«Si, sono venuto, ma non l'ho fatto di certo perché me l'hai chiesto tu» mi dice Viktor fissandomi con il solito sguardo ribelle.
«Suvvia, non litigate! Il giovanotto qui presente mi ha già spiegato tutta la situazione!» dice nonna Marie apparendo improvvisamente da dietro al bancone.
«Nonna! Hai la cattiva abitudine di decidere sempre da sola!»
«Sciocchezze cara!» mi dice facendomi l'occhiolino. «D'ora in avanti, Viktor si occuperà delle ordinazioni, tu resta pure a lavare i piatti cara!»
«COSA?!»
«Non hai sentito quello che ho detto? Su, su, muoversi!»
Oltre al danno anche la beffa. Non solo prima vengo trattata male da quel moccioso, si presenta poi sul mio posto di lavoro dopo aver rifiutato la mia GENTILISSIMA offerta, e IO vengo mandata a lavare i piatti. Fantastico.
«A proposito cara, come è andato poi l'appuntamento con Dominique?» mi chiede la nonna con gli occhi sognanti.
«Non ho voglia di parlarne» dico fermamente.
«Pfft... scommetto che quel principino ti ha dato buca» dice Viktor mettendosi una mano davanti alla bocca cercando di nascondere una risatina.
«Davvero spiritoso! No! Non mi ha dato buca!»
«Allora sei stata tu a dargli buca? Qual è il problema? Volevi fare la principessa sul pisello? Magari il suo?»
«Come scusa?!» gli dico incazzandomi e stringendo i pugni dalla rabbia.
«Dai, non litigate!» ci interrompe la nonna. «Sono sicura che diventerete amici con il tempo! E tu, dopo vedi di raccontarmi come è andato l'appuntamento!»
«No!»
«Ah, è così? Allora fila a lavare i piatti!» mi dice la nonna con un sorriso stampato in volto, spingendomi verso la porta del cucinino.*
Ho lavato tazze, bicchieri, posate e piatti per tutto il giorno, sono sfinita. Lo ammetto, avrei voluto vedere Viktor come se la cava con i clienti, è così burbero che potrebbe allontanarli. Forse potrei andare a dare un'occhiata, tanto questo è un orario morto in cui non arriva mai nessun cliente.
Mi avvicino silenziosamente alla porta del cucinino, facendo molta attenzione a non farla cigolare.
Lentamente apro la porta di un quarto, e comincio a guardare.
Silenzio. Il bar è vuoto. La nonna non c'è. Dove sarà andata?
Visto che non c'è nessuno, mi decido a entrare.
Il sole sta per tramontare, i tenui raggi del sole filtrano attraverso le finestre, facendo luce sul pavimento in legno del locale.
Qualcuno che non avevo notato nella stanza cattura la mia attenzione.
Mi avvicino a passi felpati, e mi accorgo che si tratta di Viktor. Si è addormentato sul bancone, dorme proprio come un bambino, rannicchiato nelle sue stesse braccia.
Questa è la prima volta che lo vedo così tranquillo, di solito assume sempre la sua solita espressione da "bulletto saccente", ma quando dorme assomiglia proprio a un animaletto indifeso. Se la prenderebbe se lo soprannominassi "coniglietto"? Credo proprio di si, meglio non rischiare.
Il suo viso sembra così stanco e sciupato, mi chiedo perché abbia deciso di venire a lavorare qui. Dovrei svegliarlo? Non si dorme sul posto di lavoro, però sembra così esausto, poverino.
Mi siedo accanto a lui, appoggiando a mia volta la testa sul bancone, continuando a fissarlo come se fosse una specie rara di pesciolino tropicale in un acquario.
*
Un "TLING" mi fa sussultare. Cos'è? Il campanello del bar? Un cliente è entrato? Ma, soprattutto, mi sono addormentata sul bancone?!
«Cara, eccomi sono tornata, guarda chi ti ho portat...»
Mi alzo di scatto dal bancone, ancora un po' assonnata, e vedo nonna Marie accompagnata da Dominique che le sta portando le buste della spesa.
«Ti eri addormentata cara?»
«M-mi dispiace!»
Dominique mi sta fissando in modo strano, la sua faccia è scurissima, sembra che abbia visto un fantasma. Poi realizzo una cosa. Mi sono addormentata accanto a Viktor e lui ci ha visti. E non solo, dopo l'appuntamento non abbiamo più avuto modo di chiarirci, non sapeva nemmeno che Viktor sarebbe venuto a lavorare qui. Chissà che idea si sarà fatto ora di me?
«Grazie per l'aiuto Dominique!» dice la nonna mostrando il suo solito sorriso cordiale, poi mi passa di fianco trasportando le buste della spesa, e dandomi un'occhiata interrogativa come a volermi dire "dimmi che sta succedendo".
Sento Viktor sbadigliare accanto a me, poi si strofina gli occhi assonnati.
«Uh...? Ciao damerino, ci rincontriamo ancora».
Dominique gli rivolge un'occhiata di disprezzo, e sembra già pronto a girare i tacchi.
«Dominique, aspetta!» lo chiamo per fermarlo. «Usciamo fuori, devo parlarti!»
Dominique annuisce senza batter ciglio, e, insieme, usciamo fuori dal locale.
«Ascolta, mi dispiace per ieri» gli dico guardandolo negli occhi.
«Perché? In fondo non sei la mia fidanzata, ci stiamo solo frequentando, faccio ancora in tempo a cambiare idea su di te, per fortuna».
«Aspetta, non travisare le cose! Lascia che ti spieghi!»
«Cosa devi spiegarmi? Hai accettato di uscire con me illudendomi, per poi piantarmi in asso e farti portare in giro da un ragazzino, e non solo! Vengo anche a scoprire che ora lavora con te, e che sarete insieme tutto il giorno!»
«Non ti ho piantato in asso! Vedi, gli ho chiesto io di lavorare qui, dopo aver visto le condizioni in cui vive...»
«Ah, bene, e così ti ha anche già mostrato casa sua? Siete davvero intimi allora! Magari ti ha anche presentato i suoi».
«Sai una cosa? Non pensavo che fossi così testardo!» alzo la voce prendendolo dal polso.
«E io non pensavo che fossi una ragazza così facile».
CIAFF!
Oh no. Mi è partito lo schiaffone.
«Non ti permetto di parlarmi così, non vuoi ascoltarmi, non vuoi capire!»
La porta del bar si apre dietro di noi, e Viktor viene fuori.
«Ma guardatevi, litigate come una vecchia coppia di sposi» ci dice Viktor con il suo solito sorrisino, che, ogni volta mi fa solamente innervosire di più.
«Perché ti immischi sempre tu?» gli dice Dominique con lo sguardo sempre più minaccioso.
«Io? Figurati, non mi interessa minimamente mettermi in mezzo a voi due, fate pure, continuate come se non ci fossi».
«Ti stai prendendo gioco di me?» dice Dominique divincolandosi dalla mia presa e avvicinandosi sempre di più a Viktor.
«Non scaldarti damerino, ti rovinerai giacca e cravattino, perché non te ne torni a casina a giocare con i soldi di paparino?»
La situazione sta davvero degenerando. Devo fare qualcosa. Ma non mi viene in mente nulla.
«E tu? Perché non te ne torni tra la povertà?» gli dice Dominique.
«Chi ti ha detto questo?» risponde Viktor, mentre si gira verso di me e inizia a guardarmi in cagnesco. «Ma brava, sei davvero una professionista a raccontare in giro i fatti degli altri».
«SMETTETELA!» urlo istintivamente, poi, li afferro entrambi per il collo della maglietta e li avvicino, facendoli collidere testa contro testa.
«Ehi! Ma che ti salta in mente» dice Viktor toccandosi dolorosamente la fronte.
«Scusate, ma era necessario».
«Senti Yolanda, possiamo parlare da un'altra parte?» mi chiede Dominique con la faccia leggermente afflitta, probabilmente per il dolore.
«Ok, andiamo».
Ci siamo lasciati Viktor alle spalle, incamminandoci verso un posto ignoto, con il sole che ormai era quasi sparito dal cielo. L'arancio, misto al blu della notte, illumina il nostro percorso, e io non posso fare a meno che sospirare.[SPAZIO AUTRICE: Salve! Se siete arrivati fino a questo punto, vuol dire che la storia vi sta piacendo (spero), sarei molto contenta se mi deste le vostre opinioni, e, soprattutto, qual è il personaggio che preferite fino ad ora? Grazie a tutti quelli che mi supportano! :)]
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Untitled
RomanceYolanda è una ragazza di origine spagnola, ma adesso vive a Parigi per una serie di sfortunati eventi, Dominique è il cliente abituale del suo bar, che, una mattina propone alla ragazza di frequentarlo. Non avendo mai avuto esperienze amorose prima...