30. Lottare per te.

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Resto bloccata sulla porta, Aaron che mi prega con lo sguardo. Tutto ciò non ha senso: mi ha insultata, mi ha fatto stare male, se ne va dicendo che non gli importa nulla di me ed ora ecco che mi scongiura di parlare con lui, di fronte alla sottoscritta.

Proprio quando cominciavo a tollerare Brian e, chissà, forse a dargli un'altra possibilità!

"Non abbiamo nulla da dirci." Lo fisso con un espressione mista tra la tristezza e la rabbia. Com'è possibile, vi chiederete. Non lo so nemmeno io, sinceramente.

Lui sospira. "Per favore, Jackie. È importante."

Mi volto verso il resto del gruppo, il quale alza le spalle all'unisono, poi si allontana. "Noi andiamo a mangiare qualcosa. Fai quello che vuoi, con lui, okay? Siamo stanchi e ancora un po' sbronzi, quindi non abbiamo voglia di intervenire." Sussurra Betty, allontanandosi.

"Siete degli amici fantastici." Borbotto.

"Ti vogliamo bene anche noi, sorellina." Urla Freddie, una volta distante.

Sbuffo e mi giro di nuovo verso Aaron, che sembra impaziente. "Allora?" Chiede con le sopracciglia alzate.

"Allora cosa?" Lo imito con le braccia incrociate e l'aria di sfida in volto. Non ho intenzione di farlo entrare, qualsiasi cosa dica per convincermi.

Lui sbuffa e si guarda indietro. "Avanti, non fare la finta tonta: hai capito benissimo."

"Perché dovrei parlare con te se qualche giorno fa mi hai detto che non ti sarebbe interessato più nulla di me e trattata male?" Gli rinfaccio.

"Okay," annuisce Aaron. "questo te lo concedo. Hai ragione. Sono venuto qui proprio per questo, Jackie, voglio chiarire. Sono stato uno stupido, non dovevo comportarmi in quel modo e dire tutte quelle cose brutte-"

"Ma l'hai fatto." Lo blocco, cercando di mantenere una voce fredda e impassibile.

Lui sospira. "Sì, l'ho fatto. È stato un momento di rabbia, non sapevo come comportarmi. Ho reagito in modo completamente sbagliato, ma la paura di perderti era così tanta che sono stato stronzo. Ti prego, parliamone. Dopotutto, diciamocelo, anche tu hai sbagliato. Come ti saresti comportata, se tu fossi stata al mio posto?"

Resto in silenzio e osservo un punto fisso dietro la sua figura, non sapendo cosa fare. Forse ha ragione. Alla fine, la colpa è di entrambi: lui ha sbagliato a trattarmi in quel modo, io a dirgli della pausa improvvisa, facendogli intuire che, forse, avrei potuto dare una possibilità a Brian. Ha avuto paura di perdere la persona che amava e, disperato, ha detto quelle parole -sbagliate, ovviamente- che non so se perdonerò. Mi dondolo sui talloni per poi guardare in basso e, mantenendo sempre un'aria composta e fredda, torno a fissarlo. "Sì," sussurro con un sospiro, dopo aver annuito, "entra."

Una luce di speranza gli si attraversa negli occhi e accenna un sorriso quando mi sposto di lato per farlo immergere nel corridoio. Mi guardo attorno prima di chiedere la porta. Cosa direbbe Brian, di tutto questo? Sicuramente mi avrebbe consigliato di mandarlo a quel paese e si sarebbe arrabbiato tantissimo.

Scuoto il capo. Smettila di pensarci. Ora sei con Aaron. Solo con Aaron.

Arriviamo in camera dopo qualche minuto e mi siedo sul letto, seguita a ruota da lui. "Volevo..." si blocca, poi si volta a guardarmi e sorride appena. Ad un tratto sembra imbarazzato e le parole gli si muoiono in gola, come se avesse dimenticato tutto.

"Volevi chiarire, ho capito." Cerco di aiutarlo.

"No. Cioè, sì, ma questa è una cosa a parte." Si corregge immediatamente, poi sembra riavere il coraggio e muove le labbra, dicendo: "Volevo innanzitutto scusarmi con te per tutto quello che è successo. Io sono buono e calmo, ma quando mi arrabbio..."

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora