44. Distributori di felicità.

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"Spero di non risentire mai più quella stupida vocina fastidiosa!" È la prima cosa che dico dopo essere entrata in casa. Mi butto poi a pancia in su sul sofà e chiudo gli occhi, cercando di trovare un po' di quiete in tutto il casino che ho in testa.

Freddie chiude la porta e Betty si siede di fronte a me su un altro divanetto. "Lo spero anche io. Andare all'aeroporto per due giorni di fila è...stressante."

"Stressante? Io direi più un'esperienza da non rifare." Le fa eco mio fratello.

Concordo con lui. Sono davvero stanca! Pochi minuti fa abbiamo dovuto dire addio anche a Julie, che ha preso l'aereo per tornare in Germania. Sentiamo così tanto la sua mancanza, adesso! Per non parlare di Brian: siamo lontani ancora da un giorno ma per me è come se lo fosse da un anno...inutile dire che ho pianto anche per la mia migliore amica, quando ci siamo salutate.

Le abbiamo raccomandato di chiamarci ogni giorno e di fare attenzione con quel tipetto con il quale diceva di uscire insieme. Lei ci ha rassicurato e, dopo un lungo abbraccio con Freddie, è volata via insieme ai suoi genitori.

E nulla, ora sto male perché mi mancano tutti.

Perfino Rocky, il cagnolino di Brian, che è tornato a Washington prima che il mio ragazzo e Hector partissero. Credo l'abbiano fatto portare in quella città dal padrone della loro vecchia casa, che è venuto qui due giorni fa in macchina per farli una visita: ormai sono diventati tutti e tre grandi amici. Avendo le loro chiavi, lo ha lasciato a casa loro e quindi non è dovuto salire sull'aereo...anche perché non credo che lì sopra facciano salire anche gli animali.

Intanto Freddie, dopo aver preso una lattina di coca-cola, siede accanto a me e quasi mi scaraventa fuori dalla piccola poltrona. Ma perché deve mettersi qui se questa è già piccolissima e ci entro a malapena io?

"Ehi, grassone, togliti di mezzo che mi stai schiacciando!" Lo prendo in giro, poi lo spingo con una spallata. Lui, ovviamente, non si muove di un millimetro e alza un sopracciglio.

"Grassone? Io? Ma se peso meno di te!"

Cosa hanno sentito le mie orecchie?

Mai insultarmi sul mio fisico o la persona che lo fa potrebbe non uscirne viva!

Betty ridacchia e, scuotendo la testa, lo avverte: "Oh-oh. Questo non dovevi dirlo."

"Già, idiota. Non dovevi proprio." Ora la pagherà cara. Come si permette? Sono pur sempre una ragazza e deve rispettarmi, quello stupido di mio fratello! Mi guardo attorno e cerco un piccolo cuscino che giurerei aver visto da qualche parte qui vicino. Ma dove sarà...? Ah, eccolo. Lo prendo subito e, prima che scappi via, lo colpisco ripetutamente mentre Freddie cerca invano di coprirsi con le mani. "Ingrato!" Gli urlo contro con una finta aria offesa.

"Basta così, Jackie!"

Ah, ora il signorino mi prega di smetterla, eh? Non ha capito niente: così impara a dire queste cose su di me!

"Chiedimi scusa."

"Mai!"

"E allora sarà peggio per te."

"Per favore, finiscila: già...già fa caldo!"

Ma quanto mi diverto a vederlo soffrire così? Cerco di non ridere e mantengo seria la mia espressione, anche se so che non durerà a lungo.

"E quindi? Non mi interessa! Finché non mi chiedi perdono io continuo." Freddie schiva un colpo e blocca il cuscino ma io, che sono in vantaggio, lo tolgo via con la forza e glielo lancio sul fianco. "Perché devo chiederti scusa quando sappiamo entrambi che ho ragione?"

Io volevo te. [#2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora