“Non sapeva che, quando in una donna l'erotico e il tenero si mescolano,
danno origine a un legame potente, quasi una fissazione.”
Anaïs Nin, Elena
Erano usciti mano nella mano dalla Sala Grande, sotto gli sguardi di tutti, fregandosene altamente.
Erano corsi su per le scale e lungo i corridoi, ridendo e rincorrendosi, tenendosi per mano, baciandosi.
Sembrava una scena da film: due giovani amanti che corrono, si inseguono, si baciano ogni volta i loro corpi si sfiorino. Sì, sembrava proprio la classica scena da film.
Erano arrivati alla Torre di Astronomia tra un bacio ed una risata, salendo un gradino per uno e quando Hermione era arrivata all'ultimo, si era girata a guardare il suo ragazzo, biondo e bello come solo lui poteva essere e gli aveva dato un bacio a fior di labbra. Finalmente, per una volta, era alla sua altezza – grazie al gradino - e poteva guardarlo negli occhi. Mai si sarebbe persa quell'occasione così lo fece indietreggiare di un passo, in modo tale da farlo scendere di due gradini.
Ora era lei a guardarlo dall'alto mentre lui doveva alzare il viso per osservarla.
Si guardarono, si sorrisero, poi Hermione ghignò, un piccolo ghigno su quelle splendide labbra che presagiva il giochino che la riccia aveva in mente.
«Non vedevi l’ora, eh?» le chiese Draco, scuotendo la testa e sorridendo.
«Non ne hai idea. Ora sono io ad essere un gradino, anzi no, due gradini sopra di te. Mi sento… potente.» rispose, ridendo come una bambina. «E visto che detengo io il potere, disporrò di te a mio piacimento. Che ne dici?» gli chiese, l’aria furba e il labbro inferiore stretto tra i denti.
Draco sentì un brivido salirgli lungo la schiena.
Oh, se potessi disporre io di te a mio piacere… - pensò, sentendosi già eccitato alla sola idea della sua Hermione completamente abbandonata a lui e vedendo sfrecciare immagini poco caste davanti ai suoi occhi. I protagonisti principali erano lui, Hermione e dei nastri di seta…
Hermione sorrise maliziosa.
«Seta. Mi piace ma li preferirei di un altro colore. Neri, magari.» disse leggermente compiaciuta.
Draco sgranò gli occhi.
«Mi hai letto nella mente! Hermione!» le rispose, indignato.
La riccia scoppiò a ridere.
«Ops.» rispose per nulla dispiaciuta o pentita.
Draco, a quel faccino impertinente che gli ricordava una bimba beccata a fare una marachella senza alcun segno di pentimento sul viso, fece per salire i gradini, ma Hermione indietreggiò.
«Fermo, fermo» gli disse, la bacchetta puntata «Oggi decido io, dimentichi?» e s’aprì in un sorriso furbo degno di una volpe.
Draco piegò la testa di lato ed assottigliò gli occhi.
Hermione si leccò il labbro superiore, poi fece comparire dei nastri di seta nera.
Li prese in mano e li sventolò davanti al ragazzo che, immediatamente, pensò ai molteplici usi di quei pezzetti di stoffa sul corpo della compagna.
Già la vedeva, nuda ed eccitata, nel suo letto, tra quelle lenzuola verdi che avevano visto ogni suo sogno nel quale invocava il nome della ragazza, distesa con gli occhi bendati ed i polsi intrecciati da quel raso nero come la notte che li avrebbe accolti tra gemiti, sussurri e grida soffocate.
Poteva sentire la morbidezza della pelle di Hermione e la consistenza serica di quei nastri che si fondevano; poteva vedere il contrasto della pelle lattea della ragazza contro il colore tenebroso di quelle fasce lisce. Il suo corpo, colto dagli spasmi del piacere, che s’inarcava mentre i suoi polsi erano costretti da pezzi di seta ed i suoi occhi completamente oscurati. L’odore dell’amplesso consumato, il calore di due corpi che si sono uniti, i segni che i nastri avevano lasciato su quei polsi delicati, i baci per rimediare a quei rossori leggeri…
Draco si riprese. Guardò Hermione per capire se la riccia gli avesse di nuovo letto nel pensiero ma capì che non ci voleva un legilimens per comprendere dove la sua mente avesse viaggiato.
Questa ragazza vuole farmi morire…
In realtà, Hermione aveva captato qualche immagine dalla mente del biondino così, presa la bacchetta, gli bloccò le gambe – con sommo sdegno del biondo – poi, con un leggero incantesimo non verbale, i nastri si levarono ed andarono a posarsi intorno ad Hermione, lenti, soffici.
La riccia non staccò gli occhi da quelli del biondo, ipnotizzato davanti a quello spettacolo.
Sempre con un incantesimo, i vestiti della bella caposcuola iniziarono a dissolversi, lentamente, pezzo dopo pezzo.
Il maglione fu il primo indumento. Piano, piano divenne quasi polvere, leggera, seguito a ruota dalla camicetta della divisa in cui aveva trasfigurato i vestiti poco prima del loro rientro dalla Stamberga.
Toccò, poi, alle scarpe ed alle calze ed infine alla gonna.
Nel frattempo, i nastri di seta avevano preso a girarle intorno, legandole i polsi dietro la schiena.
Le sfioravano tutto il corpo, centimetro dopo centimetro…
Era lì, coperta dalla sola biancheria, bella come solo lei poteva essere.
Una voce vellutata s’insinuò nella mente di Draco che, nel frattempo, era rimasto pietrificato davanti a quello spettacolo così erotico e sensuale.
«Vorresti che questi nastri fossero le tue mani?» Draco alzò la testa ed Hermione gli sorrise maliziosa.
Si era insinuata nella sua mente.
«Vorresti essere tu a sfiorarmi tutta, ogni piccola parte di questo corpo sotto le tue mani, sotto le tue cure… Vorresti fossero le tue labbra a percorrerlo piano, assaggiandolo…»
Salazar, doveva smettere. Doveva smettere o sarebbe venuto nei pantaloni, lì, così, con la sua voce nella mente ed il suo corpo davanti agli occhi. – pensò il biondo che, a stento, tratteneva il desiderio per lei.
Mentre Hermione gli sussurrava nella mente, i nastri continuarono a sfiorare il corpo della ragazza fino a quando non le bendarono gli occhi.
Draco deglutì.
Oh, Merlino…
Hermione gli si avvicinò piano, era ad una spanna ma i nastri avevano serrato anche i polsi del giovane, incapace di muoversi e di toccarla.
Uscì dalla sua mente ed avvicinò le labbra al volto del ragazzo, guidata dal respiro di quest’ultimo.
«Vorresti toccarmi, Draco?» gli disse con voce bassa e carezzevole.
Draco non riuscì a rispondere.
«Vorresti baciarmi, baciare ogni punto del mio corpo?» continuò, soave e tentatrice come un serpente.
«Vorresti possedermi ancora e ancora, fino all'alba ed oltre, fino a quando il tuo corpo non si sentirà sazio del mio?»
Nessuna risposta, solo un gemito mal trattenuto. Poi un altro.
«Allora? Non vorresti far l’amore con me, riscoprire ogni antro caldo ed ogni punto sensibile di questo corpo fremente, pronto solo per te? Non vorresti, Draco?» e sull'ultima parola, i nastri sugli occhi di Hermione svanirono in una nuvola di leggero fumo e due iridi chiare come il sole d’estate si puntarono negli occhi del ragazzo.
Draco era immobile, cristallizzato nel desiderio prorompente che sentiva per lei, nella voglia di fare l’amore con quella splendida e sensuale donna che gli stava davanti, in quel modo, coperta da nastri di seta e con lo sguardo vivo e pieno di brama.
«Non mi vorresti, Draco? Tutta per te, pronta per te. Solo ed esclusivamente tua…»
Il ragazzo deglutì ma non riuscì a trattenere il gemito chiaro che gli uscì dalla gola.
Hermione sorrise soddisfatta.
Con un accio la sua bacchetta tornò tra le sue mani ed in pochi secondi i nastri sparirono ed il corpo della ragazza venne ricoperto dai suoi vestiti.
Draco venne slegato e le sue gambe liberate.
Era il desiderio di quest’ultimo che, ora, premeva per essere liberato.
In mezzo secondo addossò Hermione alla parate e la baciò con un impeto quasi animalesco, pieno di così tanta passione da sentirla riverberare nelle proprie vene anche dalla riccia che rispose a quel bacio rude con altrettanto tormento.
Il biondo non capiva più nulla.
Sapeva solo che la voleva, in un modo quasi inumano, così forte da fargli perdere la ragione, così potente da annebbiargli il raziocinio.
E non era il solo.
In pochi secondi, la camicia del biondo venne strappata dalle piccole mani di Hermione che graffiò con ardore il suo petto, proprio sopra al cuore.
Draco gemette e le sfilò il maglione per poi strappare la camicetta della ragazza, rompendo anche il pizzo del reggiseno e posando le sue labbra fameliche sul seno ormai scoperto.
Lo baciò con irruenza, arrossandolo poi lo morse, senza dar tregua ad Hermione che gemeva come mai in vita sua.
Le mani del ragazzo finirono subito sulle natiche di lei e la sollevarono, mentre le gambe della ragazza si attorcigliavano alla vita di Draco e quest’ultimo scostava le mutandine per toccare quel fiore che ormai era suo, suo e di nessun altro. Quella porzione di paradiso che in quel momento reclamava con ardore.
Infilò subito due dita in lei, saggiandone il calore e la morbidezza.
Seppur nella completa follia del momento, si accorse che la ragazza era già pronta per lui.
Velocemente tirò giù la zip dei pantaloni ed entrò in lei.
Hermione gridò a quell'intrusione tanto violenta quanto bramata, ma Draco le fece morire il grido sulle labbra con un bacio che sembrava risucchiarle l’anima.
Si mosse da subito veloce, irrequieto ed Hermione già ansimava, in preda al piacere che cresceva, bramosa dell’apice, chiedendogli di più ed andandogli incontro col proprio bacino, gesto che fece perdere l’ultimo barlume di controllo al biondo.
Con le mani sulle sue natiche, sprofondò sempre più a fondo in lei, strappandole gemiti di dolore e piacere, facendole sbattere la schiena contro il muro freddo e ruvido.
Lontanamente se ne accorse, e corse a mettere una mano dietro la schiena di lei, per evitarle lo sfregamento contro la pietra, anche se, in quel modo, erano le sue nocche a venir arrossate e graffiate.
Se la strinse addosso, mentre Hermione cercava di avvicinarsi sempre di più, quasi a fondersi con lui.
Si guardarono negli occhi, velati da una passione selvaggia che nessuno dei due sapeva di avere.
Raggiunsero insieme la bocca dell’altro e la divorarono con un bacio tanto passionale ed ardente.
Poche altre spinte, veloci e profonde, ed entrambi vennero, insieme, gridando il nome dell’altro e tappandosi la bocca a vicenda, per non essere uditi.
Rimasero così, contro il muro, per metà vestiti, sudati, l’uno con la mano dell’altra sulla bocca e la testa che vorticava.
I loro respiri ansanti, i corpi che tremavano.
Si guardarono, incapaci di capire ciò che era successo in quei minuti di pura passione.
Hermione poi si mosse, le gambe che le formicolavano e Draco gemette, ricordandosi della sua mano tagliuzzata dietro la schiena di Hermione.
Piano, la fece scendere e poggiare i piedi a terra, dopo essere uscito da lei.
Si sistemarono guardandosi, ancora confusi dalla brama che li aveva appena avvolti.
Entrambi cercavano di aprire la bocca per dire qualcosa ma, da entrambi, uscivano solo respiri e parole strozzate.
Draco, che aveva riguadagnato la sua parte razionale, era terrorizzato all'idea di quello che aveva fatto.
L’aveva quasi violentata!
E se lei non avesse voluto?
Merlino, era stato rude e violento e… e non aveva nemmeno i ricordi ben chiari.
Adesso lei sarebbe scappata, a ragione!
Era un mostro, aveva preso la sua ragazza con forza e passione ma aveva esagerato, lo sapeva ed aveva paura di leggerlo negli occhi della riccia.
Hermione, dal canto suo, aveva paura che Draco pensasse male di lei, che la reputasse una sgualdrina.
Merlino, avevano fatto del sesso davvero violento, lei ricordava vagamente anche d’averlo graffiato e questo era testimoniato dal sangue sulle sue mani.
Sangue!
In un secondo s’era voltata ed era corsa da lui, aveva aperto la camicia e gli aveva controllato i graffi.
Cinque lunghe strisce svettavano orgogliose, rosse e lucide su quella pelle perfettamente bianca.
«Oh mio Dio…» Hermione si portò le mani sulla bocca, a coprirla prima di poter emettere un gemito d’orrore per quello che gli aveva fatto.
Alzò lo sguardo spaventata e disgustata da se stessa ma quello che incontrò non fu uno sguardo di disprezzo ma uno pieno di paura.
Draco aveva paura di lei?
«Dra-Draco io… Io non… - deglutì – io non volevo, oddio, io non…» era sconvolta, non riusciva nemmeno a parlare.
Indietreggiò e scontrò la schiena al muro, singhiozzando per il dolore.
Draco le si avvicinò e la girò, notando come la camicia di lei, strappata in più punti, fosse macchiata di sangue.
Strinse i pugni, disgustato da se stesso.
Cosa le ho fatto…
L’aria era tesa, piena solo dei loro respiri e dalla paura che tutto fosse finito, che avessero esagerato.
Draco abbassò il capo, non riusciva nemmeno a guardarla da dietro.
Hermione però, da Grifondoro qual era, si girò e lo fronteggiò
Se dovevano farla finita, che fosse una cosa veloce.
Alzò lo sguardo verso il viso del biondo e, quando incrociò gli occhi del ragazzo, capì che entrambi avevano pensato le stesse cose.
Negli occhi di Draco c’era terrore e disgusto verso se stesso, gli stessi sentimenti che vi erano negli occhi di Hermione.
Fecero un passo, in contemporanea, pronunciando il nome del compagno nel medesimo istante.
«Hermione…»
«Draco…»
Fu Draco a parlare per primo.
«Io… Oh, Merlino, perdonami. Non… non capisco cosa mi sia preso. Io…» non riusciva a continuare, stringeva i pungi e prendeva aria - «Non era mia intenz-… Io… Non ti biasimo, per qualsiasi cosa tu decida di fare. Sono… Sono un mostro, perdonami.»
Abbassò lo sguardo, sconfitto da se stesso e da quella brama così potente e latente che non sapeva di possedere e di provare nei confronti di quella splendida creatura che ora era lì, davanti a lui, probabilmente terrorizzata da quello che le aveva fatto.
Hermione aveva sgranato gli occhi.
Mostro? Ma stiamo scherzando?
Gli stessi dubbi, la stessa lacerazione che provava Draco si riversarono nel cuore della caposcuola.
Rifletté sulle parole del ragazzo, non capendole subito.
Poi, però, comprese.
L’amplesso frettoloso, duro e violento.
Il suo strapparle i vestiti ed entrare in lei in modo quasi feroce… Lui credeva di aver quasi commesso una violenza!
Era lei che l’aveva graffiato a sangue! Era lei che col bacino si era avvicinata a lui, sempre di più, in modo sempre più selvaggio… Era stata lei a stuzzicarlo…
«Ma cosa stai dicendo?! Sono io che… Io che.. Oh, Merlino Draco.. Guarda il tuo petto! Ti ho strappato i vestiti, ti ho graffiato in modo disumano.. Ho ancora il tuo sangue sulle dita! Tu non hai fatto nulla che io non volessi…» concluse in un soffio.
In quell'istante Draco alzò gli occhi verso la ragazza.
«Tu.. Tu non credi che io… che io ti abbia-» ma non riuscì a concludere.
«Violentata, Draco? No! Assolutamente, semmai è il contrario.» finì, abbassando gli occhi.
Draco rimase immobile.
Il contrario?
Poi capì.
«Tu… tu volevi?» le chiese timoroso.
Hermione sorrise imbarazzata e si voltò, dandogli le spalle.
«Non… Non so cosa mi sia preso ma sì, lo volevo. Dio, se lo volevo. Non capivo più niente, non avrei mai creduto potessi essere tanto-» ma Draco non la fece finire.
L’abbracciò da dietro e le soffiò nell'orecchio «Passionale?» ma Hermione scosse la testa «Violenta, tanto violenta.»
Draco sorrise sul suo collo.
«Mi è piaciuta la tua violenza.» le rispose ed Hermione si voltò velocemente nel suo abbraccio.
«Davvero? Cioè, io… Insomma, non mi era mai…»
«Capitato?»
«Già, non l’ho mai nemmeno-»
«Pensato?»
«Esatto.»
Si guardarono, mentre Hermione si torceva le mani imbarazzata.
«Nemmeno io.»
La riccia alzò la testa di scatto.
«Sì, insomma… So di essere un tipo passionale sotto le lenzuola ma mai, mai mi era capitato di perdere il controllo in questo modo. Spero… spero solo di non averti fatto male.» concluse, a voce bassa.
Hermione, intenerita, gli baciò la punta del naso.
«Non mi hai fatto male, anzi…» e gli prese la mano insanguinata «Mi hai spostata dalla parete per evitare che mi facessi male e poi…» abbassò lo sguardo, imbarazzata.
«Sì, insomma… Sei entrato in me… in modo rude, ok ma… Beh, io ero pronta. Per te. Insomma, io ero…»
«Bagnata?» concluse per lei il biondino
«Draco!» gli rispose, indignata, la riccia.
«Che c’è?» chiese il serpeverde. «Non c’è nulla di male, anzi…» e le morse il collo.
Merlino, aveva ancora voglia di lei… Era un maniaco!
«Comunque» riprese la ragazza «non sei… Non sei entrato in me subito…» e Draco, soppesando le parole imbarazzate della ragazza ricordò.
Ricordò vagamente di aver iniziato a prepararla ma di averla trovata già pronta, ricordò di aver sentito il gemito di dolore per la schiena che sfregava contro la parete… Ricordò che, una parte di lui, era stata attenta ad ogni gemito di lei.
Sorrise.
Sorrise felice.
Anche nella brama più assoluta, il sentimento che provava per lei aveva tenuto una piccola parte di ragione sveglia ed attiva.
«Mi ricordo.» le rispose. «Ricordo di aver iniziato a, beh, a prepararti ma tu eri-» questa volta fu la riccia a concludere la frase del biondo.
«Io ero già pronta per te.» finì, sorridendo.
Draco la guardò come se avesse davanti a sé la creatura più pura e luminosa che avesse mai visto.
Il suo sguardo era adorante e pieno, pieno di amore.
Si baciarono, leggeri, poi con un colpo di bacchetta si risistemarono i vestiti e, per mano, entrarono nella Torre di Astronomia.
Draco fece comparire dei cuscini ed Hermione lo invitò a sedersi.
Con la bacchetta, richiamò la sua borsa di perline dalla quale estrasse del disinfettante e dell’essenza di dittamo e qualche benda, poi tolse la camicia a Draco, non senza frecciatine dalla serpe, e cominciò a disinfettargli i graffi.
Glieli pulì, mentre il biondo non emise un gemito, con cura e amore.
Draco era rapito dal viso di lei.
Era bello avere qualcuno accanto che si prendeva cura di lui con tutta quella dedizione e quell'affetto.
Quando Hermione prese il dittamo, Draco la fermò. La riccia lo guardò interrogativamente.
«Guariranno anche senza dittamo.» gli disse il biondo, a mo’ di spiegazione.
Hermione lo guardò stralunata «Certo, ma ti rimarranno i segni. Saranno quasi invisibili, ma ci saranno.» gli rispose preoccupata.
Draco sorrise. «Lo so.»
«Non capisco, io…» ma Draco le bloccò le parole sul nascere baciandola.
«Voglio questi segni, Hermione. Voglio ricordarmi di quella volta che abbiamo fatto l’amore in modo tanto selvaggio da lasciarci i segni. Voglio ricordarmi ogni minuto il desiderio e l’amore che provo per te. Voglio avere il segno delle tue unghie su di me, per sempre.» le rispose ad un soffio dalla labbra.
Hermione arrossì e si emozionò così tanto che gettò le braccia al collo del biondo, il quale le rubò il dittamo dalle mani e la fece girare per curarle i graffi sulla schiena.
Si medicarono a vicenda, facendo scomparire la maggior parte di quei graffi e del sangue sia sulla pelle che sui vestiti.
Solo due segni rimasero incisi sulle loro pelli: i graffi di Hermione sul petto di Draco, ed il morso di quest’ultimo sulla spalla di Hermione.
«Ron?» una voce amica che conosceva ormai da anni, si affacciò alla porta.
«Ron, possiamo parlare?» chiese il Bambino Sopravvissuto.
«E di cosa, Harry? Di come la mia ex ragazza si sia messa col figlio del Mangiamorte che ha cercato di farci la pelle? Di come Hermione ci abbia traditi per stare con quella serpe che non ha fatto altro che ingannarla? Di questo dobbiamo parlare, Harry?» chiese adirato e deluso il portiere rosso-oro.
Harry sospirò.
Sapeva che l’amico l’avrebbe presa male anche se non pensava così tanto.
Si avvicinò e si sedette sul proprio letto, accanto a quello di Ron.
«Ron, lei è felice.» disse soltanto, gli occhi luccicanti per la gioia di vedere l’amica davvero felice dopo mesi di buio.
Il rosso non rispose ma strinse i pugni.
«L’hai vista? È raggiante. Erano mesi che non lo era più. Dopo la guerra era cambiata, era sempre triste, ricordi? Sorrideva, sì, ma gli occhi non le si illuminavano.» continuò il moro.
«Era spenta, non viveva più. Ascolta, anche io avrei preferito vederla con qualcun altro. Di sicuro Malfoy non era la mia prima scelta per lei, anzi, non faceva proprio parte della lista, ma lei è felice. Lui la rende felice ed io sono disposto a deporre le armi per Hermione. Voglio solo che sia felice. Tu no, Ron?»
Il rosso, nel frattempo, colpito dalle parole dell’amico ripensò alla sua storia con Hermione.
Ripensò al loro primo bacio, nella camera dei segreti, ripensò alla prima volta che avevano dormito insieme, solo tenendosi per mano. Ripensò all'emozione che aveva provato nel vederla accanto a lui, la mattina seguente. Ripensò alle giornate trascorse tra i prati nei dintorni della tana, con lei che leggeva e lui che le rubava i baci. Ripensò alla prima volta che avevano fatto l’amore.
Il suo essere così pudica, il rossore sulle sue guance, l’imbarazzo, il non sapere come fare e la gioia di essere il primo per lei. Ripensò a quei quattro mesi felici e spensierati nei quali Hermione stava bene, secondo lui. Ripensò al sorriso che aveva rivolto al biondo in Sala Grande e, però, capì che la luce che emanava non aveva niente a che vedere coi sorrisi rivolti a lui, alla tana.
In quei momenti gli erano sembrati così luminosi e felici, quei sorrisi. Capì che si era sbagliato.
«Ron…» lo richiamò Harry ed il rosso si alzò a sedere.
Si prese la testa tra le mani poi parlò, a voce così bassa che l’amico credette di averlo immaginato.
«Non ho mai smesso di amarla, Harry.»
Il moro si gelò sul posto.
«Ma tu… Tu mi avevi detto che la vedevi solo come un’amica, che…» non finì.
«Cos'avrei dovuto fare, Harry? Non era più felice con me, lo sentivo ma non me ne ero reso conto. Non volevo rendermene conto. Quando lei mi disse che sarebbe stato meglio rimanere amici, io mi dissi concorde. Cos'altro avrei potuto dire? La lasciavo libera. L’avrei lasciata libera. Ero sicuro del nostro amore, sapevo che lei sarebbe tornata. Per questo decisi di dire che a me stava bene restare amici. Aspettavo che tornasse, capisci? Ma lei ora… Ora sta con lui ed è felice e non tornerà. Non tornerà mai più da me, Harry» concluse, la voce rotta e gli occhi lucidi.
Harry non si era mai sentito così impotente in vita sua.
L’unica cosa che poté fare fu abbracciare l’amico che pianse silenziosamente.
Quella sera Ronald Weasley pianse tutto l’amore che provava per Hermione. Fece l’unica cosa che era giusta fare: dimenticare e lasciarla libera.
Erano sdraiati sui cuscini, lui con un braccio dietro la testa e l’altro poggiato alla vita della ragazza, lei con il capo sul suo petto, una mano vicina al viso e l’altra intrecciata sulla sua vita a quella del biondo.
Guardavano le stelle, insieme.
«Sei sicuro che… Beh, sì, insomma… Non è che adesso tu penserai di me che io…»
Draco abbassò il viso verso la testa di Hermione che, imbarazzata, nascondeva il proprio volto sul petto del biondo.
Intenerito, Draco le carezzò i capelli.
«Hermione…» la chiamò e, con due dita, le alzò il viso fino ad incontrare quegli occhi tanto belli quanto puliti e sinceri. Quelle due pietre calde che nascondevano un mondo di amore e dolcezza.
«Cosa dovrei pensare di te? Che mi desideri? Che hai voglia di fare l’amore con me? Che, come me, senti un desiderio quasi estremo di amare e lasciarti amare?»
Hermione lo guardò negli occhi.
Non l’aveva pensata a quel modo.
«Io…» non riuscì a parlare.
«Ascolta, no. Non penso niente di male su dite. Non penso tu sia una sgualdrina, anzi. Nonostante abbiamo fatto l’amore in un modo così… passionale, io non riesco che a vederti come l’essere più puro che abbia mai visto. Tu sei pura dentro, Hermione. E solo perché il desiderio di unirti a me carnalmente è così forte da annebbiarti quella testolina, non devi pensare che questo mi faccia pensare a te come a una facile.
È stato qualcosa di… istintivo, credo. Io… non capivo più nulla. Sentivo solo il tuo corpo, volevo solo il tuo corpo. Non volevo altro che essere dentro di te, sentirti, sentirti fino in fondo all'anima. E so che per te è stato lo stesso.»
Non sapeva cosa dire.
Sì, per lei non era stato sesso quello, seppur violento era stato amore. Amore primitivo, istintivo e carnale, ma amore.
Lo baciò. Lo baciò per fargli capire ciò che provava e lui ricambiò, dolcemente, lambendole le labbra teneramente per poi dedicarsi alla sua lingua, lasciandole un sapore di dolcezza infinita.
«Ti voglio così tanto che a volte mi sembra che mi manchi una parte di me stessa.» disse, staccandosi da lui e guardandolo negli occhi.
«Non avevo mai provato niente del genere, mai. Non che abbia chissà quali altre esperienza, anzi.» disse, arricciando le labbra.
Draco le sorrise, poi le accarezzò la guancia e decise di scoprire le carte.
Voleva sapere di lei, del suo passato.
Ogni cosa, anche la più insignificante.
«Con chi – prese un respiro profondo – con chi hai perso la verginità?» le chiese guardandola dritta negli occhi.
Hermione distolse lo sguardo, imbarazzata.
«No, Hermione» disse Draco, tirandosi su a sedere e prendendo il viso della ragazza tra le sue mani «Ho perso tutti questi anni. Mi sono perso tutto di te, ogni passo importante, ogni conquista ed anche le sconfitte. Non… Non conosco nulla di te al di fuori di quello che mi hai mostrato in queste ultime settimane ed io… Merlino, io voglio sapere tutto di te. Ogni cosa. Ti prego, parliamo. Voglio sfinirti di domande e voglio che tu faccia lo stesso con me. Sempre se vuoi, ovviamente. Altrimenti domanderò solo io. Ti prego, non chiudermi fuori.» concluse in un sussurro.
Hermione non poteva crederci.
Parlare, conoscersi.
Lui voleva parlare.
Aveva sempre avuto un po’ di timore nell'aprirsi verbalmente con lui probabilmente a causa del passato che li univa.
In fondo, però, aveva ragione lui.
Cosa sapevano l’uno dell’altra?
«Ronald.» prese un respiro profondo «Ho fatto l’amore per la prima volta con Ronald, quest’estate alla tana.»
Ok, forse Draco avrebbe preferito non saperlo.
Il rosso.
Il rosso aveva preso la verginità della sua mezzosangue. Lui, quel maledetto…
Ma, alla fine, cosa poteva dire lui, Draco Malfoy?
Chi era lui per lei, all'epoca?
Un nemico, nessuno.
Non aveva diritto di dire nulla.
Hermione capì dall'irrigidimento del ragazzo che non aveva gradito la scoperta.
Era arrivato il momento di parlare.
Respirò profondamente, si mise seduta davanti a lui e parlò.
«Durante la battaglia qui ad Hogwarts, io e Ron siamo scesi nella camera dei segreti per prendere una zanna di basilisco ed uccidere, così, Nagini. Avevamo paura, eravamo terrorizzati di non sopravvivere per vedere una nuova alba. Ci baciammo. Un po’ il timore, un po’ l’adrenalina, ci baciammo.»
Hermione guardava dietro il biondo, un punto fisso nella memoria lontana e rinchiusa in quell'antro di dolore che la guerra aveva aperto.
«Finita la battaglia, restammo qui ad Hogwarts per qualche giorno poi andammo tutti alla tana. Eravamo tutti distrutti per la perdita di Tonks e di Remus che avevano lasciato il loro figlio orfano all'età di due anni. Fred era stato sfiorato da un'avada che, per un pelo, non l’aveva ucciso. George perse dieci anni di vita. Quando lo vide a terra, schiantato, credette fosse morto. Una parte di lui morì in quel momento. Poi lo vide riprendersi e combatterono fianco a fianco e si salvarono. La guerra aveva lasciato strascichi in tutti noi. Una sera, dopo cena, Ron mi raggiunse sul tetto della tana. Sapeva che amavo guardare le stelle da lassù. Mi disse d’amarmi. Mi disse che mi amava da molto ma che l’aveva capito solo il giorno della battaglia, quando aveva creduto di potermi perdere. Ci mettemmo insieme. Passammo delle splendide giornate. Spesso, mentre leggevo seduta sull'erba, lui veniva a rubarmi dei baci; durante la notte, dormivamo insieme, mano nella mano senza far nulla. È stato un bel periodo. Ero… felice. Poi una sera accadde. Ci stavamo baciando sul suo letto quando lui mi chiese se volevo spingermi un po’ più in là. Ero terrorizzata ma ne avevo bisogno. Volevo sentirmi viva, capisci? Così facemmo l’amore. Fu… bello. Oddio, anche per Ron era la prima volta e, seppur abbia cercato di essere delicato, io ero troppo tesa per non sentire dolore. Le volte seguenti andarono meglio. Non furono molte, forse quattro o cinque. Non avevamo molto tempo da passare da soli e poi…»
Draco ascoltava parola per parola. Ognuna di esse era una stilettata nel cuore ma capì che, seppur non poteva far parte del suo passato, poteva far parte del suo futuro.
«Poi?» chiese in un soffio.
«Beh, sì… insomma…» Hermione era imbarazzata. Draco piegò il capo per scrutarla.
Prese un respiro e sputò fuori tutto.
«Ok, noi non è che… I nostri preliminari erano frettolosi, l’atto di per sé… Non ho quasi mai provato piacere. O meglio, lo provavo ma non era come quello che ho… che ho provato e che provo con te.» concluse imbarazzata più che mai.
Draco sentì i fuochi d’artificio scoppiargli nel petto però decise di voler sentire tutto, fino in fondo, aveva bisogno di sapere che con lui l’amore era diverso, migliore.
«Non capisco.» chiese fintamente confuso.
Hermione sbuffò.
«Ecco, noi non… Cioè…»
Maledizione!
Draco cercò di reprimere un sorriso.
Merlino, con quelle guance rosa d’imbarazzo era bellissima…
«Diciamo che lui non mi ha mai baciata dove e come mi hai baciata tu, capisci?» chiese, agitata e rossa come un peperone.
«Non avete mai fatto sesso orale?» chiese sorpreso ed estremamente compiaciuto.
«Esatto.» rispose Hermione.
«Noi non… Insomma, era tutto molto frettoloso. Ci spogliavamo, ci toccavamo giusto un minuto e poi lo facevamo. Stop. Nient’altro.»
Hermione divenne completamente fucsia.
Draco, dal canto suo, gongolava.
Ok, lei aveva avuto un altro uomo ma con lui non aveva fatto altro che l’atto in sé.
Il rosso non l’aveva amata come aveva fatto lui. Il rosso non l’aveva amata come Hermione meritava.
Come diavolo era riuscito a non perdersi sul corpo di lei e nelle sue pieghe?
Lui avrebbe passato la vita a farle provare piacere con le mani e con la bocca, con la lingua…
Hermione continuò.
«In sostanza, facevamo solo lo stretto necessario. Comunque, restammo insieme fino a poco prima dell'inizio dell’anno scolastico. Alla fine capii che tra noi non poteva esserci amore, c’era troppo imbarazzo, come se fossimo fratello e sorella, così decidemmo di lasciarci ma di rimanere amici. E lui è l’unico con cui sia mai stata, prima di te.» concluse sorridendogli.
Draco si avvicinò e la baciò.
Un bacio dolce e leggero, semplice.
«Ed io sarò anche l’ultimo, Granger. Mettilo in conto.» le rispose serio.
Hermione scoppiò a ridere.
«Ci conto, Malfoy!» rispose ancora ridendo.
Risero insieme per qualche istante poi ripresero le domande.
«Tu, invece? Non voglio sapere quante te ne sei portate a letto – gli disse mentre lui stava per aprire bocca – voglio sapere chi è stata la prima.»
Draco la guardò.
«Sono stato con un po’ di ragazze, Hermione.» la riccia cercò di parlare ma lui la fermò
«Lasciami continuare. Non ti parlerò di numeri. E comunque, ho diciott'anni, non posso avere chissà che fila, sta’ tranquilla.» le sorrise ed Hermione si rilassò.
«Ho fatto sesso con un po’ di ragazze. La prima fu Pansy, la sera del Ballo del Ceppo.» Hermione lo guardò sorpresa.
«Ballo del Ceppo? Ma eravamo al quarto anno!» rispose scandalizzata.
Draco rise. «Già.»
La riccia sospirò.
«Ok, continua.»
Draco le sorrise. «Non starò qui a raccontarti i particolari. Eravamo entrambi piccoli ma ce la siamo sentita. Pansy è sempre stata una ragazza, diciamo così, curiosa e, seppur vergine, qualcosa aveva già fatto. Anche io, come tutti i ragazzi di quell'età, avevo fatto qualcosa. Poco e niente, a dir la verità. Così sperimentammo un po’ di preliminari. Fu bello, più che altro fu bella la sensazione del piacere non il resto.»
Hermione lo guardò perplessa.
«Il resto?» chiese.
Draco sorrise amaramente.
«Tu e Lenticchia immagino l’abbiate fatto con amore, giusto?» chiese serio.
Hermione soppesò le parole poi annuì.
«Sì, all'epoca ero sicura di amarlo.» rispose onesta.
Draco annuì.
«Io no.»
«Come?» chiese ancora confusa la riccia.
«Io non amavo Pansy. Come non amavo nessuna delle ragazze con cui sono stato. Per questo ti ho detto che ho fatto sesso con un po’ di ragazze ma l’amore… Beh, l’amore l’ho fatto con una ragazza sola. L’unica con cui abbia mai provato delle simili emozioni.» concluse sorridendo leggermente.
Hermione sentì una pugnalata al cuore.
Non devi essere gelosa del suo passato, Hermione… Non puoi esserlo, non devi…
Eppure il magone le fermò il respiro.
Gli occhi le divennero lucidi ma cercò in tutti i modi di non mostrarlo.
Draco, però, aveva notato il suo sguardo basso e l’aveva vista irrigidirsi.
Capì il fraintendimento ed un impeto fortissimo l’avvolse.
L’abbracciò stretta.
Mentre le lacrime iniziarono a scenderle sulle guance.
«Scusami. So che non dovrei ma… Credevo che non avrebbe fatto così male.» gli disse in un sussurro e Draco si sentì morire.
Dio, allora lei l’amava davvero…
«Alla fine ognuno di noi ha avuto una vita prima d’oggi, è normale che anche tu ti sia innamorato di…di qualcuno… io…» ma Draco no la fece finire.
Alzò il viso della giovane e la guardò dritta negli occhi.
«Granger, sei proprio una sciocca! Sei tu. Sei tu l’unica ragazza con cui abbia mai fatto l’amore. Tu, solo e soltanto tu.»
Hermione lo guardò con sguardo stupido e scoppiò a piangere, abbracciandolo così stretto da fargli mancare il fiato per un attimo.
Tremava, la sua piccola mezzosangue.
La strinse forte a sé e la coccolò come se fosse una bambina. Una dolce bambina innamorata.
«Ok, inizio a piangere un po’ troppo spesso. Non so cosa mi prenda…» disse, asciugandosi gli occhi e sorridendo leggermente all'indirizzo del biondo che, a sua volta, le sorrise di rimando.
«In effetti sei una piagnucolona.» le rispose ridendo.
Hermione si stizzì.
«Ma come ti permetti!» e gli tirò un pugno sul braccio, mentre Draco se la tirava addosso.
«Ma come siamo permalose!» le disse ad un millimetro dal viso di lei.
«Non sono permalosa, affatto.» rispose mettendo il broncio la riccia.
Draco scoppiò a ridere e la strinse a sé, poi le baciò il naso.
«Sei adorabile, Hermione.» e la baciò di nuovo, sulle labbra, gustandosi il suo sapore dolce.
Quando si staccarono, Draco incrociò i polsi dietro la schiena della giovane che si mise poggiata sui gomiti ai lati della testa del biondo, per poterlo guardare negli occhi.
«Bene, ora che sappiamo chi è stato il primo o la prima con cui siamo andati a letto, che ne dici di passare alle cose più importanti?» chiese Draco, sfiorandole le labbra.
Hermione aggrottò le sopracciglia ma acconsentì.
«Perfetto.» sorrise sornione il serpeverde. «Dunque, qual è il tuo colore preferito, Granger?»
Hermione scivolò da un gomito e Draco colse l’occasione per invertire le posizioni.
La imprigionò sotto le sue braccia e la guardò negli occhi.
«Malfoy, e queste sono le cose più importanti?» chiese fintamente indignata.
La serpe ridacchiò, poi le baciò la fronte e tornò a guardarla.
«Certo! Secondo Blaise è la prima domanda da fare. Sai, per coordinare i vestiti.» rispose imitando il tono della serpe mora facendo ridere la riccia.
Risero insieme ancora qualche istante, poi Draco le leccò le labbra.
«Allora, qual è il tuo colore preferito, Hermione?»
Il suo nome pronunciato da quella voce calda e suadente era afrodisiaco.
«Stai cercando di circuirmi, maledetto!» s’indignò la giovane quando capì il gioco del biondo.
Draco rise bonario.
«Hai ragione. È che sei così ingenua…»
Hermione spalancò la bocca.
«Brutto stronzo, ma come ti permetti?!» gli rispose, tirandogli un pugno leggero nello stomaco.
«Merlino, Granger! Sei manesca!» le rispose ridendo.
«Dovresti averne avuto la prova poco fa, sulle scale!» rispose di getto, senza nemmeno pensarci, divenendo rossa appena colte le parole.
Draco sorrise malizioso.
«Oh, sì… Me ne sono accorto, eccome se me ne sono accorto…» le rispose, affondando le labbra nel collo della ragazza.
«Tra l’altro – riprese sollevandosi ed incatenando gli occhi a quelli della ragazza – te la devo far pagare per avermi letto i pensieri ed ho già in mente come fare.» le disse sornione per poi continuare «Credo che quei nastri di seta ci serviranno di nuovo. Mi hai lasciato con l’appetito, maledetta.»
Hermione avvampò poi, però, scoppiò a ridere.
«Non c’è niente da ridere. Ho rischiato di venire nei pantaloni. Dio, quant'eri eccitante!» concluse sul collo di lei, riprendendo a mordicchiarlo e baciarlo.
«Tu non sai quante idee mi sono venute in mente, prima, mentre vedevo quei fili di seta…» continuò mentre torturava il collo bianco della riccia.
Hermione gemette.
Era già in balia dei tocchi del ragazzo.
Cercò di riprendere coscienza, a fatica. Ma ce la fece.
«Il ve… Il verde.» disse tra un gemito e l’altro.
Draco alzò il viso.
«Come?» chiese confuso.
Hermione gli sorrise.
«Il verde. Il mio colore preferito è il verde. Scuro, rigorosamente scuro. Il verde bosco ed il verde persiano sono le sfumature che preferisco.»
Draco la guardò stralunata.
«Mi stai dicendo che ti piace il colore della mia Casa?» chiese sorpreso.
Hermione si accigliò.
«No, ti sto dicendo che il colore che preferisco è il verde scuro, indipendentemente dal fatto che sia uno dei colori della tua Casa.» e concluse facendogli una linguaccia.
Draco rise.
Era felicemente sorpreso.
Si aspettava che lei dicesse il rosso, e invece l’aveva stupito. Una volta ancora.
«Ed il tuo?» gli chiese Hermione.
Draco le sorrise, poi le si stese affianco trascinandola in parte su di sé.
«Mi piace il colore dell’ambra ed il celeste. Il colore del cielo, il colore dell’acqua. Mi rilassa molto il celeste.» le rispose guardando dritto davanti a sé.
«E l’ambra? Come mai ti piace?» chiese ingenuamente.
Draco le sorrise ed alzò le spalle.
«Un giorno te lo dirò.» rispose stringendola.
«Ok, continuiamo con le domande importanti. Il tuo libro preferito.»
Hermione alzò lo sguardo verso il biondo. «Non credo tu conosca molti dei libri che preferisco perché sono… Sono babbani.» disse mordendosi il labbro.
Draco la guardò, poi sorrise tra sé e sé.
«Il giovane Holden.» soffiò il biondo.
Hermione sollevò lo sguardo.
«Cosa?»
Draco le baciò la fronte e le ripeté «Il giovane Holden. È il mio libro preferito.»
«Tu… tu conosci la narrativa babbana?» chiese la riccia, sgomenta.
«E la letteratura, il teatro, la poesia… Ricordi? Proprio qui abbiamo recitato un passo tratto dal Romeo e Giulietta.»
Hermione era sbalordita.
Era vero. Draco le aveva detto di conoscere Shakespeare ma da lì a pensare che lui conoscesse i libri babbani…
«Beh, è un libro da te, in effetti.» gli rispose, sorridendo, dopo aver riflettuto qualche attimo.
Draco scosse la testa.
«Non posso che darti ragione.» e le sfiorò il viso con una mano.
«Orgoglio e pregiudizio. Il mio preferito.»
Draco sorrise nuovamente.
«Beh, molto da te, in effetti.»
Hermione rise.
«Touché.» e baciò la mano del biondo che le accarezzava il volto.
Andarono avanti così tutta la notte a colpi di “qual è il tuo piatto preferito?” oppure “il tuo primo bacio?” od ancora “la tua materia preferita?” oppure “la musica che preferisci?” ed ancora “Cosa mangi per colazione?” e così via.
Si sfinirono di domande e di baci leggeri, fino ad addormentarsi uno nelle braccia dell’altra, felici e con un bagaglio culturale dei gusti dell’altro ampliato e la consapevolezza che tra loro c’era un sentimento così forte che mai nessuno avrebbe potuto dividerli.
Peccato che un professore dai lunghi capelli neri intento a mescolare una strana sostanza in un calderone nell'aula di pozioni, non la pensasse allo stesso modo.
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D'ambra e di pioggia
Fanfiction[Harry Potter, Draco/Hermione] Hermione alzò lo sguardo verso il ragazzo, che la superava di una quindicina di centimetri buoni, e lì, i loro occhi si fusero di nuovo. Non si capiva se fosse l'argento a fondersi con l'oro o viceversa. Tanto sta, all...