Una bella famiglia

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«Sono sua sorella, Danielle» mi dice guardandomi dall'alto in basso.
«Piacere mio Danielle» gli dico porgendole la mano educatamente, ma lei non ricambia.
«Scusate ragazze» dice Dominique con un'espressione di imbarazzo dipinta sul volto. «Vado a disfare i bagagli».
«D'accordo» rispondo, pensando che questa sia una scusa bella e buona per levare il disturbo.
Io e Danielle siamo rimaste da sole, che cosa dovrei dirle? Questa tizia mi mette in soggezione, è come suo fratello!
«Allora, come hai accalappiato mio fratello?» mi domanda tranciando per prima il silenzio che ci opprime.
«Veramente, è lui che...»
«Lui? Non credo che sceglierebbe una stracciona come te».
«Come scusa?»
«Ma non ti vedi? Indossi una felpa di due taglie più grandi di te, e quei pantaloni? Andiamo, neanche mia nonna li indosserebbe, beh, ovviamente mia nonna è una donna di gran classe».
«E tu? Non vedi come sei conciata?» dico indicando la sua gonna corta.
Un momento, non mi sembra il caso di mettermi a insultare la sorella del mio "fidanzato", però non posso farmi mettere i piedi in testa da una tizia appena conosciuta.
«Quanti anni hai?» mi chiede con uno sguardo sdegnato dipinto in volto.
«Ho diciotto anni, perché? Anche l'età è un problema?»
«Hai diciotto anni e ti conci così? Io ne ho sedici, e guarda come sono alla moda!»
Questa ragazza ha la capacità di farmi saltare tutti i nervi presenti nel corpo, insieme!
«Non vorrai conciarti così anche per la cena di stasera mi auguro!»
«Io indosso quello che mi pare».
«Peggio per te, sai chi ci sarà questa sera? I nostri genitori!»
Cosa? Perché non me l'ha detto prima? Perché lo sto scoprendo solamente adesso, e non da lui?
Improvvisamente, l'immagine della bella vacanza che mi ero immaginata, svanisce dalla mia mente, questo sarà un vero e proprio incubo.
Riuscirò a resistere tre mesi? Mi tremano le ginocchia al solo pensiero.
Decido di lasciar perdere i commenti denigratori di Danielle, e mi dirigo nella mia nuova camera. Do uno sguardo al cellulare appoggiato sulla scrivania, ma niente, nessuna risposta da Viktor. Credo proprio che resterò qui fino all'ora di cena, cercherò di rendermi più "presentabile", anche se, non voglio dare soddisfazioni a nessuno. Perché dovrei? Dovrebbero accettarmi per quella che sono. Mi farò un'altra dormitina, questo letto a baldacchino sembra davvero soffice, aspetta soltanto che una povera e stanca ragazza vi ci sprofondi sopra.

*

"TOC-TOC"
«Signorina?»
La voce di qualcuno che mi sta chiamando al di là della porta, mi sveglia dal profondo sonno in cui ero caduta.
«Avanti» rispondo, rivolgendomi alla misteriosa voce senza ancora un volto.
Tanja fa il suo ingresso, inchinandosi come al solito, deve essere il suo modo di portare rispetto al prossimo.
«Non scende per la cena?»
«Ma sono ancora le sette!»
Un momento, le sette? Di sera? Cosa mi succede ultimamente? Perché inizio a dormire così tanto?
«I genitori del signorino sono già a tavola, stanno aspettando solo lei».
Cosa? Non mi sono neanche lavata! Ho i capelli oleosi, e, per giunta, indosso ancora i vestiti di prima!
«Arrivo, fammi strada Tanja».
Seguo l'avanzare di Tanja guardandomi intorno, e, allo stesso tempo, immagino come potranno essere i genitori di Dominique. Assomiglieranno a lui? Lui assomiglia più a sua madre? O più a suo padre? Spero che siano persone gentili, non come sua sorella.
Tanja si ferma dinanzi a una grande porta in legno, bussa, entra, e annuncia il mio ingresso ai presenti, poi, mi intima a entrare nella sala da pranzo.
Una enorme tavolata bianca, con piatti, posate e bicchieri di cristallo, cattura subito la mia attenzione, dopodiché, il mio sguardo si rivolge verso le persone sedute attorno.
A capo tavola, vi è un uomo che indossa un abito gessato grigio, accostato a una cravatta nera di seta. Ha i capelli leggermente brizzolati, e, il suo viso è mascolino e spigoloso, contornato da un paio di occhiali rettangolari neri e da una leggera barbetta.
Al suo fianco, vi è una donna un po' in carne, indossa un eccentrico tailleur rosa e un orribile cappello con dei fiori attaccati sopra che gli ricopre la bionda e mossa chioma. Ha il rossetto di un rosso molto acceso, e mi guarda come se avesse appena visto un fantasma.
Dominique e Danielle sono seduti vicini, lei indossa un abito luccicante rosso, ovviamente corto, e lui un completo elegante nero.
«Yolanda, vieni a sederti vicino a me» dice Dominique, venendo a prendermi quasi con la forza davanti alla porta.
«Buonasera...» dico cercando di sembrare il più naturale possibile.
La sala è silenziosamente assordante, così decido di spezzare l'atmosfera. «Quando si mangia?»
Danielle cerca di trattenere una risatina, Dominique è un po' imbarazzato, ma cerca comunque di rispondermi gentilmente.
La prima portata è un piatto di pappardelle al tartufo con salsa al limone, prosciutto e ricotta salata, adoro la cucina italiana! Sento la salivazione in continuo aumento, non resisto!
«E dimmi, perché ancora non ti presenti?» mi dice la donna, distogliendo la mia attenzione dal succulento piatto.
«Mi scusi, mi chiamo Yolanda Morales...»
«Non sai che è buona educazione presentarsi quando si incontrano persone adulte per la prima volta?» mi dice invece l'uomo.
«Scusi signore, mi perdoni...»
Il padre di Dominique fa una smorfia disgustata mentre osserva i miei oleosi capelli, poi inizia a mangiare.
«Mi dispiace Yolanda» dice Dominique avvicinandosi a me e sussurrando, cercando di non far sentire a nessuno le sue parole. «Mio padre si chiama Jean, e mia madre Monique, che diavolo, ti hanno rimproverata per non esserti presentata, e poi sono loro a non farlo!»
«Non ti preoccupare» gli dico rispondendo al sussurro e rivolgendogli un sorriso di circostanza.
«Yolanda, parlare nelle orecchie a tavola, non è educato!» dice Danielle con un sorrisino più finto delle sue unghie. «Perché non dici a noi tutti cosa stavi dicendo?»
Sorrido nervosamente e comincio a guardarmi intorno. Gli sguardi dell'intera famiglia sono puntati su di me, mi studiano come un esemplare raro di scimmia rinchiusa in gabbia.
La mente inizia a perdere lucidità, forse perché non ho ancora mangiato. Il profumo delle pappardelle sotto al mio naso non mi permette di concentrarmi a dovere, e...
SPLASH!
La bava comincia a cadermi dalla bocca, scendendo lenta giù per il mento e finendo sulla tovaglia pulita.
Oh no.                    
 
                          

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