Quando sono con te

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Durante le due ore di volo siamo rimasti in silenzio, come se fossimo troppo confusi per riuscire a parlare e troppo stanchi per riuscire a guardarci negli occhi.
In questo momento, l'unica cosa a cui riesco a pensare è: cosa succederà?
Poco fa, lo sguardo di Adrien era simile a quello di un bambino impaurito che tentava disperatamente di fuggire dal mostro cattivo.
Per tutta la vita ho atteso notizie di mia madre, mi facevo mille domande e mi rispondevo da sola, incapace di andare avanti, ma, dopo aver incontrato Adrien, l'unica cosa di cui riesco a preoccuparmi è lui, come se il mondo intorno a me fosse scomparso, come se non ci fosse nient'altro che lui.
Il muro che ci divideva, lentamente sta crollando, rivelando tutti i nostri punti deboli, sento di essere più vicina a te adesso.

«Parigi, quanto mi è mancata questa città» dice Adrien alzando gli occhi al cielo, mentre iniziamo a uscire dall'aeroporto.
«Adrien» mi schiarisco la voce. «A cosa alludevi quando hai detto a tua sorella che saremmo scappati insieme?»
«Che buffo» sorride lievemente guardandomi negli occhi. «Mi fa strano sentirmi chiamare con il mio vero nome da te. Comunque, intendevo proprio quello che ho detto, seguimi e non dire nulla».

Si è fatta sera, abbiamo ripercorso strade che mi hanno fatta tornare indietro nel tempo con i ricordi, a quel giorno in cui stava piovendo, e io ero lì, sotto i balconi ad aspettarlo.
Arrivò dinanzi a me con uno splendido sorriso che gli dipingeva il volto e mi invitò a prenderlo sottobraccio.
«Ehi, ma questo è...» mi fermo improvvisamente iniziando a fissare la saracinesca dinanzi a me. Siamo davanti a quel vecchio garage, quello in cui sono racchiusi tutti i ricordi più tristi di Adrien.
Lui non proferisce parola, semplicemente apre la serranda con nonchalance entrando nel garage a passi felpati, lo seguo.
«Casa dolce casa!» esclama facendo rimbombare la sua voce nella stanza.
«Cosa intendi dire?»
«Ho intenzione di tornare a vivere qui per un po'» dice appoggiando le valigie e poi prendendo quel vecchio materasso sporco che è appoggiato al muro, posizionandolo per terra.
«Stai scherzando? Vuoi fare ancora il fuggiasco? Come farai qui da solo?»
«Non sarò solo, ci sarai tu con me» mi dice dolcemente, avvicinandosi a me.
«Cosa?!» urlo, facendo rimbombare la mia voce nella stanza.

Adrien mi prende per un braccio e mi tira verso di sé, abbracciandomi.
«Aspetta! Devi ancora spiegarmi...» non riesco a finire la frase, vengo trascinata da lui e poi spinta su quel vecchio materasso.
Si siede accanto a me, fissandomi con occhi magnetici, quegli occhi blu che riescono a imprigionarmi tutte le volte.
Lentamente comincia a protendersi verso me, senza mai distogliere lo sguardo dalla mia immagine.
Il mio cuore comincia a palpitare più velocemente del normale, sento le mani che mi tremano e la sudorazione che aumenta costantemente.
«Adrien...» chiudo gli occhi strizzandoli fortemente.
«Apri gli occhi» sussurra, così vicino a me da poter sentire il suo respiro sulla mia pelle.
Lentamente inizio ad aprire gli occhi, è ancora vicinissimo a me.
Comincia a spostare il suo volto verso il mio collo, e, dolcemente, inizia a sfiorarmelo con la punta della lingua.
«C-che fai?!» sussurro, sentendomi le guance sempre più calde e iniziando ad ansimare.
«Ti mostro i miei sentimenti» dice fermandosi e avvicinandosi al mio viso, fissandomi nuovamente negli occhi.
«Non stai esagerando?» chiedo paonazza.
Alle mie parole, lo vedo sbottonarsi velocemente la camicia, il mio cuore non smette di battere all'impazzata, perché deve essere sempre così passionale? Anche quella volta, quando eravamo seduti sulla panchina di quel parco, lui era così. Quella volta si stava comportando come Adrien e non come Dominique.
«Ascolta» mi afferra per il polso, poggiando la mia mano sul lato sinistro del suo petto. «Lo senti?»
Anche il suo cuore sta battendo all'impazzata in questo istante, non sono la sola a sentirsi così, anche lui deve sentirsi parecchio agitato.
Annuisco, con gli occhi intenti a fissare la mia mano sul suo torace. Posso sentire le pulsazioni del suo cuore fluire attraverso il mio braccio, e arrivare dritte al mio petto, quasi come se fossimo collegati da un filo invisibile che ci ha sempre legati, noi, tanto diversi all'apparenza, ma tanto simili nei sentimenti.
Con un magone in gola e nel cuore, lo tiro in basso, verso di me, lasciando che le nostre labbra si sfiorino per un istante.
Questa volta, entrambi siamo caldi, a differenza di quella notte fredda a lume di candela nella villa. Questa volta, entrambi siamo complici dello stesso delitto.
Ci sfioriamo, ancora una volta, poi il tocco della sua mano sulla mia schiena. Mi stringe, mi protegge, mi porge un bacio delicato.
La tensione aumenta, così come il calore dei nostri corpi, desiderosi di possedersi sempre di più.
In questa dolce notte, i pensieri sono scomparsi, così come accade ogni volta che sono insieme a te.
Questo spoglio garage, queste mura grigiastre, questa puzza di muffa, questi fogli svolazzanti e questa molla sul materasso che continua a pizzicare i nostri corpi, non esiste più nulla quando sono con te.
Sono vittima di un turbine di emozioni che prende il tuo nome, Adrien.
Se solo l'avessi capito subito, se solo non avessi esitato, forse non ti avrei ferito così tanto, tu, costretto a nasconderti perfino da te stesso, tu, che ti sarai sentito un miserabile quando quel giorno ti dissi "non mi sento alla tua altezza", mai avrei potuto pensare che fossi tu quello a sentirsi inappropriato.
Se potessi tornare indietro nel tempo mi rimangerei quelle parole, ma non posso farlo, posso solo restare qui accanto a te in questo momento.
Adrien, sigilliamo tutti i nostri terribili ricordi in questa notte di luna piena.









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