14. Chiarimenti.

7.1K 338 38
                                    

"Sto bene." Quante volte abbiamo detto questa parola? E, soprattutto, quante volte l'abbiamo detta mentendo? L'amore della tua vita ti lascia. "È tutto okay," dici alle tue migliori amiche, "sto bene", e poi muori dentro. Litighi con la tua migliore amica. "Sto bene". Litighi con i tuoi. "Sto bene". Prendi un brutto voto nel compito per il quale avevi studiato tanto. "Sto bene". Invece, la prossima volta non studierai, te lo dico io. Tante volte abbiamo detto queste due semplici parole con molta falsità, ma solo poche persone riuscivano davvero a capire che non dicevamo la verità. Lui mi capiva. Quando gli dicevo che stavo bene per non farlo preoccupare o per non dare altre spiegazioni mi guardava negli occhi, inarcava le sopracciglia e scuoteva la testa dicendo: "No, stai bene un cazzo", in tono tenero e arrabbiato nello stesso tempo. Lui riusciva a farmi stare davvero bene, per questo qualche volta lo dicevo per davvero. Eravamo felici, o almeno tentavamo di esserlo. Ma la felicità si raggiunge solo dopo tanta fatica e sudore, se siamo fortunati.》

Rileggo il prologo del libro che ho inviato alla casa editrice e scuoto la testa per poi spegnere il computer e allontanarlo da me. Sarà arrivato? Lo avranno notato insieme a tutte le altre cento mila e-mail inviate al giorno? La trama avrà colpito qualcuno? E, soprattutto, riusciranno a leggerlo e farlo diventare un vero e proprio libro cartaceo?

Lo saprò tra circa sei mesi, il tempo minimo che ci mettono gli editori per "promuoverlo" e vederlo, sempre se si sono accorti della mia lettera. Rimarrei davvero delusa se non lo noteranno o non lo accetteranno...

Cerco di eliminare tutti i pensieri che mi possano far salire la nausea e mi distendo sul letto. È passata una settimana da quando la mia professoressa mi ha chiamata per avvisarmi il giorno, il luogo, l'orario e le divise del concerto e da quando cerchiamo di capire cosa nasconda Betty.

Non ho avuto tempo di scoprire altro su di lei perché in questi giorni mi sono allenata duramente per studiare i brani, dato che il concerto è tra qualche settimana.

Comincio ad essere intimorita già da adesso. Solo a pensare che suonerò con altri miei coetanei davanti a tantissime persone mi vengono i brividi, e l'adrenalina: una sensazione che non percepivo da tanto tempo. L'ultima volta che l'ho provata è stata quando ho superato la mia paura per la velocità...grazie a Brian.

Sbuffo.

Possibile che tutto mi riporti sempre a lui? Che qualsiasi pensiero faccia riferimenti non puramente casuali a lui? Che, nonostante sia passato quasi un anno e mezzo dal nostro grande litigio, non riesco a togliermelo dalla testa? Dovrei odiarlo per ciò che ha fatto, eppure non ci riesco...devo fare uno sforzo enorme per convincermi a pensarla così.

Non riesco a pensare ad altro perché la porta si apre di scatto ed entra una Betty felicissima che sorride davanti allo schermo del cellulare. La osservo riducendo gli occhi in due fessure e stando zitta. Magari le sfuggirà qualche parola che mi farà capire il perché di tutto questo suo mistero.

Non lo fa.

Alza lo sguardo e, quando lo incrocia con il mio, fissa nuovamente l'oggetto che ha tra le mani e si siede sul letto senza dire nulla. "Ti stai divertendo?" Le domando ironicamente, notando la sua espressione.

Sospira. "Non proprio." Risponde per poi poggiare il cellulare sul comodino. Si sdraia, osserva il soffitto e sembra immersa nei suoi pensieri. "Ho un problema." Mi alzo di scatto e spalanco gli occhi: la mia amica sta per confidarsi? Con la sottoscritta?

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora