Il lato vero di te

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Improvvisamente vengo svegliata dai caldi raggi del sole che mi riscaldano lievemente le guance, cerco di ricordare e di mettere a fuoco l'ambiente circostante con gli occhi ancora un po' socchiusi. Sono nella mia camera, alla villa di Dominique, però non mi ricordo di essere andata a letto ieri sera, non sono finita qui con le mie gambe, qualcuno deve avermici portata.
Mi alzo lentamente dal letto e mi avvicino alla finestra per scostare le lunghe tende rosa che la ornano.
Il tempo questa mattina sembra sereno, la pioggia è finita, ma la terra è ancora umida.
Ieri sera Dominique mi ha detto delle cose strane, diceva di essere una persona diversa da quella che io immagino. Ammetto di essermi spaventata, ma non ho perso la lucidità, la gente ogni tanto perde la retta via, ed è proprio in quei momenti che ha più bisogno di una persona che gli stia vicino. Anche io ho perso tutto, ma la nonna e Sarah sono rimaste al mio fianco. L'immagine di Dominique che fino a poco tempo fa mi sembrava così lontana e irraggiungibile, adesso mi sembra più vicina, tuttavia, non ho ancora abbattuto quel muro che ci divide. Nel momento in cui lui mi racconterà tutto, capirò che si fida di me, fino a quel momento, non mi resta che attendere.
"TOC-TOC"
Qualcuno sta bussando alla porta. «Chi è?» dico rivolgendo lo sguardo verso la porta chiusa.
Nessuno risponde, ma la porta si apre, e, un Dominique dall'aria diversa dal solito mi appare davanti.
«Perché mi stai fissando?» chiede con occhi interrogativi.
«Perché questa è la prima volta che ti presenti dinanzi a me senza completi eleganti» dico osservandolo dalla testa ai piedi.
«Beh, sono in pigiama, o meglio, canotta e pantaloncini verdi» dice guardando i suoi abiti.
«Anche i capelli hanno qualcosa di diverso, non sono pettinati!»
«Non puoi mica pretendere che al mattino sia già vestito da principe!»
«Infatti dalle persone "normali" non me lo aspetto, ma tu sei sempre stato impeccabile!»
«Non voglio più nascondere la mia vera personalità, non mi importa cosa penserai di me, ormai hai visto tutti i miei lati peggiori».
A queste parole ricordo ciò che è accaduto ieri sera. «Chi sei in realtà?» chiedo avvicinandomi lentamente a lui.
L'espressione sul suo viso muta improvvisamente, i suoi occhi fissano il pavimento bianco, ma, dal suo sguardo perso nel vuoto riesco a percepire che in realtà non sta fissando un bel nulla, sta navigando in chissà quali pensieri.
«Vedi Yolanda... io e questa villa...»
"TOC-TOC"
Un bussare insistente rovina la nostra conversazione.
Cavolo, chi sarà adesso?
La porta si spalanca facendo un gran fracasso, e, una Danielle con addosso un sexy bikini bianco, fa la sua entrata. «Perché siete ancora in pigiama? Andiamo al mare!» urla mettendosi una mano sul fianco, cercando ancor di più di accentuare le sue forme perfette.
Ci mancava solo lei a quest'ora del mattino, il mare ovviamente mi piace, ma con lei intorno lo odierò sicuramente.

*

Il mare è calmo come una tavola, così tanto che non riesco a distinguere il confine tra cielo e acqua, e tutto mi sembra così infinito.
Mi focalizzo principalmente sull'enorme distesa di granelli di sabbia bianchi così morbida al mio passaggio. Mi levo le scarpe, i piccoli granellini bianchi mi solleticano le dita dei piedi, soffici e caldi, a causa del sole cocente di questa mattina.
Comincio a correre a perdifiato, avvicinandomi sempre di più all'enorme distesa turchese, tutt'intorno non c'è anima viva, eccetto noi tre. Ci sono solo i gabbiani che camminano sulla spiaggia deserta, per niente impauriti dalla vista di qualcuno di estraneo.
Sento un senso di libertà, e, istintivamente, comincio a urlare con tutto il fiato che ho in gola, facendo spaventare i gabbiani, che, impauriti volano via, chi in direzione del mare, chi dall'altro lato della spiaggia.
«Ehi tu! Perché urli? Mi hai stonata!» impreca Danielle da lontano.
Mi sento toccare la spalla destra, e, spontaneamente mi volto, trovandomi faccia a faccia con Dominique.
«No» mi ferma rigirandomi dall'altro lato. «Rimani pure girata a fissare l'orizzonte».
Perché vuole che io fissi il mare? Forse non vuole essere guardato negli occhi.
Improvvisamente, sento le sue braccia dietro di me stringermi il busto, e, il peso della sua testa sulla mia spalla.
Ancora una volta siamo vicinissimi, i ricordi mi rimandano a quella sera, seduti sulla panchina di quel parco.
«Che state facendo?» urla Danielle.
«Lasciaci in pace Danielle, vai a prendere il sole e non dare fastidio» le risponde Dominique.
«Attento a quello che le racconti, vi tengo d'occhio!» dice urlando e allontanandosi verso l'altro lato della spiaggia.
«Che cosa intendeva dire?» gli chiedo.
«Evidentemente si riferiva a ciò che cercavo di dirti ieri sera e questa mattina» dice Dominique abbassando il tono della voce, sempre con la testa sulla mia spalla.
«Che cosa cercavi di dirmi?» chiedo un po' preoccupata.
«La verità, è che non sono uno studente, non vado a nessuna università».
«Cosa? E perché tutte le mattine venivi al bar? Facevi sempre colazione e poi scappavi dicendo di dover andare a lezione!»
«Era l'unico modo per poterti vedere tutti i giorni. Scappavo per evitare che qualcuno mi riconoscesse. Mi bastava vederti, anche solo per un minuto, per riuscire a calmare il mio cuore inquieto».
«Che cos'è che ti preoccupa così tanto? Deve essere un fardello pesante se ti ha spinto a mentirmi in questo modo!»
«Non sono un ragazzo ricco di buona famiglia, né uno studente brillante. Tutto ciò che la mia famiglia possiede, l'ha ottenuto con brutte azioni».
Sussulto. «Che intendi per brutte azioni?»
«Truffe, racket, e altre cose che preferisco che tu non sappia».
Questo significa che la sua famiglia è una di quelle che vengono soprannominate "poco di buono"?
Ho paura, ma voglio sapere tutto. «Anche tu sei immischiato in brutti affari?»
«Io sono solo nato in questa famiglia, ma mio padre mi obbliga a vestire i panni di ragazzo perfetto così da poter fregare altra gente. Mi sono presentato a te in questo modo, come un principe proveniente da chissà quale fiaba, perché mi vergognavo di quello che sono, ma in realtà ho solo vissuto i panni di una persona che non sono io. Sono sicuro che Adrien mi stia odiando in questo momento».
«Adrien? Chi è?» chiedo con il cuore che mi batte a mille.
«Il vero me stesso. Dominique è un nome falso».      
                         

     


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