mi ricordi tanto mia nipote, sai?"

"Davvero? Perchè?" chiedo incuriosita, lui annuisce alla prima risposta

"Aveva il tuo stesso sorriso e si vestiva come te, per cercare di nascondersi"

"Aveva? È.."

"Morta, si è nascosta così bene che non siamo mai riusciti a capire cosa avesse, e quando lo abbiamo capito è stato troppo tardi"

"Mi dispiace"

"No scusami tu, non avrei dovuto dirti una cosa di questo peso ma il tuo sorriso mi ha portato in mente il suo bel ricordo, ti ringrazio" gli sorrido di nuovo e in quello stesso istante prendo la decisione di venirlo a trovare ogni volta che mi era possibile

"Come si chiamava?" dico riferendomi a sua nipote

"Georgia" i suoi occhi si illuminano al suo nome

"Sono sicura che sua nipote le voleva un gran bene, una persona non può parlare in questo modo di qualcuno se il suo bene non fosse stato sincero, ed un sentimento così puro viene sempre condiviso"

"Sei davvero una brava ragazza"

Lo saluto con la mano dopo avergli rivolto un ultimo sorriso fino a sparire dietro l'angolo diretta verso casa mia, devo prendere l'accendino.
In dieci minuti sono di nuovo fuori casa, guardo il cellulare e mi rendo conto che il tempo è volato, è l'una e ho di nuovo fame, quindi cerco un pub sulla cartina sperando che sia aperto.
Appena lo vedo entro facendomi ammaliare dall'odore di carne e patatine, faccio una lista per organizzarmi la giornata.

1. Devo andare a scuola per compilare dei moduli.
2. Devo cercare una biblioteca per comprare i libri.

Sono così presa a cercare ciò che mi serve sulla cartina che ci metto un pò per notare la mano che si muove davanti al mio viso e il mio nome pronunciato. Riconosco subito la voce di Ania.

"Ania! Credo che tu sia la mia salvezza" arrossisce

"Io?" annuisco

"Sisi" dico veloce "Puoi aiutarmi a trovare i libri per la scuola? Ti pregoo" metto sù la miglior faccia che ho per le suppliche

"Certo che ti aiuto! Scusa Alyssa posso.." guarda verso il tavolo

"Puoi sederti" credo che sia l'unica persona che mi sia stata simpatica in meno di una giornata, è così dolce e gentile che ti viene naturale essere gentile a tua volta.
Il cameriere si avvicina portando i menù e ci rilascia sole dopo aver preso l'ordinazione.

"Non so come farai a mangiare tutte quelle cose" dice scioccata Ania

"Tutte quelle cose? Ho solo ordinato un panino, delle patatine, dei crocchè e una fetta di torta come dessert. Sono io quella scioccata, non so come farai a resistere fino a stasera con un panino, è assurdo" rido vedendo la sua faccia

"Ma sei qui da sola?"

"No ci sei anche tu" ride

"Intendo, ti sei trasferita da sola?"

"Si ma mia madre abita poco lontano da me, Lily Parker, non so se la conosci" i suoi occhi si sgranano

"LA STILISTA E LA CREATRICE DEI MIGLIOR ABITI QUI A NEW YORK, QUELLA LILY PARKER?" urla perforandomi un timpano

"Quella Lily Parker"

"E perchè ti sei trasferita?" la mia espressione diventa più fredda

"Oh ehm scusa se non vuoi parlarne non fa nulla"

"Ti ringrazio" il cameriere ritorna con le nostre ordinazioni e passiamo il pranzo a parlare dei libri e dei 3 giorni che mancano all'inizio della scuola.

Spazio autrice
Ecco il terzo capitolo
Alyssa nasconde qualcosa sul suo passato..
Sara

ResilienceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora