8. Nervi a fior di pelle.

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JACKLYN'S POV.

Mantengo gli occhi chiusi per tutto il tragitto. Non intendo aprirli, non fin quando arriviamo a scuola.

"Eccoci, ragazze." Ci annuncia Freddie, accostando. Prima di prendere posto frena di scatto, mi catapulto in avanti e avverto Betty fare la medesima fine.

"Potevi anche evitare di farci prendere un infarto, siamo già troppo nervose." Lo rimprovero a denti stretti mentre mi sussurra: "Scusa!" ridacchiando.

"Okay." Sospira la mia amica subito dopo esserci fermati, "Ora tu apri gli occhi e usciamo di qui tutti insieme."

Il suo tono di voce è nervoso, segno che è impaziente, e ascolto i suoi comandi solo per non farla arrabbiare di più.

Osservo dal finestrino la massa di studenti che si fionda sulla porta e, quando scendo insieme a tutti gli altri, mi accorgo di Aaron che cerca di farsi spazio tra la folla.

"Ehi." Picchietto nervosamente un dito sulla sua schiena e si gira immediatamente, quasi spaventato.

"Oh, sei tu." Mi sorride, poi saluta Betty e Freddie che ricambiano.

"Tutto okay? Ti vedo agitato." Gli faccio notare, passandomi un dito sulla fronte.

Lui annuisce. "Beh, credo che siamo tutti nervosi, no? Soprattutto per la festa di Michael: se sei bocciato, non ci vai." Ridacchia seguito da me.

"Credo che dovremmo aspettare che si spopoli un po', qui." Propongo senza rispondere alla sua affermazione, guardando tutti per sapere cosa ne pensano.

"Ma io non ce la faccio!" Si lamenta la mia amica mentre Freddie le passa un braccio attorno la vita e le sorride.

"Dai, un po' di pazienza." La conforta e lei sbuffa per tutta risposta, poggiando la testa sulla spalla di lui.

"E tu? Nervosa?" Cerca di informarsi il mio amico.

"Un po'," Guardo dietro di lui, poi la mia espressione si fa arrabbiata e grido a coloro che hanno già visto il loro voto ma che rimangono lì a parlottare "vi muovete? Qui c'è gente che vuole sapere quanto ha preso!"

Mi squadrano da capo a piedi con aria di disgusto, poi si allontanano e lasciano un posto vuoto proprio davanti alle schede che hanno appeso sulla porta. Uno di loro, mentre vanno via, mi da una spallata e mi sussurra: "Datti una calmata."

"E tu fatti poche canne." Grido, facendo ridere alcuni dei suoi compagni. Conosco quel tizio: si chiama Egbert, noto a tutti come "il cannuto", o "il drogato".

È meglio non avere a che fare con lui ma, quando sono nervosa o non ragiono, ne faccio di tutti i colori.

Si gira e viene verso di me mentre, senza paura, lo fulmino con lo sguardo. Mi prende per un braccio e mi strattona verso di lui. "Credi che solo perché tu sia una ragazzina non ti possa prendere a pugni?" Mi domanda a denti stretti.

"E tu credi che non mi sappia difendere? Avanti, fallo. Fallo davanti a tutti, se hai coraggio." Lo sfido e Aaron viene verso di noi, seguito dai miei amici.

Mi fissa, poi, con aria strafottente, mi dice: "Non perdo tempo con le bambine come te." E, lasciandomi, si allontana.

"Ehi, tutto bene?" Mi domanda il mio migliore amico, poggiando entrambe le mani ai lati della mia spalla.

"Sì, l'avrei ucciso qui stesso, mi sta proprio sullo stomaco." Tiro su col naso e guardo dietro di me, dove non c'è più nessuno.

"Finiscila di metterti nei guai, almeno oggi." Mi sgrida Betty "Poi non lamentarti, sei tu che te le cerchi!"

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora