Piccolo avviso prima di lasciarvi alla storia.
Questo capitolo contiene una parte NC17, motivo per il quale la fan fiction ha un rating PG-13 che passerà, tra qualche capitolo, a Restricted per delle scene lemon descritte nei dettagli.Spero di non turbare nessun lettore.
“La passione di un uomo è come un incendio che scoppia nell'erba alta e arida:
divampa ardente e furioso, ma viene domato ben presto.
Una donna è come il calderone di un mago, che deve sobbollire a lungo
sui carboni prima di poter sprigionare il suo incantesimo.
Sii rapido in tutto, tranne che nell'amore.”
(Wilbur Smith – Uccelli da preda)
Hermione non aveva alzato ancora il viso dal libro.
Non era intenzionata a guardare il suo compagno negli occhi, perché sapeva che vi ci si sarebbe persa. Ed era ancora ferita dalle parole di prima.
Ed era arrabbiata. Arrabbiata perché si sentiva ferita. Ferita dalle parole di quel furetto.
Perché? Perché si sentiva così? Insomma, lui era Malfoy! Cosa si aspettava? Un bacio ed un abbraccio?
Sì.
Persa tra i suoi pensieri non si accorse di essere osservata.
Per fortuna si riprese in poco tempo.
Diede un’occhiata alla lista degli ingredienti e si alzò, diretta alla dispensa alle sue spalle.
“Pietra di luna polverizzata. Presa.
Poi… Granulato di granato. Eccolo qua.
Distillato di rosa baccara. C’è.
L’essenza di elleboro è qui. – si sporse -Ecco qua.
Radice di iris. Uff, è un po’ in alto. – si alza sulle punte –preso.
Fiori d’ibisco. Fiori d’ibisco… Eccoli.
Ed infine… Fiori d’orchidea raccolti al crepuscolo della prima luna piena del primo mese lunare dell’anno.”
Hermione guardò sui ripiani ma dei fiori nemmeno l’ombra; poi, li scorse.
Maledizione, non ci arrivo! - pensò la riccia alla vista dei fiori sul ripiano più alto.
Si sporse sulle punte dei piedi, ma non ci arrivava nemmeno in quel modo.
Ci riprovò fino a quando un corpo dietro di lei le fece ombra ed una mano corse all’ultimo ripiano, prendendo il barattolo di fiori.
Hermione tornò con tutto il piede a terra e voltò il viso per ringraziare chiunque l’avesse aiutata, anche se dei brividi sulla schiena le facevano avere un brutto presentimento.
Il corpo del ragazzo – si, era un ragazzo. Si capiva bene. – non si era mosso di un millimetro, ed Hermione si ritrovò compresa tra quest’ultimo e lo scaffale degli ingredienti.
Quando si voltò, incontrò due iridi adamantine che le sondarono l’anima.
Si sentì in trappola, completamente.
Draco la scrutava con quei suoi occhi così maledettamente belli e familiari.
Sì, familiari.
Familiari come la pioggia, la pioggia fredda d’autunno che porta con sé l’odore del muschio bagnato.
Muschio. L’odore del suo corpo.
Ed ecco che il miracolo accadde nuovamente.
I loro occhi si persero nelle sfaccettature degli occhi dell’altro. Si guardarono, come se potessero vedere al di là di quelle porte che davano accesso direttamente all’anima.
Si guardarono, come se fosse la prima volta. Come se fosse l’ultima.
Si guardarono ed annegarono l’uno nell’altra.
Draco non riuscì nemmeno a capire cosa stesse per fare, quando una mano si alzò istintivamente verso il viso di Hermione.
Posò le sue dita fresche sulla pelle di seta della guancia di lei, e capì d’essere perduto.
Quel solo leggero contatto gli aveva fatto venir voglia di annegare, annegare in lei.
E fu proprio la reazione di lei che lo stupì ancora di più.
Hermione piegò la testa per seguire la mano di Draco. Leggera, strusciò la guancia contro quelle dita fresche, chiudendo gli occhi.
In quel momento il biondo serpeverde perse il controllo.
Ci mancò poco che la sbattesse contro il muro per baciarla con passione. Per fortuna Zabini si scontrò casualmente con lui, facendogli riprendere il contatto con la realtà.
Ma questa volta non scappò.
La sua mano rimase ferma sulla guancia della ragazza ancora per qualche istante, poi scese ad accarezzarle il collo ed infine la lasciò andare, facendo un passo indietro per lasciarle lo spazio di cui necessitava.
La Grifona ci mise qualche istante per riprendersi a sua volta, ma poi si fiondò al banco.
Piton, intanto, osservò tutta la scena.
Nel momento in cui incontrò lo sguardo di Draco, gli lesse la mente senza alcun rimorso di sorta.
Vedeva un bacio. Un bacio dolce e delicato in un sentiero scuro, tra alti alberi. Sentiva stupore, dolcezza, conforto.
Ricordava di averli trovati in uno stato leggermente pietoso, il giorno del loro arrivo. "Le labbra gonfie ora si spiegavano" - pensò il professore.
Continuò a leggere la mente del biondo serpeverde.
Vedeva due occhi ambrati. No, non ne vedeva solo due, erano centinaia. Centinaia di occhi ambrati.
Poi vide i sotterranei e sentì il pulsare frenetico di un cuore. Dei baci sul collo dati con rabbia. Percepì la rabbia stessa, poi, dissolversi e diventare dolcezza.
Poi vide due corpi. Delle lenzuola verdi e degli occhi che si guardano, fin dentro all’anima. Due occhi d’ambra e due adamantini. Poi, sentì dei gemiti. Gemiti e sospiri, baci e carezze.
Quelle ultime immagini erano, però, del tutto sfocate. Quest’ultimo pensiero non era un fatto accaduto, ma un desiderio od un sogno.
Poi, sentì tutto insieme. Sentì confusione, rabbia, dolore e sofferenza.
Poi, tutto cessò e tutto quello che sentì fu amore. Puro, semplice e potente amore.
Un amore ancora confuso ma così forte da far male. E sentì desiderio, desiderio impellente.
Poi vide un filo. Un filo rosso e…
Piton venne scaraventato fuori dalla testa di Draco, quest’ultimo che lo guardava con rabbia.
Per qualche istante si guardarono così, due occhi neri come l’oscurità più profonda, sgranati e confusi che scrutavano due occhi chiari come l’acqua nel deserto, stretti a dure lame.
Poi, il contatto visivo cessò e i due si rilassarono.
Piton era ancora confuso, però.
Come poteva Draco provare tutto quell’amore?
Era qualcosa di trascendentale, quasi mistico.
Era un amore puro, un amore troppo grande per un diciannovenne. E poi quel filo… E quegli occhi.
Erano gli occhi della Granger, l’aveva percepito subito.
Aveva percepito anche il desiderio carnale di Draco nei suoi confronti, desiderio che si armonizzava con quel sentimento troppo grande per una persona sola.
Scosse impercettibilmente la testa.
Doveva riflettere, c’era qualcosa che non gli tornava.
Innanzitutto il fatto che i sentimenti di Draco fossero cambiati da un giorno all’altro. Aveva sempre odiato la mezzosangue e lui lo sapeva bene perché gliel’aveva letto nella mente molte volte.
Vero era anche il fatto che tutto quell’odio celasse una forma di desiderio e di amore possessivo.
Sì, il giovane Malfoy era attratto dalla Granger, e non solo fisicamente. Ma l’odio era vero, vero anch’esso.
Ora, però… Come poteva provare tutto quello per la stessa persona?
C’era qualcosa di strano…
Mentre Piton si perdeva nei suoi pensieri, i pensieri di due giovani erano posti l’uno sull’altra.
Hermione e Draco iniziarono a preparare la pozione, non senza incidenti, ovviamente.
Dovendo lavorare a così stretto contatto, beh, il contatto avveniva. Come avveniva quella scarica elettrica su per la spina dorsale ogni volta che si sfioravano.
Un contatto mentre entrambi decidevano di prendere i fiori di ibisco per sminuzzarli. Oppure, mentre prendevano la bilancia per pesare la pietra di luna polverizzata. O ancora quando decidevano di abbassare di un poco la fiamma.
Sembrava avessero una sola mente.
Le due ore passarono così, con quelle scosse che li faceva tremare e con il desiderio sempre più impellente di provarne ancora.
Draco non riusciva a smettere di pensare a lei. A lei e lui. A loro, insieme.
Vedeva i loro corpi avvinghiati tra le coperte verde-argento del suo letto, sentiva i loro sospiri ed i gemiti di lei. La sentiva mentre urlava il suo nome, all’apice del piacere.
Merlino, era una vera tortura!
La lezione stava per finire e la pozione era quasi pronta.
Hermione l’aveva girata per l’ultima volta in senso orario, ora dovevano lasciarla sobbollire per tre minuti e sarebbe stata pronta.
In quel momento, mentre aspettava che la pozione sobbollisse, Hermione lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, attirando l’attenzione di Draco.
Non poté farne a meno.
Non fece in tempo nemmeno a formulare il pensiero che la mano del biondo scattò ad intrecciarsi con quella di Hermione, che sobbalzò per la sorpresa.
Non ce la faceva a starle così vicino e non poterla toccare.
Gli bastava anche un leggero contatto, ma non quella distanza nella vicinanza.
Così le prese la mano ed intrecciò le dita alle sue.
Hermione non ritrasse la mano, anzi la strinse di più. Draco sentì il cuore mancare un battito ed un leggero sorriso gli increspò le labbra. Sorriso che Hermione non si perse, prima di perdere se stessa negli occhi di ghiaccio di quel giovane che le teneva la mano.
Restarono così per… Tre minuti. Tre minuti esatti.
Scaduti quelli, il timer scattò facendo prendere un infarto ad entrambi i ragazzi, che si erano persi ancora l’uno nello sguardo dell’altra.
Allo scattare del timer, le loro mani si lasciarono e gli occhi saettarono al calderone.
Hermione prese il cucchiaio lì a fianco e girò la pozione per tre volte in senso orario.
Poi lo estrasse: la pozione era finita.
Entrambi i giovani si avvicinarono per controllare che il colore e la consistenza fosse perfetta.
Solo, si dimenticarono degli effluvi.
Entrambi li respirarono, per una buona manciata di secondi.
La pozione ci metteva esattamente cinque minuti a fare effetto.
Due passarono prima che suonasse la campana, uno passò mentre sistemarono le loro cose nella propria borsa, un altro passò per aspettare Ron e l’ultimo s’infranse sul penultimo gradino dei sotterranei che portava al primo piano.
Hermione si fermò di colpò. Ron ed Harry la guardarono. Lei non fece alcun cenno e si girò su se stessa, ripercorrendo la strada appena fatta al contrario.
I due la guardarono, poi si avviarono a trasfigurazione.
Sapevano che ogni tanto Hermione aveva qualche “sclero”, così non gli diedero peso.
Nel frattempo, anche il biondo serpeverde si era bloccato. Stava rientrando nei dormitori quando fece dietrofront, correndo verso l’aula di pozioni.
I suoi compagni non ci fecero caso. Di sicuro non lo seguirono, per non rischiare di essere cruciati.
S’incontrarono a metà strada.
Si guardarono negli occhi e si corsero incontro.
Sembrerebbe quasi la scena di un film babbano. Già, un film babbano a luci rosse.
Come i loro corpi si toccarono, subito entrambi cercarono le labbra dell’altro. Si trovarono in pochi istanti e si baciarono con così tanta passione da far tremare le gambe di entrambi.
Draco la spinse contro la parete di pietra lì accanto e continuò a baciarla, come se da quel bacio dipendesse la sua vita. Hermione ricambiò con la stessa intensità.
Si staccarono pochi attimi per riprendere fiato ma subito ricominciarono.
Riuscirono a strattonarsi in un’aula vuota lì accanto, non senza lividi.
Non ebbero nemmeno il pensiero di chiudere la porta ed imperturbare la stanza.
Le mani vogliose di entrambi vagarono sul corpo dell’altro, mentre le bocche si divorarono di baci famelici.
Le loro lingue si rincorrevano, si trovavano, si toccavano lente e passionali.
Le loro mani sfioravano con desiderio il corpo dell’altro, toccandosi vogliosi di qualcosa di più.
Pelle. Volevano la pelle.
Draco sbatté di nuovo Hermione al muro e cominciò a passare le mani sulle cosce, prima all’esterno e poi all’interno, avvicinandosi pericolosamente al bordo delle mutandine di pizzo. Hermione, nel frattempo, gli tolse il maglione e prese a strappare i bottoni della camicia, il tutto baciandosi ancora, ancora e ancora.
Draco scese con la bocca lungo la mascella della riccia per arrivare al collo, dove vi depositò decine di baci ardenti ed un morso che sapeva di desiderio e possessione. Tornò verso la bocca, scivolando sul collo con la punta della lingua, dolcemente. Arrivò alla bocca di Hermione e gliela leccò. Passò la lingua sul contorno e poi le morse piano il labbro inferiore, schiudendole la bocca. Hermione, nel frattempo, aveva mugugnato infastidita.
Voleva la sua bocca, subito.
Draco ghignò e l’accontentò.
Il bacio fu passionale ma molto dolce. Le loro lingue sempre a rincorrersi e sfidarsi, nessuna cedeva, ma alla fine si trovavano sempre.
Draco faceva fatica a trattenersi. Non ci riusciva proprio.
Una mano sotto la camicia di lei, a scostare il pizzo del reggiseno per poter, poi, appropriarsi di una gemma turgida e stuzzicarla con le dita. L’altra mano tra le gambe, sul bordo delle sua mutandine.
Non riusciva a resistere.
Prese una gamba di Hermione e l’allacciò alla propria vita, poi infilò una mano negli slip della ragazza, cominciando a massaggiarla gentilmente in superficie. Era così calda…
Fece pressione con l’indice ed andò a sfiorare tutta la superfice della sua femminilità, dal basso verso l’alto, più volte, poi la penetrò piano, con un solo dito. Era calda e bagnata, pronta per lui.
Lui e nessun’altro…
Hermione gemette. Draco bevve quel gemito direttamente dalla fonte, chiudendole la bocca con la propria.
Aggiunse un altro dito e cominciò a muoverli piano, mentre col pollice le stuzzicava la sua parte più sensibile.
Hermione stava impazzendo.
Non riusciva a trattenersi. I suoi gemiti nell’aria ed il corpo in fibrillazione.
Draco, nel frattempo, continuava a torturarla.
Una mano vagava sul seno sodo e l’altra ancora nelle mutandine, a farle provare l’inferno ed il paradiso nello stesso tempo. L’aveva portata quasi al limite, quando tolse le dita dalla sua femminilità.
Staccò le labbra da lei giusto il tempo di farle vedere le sue dita umide entrare nella propria bocca e succhiarle.
Gli occhi del ragazzo ardevano di passione: erano diventati una pozza d’argento fuso.
Hermione si morse il labbro inferiore.
Merlino, non poteva resistere ad uno spettacolo simile.
Mentre Draco si leccava le dita, Hermione gli slacciò la cintura e riprese, poi, a baciarlo.
Un bacio lungo ed intenso.
Un bacio che sapeva degli umori di lei e della sua impazienza.
Draco si staccò dalla bocca di Hermione solo per toglierle il maglione e strapparle la camicia. Poi, riprese a baciarla toccandole il seno, mentre lei faceva vagare le mani sul suo petto scolpito e giù, sugli addominali tesi, per poi addentrarsi sempre più verso il basso. Poggiò una mano sull’erezione di Draco, sopra la stoffa dei pantaloni, e prese a massaggiargliela.
Draco non capì più nulla.
Con un colpo di bacino le fece sentire la sua impazienza. Hermione gli allacciò le gambe attorno alla vita.
Proprio nel momento in cui Draco stava per far evanescere il resto dei loro vestiti, qualcosa mutò.
Entrambi si sentirono svuotati, stravolti.
E la razionalità tornò.
La prima a riprendersi fu Hermione.
Ancora mezza nuda e con le gambe allacciate alla vita di Draco, la riccia sgranò gli occhi, diventando color porpora.
Draco la guardò. Qualcosa era cambiato, si sentiva più padrone di se stesso. Ma quel se stesso voleva riprendere da dove si erano interrotti.
Dello stesso avviso, però, non era la mezzosangue che si slacciò da lui e lo spintonò.
Senza guardarlo in viso prese i suoi vestiti e scappò dall’aula, lasciando Draco solo e spaesato.
Tutto lo spettacolo, però, non era stato esattamente privato.
Quattro occhi avevano visto tutto.
Due color del cielo, un cielo in tempesta, e due neri come la notte più profonda.
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D'ambra e di pioggia
Fanfiction[Harry Potter, Draco/Hermione] Hermione alzò lo sguardo verso il ragazzo, che la superava di una quindicina di centimetri buoni, e lì, i loro occhi si fusero di nuovo. Non si capiva se fosse l'argento a fondersi con l'oro o viceversa. Tanto sta, all...