capitolo 3

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HARRY

Se ne andò sbattendo la porta.

“Non sei tu il problema, ma io!” cazzo perché non gliel’avevo detto. Stupido Harry, stupido!

Sentivo che era nella stanza affianco. Stava piangendo e  suonando la chitarra, no stava cantando.

Boh! Non capivo cosa stesse facendo di preciso.

Taylor stava scoprendo che non l’amovo più, anzi ma io l’ho mai amata? I ragazzi me l’avevani sempre chiesto ed io avevo sempre risposto di si.

Non era per Wenn, ma era già da un po’ che non l’amavo, lei però glielo stava facendo capire e le foto dicevano anche se non c’erano né baci e né mani che si intrecciavano. Bastavano gli sguardi, sia i miei che i suoi.

I miei pensieri vennero interrotti da una canzone, che proveniva dall’altra stanza. Stava componendo una canzone. Non sapevo che sapesse farlo. Quella ragazza era piena di cose da scoprire.

Chiamai Louis, ma non rispose. Forse stava già dormendo. Cazzo, era già le due.

Era meglio che andassi a dormire, domani saremmo partiti verso le sei del mattino.

“Vai piano Harry, per favore! Non si sa mai!” la solita, non sarebbe mai cambiata

. Wenn era già dentro la macchina. Non mi aveva rivolto la parola, era veramente incazzata.

“Ciao mamma, ti chiamo quando siamo arrivati. Ti voglio bene!”

“Anche io e buon viaggio e buon tour!”

La salutai e accesi il motore. Wenn era con le cuffie a tutto volume, non aveva la minima intenzione di parlare.

Dopo due ore di viaggio, finalmente, mi parlò, per dirmi cosa: “Fermati all’autogrill, devo andare in bagno!”

Ci fermammo ed io andai a prendere un caffè, mentre lei corse in bagno. Dalla faccia, non stava molto bene.

“Un caffè, per favore!”.

“Hey, ma lui è Harry Styles!” mi girai e c’era una ragazza dagli occhi lucidi che mi indicava.

“Ciao, come ti chiami?!” mi abbracciò  piangendo. Mi chiese l’autografo e una foto che io feci, molto volentieri. Wenn assistette tutto ad un metro di distanza e si commosse anche lei.

Le feci segno di venire, ma nulla da fare. Partì e se ne andò in contro alla macchina, accendendosi una sigaretta.

“Vedi di spegnerla!”.

“Vedi di spegnerla!” disse, facendo l’eco.

“Questa è la mia vita e faccio quello che voglio, no! Tu chi sei per dirmi cosa non fare e cosa fare?”

“Se permetti sono quello chi ti offre una casa, perché è il tuo migliore amico!” mi fulminò con gli occhi e buttò per terra la sigaretta, entrando, poi in macchina, più incazzata di prima.

Entrai in macchina anch’io.

“non dire una parola o sei morto!” manco il tempo di prendere aria per chiederle se stava bene.

Il viaggio fu lungo e brutto, specialmente brutto.

Arrivati, Wenn prese le sue cose ed entrò in casa. Stanca morta, andò in camera sua  a dormire.

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