17. Ritorno al passato.

7.4K 317 59
                                    

JACKLYN'S POV

Il microonde emette un piccolo suono -segno che il latte è riscaldato-, così mi alzo per prendere la tazza che si trova dentro di esso. Sbadiglio mentre la poggio sul tavolo e rischio pure di versare tutto il liquido che contiene per terra, per quanto sono assonnata.

Anche se è estate, mi piace fare colazione con il latte caldo, la mattina...è un'abitudine che avevo fin da quando ero piccola. Immergo un biscotto e, quando sono sicura che sia diventato molliccio, lo divoro e chiudo gli occhi quando sento il suo sapore nella mia bocca. Quanto li amo, al cioccolato!

"Buongiorno, sorellina." Mi saluta Freddie, interrompendo il magico momento di delizia che stavo provando prima.

"'Ghonno." Biascico con la bocca piena.

"Come stai?" Siede di fronte a me e sorride.

Quando mi chiedo il perché di questa domanda, ricordo tutto ciò che è successo ieri sera e alzo gli occhi al cielo: una volta che mi sveglio senza pensieri! C'è sempre qualcuno che deve ricordarmi i problemi successi il giorno prima!

"Sì, sì. Sto bene." Sbuffo. Non diciamo altro perché arriva Betty e nella stanza cala un'aria piena di tensione.

"Buongiorno." Ci saluta in tono assonnato.

Rispondiamo con la stessa parola e siede anche lei a fare colazione. Io ho quasi finito e sto bevendo il latte, lei e Freddie hanno appena cominciato.

Si sorridono timidamente, abbassano di nuovo il capo sul cibo che stanno preparando, quindi capisco che c'è qualcosa che non quadra e che mi sono sicuramente persa ieri sera.

"Jackie." Chiama la bionda quando mi sono ormai alzata dal tavolo. Volto il capo nella sua direzione e attendo. "Mi ha chiamata poco fa tua mamma. Mi sono svegliata proprio per questo, avrebbe voluto chiamare voi due ma i vostri cellulari erano spenti. Dato che è domenica -ha detto-, potremmo andare a trovarli a New York. Ho detto di sì." Conclude lanciandomi una breve occhiata.

Mi irrigidisco e guardo il lampadario sopra di noi. New York? Da quando ci siamo trasferiti qui siamo andati sì e no tre volte e sono sempre venuti i miei a trovarci a Boston. Non volevo andare in quella città: troppi brutti ricordi e, soprattutto, il rischio di rivedere Brian. Che poi l'ho rivisto qui, ma sono solo dettagli.

"Non potrebbero venire loro?" Sbuffo.

"No, Jacklyn. Devo andare a trovare anche io i miei genitori perché non li vedo da tempo, e non possono venire qui perché papà sta lavorando e mamma non ha la patente. Quindi, io ci vado, poi voi fate quello che volete." Dice in fono duro.

Sospiro. "Va bene, va bene." Alzo le mani in aria e mi dirigo in bagno. "Vado a prepararmi, andiamo a New York."

"La mia opinione non vale mai come sempre, no?" Domanda Freddie. Io e Betty scoppiamo a ridere seguite da lui, ma poi smettiamo subito quando il nostro sguardo si incrocia.

"Ci andiamo e basta." Taglio corto con tono freddo, poi ritorno al bagno.

______________________________________________

"Oggi faccio io." Grido correndo verso il posto del guidatore. Non porto la macchina da tanto tempo, voglio provare ancora l'adrenalina che avverto ogni volta che mi siedo qui.

"Come vuoi." Freddie siede vicino a me e Betty prende i posti di dietro.

Metto in moto e accendo la radio, poi accelero e sfreccio a tutta velocità. Quando sento la canzone closer dei chainsmokers alzo a tutto volume e canto a squarciagola con i finestrini abbassati per sfogare la rabbia e la paura che sento dentro.

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora