Aiuto

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Mi volto leggermente con la testa ancora indolenzita.
Un uomo bassino, anzianotto e anche un po' sdentato, è fermo sul ciglio della porta a braccia conserte.
«Dove l'ho già vista?» chiedo continuando a scrutarlo.
«Dammi pure del tu! Non ti ricordi di me?» chiede avvicinandosi al letto su cui sono sdraiata.
Adesso che lo guardo più da vicino riesco a riconoscerlo, è il tassista che ha accompagnato me e Adrien alla villa.
«Come mai mi trovo qui?» chiedo guardandomi intorno.
«Ero per strada in taxi, e, una giovane ragazza mi ha tagliato la strada correndo a tutta velocità» spiega sedendosi accanto a me sul letto, accendendosi una pipa. «Sei svenuta poco dopo, battendo la testa al marciapiede, non potevo restare fermo a guardare. Quando mi sono avvicinato per soccorrerti, ti ho riconosciuta».
«Ah, allora è andata così...» dico tristemente.
«Sembra che qualcosa ti turbi, non è vero?» mi domanda con occhi dolci e allegri.
Annuisco, ricambiando il suo sguardo. «Sei francese?»
«Si, anche se ho viaggiato molto da giovane, adesso sono qui per stare vicino a mia nipote Betty. A proposito, dovrei presentartela!»
«Tranquillo, non disturbarla!» esclamo.
«Betty!» urla verso la porta. «Oh, io mi chiamo Aubin, ma puoi chiamarmi anche nonno cara!» ride.
«Si, eccomi!» una voce echeggiante proveniente dal corridoio.
Una ragazza che all'apparenza mi sembra più grande di me, entra nella stanza.
Porta degli spessi e buffi occhiali tondi e dei capelli neri a caschetto, ma, ciò che mi stupisce di più, sono i suoi abiti da signora "matura", a dispetto della giovane età che dimostra.
«Ti sei svegliata» dice venendo verso di me.
«Vi lascio parlare tra donne allora, Yolanda sei in buone mani!»
Annuisco, poi, il buffo nonnetto lascia la stanza.
«Allora, cosa ti è successo?» mi chiede.
«Non so se dovrei raccontare una cosa così privata...» rispondo perplessa.
«Se non vuoi raccontarmi niente non importa, ma io so mantenere i segreti! Sono una donna di chiesa, fedele e credente!» mi risponde con gli occhi che le luccicano.
Un leggero sorriso mi dipinge il volto all'udire quella risposta. «A dire il vero una richiesta da farti ce l'ho».
«Dimmi tutto Yolanda».
«Potrei usare il telefono?»
«Certo! Tieni, usa pure il mio!» dice estraendo dalla tasca un vecchio modello di cellulare.
«Grazie mille Betty, ricambierò!»
«Non ti preoccupare, adesso ti lascio alla tua privacy, non mi permetterei mai di origliare, Dio mi guarda da lassù!»
Annuisco ancora una volta, poi saluto Betty preparandomi finalmente a fare questa dannatissima chiamata che mi è tanto costata.
...
Vi prego, rispondete!
«Yolanda?» la voce di Sarah.
«Sarah!» urlo di felicità.
«Dov'eri sparita?» mi rimprovera. «Non hai idea di quanto ci siamo preoccupati non ricevendo più notizie!»
A malincuore spiego tutto quello che è successo a Sarah, tralasciando alcuni dettagli che coinvolgono la storia di Viktor e quella di Adrien.
In questo momento non posso fare altro che chiedere aiuto a qualcuno. Chiedere aiuto non significa essere deboli, nella vita non sempre si riesce a farcela da soli.
«COSA?!» urla al di là del telefono. «Ti ha ingannata? Cos'è? Un mafioso? Hai sentito degli spari? Oh Dio! Nonna! Viktor!»
Come al solito Sarah crea un gran trambusto, non sa proprio mantenere la calma e coinvolge tutti gli altri.
«Yolanda?!» urla questa volta Viktor. «TORNA QUI IMMEDIATAMENTE! TE LO ORDINO!»
«Non posso» rispondo. «Ho ancora delle cose da sbrigare qui».
«Ma sei impazzita? Stai mettendo a repentaglio la tua vita!»
«Scusami, ma c'è qualcuno che devo salvare».
«E tu? Non pensi a te? Anche tu devi essere salvata!» urla.
«In questo momento no, non sto pensando a me».
«Dimmi immediatamente dove ti trovi!»
«Sono a casa di un signore che ho conosciuto per caso».
«Dammi l'indirizzo!»
«Viktor» la voce inizia a tentennarmi. «Forse la cosa che sto per dirti ti sconvolgerà».
Inizio a raccontare della villa, descrivendo ogni piccolo dettaglio che mi torna alla mente, poi spiego a Viktor i miei dubbi e le mie perplessità riguardanti il fatto che la sua storia e quella di Adrien possano essere incrociate.
Dall'altro lato del telefono non sento più la voce di Viktor, solo un sottofondo di rumore di piatti, bicchieri e di gente che chiacchiera.
«Ci sei ancora?» chiedo.
«Non muoverti da lì» dice in tono secco, poi chiude subito la telefonata.
Ecco, lo sapevo. Come al solito è troppo impulsivo. 

*

Viktor POV [Questa parte di storia è narrata dal punto di vista di Viktor]

Credo di essere rimasto davvero sconvolto. Mai avrei creduto di ricevere tante brutte notizie insieme. Dominique, Adrien, o quello che è, mi è sempre sembrato una persona losca e con la puzza sotto al naso. Non mi sbagliavo.
Perché uno come lui ha dovuto portarmi via tutto? Perché piace a tutti quanti?
La verità è che se sei buono ci rimetti sempre.
«Paul, Sarah, nonna» dico schiarendomi la voce. «Sto andando da Yolanda».
«Cosa?!» urla Sarah. «Se ci vai tu, ci vengo anche io!»
«Per una ragazza è pericoloso».
«Ma è mia sorella! E poi, non è pericoloso! Devono solo provarci a torcerci un capello e gli farò assaggiare la mia potentissima scarica di pugni!»
Tutti la guardano come se fosse una matta, poi, la risata della nonna ci distrae echeggiando in tutto il locale, quella risata gioiosa, energica e positiva che migliora sempre le mie giornate.
«Come fai a essere così tranquilla e ridere?» chiede Sarah.
«Ragazzi, non posso proprio lasciarvi partire da soli, ovviamente verrò anche io!»
«Cosa? Anche tu nonna?!» chiede Sarah.
«Ma certamente! Viene anche lei signorina Consuelo?» dice la nonna, rivolgendosi alla nostra nuova cassiera.
«Si» risponde la donna dai folti e setosi ricci bruni.                 




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