Primo appuntamento

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Questa mattina sta piovendo.
E questa Sarah la chiama fortuna?!
Oggi è domenica, e, solo per questo giorno, la nonna ha detto che si occuperà del bar al mio posto. Sarah non va a scuola, è ancora spaparanzata sul mio letto a dormire beatamente, con braccia e gambe spalancate, la bava alla bocca, e per giunta russa pure! Non ho chiuso occhio stanotte! Non so se per l'ansia dell'appuntamento, o per il suo russare imperterrito nelle mie orecchie.
Mi avvicino alla finestra e vedo le goccioline di pioggia che rigano gentilmente il vetro, formando dei fiumiciattoli che scorrono lenti verso il davanzale. Gli alberi del giardino oscillano al soffio del vento, si sente lo sfrusciare delle foglie e l'odore della terra bagnata. Il tempo è cupo, riesco a intravedere solo un minuscolo raggio di sole che gioca a nascondino tra le nubi che ingrigiscono la città.
Mi avvicino all'armadio in legno tramandato di generazione in generazione, apro tutte le ante e tutti i tiretti, e comincio a frugare istericamente dappertutto alla ricerca di un vestito carino per l'occasione. Tute, abiti da lavoro, grembiuli da cucina, cappelli e calzini di quando ancora frequentavo la prima media, c'è di tutto qua dentro! Forse dovrei decidermi a pulire un giorno di questi! Ma non ho mai tempo! No, non è il momento di pensare a questo adesso, mi sto solo distraendo!
«Che cos'è questo casino fin dal mattino? Lasciatemi dormire, è domenica!» dice Sarah con una vocina da mezza addormentata, poi mette la testa sotto il cuscino.
«Non avresti qualche abito carino da prestarmi? Tu, ragazza chic di Parigi?»
All'udire questa frase, la vedo sollevarsi di scatto dal letto, quasi fosse un robot automatizzato, pronto a scattare immediatamente a qualsiasi ordine del suo padrone.
«Ovviamente ce l'ho!» risponde mettendosi a urlare, e iniziando a saltare da seduta sul letto.
Poi, si alza velocemente e la vedo uscire dalla stanza. Dopo qualche minuto che è parso un'ora, la vedo di ritorno con un mucchio così grande di vestiti che non riesco più a vederle la testa.    
«Ti dispiacerebbe darmi una mano?!»  
«Oh, si...» prendo metà dei vestiti e li appoggio sul letto.
«Allora, iniziamo a provarli tutti!»
«Cosa?! Tutti? Sei impazzita!»
«Muoviti, su, su!»
Sarah mi fa provare praticamente tutti i vestiti del suo armadio, dopo circa un'ora, giunge alla conclusione che il primo che ho provato è perfetto per me. Un abitino bianco non troppo provocante, che va perfettamente in contrasto con la mia carnagione un po' bruna, lungo fin sopra le ginocchia, scollato sulla schiena, con una cintura nera che mi stringe la vita, e senza maniche. Come tocco finale, mi presta le sue famigerate e costose scarpe nere con il tacco alto, comprate con mesi e mesi di paghette messe da parte, paghette che le davo io, quindi in pratica è come se le avessi comprate io. Ma tralasciamo questo dettaglio.
«Così sei perfetta!» mi dice osservandomi mentre mi rifletto nello specchio.
Dopo aver preparato il resto delle cose, ossia, borsa, gioielli, capelli, e tutti i vari ornamenti, faccio un bel respiro profondo, prendo l'ombrello ed esco di casa intimata da mia sorella che mi dice di sbrigarmi.

La pioggia è piacevole, sento il ticchettio delle goccioline sull'ombrello. Cerco di camminare tenendo i piedi ben saldi a terra, non vorrei proprio scivolare con questi tacchi, soprattutto perché non sono abituata a portarli, ma Sarah ci teneva che io facessi bella figura.
Percorro la strada che sono ormai abituata a fare ogni mattino da due anni a questa parte, arrivo davanti all'entrata del mio bar, chiudo l'ombrello e resto ad aspettare sotto i davanzali dei balconi. 
Dopo cinque minuti abbondanti, una macchina d'epoca nera di medie dimensioni parcheggia proprio davanti al mio bar.
Sono tesissima.
Lo sportello dell'auto si apre lentamente, e, una figura alta ed elegante mi si para davanti. I bellissimi occhi di Dominique, che, questa mattina tendono sul grigio a causa del maltempo, mi scrutano dalla testa ai piedi. Anche io, d'altro canto, non riesco a levargli gli occhi di dosso. Indossa un abito gessato blu, accostato ad una raffinatissima cravatta di seta nera. I suoi capelli sono più perfetti del solito, di un biondo lucente, morbidi e setosi, tanto da far venir voglia di accarezzarli. 
Inizia a muoversi verso di me con fare elegante e gli occhi dolci, il tutto contornato dal suono della pioggia che crea un'atmosfera unica, quando...
SPLASH!
Una macchina passa a tutta velocità per la strada, e mi schizza l'acqua addosso. Iniziamo bene direi.
«Accidenti! Tutto a posto?» mi dice Dominique avvicinandosi verso di me.
«Si, è solo un po' d'acqua, dovevo fare attenzione a non fermarmi troppo vicino alla strada!»
Lo vedo estrarre dalla tasca un fazzoletto di seta bianco, con le sue iniziali ricamate sopra. Si avvicina verso di me e comincia ad asciugarmi il vestito gentilmente.
«N-non mi sembra il caso, non ti preoccupare!» gli dico timidamente, mentre sento le gote prendere fuoco.
«Vogliamo andare?» mi dice porgendomi il braccio, poi mi apre lo sportello dell'auto per aiutarmi a salire.
Esistono ancora ragazzi di questo tipo?! Non l'avrei mai detto.
«Sei davvero bella oggi Yolanda, anche se lo sei sempre»
«G-grazie, anche tu!»
Oh no, sono davvero sfacciata! Non è da me fare questo genere di complimenti al primo appuntamento! Ah già, non ho mai avuto un appuntamento, questa è la prima volta, beh, allora se sbaglio qualcosa sono giustificata!
Dominique inizia ad avvicinarsi a me lentamente, sento il cuore palpitare... non è troppo presto?!
Man mano che si avvicina, riesco a percepire sempre di più il suo profumo dolce ma allo stesso tempo mascolino.
Inizia ad abbassarsi, e...
Mi allaccia la cintura di sicurezza.
«Non vorrei mai che ti facessi male, meglio essere prudenti».
«Ah, si, giusto...»
Credo di aver giocato un po' troppo con la fantasia.

      

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