«Ma sei disgustosa!» esclama la signora Monique. «Tanja, per favore, riportala nella sua camera, non voglio più vederla!»
«Ehi! Ma non ho neanche cominciato a mangiare!»
«Giusto, Tanja, portale un po' di pane e formaggio in camera più tardi».
Sono senza parole, davvero mi stanno trattando come un animale selvatico? E Dominique? Perché non sta dicendo nulla? Ti prego, prendi le mie difese!
Cerco con lo sguardo i bellissimi occhi di Dominique, ma lui non sta guardando verso di me. Lui mangia, con gli occhi spenti abbassati sul suo piatto.
«Andiamo signorina» mi dice Tanja spingendomi verso l'uscita della sala da pranzo.
Mi sento così umiliata e ferita, che, due piccole goccioline, cominciano a rigarmi le guance. Non voglio che mi vedano in questo stato, così comincio a correre rapidamente la rampa di scale diretta nella mia stanza. Mi richiudo la porta dietro di me, poi, prendo il cellulare e comincio a comporre un numero. Ti prego, rispondimi.
«Pronto, Yolanda?» è la voce di Sarah.
«Sarah...»
«Tutto ok? Hai una voce strana, come sta andando il tuo primo giorno?»
«Bene...»
«Sei sicura? Non mi sembra dalla voce».
Sento una voce molesta più bassa provenire dal cellulare, è Viktor, ha una voce inconfondibile, potrei riconoscerla tra mille.
«Dai, passamela!»
«Un attimo! Ci sto parlando io!»
«Pronto, Yolanda?» mi dice Viktor. «Come va la vacanza? Ho letto il tuo messaggio, ma non ti ho voluto rispondere perché sembrava te la stessi spassando, io invece sono qui, a lavorare, schiavizzato!»
Sono così triste che non riesco a parlare, ma, nonostante tutto, mi sento confortata nel sentire la voce di Viktor. Non ho bisogno d'altro per calmarmi, quel suo tono un po' burbero, ma allo stesso tempo gentile, la sua voce roca che mi risuona nei timpani, anche se per poco tempo, mi è mancata.
«Pronto? Mi stai ascoltando?!» dice Viktor inveendo contro di me al di là del cellulare.
Sento bussare alla porta, così, dopo aver salutato velocemente Viktor con la promessa di richiamarlo più tardi, vado ad aprire.
«Ah, sei tu Dominique» dico tristemente abbassando lo sguardo.
«Perché? Chi credevi che fosse?»
«Nessuno...»
«Ascolta, mi dispiace per i miei genitori, hanno davvero esagerato».
«E tu? Perché non hai detto nulla per difendermi?» gli rispondo arrabbiandomi. «Dominique, non mi sta bene essere trattata così!»
Gli occhi di Dominique si fanno improvvisamente cupi e sinistri. «Vuol dire che vuoi già tornare a casa? Il primo giorno di vacanza?»
«Se per i prossimi mesi sono condannata all'umiliazione, si!» rispondo in modo secco e deciso.
«Tu non andrai proprio da nessuna parte» mi dice con un'aria sempre più sinistra negli occhi, iniziando ad avanzare verso di me.
«Dominique? Che hai?» chiedo indietreggiando.
Il suo viso torna improvvisamente sereno e luminoso, poi scoppia in una sonora risata. «Stavo scherzando sciocca! Non ti agitare!»
«Cavolo, mi hai fatto spaventare! Non rifarlo!»
«Sigorina» dice Tanja irrompendo improvvisamente nella stanza, portando con sé un piatto contenente sul serio pane e formaggio. «Buon appetito» dice per poi dileguarsi alla velocità della luce.
Dominique mi guarda in modo quasi divertito.
«Beh, ti lascio cenare in santa pace, vado a fare un bagno caldo».
«Si, cenare...» borbotto.
«Hai detto qualcosa?»
«No, no, nulla. Buon bagno».
Adesso dovrei riuscire a fare una telefonata in santa pace senza interruzioni di terzi!
Rivolgo lo sguardo verso il comodino, ma non vedo il cellulare. Dove l'ho appoggiato?
Provo a controllare tra le coperte del letto a baldacchino, sopra e dentro i comodini, addirittura sotto il tappeto, niente, non c'è. Non mi dire che l'ho perso! Adesso come faccio? Andrò a chiedere a Dominique se l'ha visto o se può prestarmi il suo.
Inizio a percorrere a passi scalzi l'intera villa, alla ricerca di Dominique, ma è come cercare un ago in un pagliaio. I corridoi sono tutti semi-bui, la leggera luce che mi permette di proseguire la mia "esplorazione", è quella fioca delle candele, situate casualmente un po' in tutta la villa.
Vedo di nuovo quei quadri appesi alle pareti, quelli che ho notato quando sono arrivata, ossia, i ritratti di alcuni familiari di Dominique. Accanto a uno di questi, vi è una candela che illumina l'etichetta: "Alphonse Caron". Non credo sia questo il momento più adatto per mettersi a leggere l'intero albero genealogico di Dominique, devo sbrigarmi e trovare qualcuno, questa atmosfera inizia seriamente a inquietarmi.
«Che stai facendo qui?» una voce alle mie spalle.
Un urlo mi viene bloccato da una manata davanti alla bocca. «Shh, fai silenzio!»
Per fortuna è solo Dominique.
«Finalmente, ti ho cercato dappertutto!» dico sussurrando dopo essermi levata la sua mano dalla mia bocca.
«Dimmi».
«Per caso hai visto il mio cellulare? L'ho cercato dappertutto!»
«Intendi questo?» dice estraendolo dalla sua tasca.
«Come ce l'hai? Ero sicura di averlo lasciato in camera!»
«Infatti era lì».
«Questo vuol dire che l'hai preso di proposito? A cosa ti serve?»
«A essere sicuro che tu non fugga da qui» dice di nuovo con quello sguardo sinistro negli occhi.
«Che cosa intendi dire?» dico con voce tremante.
«Povera, piccola Yolanda...»
«Insomma, parla!»
«Stai ancora aspettando il principe azzurro, vero? Tua mamma non ti ha insegnato a diffidare dagli sconosciuti? Ah, che sciocco, tu non hai una madre!»
Resto immobile e in silenzio davanti a quello sguardo crudele e paralizzante, non avrei mai creduto di udire tali parole da lui. Lui che è sempre stato così gentile con me, che mi ha riempita di complimenti. Perché ora si sta comportando così? Da quando siamo arrivati alla villa ha cominciato a comportarsi in modo strano, non lo riconosco più.
Improvvisamente inizia a immobilizzarmi, prendendomi dalle braccia e spingendomi con forza contro il muro.
Quasi di getto, mi viene da urlare di terrore, ma qualcosa blocca la mia voce.
Le labbra di Dominique, premute con forza contro le mie, sono così fredde e ruvide, quel bacio privo di alcun calore e sentimento mi raggela il cuore, e calde lacrime iniziano a sgorgarmi giù dalle guance.
Tento di spingerlo con la forza, ma non ci riesco, ha davvero una grande forza nelle braccia, troppa per essere un semplice studente di economia, o uno scrittore.
La luce fioca delle candele illumina questa scena raccapricciante, poi il vento. Un vento gelido proveniente da una finestra aperta lì vicino, spegne le candele, e tutto piomba nell'oscurità.
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Untitled
RomanceYolanda è una ragazza di origine spagnola, ma adesso vive a Parigi per una serie di sfortunati eventi, Dominique è il cliente abituale del suo bar, che, una mattina propone alla ragazza di frequentarlo. Non avendo mai avuto esperienze amorose prima...