Galahaut was the potion - part one

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“Quando leggemmo il disïato riso 

esser basciato da cotanto amante, 

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante. 

Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse: 

quel giorno più non vi leggemmo avante.”

(Divina Commedia, Inferno - Canto V, versi 133-138)

Da quando l’aveva lasciata lì, nel corridoio del sotterraneo, non era riuscito a smettere di pensare a lei.

Cosa sta facendo? È con lui? Staranno facendo l’amore? I suoi splendidi occhi d’ambra diverranno lucidi di desiderio per lui, per un altro?

Maledizione!

Se solo l’avessi portata con me… Ora sarebbe qui nel mio letto, dopo aver fatto l’amore con me, stretta tra le mie braccia.

Fare l’amore.

L’aveva davvero pensato? Lui non aveva mai fatto l’amore! Sesso. Fare sesso. Unire due corpi e godere della loro unione. Momentanea. Unione momentanea alla quale mettere il punto un secondo dopo l’orgasmo. Giusto?

Giusto.

E allora perché? Perché, pensando a lei, aveva parlato di far l’amore?

Perché quella donna infestava i suoi pensieri?

Non riusciva a capire.

Solo pochi mesi prima si erano ritrovati in una guerra, uno contro l’altra.

L’aveva vista essere torturata, a casa sua, da sua zia.

Aveva sentito le sue urla. Urla che risentiva ogni notte, ogni maledetta notte.

Per sette anni l’aveva odiata, odiata con tutto se stesso… Eppure ora?

Odiare.

L’aveva odiata davvero tanto.

Perché?

Perché era una mezzosangue, ovvio.

E poi?

Perché era migliore di lui nello studio. Lui, un Malfoy, divenuto eterno secondo.

E poi?

Poi perché era amica dello Sfregiato. E della Donnola.

Poi?

Poi perché era una grifona, no?

E poi?

Poi perché sorrideva.

Sorrideva a tutti tranne che a lui. Guardava tutti tranne lui. Offriva la sua amicizia a tutti tranne che a lui. E poi…

Perché non ricambiava ciò che lui provava per lei.

Merlino, l’ho sempre amata…

L’ho sempre desiderata ma lei mi ha sempre rivolto solo disprezzo.

Perché?

Perché non ero Potter? O Weasley? Perché ero un Serpeverde? Per il mio cognome?

Perché… Perché l’ho sempre trattata con disprezzo, l’ho umiliata e l’ho fatta piangere.

Perché sono un idiota. Ecco perché.

Come uno spettro incorporeo s’era insinuata nelle pieghe del suo animo, lasciandone traccia ad ogni passaggio, seppur lieve.

E lui non riusciva a non pensare a lei.

D'ambra e di pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora