Un po' di te

97 28 6
                                    

Il tempo scorre ormai inesorabile, sono rimasta in silenzio a osservare il cellulare con la speranza di una chiamata da parte di mia nonna. Ma niente, tutto tace.
Ormai è mezzanotte passata e i raggi della luna filtrano attraverso le finestre. Io sono seduta proprio lì accanto, ad osservare le stelle, che, questa sera, sono più splendenti che mai.
Mi accorgo di strani rumori provenienti da dietro al bancone, mi giro, e noto Viktor prendere dei bicchieri di cristallo dallo stipetto.
«Cosa stai facendo?» chiedo incuriosita.
«Un Bloody Mary».
Le sue movenze sono rapide, ma allo stesso tempo eleganti.
«Sembra che te ne intenda di queste cose» gli dico osservandolo attentamente.
«A dire il vero, una volta la mia famiglia gestiva un hotel, era anche abbastanza rinomato, spesso da noi venivano anche i VIP».
«Dici davvero? E poi? Che è successo?»
«Vuoi sapere troppo».
«Scusa, ti capisco se non vuoi parlarmene» rispondo abbassando il tono della voce. «Anche io non ho un bel passato, dovresti averlo sentito da Paul, dato che parlava spesso con Sarah».
«Qualcosina».
Finito il cocktail, Viktor avvicina una sedia accanto alla finestra e si siede vicino a me.
«Mio padre si indebitò fino al collo, così ci hanno pignorato tutti i beni».
«...»
«Gli piaceva giocare d'azzardo, mi chiedo perché mia madre l'abbia sposato ugualmente pur sapendo che aveva il vizio del gioco».
«Probabilmente perché era molto innamorata di lui» gli dico continuando ad osservare le stelle fuori dalla finestra.
«L'amore fa fare cose stupide e senza senso».
«Proprio perché si tratta della persona amata, la gente fa cose stupide e senza senso».
«Come lo sai? Hai imparato ad amare grazie a Dominique?» mi dice provocandomi.
«E adesso? Dove sono i tuoi?» gli rispondo evitando la domanda.
«Mio padre è in carcere, mia mamma si occupa di noi, viviamo lì, dove ti ho portata l'ultima volta. A discapito delle apparenze, è tutta brava gente. Ognuno di loro ha una storia».
Non avrei mai creduto che dietro il suo carattere forte ci fossero tante ferite, lo sento molto simile a me.
«E tu?» mi domanda.
Siamo rimasti a chiacchierare per ore ed ore, ma il tempo sembra essere volato in un battito di ciglia. Ora tutto mi sembra più leggero,  fa bene sfogarsi con qualcuno ogni tanto.
«Sono le quattro del mattino, non hai sonno?» mi dice lui.
«Non troppo, ma sono un po' stanca» gli dico mentre metto una mano davanti alla bocca cercando di trattenere uno sbadiglio. «Hai ancora la bocca sporca di gelato al cioccolato, sei veramente un bambino!»
«Ma che dici!»
«Proprio qui, aspetta, stai fermo».
Mi avvicino lentamente al suo viso, e, con il pollice, accarezzo il suo labbro inferiore.
Ha delle labbra davvero morbidissime, sono leggermente a forma di cuore e tendono al rosato.
Non posso fare a meno di notare, ancora una volta, i lineamenti delicati che lo contraddistinguono, e la piccolezza delle sue spalle, sembra così fragile.
«Perché mi fissi in quel modo? Sono ancora sporco?»
«No, no!» mi affretto a rispondere agitando entrambe le mani.
«Sei davvero sospetta».
«Smettila di fare l'idiota!»
Ci siamo guardati dritti negli occhi, non è la prima volta che riesce a incatenarmi con quello sguardo.
«Tranquilla, non mi avventerò su di te come un cane in calore, o almeno non subito».
«COSA?!»
«Ah Ah! Sto scherzando, stupida, caschi sempre in tutte le provocazioni!»
«Sei sempre il solito!»
Entrambi siamo scoppiati a ridere, il tempo è volato, ancora una volta. Tutte le volte che sono con lui mi sento leggera e rilassata.

*

Lentamente apro gli occhi e noto con stupore che le stelle si sono tramutate in raggi di sole. Alla fine mi sono addormentata sulla sedia, proprio accanto a Viktor, appoggiati l'uno sulle spalle dell'altra.
Sento dei rumori.
Poi dei passi.
«Cara, che ci fai qui?»
«Nonna!» urlo alzandomi di scatto dalla sedia.
Piccolo problema, c'è anche Dominique. Sembra che la sorte non sia proprio dalla mia parte e che si diverta a creare queste situazioni ambigue tra me e lui!
Eccolo lì, mi sta guardando di nuovo in modo strano.
«Buon giorno Dominique!» lo saluto. «Ieri sera la nonna ci ha chiuso nel bar per sbaglio, siamo rimasti intrappolati tutta la notte!» mi affretto a raccontare, prima che mi fulmini con lo sguardo.
Viktor si è svegliato per il trambusto, e si strofina gentilmente gli occhi con l'avambraccio.
«Ciao damerino».
Sembra che davvero ci provi gusto a provocarlo, ma non lo ammetterà mai.
«Mi dispiace cari, è colpa mia...»
«A proposito nonna, che fine hai fatto ieri sera? Il telefono era occupato, e poi è stato spento tutto il tempo!»
«Piccola, tu vuoi sapere troppo! Quando ti deciderai a raccontarmi le tue cose, lo farò anche io, come due vere amiche!»
Sospiro e scuoto la testa, è davvero incorreggibile, le inventa tutte pur di ficcare il naso nei miei affari.
Viktor si dilegua con nonchalance verso la toilette, e Dominique mi viene incontro.
«Avevo voglia di vederti, ma non in questo modo».
«Dai, non ricominciare! Ti giuro che sono tutte coincidenze, te lo assicuro!»
«Ormai l'estate è alle porte, che ne pensi di programmare le vacanze?» mi dice cambiando discorso improvvisamente.
Evidentemente ha capito il mio avvertimento.
«Certo che ci andrà!» risponde mia nonna avvicinandosi a noi tutta felice.
«Nonna! Smettila per favore!»
«La tua risposta è "no"?» mi dice Dominique mettendomi alle strette.
«Non volevo dire questo...»
«Allora è deciso!»
Ancora una volta non mi hanno fatta parlare. Mi faccio convincere troppo facilmente.
«Nonna, chi ti darà una mano durante le vacanze? Sai che durante i periodi estivi si lavora il doppio!»
«Tranquilla cara! C'è Viktor adesso, e poi, mi è appena venuta un'idea brillante!»
«Cioè?»
«Non te lo dico! Ah Ah!»
La vedo allontanarsi verso il cucinino saltellando allegramente.
Ma si, lasciamo che si diverta anche lei.
«Ehi tu».
Sento improvvisamente una stretta che mi blocca il polso.
«Non vorrai lasciarmi solo a lavorare!» esclama Viktor.
«Perché? Guarda che non sono mica la tua baby sitter!»
Improvvisamente molla la presa, e si dilegua velocemente. Lo sento sbuffare in lontananza.
«Davvero non c'è nulla tra voi due?» mi chiede Dominique.
«Assolutamente!»
Improvvisamente sento il cellulare vibrarmi in tasca. Fortunatamente la batteria è ancora un po' carica.
È un messaggio:
"Sto passando al locale. Voglio davvero vederti."
Oh no! Ci mancava anche questa.                              
                                   

UntitledDove le storie prendono vita. Scoprilo ora