They sicken of the calm who know the storm

4.3K 173 47
                                    

La vita è una tempesta, mio giovane amico; puoi crogiolarti al sole per un momento
e il successivo sei sbattuto contro gli scogli. Quello che fa di te
un uomo è come ti comporti quando arriva la tempesta.
Jay Wolpert, “Il Conte di Montecristo” – Film, 2002

 
 

Tre giorni.
Erano passati tre giorni.
Tre giorni nei quali non si erano rivolti la parola. Non si erano nemmeno guardati.
Uno chiuso dietro un muro di frustrazione, l’altra chiusa dietro un muro di rabbia e indignazione.
 
Toc toc.
“Chi può essere a quest’ora?” pensò Hermione tra sé e sé quando, guardando l’orologio, si accorse che erano le undici di sera ormai passate.
S’infilò una vestaglia sopra ai pantaloncini ed alla canottiera che usava per dormire ed andò ad aprire la porta.
«Ginny, che succede?» chiese spaventata la caposcuola nel trovarsi davanti a quell'ora la più piccola della famiglia Weasley.
«Sei tu che devi dirmelo. Forza, facciamo quattro chiacchiere.» rispose la rossa con un sorriso leggero.
Hermione si scostò dalla porta per far passare l’amica, poi la chiuse dietro di sé e la raggiunse sul letto dove l’altra si era già seduta.
«Forza, sputa il rospo. Che t’ha combinato il furetto?»
Hermione storse la bocca senza nemmeno accorgersene.
«Lo sapevo. C’è sempre di mezzo quella palla di pelo.» concluse sbuffando la rossa. Hermione le rivolse uno sguardo stanco.
«Non so come abbia potuto sbagliarmi tanto. È sempre il solito. Il solito arrogante, egoista e presuntuoso figlio di papà. Che cavolo c’è di sbagliato in me? Non posso semplicemente odiarlo come tutti gli anni passati?» chiese disperata la caposcuola buttandosi sul letto.
Ginny la guardò, si scostò i capelli da davanti agli occhi e prese le mani dell’amica.
«Forza, raccontami. Così dopo possiamo andare insieme a castrarlo. Meno furetti albini ci sono sulla terra, meglio staremo.» le disse con cipiglio alla Molly Weasley che fece ridere Hermione.
La riccia, spronata dall'amica, raccontò ciò che era da poco accaduto.
Non tralasciò alcun particolare e fece ben intendere quanto quella prova d’arroganza l’avesse ferita. L’aveva trattata come una stupida e come un oggetto e lei si era sentita umiliata.
Ginny ascoltò attentamente ogni parola dell’amica senza cambiare espressione. Quando quest'ultima ebbe terminato, s’alzò e si tirò su le maniche.
«Dove stai andando, Gin?» chiese in un soffio Hermione.
«Mi sembra ovvio, nei sotterranei. Abbiamo un furetto da castrare.» rispose battagliera voltandosi verso l'amica e quell'aria da gladiatore fece ridere Hermione così tanto che le vennero le lacrime agli occhi.
Alla risata, poi, si unì anche l’amica che si ributtò sul letto con gli occhi lucidi.
Passato l’attacco ai danni dei propri addominali, le due ragazze si tirarono su e si abbracciarono.
«Forse avrei dovuto dirgli della festa - cominciò Hermione. Lo so, è così che si fa: si discute, si condivide ma… Ginny, io non sono abituata alla vita di coppia. Sono sempre stata indipendente. E poi… noi non parliamo.»
All'ultima frase l’amica aggrottò la fronte «In che senso “non parlate”?» chiese.
Hermione chiuse gli occhi e si mise a riflettere.
«È una cosa strana. Quando… quando ci vediamo, io non riesco a fare a meno di… di…»
«Saltargli addosso?» concluse interrogativa l’amica.
«Ginny!» rispose l’altra, fintamente indignata.
«Che c’è? Sarà un furetto ma è piuttosto figo. Bisogna ammetterlo!» rispose sorridendo maliziosa.
Hermione sgranò gli occhi poi, a tradimento, lanciò un cuscino in faccia all'amica.
«Come hai potuto!» gridò la rossa, trattenendosi dal ridere.
Hermione scoppiò a ridere. «È il mio ragazzo quello che definisci figo! Giù le zampe!»
Ginny ghignò.
«Allora è ancora il tuo ragazzo, eh?» concluse con l’aria di chi la sa lunga.
Hermione si bloccò, poi sospirando si lasciò andare sul letto.
«Maledizione.»
Ginny le si sdraiò accanto.
«Ascolta, Herm. Che Malfoy sia un deficiente pomposo che crede di avere il controllo di ogni cosa, lo sapevamo. Ora, quello che è successo, secondo te, per quale motivo si è verificato? Lui sbaglia nei modi, però, credo di capirlo. Ti ha visto praticamente distrutta con Harry accanto che ti coccolava, complice e ha fatto due più due.»
Hermione le lanciò un’occhiataccia.
«Un’addizione totalmente sbagliata, certo, ma per noi. Per noi che conosciamo il rapporto che lega te ed Harry. Lui? Lui non lo sa e si è ingelosito. Che poi un Malfoy geloso dia il peggio di sé, questo è da scrivere negli annuari.» sorrise l’amica.
Hermione parve riflettere.
Ginny aveva ragione, però il biondo avrebbe potuto chiedere, anziché aggredire senza sapere.
La rossa, come ad aver letto il pensiero della riccia, continuò, «Ascolta, quando stavo con Harry anche io ho faticato a comprendere il vostro legame. Non lo capivo e, a volte, ne ero gelosa. Poi, però, ho compreso: tu sei la sua famiglia. Sei stata la prima persona che lui ha sentito realmente vicino. Siete cresciuti insieme, diversi ma molto simili. Condividete un mondo che noi non conosciamo, avete un legame che va oltre tutto. Siete ancora più che fratello e sorella, siete anime gemelle. Non nel senso amoroso – e rise – ma nel senso che vi completate. Siete uno parte dell’altra. Ora, pensa a Malfoy: dall'esterno, quanti hanno spesso pensato che tra te ed Harry ci fosse qualcosa? Lui, Malfoy dico, non sa nulla di tutto questo e non può capire. Sta a te spiegargli, sta a te fargli capire la differenza dei sentimenti che ti lega a lui e ad Harry. Lui è complicato ma a voi manca dialogo.» concluse la rossa.
Fu allora che Hermione capì. Capì che Ginny aveva ragione su tutta la linea.
«Hai ragione - le rispose - Hai completamente ragione. Noi non parliamo, non sappiamo nulla l’uno dell’altra, ma lui non ha mai chiesto ed io… Beh, io nemmeno. È che, quando lo guardo negli occhi, non capisco più niente. Il cervello mi va in tilt e l’unica cosa che voglio fare è baciarlo. E lui… Lui non si lamenta. Non mi ha mai chiesto nulla. All'inizio ci ho provato io, iniziando con un “come è andata la giornata?” un paio di volte. Ho cercato di dialogare ma poi finivamo a baciarci e… nient’altro. Quando lo guardo negli occhi, io… Morgana!»
Hermione si mise le mani nei capelli.
In quegli occhi c’era una strana magia. Una magia di pioggia che le legava il cuore.
«Tesoro, si chiama libido!» rispose la rossa ridendo.
Hermione dapprima la guardò scioccata, poi scoppiò a ridere.
«Quanto sei scema!» le disse di rimando continuando a ridere.
«Sai, Gin, forse ho un po’ paura.» disse, ad un tratto, la mora tornando seria.
«Di cosa?» chiese l’amica, aggrottando la fronte.
«Del suo passato.» rispose titubante.
Ginny la guardò, comprensiva.
«Dopotutto ci siamo odiati per anni. Abbiamo combattuto in due fazioni opposte, a casa sua sono stat…» ma non riuscì a concludere la frase.
Ginny l’abbracciò di slancio.
Hermione ricambiò la stretta e tra le braccia dell’amica diede vita ai suoi pensieri più spaventosi.
«E se mi stesse prendendo in giro? Se fosse tutto un inganno, se…» ma Ginny non la lasciò concludere.
«No, Hermione, no. Guardami.» le disse staccandola dall'abbraccio e tenendola per le spalle «Sei una donna intelligente e sei molto intuitiva. Dov'è l’Hermione che mi diceva che nei suoi occhi leggeva la sincerità? Dov'è l’Hermione coraggiosa, forte e determinata? Quell’Hermione emozionata per un bacio e per uno sguardo limpido? Trovala. Trovala e riportala qua.» le disse la rossa con un tono che non ammetteva repliche.
Hermione annuì e l’abbracciò nuovamente.
«Grazie Gin. Grazie.» rispose ancora stretta all'amica.
«Figurati. Ora, però, dimmi: come risolviamo la questione? Andrai a parlargli?»
Hermione stette in silenzio qualche istante, poi rispose sicura. «No, non andrò da lui. Se vuole, sarà lui a venire da me.» concluse in un moto d’orgoglio. «È lui che ha agito male senza chiedermi nulla, traendo le sue conclusioni. Errate, tra l’altro.»
Ginny sbuffò.
«Ok, è vero. Ma chi è stato a venire a cercarti l’altra volta per quell'equivoco con la Parkinson?» cercò di farla ragionare, l’amica.
«No, Ginny. È venuto lui da me perché aveva sbagliato lui, ok la Parkinson - si corresse all'occhiata scettica della piccola di casa Weasley - ma era lui a dovermi una spiegazione. Come questa volta. Ha fatto tutto lui e lui dovrà rimediare.» finì arrabbiata incrociando le braccia al petto.
Ginny sospirò.
«Tu sai ciò che è giusto fare, Herm. Ora, però, dormi. Domani avrai le idee più chiare.» le disse infine l'amica prima di salutarla e darle la buonanotte. Quando Ginny lasciò la stanza, Hermione si mise a letto con mille pensieri.

D'ambra e di pioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora