Will you stay with me? Will you be my love among the fields of barley?

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"Due caratteri diversi prendon fuoco facilmente,
ma divisi siamo persi, ci sentiamo quasi niente.

Siamo due legati dentro da un amore che ci dà

la profonda convinzione che nessuno ci dividerà.
Tra le mie braccia dormirai serenamente
ed è importante questo sai, per sentirci pienamente noi."

L'emozione non ha voce – Adriano Celentano




Negli spogliatoi il cicaleccio si sentiva fin dagli spalti.
I ragazzi erano eccitati, nervosi ed euforici. Gli spettatori scommettevano sugli esiti della partita e raccontavano di come i due capitani si fossero sfidati per l'amore della bella Caposcuola di Grifondoro.
Hermione, seduta nelle tribune rosso-oro, sbuffava alla vista di tutti quegli occhi puntati su di lei.
Ma possibile che il pettegolezzo ad Hogwarts fosse così vivo?
Neville, sedutole accanto, le aveva posato una mano sulla spalla e le aveva sorriso, dicendole di non farci troppo caso ma di godersi la partita.
Nel frattempo, un biondo di nostra conoscenza si apprestava ad indossare la sua divisa da cercatore e capitano, mentre i suoi due "fidati compari" lo guardavano di sottecchi cercando di non farsi beccare.
Il viso del loro amico era una maschera di felicità: aveva il volto disteso, le labbra che mostravano un piccolo sorriso, gli occhi che luccicavano.
Blaise e Theo si guardarono un attimo, annuirono e si avvicinarono al loro capitano. Gli si sedettero uno ad ogni lato e gli poggiarono una mano sulle spalle.
Draco alzò il viso ed un sopracciglio, vedendo i due amici pronti alla carica.
«Sputate il rospo» disse loro, infatti, incrociando le braccia al petto.
I due sghignazzarono, poi Theo prese parola.
«Nulla, capitano. Ci chiedevamo solo perché avessi fatto tardi...» chiese con una voce tanto maliziosa da far scuotere la testa a Draco.
Non fece in tempo a rispondere, il biondo, che Blaise subito attaccò.
«No, perché, se non sbaglio, hai accompagnato una certa Caposcuola in camera sua e, sai, non vorremmo che tutto il rosso presente in quella stanza ti abbia scatenato come succede ai tori. Presente la corrida, quella spagnola?»
Draco scoppiò a ridere pensando a quanto stupidi fossero i suoi amici.
«Mi state chiedendo se abbiamo concluso?» chiese con voce divertita.
Theo e Blaise si guardarono, poi si voltarono e risposero all'unisono: «Sì, dannazione!»
Draco scoppiò a ridere buttando indietro la testa, sconvolgendo i due amici ed il resto della squadra.
«Ma possibile che pensiate solo al sesso?» chiese loro ancora ridendo.
I due si alzarono, totalmente sconvolti.
«Noi? Noi pensiamo solo al sesso? Stiamo parlando di Draco Malfoy, il Principe di Serpeverde, quello che ogni notte ha in camera sua una ragazza diversa!» rispose Blaise trattenendo le risate.
Draco scosse la testa.
«Merlino, quante cazzate che girano in questa scuola. Non che mi sarebbe dispiaciuto, prima, avere sempre una donna diversa, ma devo smentirvi. Non è affatto così.»
Theo rise di quella schermaglia che ormai impazzava tra di loro dal quinto anno, da quando quelle voci – false, per Merlino! – giravano per i corridoi di Hogwarts.
Tutti sapevano che Draco avesse avuto parecchie esperienze, ad essere sinceri, ma da qui ad essersi "ripassato" mezza scuola... Salazar, che esagerazione!
Draco scosse la testa divertito, ricordando quando quelle voci avessero cominciare a girare per i corridoi di Hogwarts.
Una volta l'avevano addirittura chiamato "Il dio del sesso". A sedici anni. Dio del sesso. Era già tanto se non concludesse il tutto in cinque minuti scarsi!
I tre si guardarono e scoppiarono a ridere nuovamente, capendosi al volo.
«Ti ricordi la prima volta che abbiamo sentito il tuo soprannome di sciupafemmine? Avevamo quindici anni...» disse Blaise poggiato ad un armadietto.
Draco rise. «E come potrei dimenticarlo! Ero stato a letto con Pansy per la prima volta due mesi prima. Era vero che ci davamo dentro all'epoca, ma ero stato solo con lei e già si vociferava delle mie avventure con mezzo dormitorio femminile. Che esagerati!»
«Ed al sesto anno? "Draco Malfoy, il dio del sesso di Hogwarts." Chissà chi l'ha messa in giro!» disse Theo ridendo.
«Come se, a sedici anni, si avesse tutta questa esperienza! Mi ricordo che, all'epoca, ero così infoiato che faticavo a durare una lasso di tempo decente!» rispose il moro dalla pelle scura ridendo delle sue stesse parole.
Anche Draco rise. «Era quello che stavo pensando anche io. Mi sa che ci hanno un po' sopravvalutati!» rispose col sorriso sapendo di scatenare la reazione dei due.
«Hey, parla per te!» risposero, infatti, in coro i due amici.
Scoppiarono nuovamente a ridere, gli occhi lucidi e le mani sulla pancia.
Non volevano parlare di quel periodo ricordando il terrore che scuoteva il biondo dopo essere diventato mangiamorte.
Non volevano ricordare le sue urla nel bel mezzo della notte.
Non volevano ricordare le sue notti insonni passate a pensare alla missione che Voldemort gli aveva assegnato.
Non volevano pensare a quei mesi di distruzione interiore che avevano quasi annullato il loro amico.
No, volevano pensare a quei giorni ricordando soltanto i momenti che li avevano visti sorridere.
«Certe persone hanno davvero un'insana fantasia.» concluse Draco con gli ultimi postumi delle risate.
Blaise lo guardò negli occhi, serio e sincero come mai prima d'allora. «Beh, negli ultimi anni, alla fine, di esperienze ne abbiamo avute parecchie ma... Non credo ci sia esperienza più bella del fare l'amore con una ragazza. Credo valga tutte le scopate che ci siamo fatti fino ad ora.» disse riflessivo, un accenno di sorriso sulle labbra.
Draco lo guardò in viso, serio anch'egli, poi sorrise.
I suoi amici capivano sempre. Lo comprendevano anche solo con uno sguardo.
«No, hai ragione, non c'è paragone.» rispose soltanto, l'immagine di lui ed Hermione alla Stamberga ancora vivida, l'emozione di sentirla sua e solo sua.
Theo abbassò la testa e sorrise anch'egli.
Era bello essere innamorati.



Intanto, negli spogliatoi rosso-oro, i giocatori si preparavano alla partita.
«Allora, ragazzi. Questa partita è un'amichevole, come sapete, ma questo non ci impedisce di farli neri.» disse il Bambino Sopravvissuto scatenando le urla dei compagni.
«Dunque, la formazione è questa: Ron, tu sarai il portiere titolare. Mi raccomando, attento a Zabini e Nott, quei due sgusciano e s'infilano ovunque ad una velocità inaudita. Ginny, Demelza e Cormac, voi siete i nostri cacciatori migliori. Prendete quella pluffa e speditela negli anelli! Mi raccomando, tenete un occhio anche e Tiger e Goyle, quei due vi lanceranno addosso tutti i bolidi possibili. Dean, Seamus, voi dovrete evitare che questi bolidi colpiscano la squadra e dovrete cercare di colpire I cacciatori avversari. A Malfoy ci penso io. Ci siamo?» concluse gridando un ultimo inno alla propria squadra.
«Andiamo a farli neri!» gridò Ron, mentre tutti e sette i giocatori si avviavano verso il campo.



Entrarono ognuno dal proprio spogliatoio e si diressero verso il centro del campo, Harry e Draco a capo delle file.
Impugnarono le loro scope e si alzarono tutti in volo, la formazione definita e lo schema di gioco ben impresso nella mente.
I due capitani si voltarono quasi all'unisono verso gli spalti a cercare una testa riccia.
Hermione era tra le tribune rosso-oro, per somma gioia di Harry, ma aveva gli occhi puntati su quelli del cercatore Serpeverde.
Draco sentì il cuore battere più veloce al ricordo delle parole di Hermione.
"Farò il tifo per te. Sempre."
E lui avrebbe preso il boccino per lei, sempre.
Il fischio d'inizio decretò l'avviarsi della partita.
La pluffa passò subito in mano ai Grifondoro con una Ginevra Weasley più carica che mai.
«Il nostro co-capitano, la bella Ginny Weasley, sembra pronta a dar battaglia! Velocissima, raggiunge il secondo anello e ti— no! Braccata da Zabini, la nostra rossa non riesca a tirare in porta! Forza Ginny, lancia!»
La telecronaca in diretta di Zacharias Smith faceva trattenere il respiro a tutti gli spettatori.
Nel frattempo, Ginny e Blaise si fronteggiavano.
«Rossa, da qui non passi. Perché non mi dai quella palla e vai a farti lo smalto?» le disse il moro Serpeverde col sorriso, facendo inarcare il sopracciglio alla piccola di casa Weasley.
«Zabini, io controllerei bene i miei abiti. Il tuo completo italiano d'alta sartoria mi sembra scucito.» gli disse indicando i suoi pantaloni.
Zabini guardò subito verso i propri pantaloni, ricordandosi solo dopo che la rossa gli era sfrecciata accanto che indossava la divisa.
«Dieci punti per Grifondoro! Ginevra Weasley segna i primi punti di questa partita!»
Theo si affiancò a Blaise ridendogli apertamente in faccia.
«Dovresti invitarla ad uscire, sai? Ti manda proprio in confusione.» disse all'amico prima di sparire nel cielo limpido di quella giornata ormai quasi invernale.
Draco, dall'alto, si stava facendo grasse risate alla vista di come era stato fregato Blaise.
Proprio in quel momento, però, un luccichio dorato passò davanti ai suoi occhi.
Si voltò di scatto, il boccino era a meno di due metri da lui.
Si lanciò subito al suo inseguimento, all'istante seguito da Harry che aveva notato, anch'egli, il boccino d'oro svolazzare.
Mentre i cercatori impazzavano sulle loro scope nel cielo azzurro, la partita continuava a svolgersi.
La pluffa era in mano ai cacciatori Grifondoro che, nel frattempo, avevano segnato altri trenta punti grazie a Ginny e Demelza.
La rossa passò la palla a Cormac, proprio ad un paio di metri dalla porta.
Sicuri del cinquantesimo punto, non si avvidero di Nott che rubò la pluffa proprio da dietro al biondo, lasciandolo con un pugno di mosche in mano.
«Oh, no! Cormac s'è fatto rubare la pluffa come un bambino ed ora i Serpeverde attaccano. Ronald Weasley è in posizione, Nott passa la pluffa a Zabini che viene quasi intercettato dalla ro—no! La pluffa torna tra le mani di Nott che la passa a Baddock. Cormac lo marca, ma il serpeverde riesce a ripassare la palla. Sembra stiano facendo il gioco dell'asino, i Grifondoro non riescono a riprendere la pluffa. Aspettate! Ginny tenta di prenderla, scarta un bolide lanciatole da Tiger ma Nott l'anticipa! La pluffa è tornata tra le mani di Zabini che lancia e... Segna! Dieci punti per Serpeverde. Forza, Grifondoro, recuperate la palla!»
Mentre la partita infuriava, I due cercatori rincorrevano un boccino d'oro grande quanto una noce.
Era uno a fianco all'altro, il boccino a pochi metri davanti a loro.
Si voltarono simultaneamente e si guardarono.
«Malfoy, il boccino sarà mio!» gridò Harry mentre superava di qualche centimetro il biondo.
«Puoi scordartelo, Potter!» gli rispose riprendendo velocità.
Lui doveva prendere quel boccino, assolutamente! Doveva prenderlo per Hermione che era lì a fare il tifo per lui. Doveva prenderlo, per lei.


Hermione, nel frattempo, si era alzata in piedi presa dall'agitazione di vedere il suo ragazzo ed il suo migliore amico a quell'altezza disumana.
«Herm. Hermione.» Neville cercava di chiamarla, invano. «Hermione, ascolta...» ancora nulla.
«Hermione!» gridò alla fine, facendo voltare la ragazza che, intanto, gli stava stritolando un braccio.
Il ragazzo indicò il suo arto. «Potresti evitare di amputarmi il braccio? Credo non mi circoli più il sangue.» le disse sorridendo ed Hermione lasciò subito la presa.
Si risedette e scosse la testa.
«Oddio, scusami Neville! Non me ne ero accorta. È che sono così in alto...» disse soltanto, facendo spuntare un sorriso sul volto sereno di Neville.
Il ragazzo le si avvicinò «Non devi aver paura. Quei due sanno quel che fanno, sta' tranquilla.»
Hermione lo guardò e prese un lungo respiro, poi annuì con la testa.
Intanto, la partita continuava.
I Grifondoro erano in vantaggio di soli dieci punti, per un totale di centodieci a cento.
Peccato che Nott e Zabini non la pensassero allo stesso modo e, nel giro di pochi minuti, misero a segno due pluffe, superando, così, i Grifoni.
Le due squadre si rincorrevano a suon di dieci punti per volta, restando sempre con lo scarto di un tiro.
«I Grifondoro riprendono palla. Demelza scatta, si smarca da Baddock e vola verso la porta ma... No! Un bolide la prende in pieno! Ma, che succede? Demelza resta sulla scopa, la pluffa stretta tra le braccia. È una roccia quella ragazza! Passa a Cormac che si smarca e lancia al co-capitano. Ginny vola veloce verso la porta, supera Nott e Zabini e... Segna! I Grifondoro recuperano i dieci punti di scarto. Ma—? Guardate il cielo! I due cercatori stanno volando in picchiata, si avvicinano sempre più al suolo! Stanno per— Merlino! Pochi centimetri e si sarebbero spiaccicati al suolo. Son pazzi questi cercatori!»
Le tribune avevano esalato un sospiro, mentre Smith cercava di raccontare ogni movimento della partita e dei suoi giocatori.
Draco ed Harry erano arrivati a velocità pazzesca a pochi centimetri dal suolo, il tutto per rincorrere il boccino.
Si superavano a vicenda, allungavano le mani cercando di prendere la pallina dorata, ma questa sfuggiva.
Era passata più di un'ora, ma nessuno dei due era riuscito a prenderlo.
La svolta, però, stava arrivando.
Fermi in mezzo al campo, i due avevano perso di vista il boccino.
Si guardavano intorno, veloci, frementi, per trovare per primi quella piccola pallina che avrebbe decretato la loro vittoria, ma nulla.
I minuti passavano, le pluffe volavano da un anello all'altro, in un rincorrersi di punti.
Ad un tratto, Draco guardò verso Hermione.
Era lì, le mani giunte come se fosse in preghiera, lo sguardo teso che osservava lui, preoccupata per quei voli in picchiata che faceva ogni tanto quando pensava di aver visto il boccino.
La guardò e capì che doveva assolutamente prendere quel boccino.
Lo doveva fare, per forza. Doveva riuscirci.
Fu in quel momento che lo vide.
Era lì, a fianco a lui, lontano forse quattro metri, in linea d'aria col viso d'Hermione.
Il boccino si confonde col colore dei suoi occhi...
Le sorrise, un sorriso sereno, e corse verso il boccino.
Harry lo seguì subito.
Il boccino correva, ma Draco aveva tutta l'intenzione di prenderlo.
Si scontrò con Harry, si gettarono sotto le tribune, si rialzarono per metri e metri da terra e poi tornarono giù in picchiata, ad una velocità inaudita.
Le mani di entrambi protese verso il boccino, la scopa che quasi toccava terra e...
«I due cercatori sono a terra! Volavano troppo basso e, mentre cercavano di prendere il boccino, sono caduti a terra, inciampando l'un sull'altro in una nuvola di sabbia. Aspettate... Si inizia a vedere qualcosa. Tossiscono la sabbia, sono entrambi seduti. Harry ha gli occhiali rotti e sembra aver mangiato molta sabbia. Anche Malfoy sembra aver pranzato vegetariano.» le parole del cronista fecero ridere tutte le tribune.



«Potter» iniziò Draco mentre ancora tossiva per la sabbia. «Sei intero?» chiese senza quasi accorgersene.
Harry, dal canto suo, era rimasto piacevolmente colpito dalla domanda del biondo.
«Sì, sto bene.» rispose anche lui tra un colpo di tosse e l'altro.
La nube di sabbia si diradò ed i due si guardarono.
Erano davvero uno spettacolo.
Sporchi, la divisa semi-distrutta, i capelli pieni di sabbia... Scoppiarono a ridere entrambi.
Risero fino a quando Draco non si accorse di tenere qualcosa tra le mani.
Voltò il viso e le vide: le ali del boccino sbucavano dalla sua mano.
Alzò il braccio e portò il pugno chiuso davanti al viso.
Aprì il palmo e... Il boccino era lì, quieto, nella sua mano.
Harry sgranò gli occhi.
Draco voltò il viso verso gli spalti, in cerca di Hermione.
Quando i loro occhi s'incontrarono, il volto del biondo s'aprì nel sorriso più bello che la riccia gli avesse mai visto.
«Draco Malfoy ha preso il boccino d'oro! Serpeverde vince questa partita per trecentotrenta a centottanta! » furono le ultime parole che si riuscì a capire, prima che le grida di gioia in campo e sugli spalti coprissero ogni nota.



I giocatori verde-argento si erano radunati tutti intorno al loro capitano che, ancora a terra, aveva lo sguardo puntato in due occhi d'ambra lucidi d'emozione.
Si rialzò da terra, pulendosi la divisa con le mani e voltò il viso verso Potter che, di fronte a lui, tendeva nuovamente la sua mano verso il biondo.
Draco lo guardò negli occhi poi la strinse.
«Complimenti, avete giocato davvero bene.» gli disse Harry, il volto sereno nonostante la sconfitta.
Draco sorrise leggermente.
«Grazie. Anche voi ci avete dato del filo da torcere.» rispose il biondo, le loro mani ancora strette.
Poi, consci di troppa diplomazia, tornarono ai vecchi standard.
Fu Draco il primo a sdrammatizzare.
«In fondo, sapete benissimo che contro di noi non c'è partita.»
Harry scosse la testa e rise. «Sì, come no! Fortuna, Furetto. Solo sfacciata fortuna. Ti aspetto alla prossima partita di campionato. La coppa sarà nostra, come accade da quando sono entrato in questa scuola.» rispose per nulla intimorito il moro.
Draco alzò un sopracciglio. «Basta crederci, Sfregiato.» rispose alla provocazione del Grifondoro che, ridendo, stava lasciando il campo con in spalla la sua scopa ed il dito medio a mo' di ultimo saluto.
Draco si prese i complimenti di tutta la squadra senza, tuttavia, riuscire a sentirli davvero.
La sua mente era troppo occupata a guardare il sorriso che Hermione gli riservava dagli spalti.
Abbassò la testa sulle sue mani e guardò il boccino, poi tornò a guardare Hermione, un ghigno sulle labbra.
Facendosi spazio, salì sulla sua scopa, lasciando tutti attoniti, e si diresse verso gli spalti, dove Hermione era rimasta in piedi a guardarlo.
Percorse quelle poche decine di metri che lo separavano dalla ragazza, e si fermò proprio a fianco a lei, ancora sulla scopa, alla sua altezza.
Si guardarono per qualche istante, poi Draco allungò la mano stretta a pugno verso Hermione.
La ragazza abbassò gli occhi sulla mano chiusa che si aprì non appena lei la guardò.
Il boccino era lì, nella mano del ragazzo, che sventolava pigramente le sue ali.
Rialzò lo sguardo verso il ragazzo che la guardava ancora sorridendo, poi allungò le dita e prese quella piccola pallina dorata tra le mani.
La osservò da vicino. Era davvero splendida, i raggi del sole sembravano splendere sulla sua superficie. Era liscia e calda, e le ali sembravano quelle di una farfalla tanto erano leggere.
Guardò nuovamente Draco che le sorrise in modo radioso e poi scomparve, così, sulla sua scopa.
Atterrò in mezzo al campo dove si diresse, con braccia sulle spalle e complimenti che raggiungevano la sua mente, verso gli spogliatoi, il sorriso ancora stampato sulle labbra.



Hermione, nel frattempo, era rimasta in piedi sulle tribune, il boccino tra le dita.
Non capiva per quale motivo Draco le avesse dato quel boccino.
Non apparteneva alla scuola? Non serviva per la prossima partita?
Ancora imbambolata, non si avvide dell'amica dai capelli rossi che, nel frattempo, le era planata a fianco.
«Herm?» chiese infatti Ginny.
Alla mancata risposta della riccia, le si avvicinò e fu in quel momento che vide cosa stringeva tra le dita.
«Oh, Merlino! Oh, Godric! Oh, Santa Morgana! Il—il boccino? Malfoy ti ha regalato il boccino?» chiese con gli occhi sgranati ed il dito indice tremante che indicava, appunto, la mano contenente il boccino stesso.
La mora, immobile fino a quel momento, si voltò verso l'amica con sguardo confuso.
«A quanto pare, sì; ma—» non fece in tempo a finire la frase che l'amica le si gettò addosso.
«Oh, porco Salazar! È splendido, Herm! Ti ha regalato il boccino! Ti ha regalato il boccino!» gridò l'amica , stritolandola in un abbraccio tipicamente Weasley.
Hermione, però, non capiva ancora.
Era un boccino. Una stupida pallina. Perché l'amica gridava tanto?
Ginny, che aveva notato la confusione dell'amica, si staccò da lei e, vedendo il viso corrucciato, capì che l'amica non conosceva il significato di quel gesto; così, si spalmò una mano sulla fronte dicendo soltanto «Sei irrecuperabile.»
Hermione, dal canto suo, continuava a non capire, così l'amica la redarguì.
«Non sai cosa significa questo gesto, vero?» le chiese con fare quasi materno.
Hermione negò col capo e Ginny le sorrise tenera.
«Hermione, in una partita di Quidditch, per un cercatore, qual è la cosa più importante? Qual è il suo unico scopo?» le domandò dolce.
Hermione la guardò e le rispose prontamente: «Il boccino, perché?»
A quelle parole, la rossa le sorrise ed Hermione sgranò gli occhi.
Non era mica...
«È una dichiarazione, Hermione. La più dolce dichiarazione d'amore che un giocatore di Quidditch possa fare. Ti ha regalato il boccino, Herm. Ti ha donato il suo cuore. È una promessa d'amore eterno.»
Non ascoltò quasi l'ultima parola, che già si era fiondata giù per le gradinate.
Doveva arrivare da lui, subito.
Una dichiarazione d'amore.
Una promessa d'amore eterno.
Corse come una forsennata lungo tutto il campo da Quidditch, prima di arrivare agli spogliatoi Serpeverde dove Draco stava per entrare.
Lo fermò un piede prima che entrasse.
«Draco!» gridò, le mani poggiate sulle ginocchia per riprendere fiato, i capelli scompigliati ed il viso rosso.
Il biondo, che stava ricevendo altre pacche sulle spalle mentre pensava al gesto che aveva appena compiuto, si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere una massa di capelli ricci gettarsi fra le sue braccia.
Sbatté le palpebre, poi abbassò il viso fino a vedere il corpo minuto di Hermione completamente abbracciato al suo.
«Hermione, che succede?» le chiese quasi preoccupato.
Sentiva il cuore della ragazza battere furiosamente, il respiro accelerato.
Aveva corso fino a lì?
Hermione alzò il viso e lo baciò, non prima che lui potesse vederle gli occhi lucidi d'emozione.
Lo baciò con tutto l'amore che sentiva scoppiarle nel petto.
Lo baciò posando le proprie mani ai lati del suo viso, avvicinando il suo corpo al quello del ragazzo, sempre più, per fondersi in un'unica entità.
Inizialmente frastornato, Draco si lasciò andare a quel bacio pieno di passione, ricambiandolo.
Le strinse le braccia sulla vita, l'avvicinò a sé di più ed accarezzò la sua bocca con le proprie labbra.
Intanto, intorno a loro si erano alzati i classici cori di "Oooh" maliziosi, ma ai due nulla importava.
Si baciarono lungamente, sfiorandosi, imprimendosi quel calore nei loro cuori.
Alla fine, però, si dovettero staccare, i polmoni che reclamavano ossigeno.
Draco le prese il viso tra le mani, mentre Hermione riprendeva fiato ancora con gli occhi chiusi; poi, li aprì ed il biondo vi lesse così tante emozioni che gli sembrò di svenire.
Hermione sorrise e portò la mano col boccino tra di loro. La guardò, quella piccola sfera dorata, poi alzò gli occhi verso il ragazzo.
«Ti amo anch'io. Sempre. Per sempre.» e lo baciò di nuovo, mentre il ragazzo sentiva il cuore scoppiargli in petto.
Si staccarono pochi istanti dopo, negli occhi dorati di Hermione una nuova sicurezza.
Lo prese per mano, incurante degli sguardi, e lo trascinò via da quegli spogliatoi mentre la sua meta diveniva sempre più chiara: i sotterranei.
Draco, dal canto suo, sorrise nel vedere la passione che stava bruciando negli occhi della riccia e l'affiancò, intrecciando ancora più strettamente le dita delle loro mani, guadagnandosi un sorriso imbarazzato dalla ragazza.
Percorsero i corridoi e le scalinate ancora mano nella mano, sfiorandosi ogni tanto, dandosi piccoli baci, stringendo le mani tra di loro.
Arrivarono davanti al quadro che celava la Sala Comune dei Serpeverde e Draco, veloce, disse la parola d'ordine.
«Absit omen.»
Il quadro si spostò e lasciò entrare i due ragazzi, ancora mano per mano.
Hermione sorrise al sentire la parola d'ordine.
Draco la scortò lungo i corridoi poco illuminati dei sotterranei fino a quando non svoltarono nella Sala Comune.
Era splendida.
La riccia alzò la testa per osservare il soffitto: era magnifico, pieno di volte in pietra dalle quali pendevano bellissimi candelabri circolari, in ferro scuro, sui quali posavano centinaia di candele bianche.
Le volte erano tutte intarsiate, con immagini floreali che ricordavano la sinuosità dei movimenti dei serpenti, la loro eleganza.
Riabbassò lo sguardo e notò che la sala era circolare, e si estendeva dopo un breve ingresso quadrato che si concludeva con alcuni larghi gradini in pietra. Nell'ingresso vi erano due grandi quadri, ognuno contornato ai lati da due statue dal gusto tipicamente ellenico che rappresentavano divinità femminili. Le loro vesti, seppur in pietra, sembravano muoversi, come fossero di vero tessuto. I capelli intrecciati che incorniciavano visi bellissimi che rappresentavano tutti i canoni di bellezza di un'epoca tanto lontana quanto magnifica.
La riccia lasciò vagare lo sguardo verso la sala vera e propria. Era sorretta nel suo perimetro da splendide colonne finemente lavorate ed intagliate, alle cui sommità spiccavano capitelli corinzi dai mille particolari.
Un grande camino, anch'esso in pietra ed intagliato, era posizionato proprio di fronte all'ingresso e davanti ad esso vi erano stati messi tre grandi divani in pelle nera, uno al suo fronte e due ai lati.
Tappeti persiani che riprendevano i colori della casata, così come le tende in broccato, costellavano tutta la sala.
Poltrone, sempre in pelle nera, e scrittoi in legno scuro completavano quella bellissima stanza. Per non parlare dei vari bassorilievi e dei tanti quadri che riempivano quelle pareti fredde ma splendide.
Draco la osservò guardarsi attorno; l'idea che Hermione Granger fosse davvero nella sua sala comune gli attanagliò lo stomaco in una dolce morse d'emozione.
Gli faceva uno strano effetto vederla lì, che rigirava tra le sue mura, ed in pochi secondi quelle mura di pietra divennero quelle del suo Manor ed Hermione era lì, nella sua casa, ed era splendida.
Era dove doveva essere.
Se il solo vederla nella sala comune gli faceva questo effetto, non osava immaginare la reazione che il suo cuore avrebbe avuto quando sarebbe entrata nella sua stanza.
L'idea di lei tra le sue cose, tra i suoi mobili, nel suo letto, tra le sue lenzuola...
Lenzuola verdi, fresche e leggere, attorno al suo corpo candido, stanco e appagato— scosse la testa e tornò al presente. Doveva stare tranquillo o in camera non ci sarebbero mai arrivati.
Quel divano di fronte al camino gli sembrava già un'ottima alternativa...
«È bellissima» furono le parole di Hermione che fecero tornare alla realtà il biondino.
La riccia si voltò verso di lui mentre il suo corpo veniva rischiarato dal camino – quando si era avvicinata al camino? – e gli sorrise.
«La vostra sala comune è davvero magnifica.» concluse, rialzando nuovamente la testa verso le volte del soffitto.
Poi, tornò a guardare il suo ragazzo, ancora con la divisa da Quidditch, i capelli pieni di sabbia e gli occhi persi.
Gli si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulle labbra, poi lo prese per mano e attese che lui la conducesse nella sua stanza.
Draco si sentiva emozionato come un bambino la notte di Natale.
Aveva il cuore in tumulto, le mani sudate ed il cervello che, ormai, non collaborava più.
Percorsero un corridoio che dava su molte porte, fino a raggiungere l'ultima.
Il biondo estrasse la bacchetta dalla divisa per poter sbloccare la porta, ma proprio un attimo prima si bloccò.
Hermione si voltò a guardarlo, confusa.
Lui rimase immobile, poi parlò e girò il viso verso la ragazza.
«Sei sicura?» chiese soltanto ed Hermione si sciolse.
Una dolcezza così languida che le scivolò fino al cuore.
Gli gettò le braccia al collo e sussurrò sulle sue labbra «Non vedo l'ora» e gli diede, poi, un leggero bacio.
Draco si rilassò ed aprì la porta. Educatamente, fece passare prima la ragazza, poi prese fiato ed entrò.
Erano lì, tra le sue mura, insieme.
Erano lì, nel luogo che aveva visto i setti anni scolastici di Draco Malfoy.
Erano lì, nella stanza che aveva visto le sue risate e le sue lacrime, i suoi incubi ed i suoi sogni.
Erano lì, nella stanza che l'aveva visto sognare di lei e di loro, programmare una vita con quella splendida ragazza, insieme e felici.
La riccia era quasi entrata in punta di piedi, gli occhi attenti che scrutavano la stanza del biondo.
Cosa avrebbe detto Hermione del suo regno?




Densa e scura, la pozione sobbolliva nel calderone.
La miscela emanava odore di sofferenza, impregnandone tutte le pareti.
Due occhi neri guardavano il cielo tingersi dei colori del crepuscolo.
L'oscurità avrebbe velato quella splendida luce che aveva illuminato il loro giorno.
L'uomo strinse i pugni, il dubbio che gli logorava il cuore.
Che quel manto oscuro che avrebbe presto inghiottito la luce ed i colori del crepuscolo fosse presagio di ciò che sarebbe accaduto?







Note dell'Autore

"Will you stay with me? Will you be my love among the fields of barley?" - Fields of Gold, Sting.

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