Un brivido freddo mi attraversa la schiena, lasciandomi completamente incapace di replicare.
Non può essere vero, per quanto io sia comprensiva, non posso credere che abbia mentito anche sul suo nome. Chi ho conosciuto finora?
Mi divincolo bruscamente dalla sua stretta e i nostri sguardi finalmente si incrociano. La sua espressione è preoccupata, la mia rappresenta un mare in tempesta.
«Perché mi stai guardando così?» mi chiede con gli occhi di un cagnolino bastonato.
«Ho tollerato tutto, ho cercato di mettermi nei tuoi panni e di capirti, ma perché? Perché sei arrivato a tanto se dici di essere così diverso da questa famiglia? Credevi che ti giudicassi? Chi sono io per giudicare gli altri? Chi sono io per dire agli altri cosa è giusto o sbagliato?» urlo trattenendo le lacrime che lentamente iniziano a rigarmi le guance.
Adrien è immobile, proprio come un sasso lasciato sul ciglio della strada, il suo viso è pallido, le borse sotto gli occhi, lo sguardo altrove.
«Si può sapere che cos'è tutto questo trambusto?» urla Danielle venendoci incontro a passo svelto.
Né io né Adrien riusciamo a proferire parola, ma, i nostri volti esprimono perfettamente i nostri sentimenti.
Credevo che la verità ci avrebbe fatti avvicinare ancora di più, credevo di poterlo salvare, perché sì, in cuor mio è questo che pensavo, volevo essere la sua salvatrice, colei che lo avrebbe salvato dall'oblio. Forse siamo più simili di quel che credevo, o forse non lo siamo per niente.
Arriva un momento nella vita in cui due auto che percorrono lo stesso percorso parallelamente senza mai incontrarsi, finalmente si incontrano, si scontrano, forse perché entrambe erano accecate dall'unica direzione che avevano davanti e non si sono accorte della strada che man mano diventava sempre più stretta. Per noi due è stato così.
«Non dirmi che hai parlato troppo?» urla Danielle, andando in direzione di Adrien e iniziando a spintonarlo.
«Ehi, che stai facendo?! Lascialo stare!» urlo mettendomi tra loro due.
«Yolanda, non metterti in mezzo, è solo colpa mia...» dice Adrien abbassando gli occhi tristemente.
«La colpa è tutta tua! Da quando ha conosciuto te, si è trasformato in un coglione!» urla Danielle avventandosi violentemente contro di me, afferrando i miei ricci bruni.
«Lasciala stare!» dice Adrien avventandosi sulla sorella, afferrandole le braccia.
Grazie all'intervento di Adrien, riesco a liberarmi dalla presa.
«Yolanda, scappa!»
«Ma... e tu?»
«Ti ho detto di scappare! Fuggi da qui! Vai via da questa villa!» urla cercando di trattenere la sorella.
«Quella sgualdrinella da due soldi non andrà da nessuna parte!»
Comincio a correre, con tutto il fiato che ho in gola, con la mente piena di domande e il cuore colmo di angoscia.
Dove andrò adesso? Non ho niente con me, nemmeno le scarpe. Mi ricordo quella frase: "belle scarpe ti porteranno in bei posti", ma adesso mi ritrovo qua, a correre a piedi nudi sotto il sole cocente.
Percorro l'intera area privata della villa, sentendo un rumore di spari in lontananza, non voglio voltarmi, non devo voltarmi. In questo momento sono un egoista, sto lasciando Adrien da solo, ma non c'è niente che io possa fare per lui.
Continuo a rimuginare su ogni singola frase, ogni dettaglio.
"Caron"... improvvisamente mi viene in mente questo cognome, ma non riesco a capirne il motivo.
La villa, il quadro... il nome sul quadro "Alphonse Caron".
E poi Adrien. Adrien che mi confessa che tutto ciò che la sua famiglia possiede l'ha ottenuto con le brutte azioni.
Viktor Caron, che tempo fa gestiva un hotel di lusso con la sua famiglia, ha perso tutto e adesso vive in miseria.
Molte coincidenze, troppe coincidenze per essere un fraintendimento. Questo spiegherebbe il continuo astio tra i due.
Sono arrivata alla cancellata principale, i piedi fanno male perché ho camminato sulle pietre, ma, in questo momento, è il petto a dolermi di più.
Varco la cancellata continuando a correre a più non posso, non conosco la Croazia, non so dove andare, ma non importa, la paura è molto più grande di me in questo momento.*
Sarah POV'S [Questa parte della storia è narrata dal punto di vista di Sarah]
"Place de la Concorde", il luogo è questo.
Il cuore freme, incontrerò la mamma di Yolanda, colei che mi ha dato l'opportunità di conoscerla.
Mi avvicino lentamente al centro della piazza pullulante di gente, dove la grande fontana situata al centro della piazza è illuminata, così come il resto della città.
Sono solo dieci secondi d'attesa prima di scorgerla, è arrivata, esattamente alle 21:00 in punto. Indossa una maglietta rossa come aveva detto, ma non è questo che me l'ha fatta notare. Assomiglia maledettamente a Yolanda, gli stessi capelli ricci, neri e setosi. Sembra una donna molto giovane, ma, purtroppo per lei, Yolanda non è qui. Devo trovare le parole giuste per dirglielo.
«Mi scusi...» dico approcciandola timidamente. «Sono Sarah, la sorella di Yolanda».
La giovane donna mi guarda sorpresa. «Non è voluta venire, vero?»
«Al momento Yolanda è in vacanza in Croazia con il fidanzato, non riesco a contattarla neanche con il cellulare» spiego.
«È cresciuta così tanto da avere già un fidanzato...» dice con voce triste.
«Non deve sentirsi in colpa, sono sicura che abbia avuto le sue buone ragioni. Forse da piccola ha sofferto di più per questa storia, ma adesso è diventata una persona davvero forte».
«Visto che mi è impossibile incontrarla al momento, puoi parlarmi di lei?» mi chiede con voce tremante e gli occhi gonfi, cercando di trattenere le lacrime.
«Ma certo!» replico gioiosamente. «Lei è una gran brava ragazza, mette il bene degli altri prima del suo! Ha lasciato la scuola dopo la morte di papà, andando a lavorare con la nonna al nostro bar. Ora che ci penso, sento veramente un grande debito nei suoi confronti, non ho fatto altro che recarle problemi... io...» tentenno.
Le palpebre mi tremano, allora anche una ragazza frivola come me può emozionarsi, eh?
La verità è che mi sento sola adesso che non ci sei più, la casa è vuota. Guardare la TV senza sentire le tue urla non è la stessa cosa, per non parlare di tutti quei ragionamenti senza senso che mi fai.
Dove sei? Non riesco a rintracciarti, ho paura che ti possa essere accaduto qualcosa, non lo sopporterei mai. Seppur io sia così sorridente, frivola e vitale, non sono di ferro. Spesso il sorriso sulle labbra è solo una forma di protezione, ma, anche io ho un cuore.*
Yolanda POV'S [Questa parte della storia è narrata dal punto di vista di Yolanda]
Il dolore alla testa è insopportabile, ma... dove sono? Sono a letto, in una stanza che non riconosco. L'ultima cosa che ricordo è che stavo correndo. Correvo, correvo, senza una meta precisa.
«Ti sei ripresa finalmente!» una voce alle mie spalle.
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Untitled
RomanceYolanda è una ragazza di origine spagnola, ma adesso vive a Parigi per una serie di sfortunati eventi, Dominique è il cliente abituale del suo bar, che, una mattina propone alla ragazza di frequentarlo. Non avendo mai avuto esperienze amorose prima...