Rivelazioni

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Questa notte il buio e il silenzio sono i nostri padroni, così come i nostri corpi, premuti violentemente sulla parete.
Penso a Dominique, che poco prima che piombasse l'oscurità mi guardava con occhi freddi e vuoti, quegli occhi così dolci una volta, ma ora così pungenti come sottilissime lame di ghiaccio. Li sento perforare lentamente il mio cuore vuoto.
Lentamente tento di liberarmi dalla sua presa. «Dominique» sussurro. «Dimmi che cosa ti succede, so che c'è di certo qualcosa sotto, qualcosa che non vuoi dirmi».
I suoi occhi tremano per un istante, non riesco a vederli a causa del buio, ma riesco a percepire la stretta delle sue braccia affievolirsi sulle mie spalle.
«Yolanda» sussurra. «Non dovresti credere a tutto quello che le persone dicono, l'uomo perfetto non esiste».
Il mio cuore sussulta, così come i tuoni che rimbombano violentemente all'esterno, poi, una pioggia fitta e sottile comincia, quasi come se volesse essere la colonna sonora di questo momento.
La luce di un lampo mi lascia intravedere il viso di Dominique per un istante, illuminandolo per metà, e lasciando l'altra metà del suo volto nell'oscurità. Sembra una maschera, la sua maschera.
Mi rendo conto che ognuno di noi nasconde dentro di sé un lato più luminoso e un altro più cupo. Quel lato che tutti cercano di nascondere, ma che alla fine emerge sempre. Non importa ciò che succederà, non posso lasciarti andare.
Lo stringo forte a me, facendogli sentire il calore del mio corpo. «Per favore, confidati con me, liberati da questo peso» sussurro. 
La tensione delle sue spalle cede completamente, e ricambia il mio abbraccio.
«Yolanda, ti ho mentito su tante, troppe cose, forse su tutto. Ma su una cosa sono sempre stato sincero, i miei sentimenti per te. Tu riesci ad accettarmi così come sono, non ti importa se mi sono rivelato una persona diversa, tu non mi lasci andare e mi stringi a te». Sussurra in modo malinconico. «Se ti ho portata in questa villa, è perché non riuscivo più a fingere, volevo dirti tutta la verità su di me.»
«Quale verità?» chiedo a bassa voce.
«Non sono la persona fantastica che tu credi. Sapere chi sono forse ti sconvolgerebbe e ti allontanerebbe da me, e non voglio questo, è per questo che ti ho mentito».
Questa notte il vento è gelido, così come il suo cuore.
Mi stringo a lui, ancora più fortemente, lasciando che il calore del mio corpo lo conforti in questa buia notte.

*

Viktor POV'S [Questa parte è narrata dal punto di vista di Viktor]

«Mamma, noi stiamo andando» dico mentre mi accingo a uscire dalla baracca assieme a Paul.
«Un giorno vorrei proprio conoscere la persona di buon cuore che vi ha permesso di lavorare lì, ci è molto d'aiuto».
Resto fermo per un secondo senza rispondere, poi inizio ad andare avanti.
«A-aspetta! Vai piano!» Paul urla alle mie spalle.
«Sto già andando piano, sei tu che sei lento!»
«Non prendertela con me per tutto!» urla correndomi dietro per raggiungermi.
Non posso credere che mi abbia chiuso il telefono in faccia, deve proprio divertirsi con quel damerino da due soldi. Perché ci penso tanto poi? Lasciamo perdere.
Mamma dice che è grata a Yolanda per il lavoro al bar, come fa a dirlo? Prima avevamo un albergo di lusso, dove anche i VIP erano nostri ospiti, adesso siamo ridotti in miseria. Ricordo ancora tutto, come se fosse ieri.
Papà iniziò a giocare d'azzardo più del solito, aveva già il vizio del gioco, ma non credevo si spingesse oltre. Più in la, ci informò che si era "indebitato" fino al punto di perdere tutto.
La verità è che la nostra famiglia era diventata bersaglio di racket. Ho sempre finto di non sapere nulla, ma la realtà è che sono un codardo.
«Dove vai? Guarda che siamo arrivati!» Paul mi risveglia dai pensieri.
«Ah, si, vero».
Entriamo al "Mercier", e la nonna è lì, pronta ad accoglierci con un vassoio di dolcetti appena preparati.
«Buon giorno cari! Volete favorire?»
Paul non se lo fa ripetere due volte, e, morde un grande bignè riempiendosi le già paffute guanciotte rosse.
«E tu? Come ti sei conciata?» Ridacchio indicando Sarah vestita da cameriera sexy. «Dove pensi di essere? In un bar a luci rosse?»
«Fatti gli affari tuoi tu! Paul di sicuro pensa che io sia affascinante, vero?» dice mettendosi una mano in viso e sbattendo le ciglia.
Paul annuisce velocemente, con la bocca sporca di panna e facendo ondeggiare i suoi capelli neri dal taglio a scodella.
«Per caso tua sorella ti risponde al cellulare?»
«No, se la starà spassando!»
Sospiro indignato, poi mi accorgo di un uomo che sta amabilmente chiacchierando con nonna Marie.
«Come mai avete portato la posta qui?»
«Ormai so che posso trovarvi qui tutte le mattine, e ve la porto direttamente qui!»
«Oh grazie, che gentile!»
«Arrivederci signora!»
Vedo l'uomo andare via in bicicletta, poi mi avvicino alla nonna, incuriosito dalla misteriosa busta che stringe tra le mani.
«"Indirizzata a Yolanda Morales"» legge a voce alta.
«Dai, dai aprila!» urla Sarah saltando di gioia.
«Non sai proprio farteli gli affari tuoi tu, eh?» gli rispondo acido.
Mi guarda storto, poi strappa la busta dalle mani della nonna.
«Ehi, che fai cara!»
«Spio, ovvio!» dice strappando la busta freneticamente. «Oh, è una lettera!»



"Cara Yolanda,
Finalmente sono riuscita a sapere dove vivi dopo molti sforzi e ricerche. Ricordavo il cognome dell'uomo che ti adottò, e, facendo ricerche sui social online, ho trovato una certa Sarah Mercier che aveva una foto raffigurante un bar. Ho cercato subito il numero del locale, chiedendo se una ragazza di nome Yolanda lavorasse lì o appartenesse a quella famiglia. So che ormai è troppo tardi, ma volevo comunque fartelo sapere. Sono colei che ti ha dato alla luce. Non posso definirmi madre, perché so di non averti cresciuta. Mi pento di quella scelta che presi anni fa, ero così giovane e stupida. Spero che tu stia bene e che ti abbiano saputo donare l'amore che non sono mai riuscita a darti. Il mio desiderio più grande, sarebbe quello di incontrarti di persona, vederti in viso e parlarti, conoscerti. Ovviamente non mi aspetto nulla, ma la scelta sta a te. Sono appena arrivata a Parigi. Ti aspetto lunedì davanti alla "Place de la Concorde" alle 21:00. Indosserò una maglietta rossa.
C.G" 


Un silenzio improvviso piomba nel locale.
«Ti avevo detto di farti gli affari tuoi!» urlo.
«Ma che ne sapevo!»
«Ragazzi, state calmi, ora non ci resta che metterci in contatto con Yolanda! Su, provate a chiamarla!» ci ordina la nonna.
Compongo velocemente il numero di telefono, mi sento agitato al suo posto, ma non capisco il perché.
Squilla, squilla, squilla...
Ma non c'è nessuno che risponde.    




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