Capitolo 42

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La smania che mi colpisce è così forte che sembra mancarmi il fiato come mi mancano le sue labbra e le sue mani ora, dopo quella piccola confessione siamo rimasti a guardarci  lasciando i nostri respiri in nuvolette bianche, i brividi che mi percorrono il corpo non sono dovuti dal freddo ma dai suoi occhi che mi scavano dentro.

"Hai freddo?" scuoto la testa sperando che legga nei miei occhi il desiderio che ho di riaverlo vicino a scaldarmi il cuore, diviso in due tra ciò che mi ha fatto alla festa e ciò che mi sta facendo ora con solo la sua presenza.

"Cosa siamo noi?" mi lascio sfuggire in una rassegnata esasperazione di quanto vorrei avere qualcosa di concreto nella mia vita.
Rilascia un grande quantitativo di aria e capisco dal suo sospiro che è una domanda che si pone anche lui spesso ma come me non trova nessuna risposta.

"Io non dico che dobbiamo essere per forza qualcosa, ma fammi capire cosa vuoi da me, non capisco perchè tu debba riempirmi di parole dolci se poi alla prima occasione sei con Diana, non è semplice e lo sai, allora perchè perdere tempo?" la sua aria affranta mi fa sperare in una risposta decisa, ma qualcosa mi dice che il segreto che  sta tenendo sarà probabilmente ancora custodito.

"Con cosa ti ricatta?" alza la testa in uno scatto e sò di aver colpito in pieno.

"Chi?"

"Dean lo sai di chi sto parlando. Con. cosa. ti. ricatta?" dico scandendo ogni parola e muovendo alcuni passi verso di lui che indietreggia preso alla sprovvista.

"Non sono uno che si fa ricattare" stringe i pugni ma non accenna ad avvicinarsi e questo suo fremito mi fa capire che la cosa che nasconde è una cosa di cui si vergogna.

"Puoi parlarmene, non ti giudico" abbassa le spalle e il suo volto si rabbuia colpito da una battaglia sul da farsi, mi muovo nella sua direzione e lo abbraccio cercando di infondergli un pò di coraggio o speranza in qualcuno che lo comprenda.

"Non voglio parlarne qui, non in queste condizioni. Sei ubriaca e hai il suo odore addosso e questa cosa mi sta uccidendo" le mie labbra si chiudono in una linea e la rabbia inizia a prendere il sopravvento per non so quale assurdo motivo, come se qualcosa di primitivo si stesse infondendo nel mio corpo, un virus che bloccava il cervello dal pensare come avrebbe fatto una persona normale facendomi sputare parole a caso.

"E cosa pensi che abbia provato io a vederti scendere le scale con Diana? Quello mi ha ucciso, il vederti prendere le sue difese e lasciare che tutti credessero che le avessi rubato il fidanzatino come se fossimo alle scuole elementari! Assurdo!
E tu vorresti farne una causa se sono scappata via con Andrew? Mi ha fatto stare bene ed è questo che mi interessa ora e non sono minimamente dispiaciuta." la postura rigida del suo corpo mi rivela quanto si stia contenendo.

"Hai ragione" sbatto le ciglia un paio di volte prima di comprendere realmente la sua risposta

"Ho ragione? annuisce

"Si, hai ragione. Sono stato un uomo senza palle, purtroppo in quel momento le aveva in mano Diana. Spero sia stato un buon sesso." aggrotto le sopracciglia e mento per la giusta causa di fargli provare il dolore che stavo provando io.

"Magnifico" fa scorrere lo sguardo sul mio corpo prima di girarsi e sparire nel buio.

La consapevolezza di essere in mezzo a diverse persone si fa di nuovo presente e mi guardo intorno prima di scivolare dentro la macchina e accasciarmi sul sediolino lasciando il corpo scosso da diversi brividi.
Accendo il riscaldamento e chiudo gli occhi prima di mettere in moto la macchina, l'alcool che scorre nel sangue mi dice che è stato un errore bere tutti quei superalcolici, ma la mente vuota da pensieri problematici mi sta battendo la mano sulla spalla, come se fossimo vecchi amici.

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