La storia di Viktor

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«La verità è che... in realtà sono un alieno!» dice Viktor urlando, alzandosi dal divano di scatto.
Sarah si alza con il viso incazzato e comincia a picchiarlo dappertutto.
«Ahia!» urla Viktor proteggendosi con le braccia. «Va bene, va bene, parlo!»
«Bravo, hai capito finalmente!» dice Sarah prendendo nuovamente posto a sedere.
«Allora» comincia. «Adrien non l'avevo riconosciuto all'inizio, cioè, mi era antipatico anche se non sapevo chi fosse».
Alzo gli occhi al cielo con aria esasperata. «Arriva al dunque!»
«Come sei frettolosa!»
Lo guardo di nuovo in modo storto.
«Io non sono mai stato un poveraccio in passato, anzi, la mia famiglia gestiva un hotel di lusso. Un giorno, mi accorsi che mio padre, già con il vizio del gioco, aveva aumentato la dose».
«In che senso? Si drogava?» chiede Sarah.
«No! Nel senso che ha cominciato a giocare sempre di più! Ha iniziato anche a chiedere prestiti a chiunque, perfino ai nostri clienti. Tutto questo perché era minacciato da alcuni mafiosi che gli chiedevano continuamente soldi».
«Quindi, questi mafiosi erano i membri della famiglia di Adrien! E perché gli chiedevano soldi?» lo interrompe Sarah.
«Mi fai parlare?! Secondo te perché? Per arricchirsi, per avere la pappa pronta senza lavorare! Ecco perché Adrien era e rimane un figlio di papà per me!» urla.
«Insomma, basta!» urlo.
«Dicevo, mio padre veniva minacciato da questi individui, veniva ricattato, così iniziò a giocare sempre di più, sia per ripagare i prestiti, che per pagare gli stronzi. Alla fine si è giocato anche l'hotel, inutile dire come è finita poi».
«Ma Adrien non è cattivo! La sua famiglia è così, non lui!» urlo.
«Lui fa parte di quella famiglia, cosa ci sarà mai di diverso in lui?» dice guardandomi storto.
«Tu non lo conosci, lui è gentile!» gli urlo contro agitando il braccio.
«Ti sei innamorata di lui?» mi chiede.
Tutti iniziano a fissarmi, aspettando ansiosi la mia risposta.
«Non eri tu quella che diceva che è stressante? Che non si fida di te?»
«All'inizio era così» affermo. «Stare con lui mi metteva sempre una certa ansia, l'atmosfera a volte diventava gelida, come se tra noi due ci fosse un muro. Dopo essersi rivelato per quello che è, sono rimasta sconvolta inizialmente, però poi ho pensato una cosa. Per quanto una persona possa indossare una maschera, un briciolo di verità c'è sempre, è impossibile recitare la parte di qualcun altro per ventiquattr'ore al giorno».
«Mi stai dicendo che Adrien ti piace di più del perfetto Dominique?» mi chiede con sguardo truce.
«Si, è così».
Viktor si alza di scatto dal divano, lasciando tutti i presenti con gli occhi sbarrati, poi lascia la stanza.
«Mi sa che non l'ha presa bene» dice Sarah avvicinandosi a me, sussurrando.
«In ogni caso, non sono affari suoi. Dovrà accettarlo».
La nonna, che per tutta la conversazione era rimasta in silenzio, scoppia a ridere di gusto.
«Perché ridi nonna?» chiede Sarah.
«Non sarà che tu gli piacevi? Eh Yolanda?» dice con il viso sorridente.
«Io? Ma se mi ha sempre presa in giro!»
«Appunto» ride. «Alcuni ragazzi corteggiano le donne in questo modo».
Non avevo mai pensato a una cosa simile. La nonna avrà ragione? Se è così, sarà meglio andare da lui e parlarne. Mi alzo anche io di scatto dal divano, e mi dirigo nella stanza adiacente, dove, un Viktor dall'aria gentile è seduto attorno al tavolo della cucina, a parlare con Betty.
«Viktor» mi schiarisco la voce per farmi notare. «Possiamo parlare?»
«Di cosa vuoi parlare?» mi chiede, tornando con il suo solito sguardo arrabbiato.
«Io ti piaccio?» chiedo decisa.
Viktor, che stava bevendo un bicchiere d'acqua, sobbalza, versandosi l'acqua addosso e iniziando a tossire ferocemente come un toro.
«Come ti vengono in mente certe cose?!» dice cercando di parlare, continuando a tossire.
«Beh, la nonna ha detto che...»
«La nonna? La nonna vuole solo accoppiarti con qualcuno, non ha fatto la stessa cosa con Dominique?» chiede iniziando ad asciugarsi la maglietta bianca con le mani.
«Aspetta, ti prendo un panno» dice Betty.
«Grazie» risponde. «Comunque, hai capito?» si rivolge di nuovo a me.
«Forse hai ragione» rispondo incredula.
«Ecco, brava, finalmente capisci qualcosa».
«Allora mi aiuterai?»
«A fare cosa?»
«Lo sai già, non fare finta di nulla».
Viktor fa una pausa di qualche secondo, poi continua. «Andiamo».
«Cosa? Ora?»
«Sì, adesso» si alza dalla sedia. «Betty, lascia stare il panno, ho un altro favore da chiederti».
«Dimmi pure» dice gentilmente.
«Potresti trattenere tutti quanti in salotto? Noi due dobbiamo andare».
«Cosa? Che dovrei fare?» si mette una mano sulla guancia.
«Non lo so, inventa qualcosa, digli che stiamo discutendo sui nostri sentimenti, o fandonie simili».
«Perché non vuoi dire a nessuno che ce ne stiamo andando?» chiedo, fissandolo con aria interrogativa.
«Ragiona, metterai tutti in pericolo, in più, loro non c'entrano nulla con questa storia. Siamo io e te i diretti interessati».
«Va bene» annuisco. «Mi hai convinta».

Io e Viktor, sgattaioliamo verso la porta d'uscita, coperti da una Betty che, per distogliere l'attenzione da noi, si sta dilettando nella bellissima imitazione di uno struzzo in amore.
«Poverina» sospiro. «Mi dispiace per lei».
«Muoviti» mi intima Viktor.
Entrambi usciamo dalla piccola abitazione, ritrovandoci per strada, una strada a me sconosciuta.
Mi sento prendere la mano improvvisamente. «Che fai?» chiedo.
«Non conosci queste strade, in più, non possiamo prendercela comoda, dobbiamo correre. Non voglio perderti per strada come un cane, purtroppo però, non ho un guinzaglio, quindi tieni ben salda la mia mano».
Viktor comincia a correre, trascinandomi con sé. Sono dietro di lui, cercando di stargli dietro, ma è troppo veloce. Da questa angolazione, riesco a vedere le sue piccole spalle. Ancora una volta. Ora che ci penso, ogni volta riesco a vedere le sue spalle perché lui è sempre davanti a me. Lui è la mia guida, corre con coraggio dinanzi a me facendomi da scudo e illuminando il mio cammino. 


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